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Appalti pilotati per favorire cosche, arresti in diverse regioni

REGGIO CALABRIA – La Guardia di Finanza ha eseguito decine di arresti in diverse regioni italiane dopo aver scoperto un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della ‘ndrangheta.

L’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili ‘imprenditoriali’ dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro.

I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni. L’operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata ‘Waterfront’, è l’epilogo delle indagini sull’ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l’esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta aggravata dall’agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti.
   

‘ndrangheta, 19 indagati per appalti truccati a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA – La Guardia di finanza di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda reggina, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, ha notificato la chiusura indagini a 19 persone tra i quali imprenditori e funzionari pubblici infedeli, indagate, a vario titolo, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, intestazione fittizia, aggravati dal metodo mafioso, corruzione, reati ambientali e abuso d’ufficio.
L’operazione, denominata “Rupes”, che avrebbe portato alla luce una serie di appalti truccati, si fonda sulle risultanze delle indagini condotte dal Gico di Reggio Calabria, nei confronti di imprenditori “collusi” con esponenti delle cosche cittadine e pubblici ufficiali corrotti che, associandosi tra loro, avrebbero determinato, tra il 2009 e il 2013, per imprese riconducibili a soggetti vicini alle cosche “Condello”, “Libri”, “Tegano”, “Paviglianiti” di San Lorenzo e “Iamonte” gli esiti di diverse gare per lavori pubblici. (Foto di repertorio)

Cosenza, sequestrata piazza “Bilotti”. La Dda di Gratteri notifica 13 informazioni di garanzia

COSENZA – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo dell’intera struttura di piazza “Carlo Bilotti” a Cosenza, disposto in relazione ai reati di falso, relativi agli atti della procedura di collaudo dei lavori di intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo- culturale della medesima piazza.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda di Catanzaro, con il costituto procuratore Veronica Calcagno e il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.

Il vincolo reale sulla piazza si è reso necessario al fine di scongiurare che, dal perdurante utilizzo della stessa, per manifestazioni pubbliche, potesse derivarne pericolo per la pubblica incolumità. L’attività (convenzionalmente denominata “Piazza Sicura”), è intervenuta nell’ambito delle investigazioni connesse alla gestione dell’appalto per la “riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di Piazza “Carlo Bilotti” e realizzazione di un parcheggio interrato,” del valore di € 15.755.000 di cui € 11.993.778,35 di finanziamento pubblico ed € 3.761.221,65 a carico del privato imprenditore e relative alle ipotesi di reato, riguardanti pubblici amministratori, imprenditori, professionisti e pubblici dirigenti, indagati, a vario titolo, per falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza del certificato di collaudo, e con la previsione, per uno degli indagati, dell’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare le attività della cosca “Muto” di Cetraro.

In particolare, le indagini, svolte mediante attività tecniche d’intercettazione e attività di riscontro documentale, hanno permesso di delineare le ipotesi di plurimi reati di falso, finalizzati ai finanziamenti per lavori complementari e per il rilascio del certificato di collaudo, di rivelazione di segreto, posta in essere da un pubblico dipendente in relazione ad attività ispettive che dovevano essere avviate sul cantiere, e affidamento e frammentazione di incarichi sotto soglia, in modo da aggirare gli obblighi posti dalla normativa vigente in materia di appalti.

Con riferimento specifico al provvedimento di sequestro eseguito oggi, dalle attività di indagine è emerso che, la cerimonia pubblica di inaugurazione di piazza Bilotti, al termine dei lavori di riqualificazione, avvenuta in data 17 dicembre 2016 con la presenza di migliaia di persone, è stata svolta in mancanza del certificato di collaudo, condizione imprescindibile all’apertura al pubblico della fruibilità della medesima opera pubblica.

Il collaudo dell’opera, formalmente eseguito in data successiva a detto evento inaugurale (ovvero il 30 dicembre 2016), dalla ricostruzione investigativa risulta effettuato sulla scorta di un certificato ritenuto ideologicamente falso, nel quale è stata attestata la corretta esecuzione delle opere a fronte di fessure e crateri riscontrate sulle travi portanti della piazza, non ancora effettivamente riparate a quella data.

Ciò scaturiva dalla necessità di corrispondere alle pressanti richieste dell’amministrazione comunale di Cosenza, legate anche alla volontà di non spostare in altro luogo il concerto di fine anno 2016 (evento effettivamente tenutosi). Dalla ricostruzione investigativa, risulta, inoltre, il deposito, presso i competenti uffici della Regione Calabria e del comune di Cosenza, di documentazione attestante prove tecniche su strutture e materiali, nella realtà non ancora effettuate.

 

 

 

Sequestro beni a presunto affiliato cosca Mancuso di Limbadi

CATANZARO – Beni per un valore di circa 800 mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Catanzaro a Giovanni Campennì, di 53 anni, di Nicotera, ritenuto contiguo alla cosca Mancuso di Limbadi e già condannato in via definitiva per ricettazione e tentata estorsione.

Campennì era stato indagato nell’operazione “Mondo di mezzo” che aveva fatto emergere un accordo “imprenditoriale” tra l’associazione romana, riconducibile a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, e il clan Mancuso.

In virtù dell’accordo, secondo l’accusa, i Mancuso, per il tramite del loro rappresentante Campennì, avrebbero avviato attività imprenditoriali in collaborazione con l’associazione riferibile a Carminati – in particolare la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma – in cambio della possibilità per il clan laziale di svolgere attività economiche in Calabria sotto la protezione della cosca Mancuso.

Percepiva la pensione della madre deceduta, denunciato

VILLA SAN GIOVANNI (RC) – Ha continuato a percepire la pensione Inps della madre morta per oltre un anno e mezzo riuscendo ad intascare oltre 20 mila euro.

Un uomo è stato denunciato per indebita percezione di erogazioni dello Stato dalla Compagnia della Guardia di finanza di Villa San Giovanni che ha eseguito un sequestro preventivo per equivalente.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura di Reggio Calabria. In particolare i finanzieri hanno accertato che il figlio della donna deceduta aveva continuato a riscuotere mensilmente, e per oltre un anno e mezzo, la pensione della propria madre, regolarmente accreditata su un conto corrente tra loro cointestato.

Il sequestro ha riguardato le disponibilità finanziarie liquide direttamente riconducibili all’indagato pari alla somma indebitamente incassata.

Fonte Ansa

‘Ndrangheta, sequestro di beni alla cosca Scalise

LAMEZIA TERME (CZ) – Beni per circa un milione duecentomila euro sono stati sequestrati e confiscati dalla Guardia di finanza di Lamezia Terme a Pino e Luciano Scalise e a quattro eredi di Daniele Scalise, ritenuti appartenenti all’omonima cosca di ‘ndrangheta di Decollatura.

I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo.

I destinatari, secondo gli inquirenti, si contrappongono alla cosca Mezzatesta nella cosiddetta faida di Decollatura scoppiata di fatto con il duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, proseguita con quelli di Daniele Scalise e Luigi e Aiello e culminata con gli omicidi dell’avvocato Francesco Pagliuso e poi di Gregorio Mezzatesta. Il tutto nel contesto svelato dall’operazione “Reventinum”.

  La misura adottata oggi riguarda 9 fabbricati, 11 veicoli e sei terreni. E’ stato dimostrato dai finanzieri che il valore dei beni è sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e al tenore di vita degli interessati.

Fonte Ansa

Evasione fiscale, nei guai titolare azienda informatica

REGGIO CALABRIA – Ricavi per oltre 3,7 milioni di euro sarebbero stati nascosti al Fisco con conseguente evasione di Iva e imposte sui redditi.

E’ la scoperta fatta dai militari delle Fiamme Gialle di Palmi che su ordinanza del Gip, hanno sequestrato conti correnti, quote societarie, beni mobili e immobili riconducibili ad una azienda informatica e al suo rappresentante legale.

Dalle verifiche fiscali sarebbe emerso che l’impresa non comunicava i ricavi ottenuti nel 2013.
Sulla base di queste risultanze, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo dei beni risultati nella disponibilità della società e del suo amministratore, per l’importo corrispondente appunto alle imposte che si ritiene siano state evase.

‘Ndrangheta, sequestro di beni per 18 milioni di euro

CATANZARO – Il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro ha eseguito la sentenza della Corte d’appello del capoluogo riguardante la confisca dei beni per un valore di 18 milioni di euro a carico di un gruppo di persone accusate di fare parte della cosca di ‘ndrangheta Procopio-Sia-Tripodi, egemone nell’area del soveratese.

I beni oggetto della confisca era stati sequestrati nel 2011 in occasione dell’operazione “Showdown”, scaturita da un’inchiesta della Dda di Catanzaro condotta con il coordinamento dall’attuale Procuratore della Repubblica aggiunto, Vincenzo Capomolla.

I beni confiscati consistono in svariate quote societarie, beni mobili ed immobili in provincia di Catanzaro e varie attività economiche costituite da ditte individuali, nonché da alcune società a responsabilità limitata insieme alla quota parte di un villaggio turistico in fase di realizzazione denominato “San Sostene Resort”.

Scontrini fiscali fasulli, incastrato titolare di bar-pasticceria

SIBARI (CS) – I Finanzieri della Compagnia di Sibari hanno scoperto un’evasione fiscale da parte del titolare di una ditta individuale, operante nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, attraverso un modus operandi tanto semplice quanto efficace, che ha consentito all’esercizio commerciale di occultare al Fisco una buona parte dei corrispettivi giornalieri incassati a partire dal 2016.

Durante uno dei controlli di routine le Fiamme Gialle hanno rilevato il rilascio di uno scontrino da parte dell’esercizio commerciale Bar-pasticceria riportante l’importo regolarmente pagato ma che, mediante il codice di annullamento, riportato in basso, permetteva di non conteggiare a fine giornata il relativo incasso.

A seguito dell’approfondimento fiscale si è quindi appurato che il sistema era collaudato da tempo. Infatti, attraverso l’esame analitico della documentazione contabile acquisita, i Finanzieri hanno rilevato che il titolare frequentemente emetteva lo scontrino fiscale per documentare la cessione di prodotti derivanti dalla propria attività, che veniva immediatamente annullato e consegnato al cliente. Una procedura quella dell’annullamento che serve ai commercianti in caso di un errore di battitura della cifra, ma che in questo caso era divenuta una illecita consuetudine. I clienti, passando alla cassa, ricevevano un documento fiscale che sembrava a tutti gli effetti regolare, non accorgendosi dell’annullamento tramite delle specifiche funzioni per la correzione degli errori.

All’esito del controllo fiscale i militari della Guardia di Finanza hanno constatato come il titolare dell’esercizio commerciale avesse complessivamente provveduto ad annullare oltre 4.000 scontrini fiscali già emessi, occultando al Fisco l’incasso dei relativi corrispettivi per circa 80.000 euro. L’attività ispettiva è stata inoltre estesa anche al controllo della regolarità delle posizioni lavorative dei dipendenti dell’esercizio commerciale, contestando anche la presenza di un lavoratore irregolare. L’attività svolta rientra nei piani di intervento della Guardia di Finanza, quale Polizia Economico-Finanziaria, a tutela dell’economia sana e degli esercizi commerciali onesti che pagano le tasse.

Operazione “Malapianta” 35 arresti nel crotonese

CROTONE – La Guardia di finanza sta eseguendo, dalle prime ore dell’alba di oggi, un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro nei confronti di 35 soggetti ritenuti presunti appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta di Crotone.

Le accuse nei confronti dei fermati sono, a vario titolo, associazione di stampo mafioso, traffico di droga, estorsione, usura, porto illegale di armi e intestazione fittizia di beni.

La maxi operazione, denominata “Malapianta” è scattata, nel cuore della notte scorsa, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ritiene così di aver smantellato una potentissima locale di ‘ndrangheta del crotonese ma attiva in tutta Italia.

Secondo gli investigatori, coordinati dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, è stata smantellata una “potentissima locale di ‘ndrangheta”. Per eseguire i provvedimenti sono stati impiegati oltre 250 militari delle Fiamme gialle di Crotone, degli altri reparti della Calabria e dello Scico.

Fonte Ansa