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Insegnanti sostegno calabresi: no alla chiamata diretta

Gli insegnanti specializzati su attività di sostegno, dopo la lettura del DDL definitivo sulla Riforma Renzi della Scuola, assegnato alla Camera il 20 Marzo 2015, rilevano gravi profili di incostituzionalità nel testo.
I docenti di sostegno chiedono a tutte le forze politiche che siano emendati nel Capo III, l’articolo 6 e 7
L’Art 6 e l’art 7 del capo III rimandano rispettivamente all’Organico imagesdell’autonomia per l’attuazione dei piani triennali dell’offerta formativa e alle “Competenze del Dirigente Scolastico.
Nell’articolo 6 del suddetto Capo al comma 2 è scritto che l’organico dell’autonomia è determinato su base regionale con cadenza triennale. Questo organico dell’autonomia, che comprende i posti di sostegno, è soggetto alla chiamata dei presidi, pertanto vengono meno i criteri di oggettività dettati dalle graduatorie dei docenti di sostegno e si affidano alla scelta del Dirigente Scolastico.
Si profila così l’incostituzionalità della chiamata diretta dei Dirigenti, che richiama il DDL Aprea.
Anche se la chiamata diretta riguarda solo il personale di ruolo già assunto, la sostanza non cambia Gli stessi giochi di potere e ricatti, potrebbero inficiare la legge sulla mobilità, secondo cui i trasferimenti avvengono per merito e ordine di anzianità, titoli di servizio e titoli culturali. Le graduatorie sono oggettive, mentre la scelta del ds è un criterio soggettivo che si affida al potere discrezionale del singolo DS. Si avrebbe lo stesso rischio di innescare rapporti clientelari, rispetto a quello che era proposto dal DDL Aprea. Non a caso l’Aprea ha espresso apprezzamenti in merito.

Inoltre chiedono di emendare al Capo VII art21, la lettera E, comma 1 e 2, (Delega al Governo in materia di Sistema nazionale di istruzione e formazione) perché la ridefinizione del ruolo del docente di sostegno potrebbe compromettere la qualità dell’integrazione. Qui è nascosto un intento subdolo: Cancellare con un successivo provvedimento il docente di sostegno o snaturarne il ruolo, in funzione del disegno originario, con cui è stata concepita questa figura.

Riformare il sostegno con soluzioni che non hanno nulla di ragionato e all’insegna del risparmio, senza ravvisare l’utilità di un cambiamento con il rischio di eliminare una figura di altissimo profilo quale è quella del docente specializzato in integrazione, arrecherebbe un ulteriore danno alle scuole statali. Oggi, infatti, il sostegno nel nostro Paese, è il nostro fiore all’occhiello e rappresenta il faro mondiale dell’integrazione.
Sono in pericolo il merito, la libertà d’insegnamento e la democrazia scolastica.

Riforma della scuola: l’insegnante di sostegno come faro mondiale dell’integrazione

La Riforma della Scuola non si decreta d’urgenza, ma va discussa con i sindacati e in Parlamento insieme alla Legge d’iniziativa popolare per una Scuola della Costituzione, che tantissimi docenti genitori e alunni, con l’avallo di ben 100 mila firme, hanno discusso insieme e depositato in Parlamento.

La Riforma del sostegno non si fa all’improvviso, portando in decreto legge, alternative inutili e senza ravvisare l’utilità di un cambiamento. Abbiamo la legislazione più avanzata del mondo in questo ramo. In Italia abbiamo osservatori che arrivano da tutto il mondo, per studiare il nostro sistema integrato scuola – sanità, che rappresenta il nostro fiore all’occhiello.

Il sostegno alle persone con disabilità e le figure dei docenti abilitati sulla disciplina e poi specializzati, costituiscono per il Paese  il faro mondiale dell’integrazione.

Si è andati in direzione sbagliata quando è stato tolto il docente specializzato all’alunno DSA. Lo dimostra il fatto che nelle scuole si è dovuti ricorrere all’inserimento in classe del DSA, insieme allo studente con disabilità, così che il docente di sostegno aiuti anche lui.

E ancora si rischia di andare in direzione sbagliata, quando si vuole fare la separazione delle carriere, perché il docente non più intercambiabile, fa fallire il nobile disegno dell’integrazione in classe.

Il docente di sostegno non è stato concepito come una figura badante o come personale sanitario che si specializza ulteriormente nelle singole disabilità. Il docente specializzato sa bene che gli studenti con autismo, sono tutti diversi tra loro e così tutte le altre disabilità presentano specificità, singolarità che appartengono solo a quella persona, quindi perché andare nella direzione del fallimento dell’obiettivo principale che è quello dell’integrazione in classe? Perché snaturare il ruolo e la funzione principale del docente specializzato?

Nella scuola secondaria di secondo grado, durante il Governo Monti, è stata avviata la soppressione delle aree di specializzazione (scientifica, umanistica, tecnica, motoria) per favorire non certo l’apprendimento dei ragazzi con disabilità i quali hanno diritto ad avere un “sostegno” competente, come giustamente sostenuto nella sentenza n.245 del 26 gennaio 2001 del Consiglio di Stato, ma solo per facilitare la mobilità dei docenti. Sarebbe invece utile ripristinare le aree di competenza professionale.

Riformare il sostegno con soluzioni che non hanno nulla di ragionato e all’insegna del risparmio, con il rischio di eliminare una figura di altissimo profilo quale è quella del docente specializzato in integrazione, arrecherebbe un ulteriore danno alle scuole statali che, oggi,  si reggono in piedi da sole, senza l’aiuto dello Stato.

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