Archivi tag: DOn Giacomo Panizza

Intimidazione alla cooperativa di don Giacomo Panizza, la solidarietà dal mondo politico

CATANZARO – Dopo l’ennesimo atto intimidatorioai danni della comunità Progetto Sud, Enzo Bruno, Presidente della Provincia di Catanzaro, ha espresso la propria solidarietà a don Giacomo Panizza, ai dirigenti e ai lavoratori tutti della cooperativa “Le Agricole”. Con profondo sdegno, Bruno ha dichiarato la necessità che cittadini e istituzioni cooperino per «difendere quanti con il proprio operato quotidiano si battono contro la prepotenza e la prevaricazione criminale, per il bene della comunità, usando il lavoro come strumento di riscatto sociale e civile. Siamo certi che le forze dell’ordine faranno piena luce su quanto accaduto, ma nel frattempo invitiamo don Giacomo ad andare avanti, a non retrocedere consapevole della vicinanza delle forze sane della società che vogliono combattere con determinazione per restituire alla nostra regione speranza, a partire dall’affermazione dei principi di democrazia, libertà e partecipazione».

All’accorato messaggio di Enzo Bruno, ha fatto seguito quella del gruppo politico “Cosenza in Comune”, San Pancrazio, Auser, Cooperativa Otra Vez,  Associazione La Tenda. Ignoti, nella notte tra il 4 e il 5 luglio scorsi, hanno appiccato fuoco ad una parte dell’area usata per la coltivazione di verdure, tutti prodotti biologici e del chilometro zero. Ma non è l’unico atto vile perpetratosi in questi giorni. Infatti, pochi giorni fa nel vibonese ignoti hanno estirpato e rubato cinquanta quintali di cipolle rosse biologiche da un terreno della cooperativa Briatico Welfare, parte del consorzio Goel Bio, per un danno complessivo di circa 8mila euro.

«Consapevoli del fatto che la Calabria è da sempre vittima dell’arretratezza economica, della marginalità politica e istituzionale, oltre che terra dove le mafie condizionano pesantemente il tessuto sociale, politico ed economico-produttivo della società – hanno dichirato da “Cosenza in Comune” -, ci schieriamo con convinzione al fianco di tutte quelle realtà, come Progetto Sud, che si battono quotidianamente per fornire al territorio un’opportunità di crescita e sviluppo sano».

Don Giacomo Panizza ha incontrato gli operatori del Ser. T.

Don Giacomo PanizzaCATANZARO – Gli operatori del Servizio per le Tossicodipendenze (Ser. T.) di Catanzaro dell’Azienda Sanitaria Provinciale e una rappresentanza di utenti che afferiscono alla struttura sanitaria, hanno avuto modo di ricevere, presso la sede di viale Pio X, una figura importante, quella di don Giacomo Panizza. L’incontro segue quello, avvenuto in occasione della Pasqua, con don Mimmo Battaglia.

Don Giacomo Panizza 2Don Giacomo è il promotore e fondatore della Comunità “Progetto Sud” e, di recente, ha ricevuto dall’Università della Calabria, la laurea honoris causa in Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali. Egli, infatti, ha costruito una vasta rete di attività in favore dei più deboli, dei disabili, degli emarginati, dei tossicodipendenti, promuovendo i valori della legalità e della cittadinanza. “Qui -ha affermato don Panizza – ci sono tante risorse da valorizzare. Anche quelle di chi ha problemi”. La riflessione del prete “coraggio” si è poi soffermata sulla spirito del Natale con un pensiero a quella “umanità che non conosciamo”. L’incontro si è concluso con la benedizione a tutti i presenti.

 

Unical.Laurea magistrale a Don Giacomo Panizza

ph: strettoweb.com
ph: strettoweb.com

RENDE(CS)-Mercoledì 2 dicembre, alle 0re 11,30, nell’Aula Caldora dell’Università della Calabria si terrà la cerimonia per il conferimento della Laurea Magistrale honoris causa in Scienze delle politiche e dei servizi sociali a Don Giacomo Panizza.La laurea viene conferita, su iniziativa del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical, per decisione del Senato Accademico dell’Ateneo e con Decreto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, come riconoscimento degli straordinari meriti civili e sociali di questo sacerdote, che negli ultimi 40 anni, durante i quali ha vissuto ininterrottamente in Calabria, a Lamezia Terme, ha costruito una vasta rete di attività e di strutture a favore dei soggetti più deboli (disabili, malati, migranti, emarginati, tossicodipendenti, vittime della mafia), diventando così un testimone e un protagonista nell’impegno e nella promozione dei valori della cittadinanza e della legalità democratica. La Comunità Progetto Sud di Lamezia, della quale don Giacomo Panizza è fondatore e presidente, rappresenta oggi la sintesi e l’emblema di questa storia di riscatto, di emancipazione, di solidarietà.Nel corso della cerimonia, dopo il saluto delle autorità accademiche, don Giacomo Panizza terrà una Lectio Magistralis sul tema: “Autori di politiche sociali e di processi di cambiamento in Calabria”.

Laurea magistrale honoris causa in Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali a Don Giacomo Panizza

RENDE (CS) – Mercoledì 2 dicembre, alle 0re 11,30, nell’Aula Caldora dell’Università della Calabria si terrà la cerimonia per il conferimento della laurea magistrale honoris causa in Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali a Don Giacomo Panizza.

ph: strettoweb.com
ph: strettoweb.com

La laurea viene conferita, su iniziativa del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical, per decisione del Senato Accademico dell’Ateneo e con Decreto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, come riconoscimento degli straordinari meriti civili e sociali di questo sacerdote, che negli ultimi 40 anni, durante i quali ha vissuto ininterrottamente in Calabria, a Lamezia Terme, ha costruito una vasta rete di attività e di strutture a favore dei soggetti più deboli (disabili, malati, migranti, emarginati, tossicodipendenti, vittime della mafia), diventando così un testimone e un protagonista nell’impegno e nella promozione dei valori della cittadinanza e della legalità democratica. La Comunità Progetto Sud di Lamezia, della quale don Giacomo Panizza è fondatore e presidente, rappresenta oggi la sintesi e l’emblema di questa storia di riscatto, di emancipazione, di solidarietà.
Nel corso della cerimonia, dopo il saluto delle autorità accademiche, don Giacomo Panizza terrà una Lectio Magistralis sul tema: “Autori di politiche sociali e di processi di cambiamento in Calabria”.

Presentato il Nuovo libro di don Giacomo Panizza

don giacomo panizza
ph. Francesco Farina

COSENZA – “È difficile per qualsiasi prete vivere in Calabria senza incontrarle, senza doverci fare i conti, senza denunciarle in qualche predica o inserirle minimamente nella catechesi”. Questo afferma don Giacomo Panizza nel suo libro parlando delle mafie. Nella sua ultima pubblicazione, presentata ieri presso la sala Luigi Rogliano della Parrocchia di Loreto in Cosenza, racconta “dell’impegno della Chiesa per la legalità nella pastorale” e si sofferma in particolare su tante storie positive di Chiesa del sud.

don giacomo panizza2
ph. Francesco Farina

Il sacerdote, spesso oggetto di minacce e di attentati, vive da oltre trent’anni in Calabria. Nel 1976 ha fondato a Lamezia Terme l’associazione “Comunità Progetto Sud”, una comunità autogestita insieme alle persone disabili. Dal 2002 è nel mirino delle cosche per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e per aver preso in gestione un edificio confiscato e da allora vive sotto scorta.

Francesco Farina

Gestione beni confiscati alla mafia. Gratteri fa il punto a Lamezia

LAMEZIA TERME – Parlare di Calabria significa parlare di tesori e meraviglie, di gente orgogliosa e dedita al lavoro, di mare accogliente e di montagne folte e rigogliose. Tuttavia non possiamo nasconderlo, parlare di Calabria significa anche parlare di ‘ndrangheta, dei drammi e dei dissesti sociale ed economici provocati da questo genere di criminalità organizzata e delle tecniche di contrasto adottate dalle autorità e dalle istituzioni. Questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti e in riferimento alla quale la società civile deve equipaggiarsi se intende infliggere a tali criminali ulteriori sconfitte.

Proprio sul punto è stato organizzato a Lamezia Terme un convegno, previsto per domani 28 febbraio dalle 17.30 alle 19.30 presso il Savant Hotel, nel corso del quale Nicola Gratteri, Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria, affronterà il tema “Gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. La gestione dei beni confiscati alla mafia“. All’evento, moderato da Ugo Floro, prenderanno parte Luigia Spinelli – Sostituto Procuratore di Latina e don Giacomo Panizza – Presidente Comunità Progetto Sud.

Lo scorso 21 febbraio la Commissione parlamentare antimafia è intervenuta sulla piaga criminale presso la Prefettura di Catanzaro. Da quell’incontro era emerso che il territorio catanzarese sta offrendo alla criminalità organizzata nostrana un terreno fertile nel quale attecchire, tant’è che nessuna difficoltà pare essersi eretta al fine di contrastare l’avanzata ‘ndranghetista. I colloqui della giornata, durati ben cinque ore, hanno portato quindi alla conclusione che probabilmente ciascuno di noi conosceva già: alcuni territori fungono da sedimento per la criminalità organizzata e in questo caso il territorio esaminato, quello catanzarese, non pone alcun ostacolo.

Se queste sono le dinamiche che stanno alla base del processo di estirpazione della ‘ndrangheta dai nostri territori, è chiaro che il fronte della lotta alla criminalità debba armarsi non solo in senso letterale, quanto soprattutto sul versante delle conoscenze e competenze. Come abbiamo visto negli scorsi decenni, il sequestro dei beni si è sempre mostrato alla stregua di una valida formula di contrasto perché trattiene le risorse economiche e finanziarie che alimentano il potere della ‘ndrangheta. È pertanto auspicabile che i professionisti e le istituzioni seguano percorsi formativi e informativi specifici tra i quali s’inserisce a pieno titolo l’incontro di domani. Si tratta infatti di un evento organizzato, in primis, per gli avvocati, ma aperto al pubblico proprio per la valenza sociale e civile dei temi affrontati.

 

Daniela Lucia

“La ‘ndrangheta davanti all’altare”: Chiesa complice o resistente?

GERACE (RC) – Un prete, un magistrato, un’archivista, due autori/editori. La cornice della Chiesa di San Francesco d’Assisi recentemente restaurata a Gerace e un tema insidioso su cui discutere. La fortuita coincidenza del 20° anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi. Questi gli ingredienti della presentazione del libro-inchiesta “La ‘ndrangheta davanti all’altare”, Sabbiarossa Edizioni, organizzata dall’associazione “Cultura e Tradizione per lo Sviluppo del Territorio” Onlus, in collaborazione con la trasmissione “Leggendo tra le righe” di Radio Touring 104 e il Comune di Gerace.

Un mix di voci ben assortite che ha saputo affrontare con chiarezza e lucidità il rapporto controverso e apparentemente impossibile tra Chiesa e ‘ndrangheta, analizzandolo secondo le diverse chiavi di lettura date da don Giacomo Panizza e da Nicola Gratteri, da Cristina Riso dell’archivio stop ‘ndrangheta e da alcuni degli autori, dalla musica e dalle parole del rapping&playing book di Mad Simon e Enzo de Liguoro.

“L’idea del libro – ricorda Paola Bottero, autrice ed editrice – nasce da una contaminazione, da un incontro organizzato proprio per confrontarsi sui confini esistenti tra potere mafioso e potere ecclesiastico. Confini in alcuni casi abbastanza labili”. Dalla figura carismatica di don Italo Calabrò e dalle sue parole nasce il dibattito, che si trasforma presto in analisi e in ricerca e prende la forma del libro. Un decalogo che alla luce dei dieci comandamenti racconta numerosi episodi di cronaca della storia malavitosa calabrese in cui la verità del Vangelo viene smarrita e travisata. Ma dalle pagine emerge anche l’operato dei buoni pastori che, come don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile e don Pino Demasi, vivono nella propria quotidianità l’impegno di testimoni coerenti e coraggiosi.

“La Chiesa ha un ruolo fondamentale come avamposto di legalità – racconta Alessandro Russo, altro autore ed editore presente – e dimostrare con forza da che parte sceglie di stare è un elemento chiave per non correre il rischio di mandare messaggi sbagliati ai giovani”. Le parole forti possono fare paura ai mafiosi perché contribuiscono a far perdere loro potere e prestigio agli occhi delle comunità. E più delle parole possono le azioni di quei preti che si sporcano le mani per dimostrare concretamente il loro essere accanto a chi lotta, a chi denuncia, a chi imbocca la strada della giustizia. Cristina Riso ricorda ad esempio tutte le esperienze legate alle cooperative di lavoro sui terreni confiscati o la rete di associazioni cattoliche che hanno riempito le piazze di Reggio Calabria dopo la seconda guerra di ‘ndrangheta. Perché “è vero – secondo le parole di don Giacomo Panizza – che le comunità devono essere guidate da buoni pastori, ma è altrettanto importante che questi siano affiancati e stimolati quando serve da buoni cristiani. C’è da mettersi insieme, tutti.”

Un punto di vista a cui il giudice Gratteri prontamente ribatte, facendo presente alcune scelte a suo dire infelici della Chiesa, quali il ritardo nella scomunica della ’ndrangheta pronunciata da monsignor Bregantini, o la mancanza di una sola parola di condanna della criminalità organizzata tra quelle pronunziate da Benedetto XVI durante la propria visita pastorale a Lamezia Terme nel 2011. “Manca la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa”.

Una coerenza che deve essere ricercata ed auspicata non solo nella Chiesa, ma in ogni settore della società civile e delle istituzioni. Una riflessione che tocca ciascuno di noi e che deve essere ampliata e condivisa in ogni ramo delle nostre comunità. Non si può più chiudere gli occhi o far finta di niente. Non si può più delegare ad altri o esprimere sterili critiche. Il cambiamento viene dalle scelte concrete di ogni cittadino consapevole.

 

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

“Amo la vita Storia di un malato di Sla” di Giacomo Guglielmelli: esistere e non sopravvivere

COSENZA – Una sala gremita ieri, presso la sede dell’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri nel centro di Cosenza, ha accolto l’invito degli organizzatori della manifestazione “Anatomia di un evento: segni e storie del Natale”, in occasione della quale si è tenuta nel pomeriggio la presentazione del libro “Amo la vita Storia di un malato di Sla” (Comet Editor Press, 2012).

Il libro, scritto da Giacomo Guglielmelli poeta e scrittore , nasce dall’incontro dello stesso con Cristian Filice, giovane 37enne che da quattro anni convive con la diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica, lungo una testimonianza che colpisce ed emoziona, ma soprattutto fa riflettere sul valore e le priorità che spesso nella quotidianità (non) si danno alle cose.

Il libro infatti, racconta la storia di Cristian e – riprendendo le parole della dott.ssa Agata Mollica che ha moderato gli interventi della presentazione –  il “superamento della dimensione della malattia verso l’apertura al mondo”.

Oltre la dott.ssa Mollica, erano presenti al dibattito, l’autore del libro, Don Giacomo Panizza che ne ha scritto la prefazione, il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni e lo stesso Cristian Filice.

Ad introdurre l’incontro, una scena tratta dal celebre film “Natale in casa Cupiello”, interpretato da Eduardo De Filippo, a richiamare le ragioni dell’evento che ha ospitato la presentazione, ovvero la volontà dell’ordine di celebrare il Natale con una manifestazione che, attorno al senso della natività e del presepe, innescasse delle riflessioni sul cambiamento del modo di “vivere” questo periodo dell’anno.

Il presepe, la famiglia, l’intimo degli affetti che spesso indispensabile per affrontare le difficoltà; cui nel caso di Cristian, protagonista del libro, si sono uniti a una rete di relazioni affettive esterne al nucleo famigliare rivelatisi indispensabili per affrontare la quotidianità con addosso il fardello di una malattia invalidante. In questa rete di affetti rientra proprio lo stesso autore del libro, Giacomo Guglielmelli che offre il proprio supporto a Cristian da diverso tempo e che, con il libro, ha deciso di dare un ulteriore input a questo suo “ruolo” donando– come ha dichiarato lo stesso autore – “voce a chi voce non può avere, in modo che l’esperienza narrata accomuni e coinvolga anche chi non la vive in prima persona”. Quello dell’autore è un vero e proprio invito a “condividere e rivolgersi al prossimo”, indipendentemente dalle proprie credenze religiose.

L’esperienza della condivisione e del racconto come accrescimento personale e apertura verso l’esterno, è stato il concetto ripreso anche nell’intervento di Don Giacomo Panizza, personalità celebre per il suo impegno sociale in Calabria da circa quarant’anni. “Per vivere appieno le esperienze è necessario sapere darvi un nome, saperle raccontare, dunque sapere leggere e scrivere”, per questo è necessaria la massima apertura e il massimo sostegno affinché anche chi “non sa di saper leggere le cose belle della vita” ne divenga capace.

Don Giacomo ha sottolineato come spesso si tenda a dare tutto per scontato, senza porsi troppe domande su ciò che si ha intorno, sul senso delle cose, sul senso della vita; chi soffre una malattia da questa prospettiva possiede una marcia in più, perché supera la barriera del “consueto” e “coglie il da farsi senza poterlo fare”. E’ qui, nel modo in cui si affronta il quotidiano, che risiede la sottile differenza tra vivere e sopravvivere; riprendendo le parole del sacerdote: “esiste una logica dell’esistere, diversa da quella del sopravvivere: e questo è nel libro, l’esistenza e non il sopravvivere. La malattia fa vedere cose diverse, realtà diverse; aiuta a focalizzare non su quanto tempo si ha nella vita, ma su quanta vita c’è nel tempo che abbiamo”.

A concludere la presentazione, la testimonianza del protagonista del libro, portavoce del messaggio in esso veicolato, di cui è saltata subito all’occhio la tenacia e la determinazione nel combattere la malattia, ma anche il pregiudizio e l’indifferenza che purtroppo spesso si manifesta anche a livello istituzionale, con una società che non è in grado di tutelare chi per forza di cose non può condurre una vita “normale”.

“La malattia è la prigione del mio corpo, ma io non mi rassegno, voglio vivere, amo la vita”.Queste le parole di Cristian che ha poi proseguito: “spesso comprendiamo il valore delle cose nel momento in cui stiamo per perderle, quando invece sarebbe sufficiente viverle giorno per giorno; in questo senso la Sla mi ha consentito di andare oltre, di non dare le cose per scontare e capire che nella vita ci sono dei doni, il primo fra tutti la famiglia”. Il ruolo della famiglia e degli affetti che è fondamentale, e che acquista ancor di più un valore se rapportato a chi è affetto da patologie pervasive.

Un messaggio forte ed importante quello trasmesso ieri nel corso dell’incontro che è stato accolto in maniera particolarmente partecipata dai presenti nel pubblico, tra cui è importante citare Maurizio Casaddio, presidente dell’AISLA/RC, il quale, tra l’altro, ha contribuito alla stesura del libro con la propria testimonianza dal punto di vista del malato.

 

Giovanna Maria Russo