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Dopo “Nemo” Katya Gentile attacca Occhiuto «Risponda della sua inazione»

COSENZA – Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato stampa a firma di Katya Gentile, già vicesindaco di Palazzo dei Bruzi relativamente alla vicenda legata alla trasmissione “Nemo” andata in onda su Rai 2

 

«Dopo aver visto il servizio di Nemo su Rai 2, ciò che mi fa veramente inorridire, essendo ormai preparata a qualunque tipo di esternazione da parte di Occhiuto, sono i commenti dei fan che lo difendono per partito preso, considerandolo al pari di un profeta, nonostante, molti di loro non sappiano di cosa parlano e la maggior parte non abbia neanche visto il video. Se fossimo vissuti nel medioevo avremmo pensato ad un filtro di asservimento che, al richiamo (quello si, veramente populista) di colui che reputano “il Salvatore”, che non è Perugini, fatemi passare la battuta, sanno di dover accorrere subito in suo aiuto, a costo di dire amenità (voglio essere elegante) e di fare figuracce».

«Inorridisco per la mancanza di pulizia mentale»

«Dicevo inorridisco per la mancanza di pulizia mentale che sottende a certe dichiarazioni, perché, oltre ad essere disinformati, o a voler sembrare tali, i rappresentanti politici ed istituzionali, in particolare, appaiono anche cinici, quasi disumani, agli occhi di chi quei drammi ha la sensibilità di “vederli” o, peggio ancora, li vive. E non è negando l’evidenza che scompaiono i problemi e si offre un miglior servizio alla città.
Mi reputo abbastanza elastica mentalmente da essere riuscita a capire, finora, pur non condividendoli, i motivi di tante bislacche affermazioni, ma, anche dopo uno sforzo immane, non riuscirò mai a comprendere chi vorrebbe far passare il servizio di Rai 2 per una “vergognosa mistificazione”, quando tutti sappiamo, e coloro che rappresentano il Comune se ne dovrebbero assumere la responsabilità, che quella che si vede è semplicemente la fotografia nuda e cruda di una realtà, senza trucco e senza effetti speciali che, finalmente, squarcia le tenebre dell’omertà».

«Una realtà cosentina rinnegata di cui vergognarsi»

«Sicuramente, quella andata in onda, con qualche imprecisione, che lo stesso sindaco intervistato non è stato capace di chiarire, è una realtà scomoda. Non si parla della grande opera, né della finta medaglia di carta stagnola da appuntarsi al petto, ma di una realtà cosentina, ancora una volta rinnegata, di cui vergognarsi, che però è lì, così come i problemi irrisolti in 7 anni di amministrazione. Perché, seppure l’ultima signora disabile intervistata abiti nel comune di Rovito ed i due signori siano stati trasferiti da marzo (i filmati sono stati registrati il 26 gennaio) in una nuova abitazione, i palazzi del centro storico di Cosenza continuano a crollare, le “messe in sicurezza” del Comune sono ridicole, farlocche e pericolose e l’alibi per tutto non può essere il solito disco rotto della “proprietà privata”. Le soluzioni esistono, eccome se esistono, si sarebbero già potute e dovute attivare, in questi anni, una serie di procedure, ma è evidente che sia mancata la volontà. Nel centro storico, ormai abbandonato dalla gran parte dei suoi abitanti, quei pochi rimasti vivono: i più anziani praticamente segregati in casa, anche per vie delle barriere architettoniche e della condizione di totale abbandono delle strade, mentre gli altri sono consapevoli che esiste una sorta di coprifuoco e che circolare nei vicoli dopo le ore 17:00, d’inverno, è fortemente sconsigliato, specie alle donne ed ai bambini.  Si, perché da quando, quattro o cinque anni fa, per risolvere il problema del campo rom lungo il fiume prima e quello della tendopoli di via Popilia poi, hanno “scaricato” dai cassoni dei camion, come in una scena da film, in un’assolata domenica di luglio, una ventina di rom in piazza Valdesi, proprio alle porte del centro storico, non senza averli prima pagati.
Questi hanno occupato e distrutto diverse abitazioni disabitate,   accendono fuochi nelle case per scaldarsi quando fa freddo e si allacciano abusivamente agli impianti di pubblica illuminazione del Comune, ogni volta che si spostano a loro piacimento, mettendo a rischio anche l’incolumità delle persone.
Là dove si è creato uno slargo, dopo il crollo di alcuni palazzi nel quartiere di Santa Lucia, hanno realizzato addirittura una discarica con deposito di ferro vecchio annesso.
Ditemi se questa è l’integrazione di cui ama parlare  il sindaco. E ditemi se è possibile che stiamo pascendo, nel cuore del centro storico, un coacervo di bisogno, degrado e malvivenza da imputare all’ignavia, all’incuria e all’indifferenza di chi amministra».

«Occhiuto personalizza troppo»

«Questa, che piaccia o non piaccia, è la verità. Credo che Occhiuto, per quanto distante da ogni atto relativo alle sue funzioni, quando di mezzo ci sono indagini della Procura, in alcuni casi, invece, personalizzi troppo.In ogni sua dichiarazione, nega ancora una volta l’evidenza e azzera ogni sua responsabilità ma, diciamoci la verità, si dà più importanza del dovuto quando sostiene che queste trasmissioni di denuncia sono strumentalmente volte a screditare una sua improbabile candidatura alla Regione. Vale la pena ricordare, infatti, che a parlarne sono solo lui ed i suoi adepti, mentre abbiamo tutti letto e ascoltato il pensiero inequivocabile di importanti rappresentanti di Forza Italia reggini e non solo.
Penosa la pantomima della vittima innocente, che pagherebbe lo scotto di essere un genio, troppo modesto e fattivo, a tratti incompreso, pur tuttavia, sempre invidiato, mentre, un istante dopo, mette in bella mostra tutta la sua arrogante protervia, vestendosi d’autorità e minacciando con fare malavitoso ed intimidatorio, non solo la Rai ed il giornalista, ma anche chi non ha avuto paura di metterci la faccia, per amore della sua città.

A chi, per giustificare e sostenere il sindaco, chiede, poi,  che relazione ci sia tra il ponte di Calatrava e la fatiscenza delle case popolari, devo rispondere, con onesta intellettuale: direttamente, quasi nessuna, salvo poi guardare ad un quadro sommario, più ampio. In questi anni, infatti, non sono state destinate somme alla manutenzione  degli alloggi di proprietà del Comune e non ci sono state richieste di finanziamento per nuove costruzioni, semmai, sono andati perduti i finanziamenti regionali, fondi ex Gescal anche quelli,  per la costruzione di nuovi alloggi popolari, già previsti nel territorio di Donnici, senza che nessuno abbia mai proferito parola. Si è interrotta quella filiera di collaborazione, realizzata con enormi sforzi e finalizzata al ripristino della legalità, tra uffici comunali, Aterp, Prefettura, Polizia municipale e Forze dell’Ordine.  Era preposta al controllo ed alla verifica del possesso dei requisiti degli abitanti  delle case comunali, per evitare abusi, bloccare il fenomeno della compravendita illegale del patrimonio immobiliare comunale e recuperare alloggi da destinare a chi ha il diritto, ma non la casa.
Non si è provveduto a recuperare gli oneri di urbanizzazione, nè gli appartamenti, derivanti dalle convenzioni degli insediamenti privati previsti nei PRU di viale parco, che avrebbero dovuto essere già nella disponibilità del Comune, diversi anni or sono, e che  avrebbero potuto essere utilizzati anche come soluzioni tampone per un piano di emergenza abitativa a cui, evidentemente, nessuno ha più pensato.
Dopo essersi preso le ovazioni per l’assegnazione di nuove abitazioni popolari nel centro storico, di cui ho seguito personalmente anche l’iter dei lavori durante il mio mandato, più nulla è stato fatto e nessuno dei miei agognati esperimenti di housing sociale, i cui cofinanziamenti erano già stati accordati  dalla Regione, è mai più partito.

È inutile sperare in un mea culpa del borioso architetto che, come sempre, butta le mani avanti per non cadere indietro, che vorrebbe convincere tutti che ogni problema sia quasi un’invenzione dei suoi detrattori che gli vogliono male. Sia chiaro che ogni critica politica, ogni contestazione e ogni immagine di denuncia, non è mirata ad infierire contro la persona (il suo ego smisurato non gli consente di capirlo o forse fingersi agnello sacrificale produce più proseliti), ma contro le modalità di un sindaco di disamministrare la sua città.
E nulla c’entra l’odio, si tratta piuttosto di  riprovazione, di indignazione e di  sdegno. In città, l’unico che crea fazioni e spaccature e che continua a spargere odio, quello vero, veleni, quelli mortali, e bugie, le più azzardate e beffarde, è proprio lui. Lui che del divide et impera ha fatto il suo mantra. Senza continuare a girarci intorno, risponda della sua inazione, se ne ha il coraggio, che la gente ne ha piene le tasche e l’epoca di Pinocchio e del Marchese Del Grillo sta per finire»

Katya Gentile

Già Vice Sindaco di Cosenza