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Migliaia di visitatori al MACA

 

Yves Klein, Venus Blue, 1960 (1)ACRI(CS)A due mesi dall’inaugurazione del 27 giugno scorso, la grande mostra …nel Blu dipinto di Blu… da Yves Klein, la magia di un colore nell’Arte Contemporanea, attualmente in programmazione al MACA , conta già oltre 1000 visitatori.La rassegna, a cura del noto critico e storico dell’arte Francesco Poli, ripercorre gli ultimi 50 anni di storia dell’arte attraverso una collezione di opere di alcuni dei più importanti artisti italiani e internazionali (Lucio Fontana, Hans Hartung, Mimmo Rotella, Francesco Guerrieri, Pierre Alechinsky e Jan Fabre, tra gli altri), trovando il suo punto di partenza nel “blu perfetto” brevettato dal genio francese Yves Klein, rappresentato in mostra da un’affascinante riproduzione della sua Venus Blue.Le oltre 50 opere esposte nelle sale del Piano Nobile del settecentesco Palazzo Sanseverino-Falcone, sede del MACA, raccontano la storia dei tanti mutamenti avvenuti nel mondo dell’arte e della creatività dal secondo Novecento ai primi anni del terzo millennio, e di come questi siano stati indissolubilmente segnati dalla figura rivoluzionaria di Klein e dalla fascinazione mistica e spirituale del suo blu.La mostra fa inoltre parte del ricco programma di eventi dell’undicesima edizione della Giornata del Contemporaneo indetta dall’associazione AMACI, che si terrà sabato 10 ottobre 2015, in occasione della quale, sarà possibile partecipare alle visite guidate gratuite alla mostra temporanea e alla collezione permanente di oltre duecento opere, tra dipinti, disegni e sculture in vetro, dell’artista Silvio Vigliaturo.La mostra …nel Blu dipinto di Blu… da Yves Klein, la magia di un colore nell’Arte Contemporanea sarà visitabile fino a domenica 25 ottobre 2015.

Il MACA ospita la mostra “Pop Art a Torino!?”

ACRI (CS) – A partire da sabato 8 dicembre 2012, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospiterà una mostra incentrata su cinque figure centrali nell’evoluzione artistica della città di Torino e dell’intero panorama italiano della seconda metà del secolo scorso.
In un periodo, quale furono gli anni Sessanta, segnato da grandi cambiamenti nel costume e nella società, e da frenetiche sperimentazioni in ambito artistico, il capoluogo piemontese si pose in una posizione di avanguardia, accogliendo a braccia aperte le novità che giungevano d’oltreoceano. Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Aldo Mondino, Ugo Nespolo e Michelangelo Pistoletto furono tra i più importanti interpreti di quest’urgenza di novità linguistica e formale. Troppo frettolosamente racchiusi dalla critica entro i confini dell’Arte Povera – a cui tutti, con più o meno intensità, parteciparono –, questi cinque artisti si sono espressi attraverso modalità che spesso avevano poco a che spartire con il movimento nato alla fine degli anni Sessanta. L’intento di questa mostra – realizzata in collaborazione con le associazioni De Arte e Oesum Led Icima – che mette in scena una teoria del suo curatore, il noto critico e storico dell’arte Francesco Poli, è quello di evidenziare quanto questi artisti, nel loro operare, fossero sovente più affini al mondo della Pop Art, che non a quello del poverismo.

«Le immagini variopinte delle varie lettere incasellate degli Arazzi di Boetti – scrive Poli – riconducono all’artista anche persone che ignorano qualsiasi altra opera della sua vastissima ed eclettica produzione.
Il Gilardi dei Tappeti natura è certamente un artista Pop. Egli è fedelissimo all’aura e canonico precetto del Pop italiano consistente nel riportare le cose tali e quali, con puntuale ricalco, contando sull’inevitabile effetto di estraniamento consistente nel ricostruirle con

materiali artificiali e con colori violenti. Mondino è uno degli artisti italiani più eclettici, il cui percorso artistico si muove dalla Pop Art al linguaggio poverista degli esordi, alle molteplici sperimentazioni di tecniche e materiali. Nespolo – prosegue il curatore – ha una radice Pop che ha mantenuto immune da aridità concettuali. Per Pistoletto, infine, l’arte crea immagine, anche se non vuole essere rappresentativa. I mezzi d’informazione e di diffusione producono inesorabilmente la trasformazione dell’opera in immagine, qualsiasi essa sia».
Giovedì 6 dicembre 2012, alle ore 10.30, la suggestiva Sala delle Colonne di Palazzo Sanseverino-Falcone, sede del MACA, ospiterà un incontro tra Fracensco Poli e gli istituti, i licei artistici e le Accademie di Belle Arti della Calabria, con l’intento di gettare un nuovo sguardo su cinque artisti che hanno avuto un ruolo rivoluzionario nel panorama artistico torinese e nazionale, per insegnare ai giovani che non sempre ciò che è codificato nel libri di storia dell’arte è l’unica verità possibile.
La mostra rientra nell’ambito del programma MacArtCalabriaProject, che fa parte della rete di eventi finanzianti dalla Regione Calabria nell’ambito dell’attuazione del Progetto Integrato di Sviluppo Regionale Arte Contemporanea in Calabria. Piano Regionale per L’Arte Contemporanea in Calabria. Linea di intervento 5.2.2.4 del PO FESR 2007/2013 – Azioni per lo sviluppo dell’Arte Contemporanea in Calabria.

Al MARCA il duo Glaser/Kunz

CATANZARO – “Hai voglia di vedere così tanta gente oggi? E’ un opening interessante? L’arte è coinvolgente? Cos’è l’arte?”. A porsi questi interrogativi non sono collezionisti o frequentatori abituali delle mostre, bensì due avatar seduti in una coupé rossa. E’ un Autoportrait ironico e sorprendente quello dove compare il doppio autoritratto di Glaser/Kunz seduti dentro un’automobile con i finestrini semiaperti in modo che si possa sentire il loro dialogo strampalato. A prima vista è forte la sensazione di trovarsi di fronte a personaggi reali; si tratta, invece, di talking heads, ovvero di sculture cinematografiche con elementi antropomorfi animati da videoproiezioni dove gli artisti svizzeri mettono in scena la loro presenzavirtuale. Proprio da Autoportrait, opera mobile per antonomasia, prende le mosse il progetto realizzato da Daniel Glaser e Magdalena Kunz per il MARCA di Catanzaro che viene inaugurato il 17 novembre alle ore 18,30 per rimanere esposto sino al 9 dicembre. Prima di fare il suo ingresso nel cortile interno del museo, la macchina-scultura verrà collocata, o meglio parcheggiata a Lamezia Terme, dove comparirà il 15 novembre, mentre il giorno successivo farà tappa a Catanzaro in chissà quale angolo della città. Una presenza straniante quanto imprevista che consente di portare l’arte per strada con tutte le sueprovocazioni e ambiguità, tanto da suscitare curiosità, paura, fascinazione, incredulità e divertimento. Autoportrait è una delle quattro installazioni inserite nel progetto Talking Heads organizzato dalla Provincia di Catanzaro e curato da Alberto Fiz insieme a Francesco Poli.
Come afferma Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla cultura, “il compito dell’arte è quello di suscitare emozioni anche attraverso uno shock visivo e ciò appare evidente nella spettacolare quanto sofisticata ricerca di Glaser e Kunz.” Dall’inizio del 2000, i due artisti svizzeri lavorano insieme nell’ambito dell’arte visiva. I loro progetti, apprezzati in Italia e all’estero, consistono in installazioni ambientali dove sono inserite sculture e talking heads (teste parlanti), immagini fotografiche e cinematiche di grandi dimensioni, accanto a oggetti tridimensionali.
Le loro sculture cinematografiche consentono di fondere differenti media in un’ipotesi di arte totale e immersiva: al di là dello stupore immediato, i loro lavori nascono da una riflessione di carattere sociale dove i personaggi s’interrogano su questioni filosofiche ed esistenziali con riferimenti a Luigi Pirandello, Samuel Beckett, così come al cinema della nouvelle vague. A questo proposito Francesco Poli sottolinea come Daniel Glaser e MagdalenaKunz “lavorino da anni, con lucida e visionaria determinazione, all’invenzione di un mondo senza più coordinate definite, destabilizzato e inquietante, carico di tensioni stranianti e immerso in dimensioni spaziali e temporali sospese e sfaccettate.”
Alberto Fiz, poi, evidenzia come l’indagine dei due artisti “metta definitivamente in crisi la nostra idea di realismo in quanto Glaser/Kunz instillano nella finzione problematiche esistenziali e riflessioni sul nostro stare al mondo. L’inganno, insomma, non nasconde il trucco, ma la verità.”
I talking heads si possono definire presenze allo stesso tempo fisiche e virtuali, mobili e immobili che creano uno sconcertante effetto per chi le guarda e le ascolta dove l’illusione fantasmatica passa attraverso la proiezione video ( con volti che parlano) su calchi tridimensionali realizzati partendo da personaggi reali. Tuttavia, la discrepanza fra realtà e finzione, l’impatto fisico dell’esibizione, il contrappunto della recitazione, determina una tensione che mette radicalmente in crisi e sovverte le convenzioni.
Le “teste parlanti”, insomma, innescano una situazione che coinvolge e fa riflettere sull’ambiguità della relazione fra astrazione dell’arte e realtà della vita.
Al MARCA sono esposte installazioni di grande impatto come Voices III del 2008 realizzata a Città del Capo, dove i protagonisti sono sei poeti di strada che parlano della loro esistenza, delle loro speranze e paure, e pongono domande senza risposta sulle più inquietanti questioni sociali e politiche del loro paese.
La poesia ritorna in un’altra installazione proposta al MARCA Obsidian, Gordon & Austin del 2011 dove compaiono tre poeti di New York che parlano della loro esperienza di vita e ricordano i momenti straordinari che hanno vissuto, chissà se reali o inventati. In Jane & Will, poi, un’altra installazione con due talking heads del 2011 è esplicito il riferimento a Samuel Beckett e alla sua opera più nota Aspettando Godot che fa da sfondo al dialogo straniante tra i due personaggi. Fondamentalmente, i lavori di Glaser e Kunz esprimono un senso di profonda precarietà che passa attraverso un complesso processo che investe scultura, video, letteratura, teatro e performance dove la fascinazione non è priva di un’intensa problematicità.
Dopo una formazione nell’ambito dell’architettura, arti applicate e cinematografia (cortometraggi e sceneggiature), Daniel Glaser (Olten,1968) e Magdalena Kunz (Zurigo,1972) hanno sviluppato la loro originale ricerca estetica concentrandosi sull’interazione tra fotografia, tecnica cinematica e installazione. L’indagine sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie e coniuga, al contempo, la forma tridimensionale della scultura e la proiezione dinamica del video. La coppia di artisti svizzeri ha ideato teste parlanti (talking heads) che si animano digitalmente attraverso la gestualità mimetica e le voci alternate di persone reali. Le conversazioni e i colloqui che si svolgono tra le figure proposte, mentre siedono in macchina o stanno rannicchiate a terra, assumono, spesso,l’aspetto di recitazioni poetiche dove vengono ripetuti ritmicamente versi e frasi all’interno di monologhi alternati. Con questi lavori installativi Glaser/Kunz esplorano tematiche collettive e individuali, interrogandosi, in particolare, su questioni di carattere sociale.
Per i loro lavori i due artisti hanno anche coinvolto poeti di strada e homeless incontrati durante i loro soggiorni a Città del Capo o a New York. Tra le mostre principali si segnalano le personali al Kunstverein (Lipsia, 2006), White Space (Zurigo, 2006), Blank Project (Città del Capo, 2008), Neue Sächsische Galerie (Chemnitz, 2009) Palazzo Malipiero (Venezia, 2011) e la recente installazione nella sede della Johanniterkirche, Zentrum für Zeitgenössische Kunst, (Feldkirch, 2012).
Le loro opere, inoltre, sono state presentate, tra l’altro, alla Kunsthalle di Lucerna (2008), all’Harare International Festival of the Arts, Zimbabwe (2008), al Zentrum für Gegenwartskunst (Nairs/Scuol, 2011) e nell’ambito della rassegna Temps d’image presso il Centquatre di Parigi (2012).
Nel 2006 hanno partecipato alla Biennale di Scultura di Carrara e nel 2013 le loro opere saranno inserite all’interno della Biennale di Scultura di Winterthur.

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