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Ombre sonore. Storie di musica attraverso il cinema

Domani, 4 novembre alle ore 20.15, presso il Teatro Comunale di Rovito, prende il via la nuova rassegna cinematografica dal titolo “Ombre sonore. Storie di musica attraverso il cinema”. Il nuovo ciclo propone una serie di documentari incentrati sulla musica intesa in tutte le sue declinazioni: classica, contemporanea, jazz, rock, blues, soul, etnica, brasiliana, canzone d’autore, colonne sonore.

Si parte dal documentario di Michael Radford “Michel Petrucciani – Body and Soul” del 2011.
Il regista, noto per aver diretto “Il postino” e “1984” (adattamento cinematografico del famoso romazo di Orwell), dedica un documentario al pianista Michel Petrucciani morto all’età di soli 36 anni a causa della rara e grave patologia che lo afflisse per tutta la sua breve ma intensissima vita.

«Il documentario racconta di come Petrucciani raggiunse il successo attraverso una volontà incrollabile e la forza della sua personalità. Attraverso una collezione ricchissima di interviste e materiali di archivio, Radford “entra” fisicamente dentro la vita di un uomo spinto da un desiderio inesauribile e divorante per tutto quello che la vita ha da offrire – i viaggi, le donne, l’arte, la musica – una forza della natura dall’incredibile talento che ha dovuto lottare e sconfiggere un handicap fisico pesantissimo per diventare uno dei grandi musicisti del jazz. Nelle intenzioni del regista, il film non è solo un tributo all’uomo e all’artista, ma anche un “viaggio alla ricerca della vera natura della creatività”. Per comporre il suo tributo, Radford ha cercato ovunque materiale di repertorio, interviste e testimonianze inedite. Nato con una malattia congenita – l’osteogenesi imperfetta, nota anche come sindrome delle ossa di cristallo, che rende le ossa fragilissime e che gli impedì di crescere oltre il metro (oltre a procurargli tremendi dolori per tutta la vita) – Michel Petrucciani non solo non si fece abbattere dalla malattia, ma al contrario considerò questo disagio fisico come un vantaggio. In gioventù, infatti, poté dedicarsi completamente alla musica senza “coltivare” altre distrazioni. Consapevole che molto probabilmente la malattia non gli avrebbe consentito di vivere oltre i quarant’anni, non accettava che la gente lo compatisse per la sua malattia: “Di che ti lamenti?” , diceva. “Guardami! Mi sento benissimo! Mi sto divertendo!” »

«Petrucciani aveva un tocco indimenticabile, allo stesso tempo potente e rilassato, ma forse la sua caratteristica peculiare, la sua cifra stilistica era l’incredibile incisività sotto il profilo ritmico. Il vocabolario armonico usato da Petrucciani risaliva indubbiamente alle fonti dell’armonia moderna, ma allo stesso tempo era decisamente originale».

«La vita di Petrucciani è la dimostrazione, per fortuna non l’unica, che nulla può impedire ad un uomo di vivere pienamente. Se la grandezza di un essere umano si misura dalla capacità di realizzare qualcosa che sembra andare oltre le umane possibilità allora Petrucciani è stato un gigante, d’altra parte come scriveva Novalis: “Ogni malattia è un problema musicale. Ogni cura è una soluzione musicale”». Rocco Mancinelli