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Tra Freud e bias cognitivi, il gambling spiegato dalla psicologia

Il grande universo del gioco d’azzardo si può leggere sotto diverse lenti. C’è quella economica, che parla di una vera e propria industria, quella sociale, che guarda a questo settore come un fenomeno di moda e di costume. C’è l’aspetto storico e quello culturale, quello politico e quello tecnologico. Ma in pochi hanno pensato a quello psicologico.

A fare chiarezza, in questo senso, ci pensa l’ebook pubblicato da Silvia Urso di Giochidislots, un volume di approfondimento che va a scandagliare quello che si nasconde nel nostro inconscio quando ci approcciamo a una partita di poker, a una schedina, a una partita di tombola o a un giro alle slot machine. Prendiamo ad esempio l’analisi psicoanalitica di Sigmund Freud, che propone un modello della nostra mente suddiviso in tre grandi ambienti: Es, Io e Super Io. Nel libro si legge come queste componenti possano essere correlate al comportamento del giocatore, partendo dall’Es, che guida il desiderio di gratificazione immediata, quella che arriva tramite il brivido, il rischio, e guarda alla ricchezza potenziale, passando per il Super Io, che invece è la molla responsabile. Infine c’è l’Io, che si trova a mediare tra gli impulsi di uno e gli avvertimenti dell’altro. È così, insomma, che i nostri desideri inconsci, le nostre repressioni e i nostri conflitti irrisolti vengono espressi attraverso le attività di gioco.

Molto interessante è la parte legata ai bias cognitivi, processi mentali che generano informazioni e credenze basate però su errori di giudizio. È normale, infatti, per il giocatore pensare che probabilità future possano essere legate o influenzate da eventi del passato oppure che una serie di vittorie e di sconfitte siano destinate a continuare. Errori irrazionali facilmente smascherabili, se si pensa che tutte le combinazioni e quindi i risultati di scommesse, slot o simili sono totalmente random e mossi esclusivamente da algoritmi e funzionamenti matematici.

Eppure non è raro incontrare giocatori convinti di avere un controllo totale sulle loro attività di gioco, oppure coloro che incappano in quello che il libro definisce come il bias della “euristica della disponibilità”, ovvero un inganno mentale che consiste nel sovrastimare le possibilità di un determinato evento. Un viaggio importante, insomma, nella nostra mente, che passa in rassegna anche altri aspetti come il ruolo della superstizione e dell’etica, spostando poi l’attenzioni sulle componenti morali, emotive e sociali del gambling. Un libro di analisi e di approfondimento su un fenomeno totale, indagato a 360 gradi.

L’ascesa degli smartphone: fenomeno globale dal gaming allo smartworking

35 milioni. Tanti sono stati gli italiani connessi in rete, nel 2020, grazie a un dispositivo mobile. Era l’anno in cui il Covid 19 ci ha costretto in casa, ribaltando le nostre vite, minando le nostre certezze e facendone rimanere solo una: la rete, internet.

Gli smartphone, in quel momento, ci si sono presentati davanti come gli strumenti per continuare a restare connessi: per ascoltare la musica o leggere le ultime news, per seguire le lezioni di scuola o dell’università, per lavorare e seguire i meeting dell’ufficio, per passare il tempo e per giocare. A confermare questi dati è stato l’Osservatorio Mobile B2C 2021, che parlano di una crescita di 4 punti percentuali e mezzo rispetto al 2019 per quanto riguarda gli utenti da mobile. Crescono anche le ore passate su questi device, che in media sono 77 alla settimana.

A pesare su questa statistica sono soprattutto i passi in avanti fatti dall’industria del gaming e del gambling. Numerose piattaforme di gioco online, in particolare il marchio Leovegas, hanno infatti messo in campo un grande sforzo nello sviluppo di app mobile e di piattaforme accessibili da remoto. Grazie all’utilizzo dell’HTML 5 poi, il nuovo linguaggio di programmazione grafica e strutturale del web, e grazie anche al miglioramento della rete mobile, giocare online è diventato compatible con qualsiasi dispositivo Come è diventato facile vedere video, ascoltare musica, seguire le serie tv di cui siamo appassionati: merito dei passi da gigante in avanti fatti da portali come Youtube, Spotify, Netflix, Amazon Prime.

Gioco e divertimento, ma non solo. Gli smartphone sono sempre più utilizzati anche nel mondo del lavoro. Lo smartworking, infatti, si serve di alcune tecnologie e di alcune piattaforme uniche nel proprio genere. Slack e Trello, ad esempio, permettono di coordinare il lavoro di un team, di scambiarsi messaggi e aggiornamenti sui progetti o sulle attività, oppure Zoom e Google Meet, che offrono servizi di riunioni e meeting a distanza.

La domanda finale di questo nostro ragionamento, insomma, è solo una: ma alla fine i cellulari continueranno a crescere? La loro ascesa è inesauribile? Tra cinquanta anni continueremo a usare questi dispositivi? È presto per dirlo. Ma l’introduzione di nuovi strumenti e nuove tecnologie (la Realtà Aumentata, il Metaverso e tanti altri ancora) faranno di questi device uno strumento fondamentale per ogni aspetto della nostra vita. Che sarà sempre più online. Questo lo possiamo affermare con sicurezza.