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Terza edizione e terzo enorme successo per l’Alto Jonio Dance

Balletto Nazionale del Kosovo ospite all' AJD

Nelle giornate del 26 e 27 luglio si è tenuto presso il centro polivalente di Villapiana il festival internazionale di danza Alto Jonio Dance.

L’AJD, quest’anno alla sua terza edizione, ha raggiunto un grande successo, riunendo nelle le due serate più di 4000 persone.

Il festival/concorso, presentato da Tabata Caldironi, ha visto nella serata del 26 l’esibizione delle categorie Baby, Juniores, Gruppi Under, Futuro, FreeDance. Importanti danzatori, oltre ai partecipanti al concorso, hanno allietatoil pubblico: Daisuke Omiya, vincitore di AJD Italy-New York Coreografo Emergente; la compagnia di Alex Atzewi; Sarah Swenson ; Sinan Kajtazi e Teuta Krasniri, danzatori del Kosovo Ballet.

Nella seconda giornata del festival(27 luglio) sono state giudicate dalla giuria le categorie Seniores, Gruppi Over e Composizione Coreografica. Straordinaria la partecipazione del Balletto Nazionale del Kosovo, che ha allietato il pubblico con una bellissima coreografia. Nella serata è stato poi mostrato al pubblico anche un estratto del Requiemdi Verdi creato da Micheal Mao e danzato da Antonio Pio Fini e da alcuni partecipanti della Summer School AJD.La giuria, composta da importanti esponenti del mondo della danza ,a  fine serata ha rivelato i nomi dei vincitori delle borse di studio previste dal concorso AJD: Giovanni Passalacqua, Sara Paterniani, Alice Giammarioli, Christian Consiglio, Camilla Grasso, Irene Tommasetti, Francesca Cislaghi, Alice Albore ,Mary Jo Panacciulli, Eugenio Sangermano, Irene Tommasetti, Deborah Masaro, Serena Roberti,Alice Giammarioli, Rocco Suma,Danzaria.

Workshop “Trame di Carta2” : gli esperti a confronto parlano di editoria e web 2.0

LAMEZIA TERME (CZ) – La smaterializzazione è uno degli aspetti maggiormente pervasivi che negli ultimi anni stanno attraversando l’evoluzione del lavoro editoriale; cambiano i prodotti – vedi l’ebook – cambiano i modi di interazione con le utenze – vedi la comunicazione sociale e il “due-punto-zero” – e di conseguenza cambiano le professionalità, si delineano nuovi linguaggi e nuove strategie che ruotano attorno al content managment e al rumore dei social network, Facebook e Twitter in capo.

E allora fan page e cinguettii sparsi, foto e contest che richiamano l’attenzione dell’utente, per un attimo lo rendono protagonista e parte di una grande comunità ove vige la logica dell’interazione e soprattutto dell’immediato. E in questo grande mare, nulla va lasciato al caso, neppure il lancio in etere del ‘semplice’ tweet, o la pubblicazione di un innocente post.

Entro quest’ottica allora, l’idea degli organizzatori di Trame 3  il “Festival dei libri sulle mafie”  – che si terrà a Lamezia Terme dal 19 al 23 giugno prossimi –  hanno deciso di dedicare ai giovani neolaureati del Sud Italia il workshop “Trame di carta – Comunicare social. Librai ed editori ai tempi di Twitter, Facebook, Blog & co.”. Sono previste tre giornate di incontri (dal 19 al 22 giugno) finalizzato ad indirizzare i giovani verso percorsi di studio più funzionali al loro futuro impegno lavorativo nel mondo del libro, affrontando trasversalmente l’interessante tema de “editore e libraio vs social network”. Perché, come dicevamo, la rivoluzione digitale sta cambiando prima di tutto le professionalità del settore.

A raccontarci i perché di questo workshop con qualche riflessione sulle attese evoluzioni di questa commistione editoria/comunicazione sociale, due dei docenti che cureranno gli incontri: Antonio Cavallaro, responsabile ufficio stampa della casa editrice Rubbettino e Luca Conticonsulente formatore per il social media marketing.

Quali sono le caratteristiche dell’editore e quali quelle del libraio al tempo del web 2.0?

Antonio Cavallaro. Man mano che si procede con la smaterializzazione del libro i due ruoli finiscono inevitabilmente per confondersi. L’alto costo della produzione di libri stampati diminuisce sensibilmente per cui l’esigenza di fare un’attenta valutazione iniziale che tenga conto sia dell’esattezza dei contenuti (per evitare di dover poi ristampare) che dell’appeal del libro pubblicato viene a mancare o comunque a ridursi notevolmente. Ciò fa sì che i librai digitali (pensiamo ad Amazon) diventino editori e che gli editori digitali non avendo più il problema di raggiungere con i libri fisici le città e i lettori comincino a vendere direttamente on line. 

Luca Conti. L’editore non è più l’unico filtro alla pubblicazione del sapere. Ciò significa che il suo ruolo di selezione dei contenuti e proposta editoriale diventa sempre più rilevante, se svolto nel modo giusto, consapevole della presenza dei social network e della transizione verso il digitale e gli ebook. Il libraio può svolgere lo stesso ruolo di consiglio e consulenza, offrendo un servizio che i negozi online non possono offrire.

  
E i lettori, quanto sono ricettivi alla comunicazione che passa per il web?
 

A. Cavallaro. Il web oramai è la forma privilegiata di comunicazione per cui l’attenzione è certamente molto alta. Credo tuttavia che la forma stampata del libro mantenga (almeno in Italia) un certo prestigio che conferisce anche una maggiore credibilità e fiducia.

L.Conti. I lettori di libri usano molto internet, certamente più di quanto facciano in media editori o librai. Credo quindi ci sia un terreno molto fertile per promuovere un nuovo tipo di relazione tra questi soggetti, sulla piazza del social web di oggi.

 Il workshop promosso dall’AIE in occasione del festival “Trame” è dedicato ai giovani, di certo avvezzi all’uso dei social network, ma con finalità diverse e legate alla sfera personale. Credi che ci saranno difficoltà nell’introdurli a questo “nuovo utilizzo” di strumenti che già conoscono?
 

 A. Cavallaro. Non penso. Si tratta in fondo solo di far vedere che vi sono finalità diverse nell’utilizzo di ambienti nei quali si muovono già con grande familiarità (certamente con maggiore familiarità di quanto alcuni si muovano in una grande biblioteca o in una grande libreria).

L. Conti. La difficoltà principale sta nella consapevolezza che l’uso personale influenza l’uso professionale e che le due sfere, non più separabili nel mondo moderno, possono rafforzarsi a vicenda. Pensare di poter gestire la comunicazione social di una azienda, semplicemente applicando le stesse regole relative all’uso personale degli stessi strumenti, è un mito da sfatare e il workshop dedicherà spazio anche a questo aspetto per nulla secondario.

Fino a qualche anno fa era impensabile il livello di penetrazione che il linguaggio dei social ha oggi nelle strategie di comunicazione e marketing. Sulla base della tua esperienza, quali altre sorprese ci riserba il futuro della comunicazione in digitale? 
 

 A. Cavallaro. Al momento i social media rappresentano la magna pars del web. Persone che finora erano sprovviste di computer ne hanno acquistato uno in vista di un account su Facebook. Pertanto ritengo che i social media possano essere molto utili ai fini della comunicazione editoriale. Certo al momento l’utilizzo che se ne fa non segue le logiche “sociale” e molti editori continuano a usare i s.m. come un canale unidirezionale mediante il quale dare informazioni (o pubblicità) ai follower perdendo così di vista la dimensione di community che i social si portano dietro. I social network come uno strumento dalle incredibili potenzialità ma che debbono essere usati nella maniera corretta.

L. Conti. Riemergeranno i curatori di contenuti di qualità, al servizio del lettore e dell’utente, con una valorizzazione economica per nulla marginale. Oggi sembra utopico, ma le macchine non possono tutto e l’uomo ha molto da aggiungere, sempre che sia al passo con i tempi e padrone degli strumenti.

 

Alle prese con il 2.0 il lavoro editoriale vede l’editore e il libraio come due figure complementari e quasi interscambiabili che devono maneggiare con attenzione i contenuti che intendono trasmettere ai lettori, al fine di acquisire la loro fiducia e fidelizzarli al massimo grado.
Sono necessarie, pertanto, figure specializzate, che sappiano maneggiare queste armi professionalmente, puntando su contenuti di qualità che si distinguano nell’anarchico vociare del web; laddove, probabilmente, questo è solo l’inizio di una lunga evoluzione che metterà sempre di più al centro delle strategie le relazioni e le interazioni in uno scambio continuo tra addetti al settore e utenze.

Riprendendo Luca Conti in un commento all’intervista: “l’editoria deve reinventarsi. Prima lo comprende, prima abbraccia il cambiamento, più probabilità ha di trarne giovamento”.

 

Giovanna M. Russo

Il Cinema alla gente, la gente al cinema:”la Guarimba” raccontata da Giulio Vita

AMANTEA (CS) – Ci sono iniziative attraenti, iniziative curiose o impegnate; iniziative tediose ma attese perché parte di una tradizione; progetti sfarzosi o modesti, culturali o commerciali. E poi ci sono iniziative semplicemente belle, soprattutto se dotate di quel pizzico di entusiasmo giovanile che non guasta mai.

E’ il caso de la “Guarimba” il festival internazionale del corto che si terrà ad Amantea in estate, precisamente dal 7 al 10 agosto prossimi, ospitando un contest tra lavori selezionati provenienti da tutto il mondo. La Guarimba è, infatti, cultura, semplicità, impegno ma soprattutto entusiasmo e voglia di cambiamento; e da qui la scelta del nome, che in spagnolo significa “luogo adatto per il riparo”  ma si ricollega anche all’attività politica svolta dai manifestanti che si uniscono per combattere la rivoluzione bolivariana.

Ambizioso e fuori dagli schemi, questo festival, innanzitutto, non ha scelto come location uno dei grandi poli della cultura presenti in Italia, ma ha preferito la Calabria e, precisamente, una cittadina forse poco conosciuta al di fuori dei confini regionali, seppur equivalente uno stupendo lembo della costa tirrenica calabrese. E se a questo si aggiunge il progetto di una manifestazione che non è fine a sé stessa, ma che intende avere delle ricadute decisive anche nei termini di promozione, sviluppo e valorizzazione del territorio che interessa, è indubbio che questo assume un ulteriore valore aggiunto.

Integrazione, scambio e crescita per tramite del recupero dei luoghi di cultura e del coinvolgimento sia a livello locale che internazionale, trovano nel contest filmico il fulcro di un pregevole più ampio progetto.

Ma non andiamo oltre: abbiamo chiesto di raccontare la Guarimba a uno dei suoi fondatori, il giovane regista italiano cresciuto in Venezuela Giulio Vita che, insieme all’illustratrice venezuelana (ma anche lei di origini per metà italiane) Sara Fratini, si sta impegnando per dare animo a questa importante iniziativa.

Come nasce l’idea di un International Film Festival proprio ad Amantea?

Mi ero laureato in regia a Madrid. Ero stanco della cultura che mi offrivano i politici e ho deciso di fare la mia parte, di offrire io quello che credo sia un buon modo per far cultura. Amantea è il paese dei miei nonni e c’è l’Arena Sicoli (storico cinema della cittadina ndr). Sarebbe stato una sciocchezza non farlo qui.

Perché Guarimba?

Guarimba è una parola degli indigeni venezuelani significa “posto sicuro” e dopo ha anche preso significati politici. Mi sembrava simpatico il fatto che in Venezuela si proibisse “fare guarimbas” e allora ho deciso di fare una qui, in esilio.

Il festival si propone di ospitare al Sud Italia un contest internazionale cui prendano parte registi provenienti da ogni parte del mondo, così da “popolare” la Calabria e farne conoscere le bellezze culturali e non solo. Che tipo di risposta state avendo dai possibili partecipanti?

Siamo molto felici perché sta andando alla grande. Stiamo ricevendo cortometraggi da tutti i continenti. Vogliamo migliorare in Italia perché, stranamente, è un paese dove non abbiamo avuto molto supporto dai media, il che rende molto difficile la partecipazione di registi italiani.

Fulcro del progetto è la riapertura dell’Arena Sicoli, storico cinema della cittadina, in disuso da tempo; l’arena ospiterà la proiezione dei corti in concorso. La sua riapertura (che vi sta costando tanto tempo e lavoro) sarà prima di tutto equivalente alla restituzione di un pezzo del passato della città di Amantea. Credete che questo possa in qualche modo “risvegliare” nella città e le zone limitrofe quel piacere per le cose semplici come la visione di un film all’aria aperta, che pare essersi perso portanto il cinema alla chiusura?

Noi crediamo nella cultura come motore sociale, non come semplice passatempo. Vogliamo riaprire il cinema per i giorni del festival, ogni edizione, e speriamo che poco a poco la gente si avvicini, venga a godersi il film, a incontrarsi e condividere il proprio tempo, … magari a bere insieme un po’ di vino.

La Guarimba nasce al di fuori di qualsiasi rete di finanziamento pubblico, si basa sul lavoro dei partecipanti e su donazioni spontanee di privati che possono scegliere di contribuire con un apporto economico o “manuale”. Che risposta state ricevendo dal territorio?

Alcuni privati hanno deciso aiutarci dall’inizio, dandoci la possibilità di far diventare questo sogno realtà (alcune imprese locali supportano l’iniziativa facendo da sponsor ndr) e molte persone ci aiutano comprando gadget.

Parafraso le tue parole a una presentazione che ho seguito tempo fa, dicendo che il problema della Calabria è che è piena di bellezze, ma non le valorizza perché spesso non sa di averle. Partiamo da qui per raccontare quali sono le maggiori difficoltà che avete riscontrato sul territorio? E in che cosa invece vi siete sentiti facilitati?

La difficoltà principale sta nel mettere d’accordo “tante teste” e punti di vista spesso discordi, creando un clima di fiducia in una società dove c’è tanta diffidenza nei confronti dell’altro. Le facilitazioni invece stanno nel fatto che, nel bene e nel male, la Calabria è una terra del possibile. Voglio dire, c’è un cinema all’aperto di 900 posti e i proprietari ci hanno aperto le porte senza richiedere nulla in cambio. In Calabria c’è tanta voglia di fare da parte di tutti, c’è bisogno di mettere insieme queste volontà.

State coinvolgendo nel progetto anche le famiglie di Amantea con il programma “GuarimBed” per facilitare la sistemazione in case di famiglie di Amantea a tutti i partecipanti al festival. Ci racconti quali sono gli obiettivi di GaurimBed e in che modo è stato recepito dalla gente del posto?

Non pretendiamo più di tanto. Io sarei felice di far ospitare una decina di persone in diverse famiglie del posto, per diffondere una mentalità di scambio e sostegno, sperando che con il tempo il fenomeno possa crescere. Già una decina di famiglie si sono rese disponibili ad aiutarci. GuarimBED nasce per la mancanza di un Hostel ad Amantea e dalla volontà di coinvolgere gli amanteani nel nostro progetto. Credo che in questo paese c’è un sacco di gente accogliente e vogliamo farla conoscere.

Particolarissima l’idea di realizzare delle locandine diverse e fatte a mano per il festival. Un recupero delle “vecchie maniere” ma anche un ingrediente in più a questo perfetto mix di integrazione fra culture e linguaggi diversi…

È una idea di Sara Fratini, la nostra illustratrice. Sta avendo molto successo e molto probabilmenteal festival sarà presente più di un illustratore (molti stranieri, nessuno italiano ndr)

Che risultati ti aspetti da questa prima edizione de la Guarimba?

I risultati ci sono, ogni giorno di più. Le reti sociali ci stanno aiutando molto e siamo riusciti a coinvolgere un bel po’ di gente. Il cinema ha la capacità di quasi 1000 posti ma non voglio illudermi; ma spero di avere almeno 200 persone, e vorrei che queste 200 persone possano divertirsi, conoscendo qualcosa che li affascini, e ne parlino ai loro amici.

So che già state pensando a una prossima edizione, perché la forza di questo progetto sta anche nell’idea della continuità…

Un’altra cosa che mi infastidisce è il fatto che, solitamente, queste manifestazioni si fermano alla prima edizione, giusto il tempo di ricevere qualche finanziamento e scappare. Io voglio che La Guarimba diventi un appuntamento annuale, che cresca e ogni anno porti sempre più gente ad Amantea. È importante lottare per le proprie idee, non solo parlare e parlare.

Un appello a sostegno de la Guarimba…

Vorrei invitare tutti quelli che ci vogliano aiutare a riportare il cinema alla gente e la gente al cinema: seguiteci su Facebook, Twitter, Tumblr o Instagram, condividendo il nostro progetto, parlando di noi ad altre persone, aiutandoci a crescere, o iscrivendosi come volontari per l’allestimento del festival. Tutti possiamo essere parte di un cambiamento se veramente lo vogliamo, e i cambiamenti non si fanno dalla mattina alla sera e neanche con la violenza. I veri cambiamenti hanno bisogno di tempo e amore ma soprattutto molta disciplina di lavoro. Credo nel cinema per il suo potere di coinvolgimento e credo nella cultura come veicolo di sviluppo socio-culturale.

 

Anche tu puoi rendere possibile il festival con una piccola donazione, ricevendo un regalo: per sostenere il festival clicca qui.

Per partecipare come concorrente al festival clicca qui

 

Giovanna M. Russo

 

Viva Performance Lab: l’8 e il 9 dicembre Cosenza ospita la performance d’arte

COSENZA – Si terrà nelle giornate dell’8 e 9 dicembre prossimi l’evento “Viva-Performance Lab”, un vero e proprio festival internazionale di arte contemporanea.

In occasione della manifestazione, Cosenza ospiterà sedici artisti, accomunati tra loro dal talento e dalla forte comunicatività del proprio linguaggio artistico; la città diverrà il palcoscenico di performance, seminari, workshop e mostre, che intendono raccogliere il meglio della produzione mondiale dei linguaggi dell’azione, dell’happening e del comportamento: in una parola, dell’Arte Performativa.

“Viva Performance Lab” è la tappa conclusiva di un percorso culturalmente ambizioso, preceduto dal workshop con giovani artisti che si concluderà domani 7 dicembre, che ha compreso anche attività di formazione e seminaristiche per studenti delle scuole e dell’ Università. L’evento nasce dalla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale cosentina, nella persona di Giuliana Misasi (Direttore del Settore Cultura e Spettacolo del Comune di Cosenza), MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) e l’Università della Calabria. Curato da Tania Bruguera, nota artista cubana, e Cristiana Perrella, l’evento, oltre che regalare ai cosentini un’occasione di spettacolo unica, mira a creare le basi per uno sviluppo di collaborazione sempre più intenso tra le associazioni culturali del territorio e quelle internazionali, mediate da Tran Europe Halles, nella persona di Katharina Trabert.