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“Libri a Palazzo”, presentato a Mendicino “Io d’amore non muoio”

libri a palazzoMENDICINO (CS) – Un appuntamento che si ripropone a distanza di un anno in uno scenario scrigno di storia e bellezza. Questi gli ingredienti base di un ricco programma che si preannuncia scoppiettante di idee, riflessioni, storie e incontri. Oggi pomeriggio, presso Palazzo del Gaudio- Campagna di Mendicino, si è tenuto il primo incontro della rassegna culturale “Libri a palazzo”. Ad inaugurare la rassegna, fortemente voluta dal sindaco Antonio Palermo e dal consigliere Margherita Ricci, il giornalista Arcangelo Badolati autore del libro “Io d’amore non muoio”. «Cinquantanove donne uccise dall’inizio dell’anno, cinquantanove donne strappate alla vita. Un tg che si fa fatica a vedere perché sempre più è un bollettino di guerra» . Inizia con queste parole Antonietta Cozza , in veste di moderatrice dell’incontro. «Sono indignata – prosegue il presidente dell’Aimed Cinzia Falcone – non riuscivo a seguire il tg oggi. Due donne uccise nell’arco di cinque  giorni, il funerale di Sara Di Pietrantonio la ragazza romana ventiduenne uccisa e data alle fiamme dal fidanzato tra l’indifferenza di passanti che hanno assistito alla scena senza prestare soccorso». BadolatiDa queste premesse si è poi dipanato il racconto struggente, amaro, passionale, a tratti urlato di Arcangelo Badolati che racconta un universo di donne. Donne antiche ,donne moderne, donne barbaramente massacrate, donne vittime di violenza, prigioniere di un mondo ottuso che fatica a riconoscere l’intelligenza, la voglia di vivere, la forza, il coraggio di dire “no” ai soprusi perpetrati ai loro danni da uomini troppo deboli per sopportare un rifiuto o un abbandono. Ipazia D’Alessandria martire di libertà di pensiero condannata alla ghigliottina dal cattolicesimo, Olympe de Gouges – femminista attiva e non di  retroguardia- autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, Artemisia Gentileschi. Poi Maria Rosaria Sessa e  Fabiana Luzzi, vittime di uomini malati d’amore; Patrizia Schettini e Patrizia Crivellaro uccise da figli apatici e “malati” di social network; Giusy Pesce e Maria Concetta Cacciola  figlie della ‘ndrangheta che non risparmia nessuno. Infine l’amore raccontato sapientemente da un Arcangelo appassionato di letteratura. L’amore materno di Pier Paolo Pasolini ed Eugenio Montale; quello multisfaccettato di William Shakespeare; quello etereo di “Vita nova”, quello poetico, sussurrato, fatto di incontri vissuti con l’immaginazione  e mai raccontati di Paolo e Francesca della “Divina c ommedia”. Presente il padre di Roberta Lanzino, Franco che reca con sé un sorriso che riscalda e dona speranza a tutte le donne vittime di violenza ospiti del centro da lui fondato. Un intreccio di vite spezzate, di vite vissute con coraggio, passione, con la caparbietà di cui solo le donne sono capaci. Contro la violenza, contro le barbarie di ogni giorno, come scriveva Edgar Allan Poe «Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte».

Rita Pellicori

Presentazione di “Io d’amore non muoio” di Arcangelo Badolati a Corigliano

io d'amore non muoioCORIGLIANO CALABRO (CS) –  Domani 11 Maggio alle ore 10,30 nell’Aula Magna  dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino” a Corigliano, presentazione del nuovo  libro di Arcangelo Badolati – #Iodamorenonmuoio  -Un evento voluto dalla dirigenza dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino” per affrontare un tema, quale quello della violenza contro le donne, purtroppo ancora oggi tristemente diffuso e retaggio di una mentalità culturale che non contempla l’uguaglianza di genere nell’ambito del rapporto di coppia. Il volume scritto da Badolati, edito da Pellegrini Editore, con il contributo artistico di Federica Montanelli e la prefazione a cura di Cinzia Falcone, presidente Animed, inaugura la collana “Ipazia” interamente al femminile e sarà l’occasione per continuare, anche a scuola, il processo di educazione ai sentimenti e alle relazioni che fa parte di una didattica ampia e attenta alla società moderna. Si tratta di un testo – afferma il dirigente scolastico ing. Alfonso Costanza – che mira a dare voce alle donne affinché nasca un messaggio positivo di speranza, di amore, di propositività, di cammino.Bisogna oggi sconfiggere un atavico retaggio culturale e far capire, soprattutto alle nuove generazioni, l’uguaglianza di genere. Non dimentichiamo, inoltre, che il gesto estremo dell’omicidio, descritto anche nel libro, diventa un punto di arrivo negativo frutto, il più delle volte, di una vera e propria assenza di un alfabeto dei sentimenti.La presentazione del libro sarà l’occasione per stimolare un’ampia riflessione e un nutrito dibattito con gli studenti. Questo il programma dell’evento: dopo i saluti del Dirigente Scolastico ing. Costanza, interverranno l’autore Arcangelo Badolati e Federica Montanelli, curatrice del contributo artistico. Previsto un intermezzo musicale con Otello Profazio. Seguirà dibattito.La violenza contro le donne da qualche tempo  è sempre più al centro del dibattito pubblico. E il perché è presto detto: persino in un’epoca che si professa civilizzata come la nostra il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche è poco.Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto, manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne e quindi come uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini. La violenza contro le donne è uno scandalo dei diritti umani. Fermarla è urgente e necessario.

Anna Maria Schifino

Io D’amore Non Muoio: all’ Unical il libro sul femminicidio di Arcangelo Badolati

unical 2Ipazia D’Alessandria, Olympe de Gouges, Giovanna D’Arco, Artemisia Gentileschi. E poi ancora  Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Fabiana Luzzi. Donne di ieri come di oggi. Vittime della loro intelligenza, del loro desiderio di libertà, di una dignità morale che non si piega alla volontà del maschio. Su loro e sulla loro tragica morte, Arcangelo Badolati, giornalista e autore del libro “IO D’AMORE NON MUOIO”, intesse pagine e pagine d’emozione, come direbbe il procuratore Vincenzo Luberto ospite il 6 aprile della conferenza all’Università della Calabria, indetta per promuovere il libro. Un incontro dai toni forti, emotivamente toccanti, destinato a giovani platee di uomini, creature “capaci dei più grandi slanci, come delle più grandi brutture” e a giovani platee di donne, perché non si arrendano mai a ciò che intere società, nei secoli dei secoli, hanno scelto per loro.

A raccontare, con urlata passione, il suo saggio, lo stesso autore, che in lungo excursus storico, attraversa la vita e la storia di quante, in quel loro destino beffardo che le ha condannate in qualità esseri femminili, hanno trovato la peggiore delle morti. Donne strappate alla vita con forza, bruciate, accoltellate, lapidate, fatte  a pezzi. A loro, per le quali non sembra essere esistita alcuna pietà, trattate come schiave, oggetti sessuali da gestire, inanimate creature vittime della follia umana, sono riservati fiumi accorati di appelli al cambiamento sociale, culturale, alla decostruzione di vecchie mentalità.

A presenziare l’incontro, oltre all’autore e alla giornalista Federica Montanelli, curatrice della parte artistica del testo, Cinzia  Falcone, presidente dell’Aimed, Mario Luzzi, padre di Fabiana Luzzi, bruciata viva dal fidanzato a soli 16 anni,  e Vincenzo Luberto, procuratore antimafia Catanzaro. Ed è proprio quest’ultimo, in un intervento che desta  perplessità,  profondo conoscitore del sistema ‘ndrangheta, che invita a rinnegare l’emozione in funzione di una conoscenza maggiore del cambiamento in atto della società. Sulle donne e sul loro ruolo variegato che passa dal concetto di merce di scambio, a quello di creatura affetta da fragilità, è imperniato il suo discorso che chiude inneggiando all’autonomia e all’indipendenza. Un disincanto apprezzabile, se non fosse per il dolore sordo di un padre a cui hanno tolto la giovane figlia nel peggiore dei modi. Lui, Mario Luzzi, chiuso nel suo mesto silenzio, prende la parola  solo per chiedere giustizia e pene più severe. “Quelli per cui ci emozioniamo stamattina, non sono proprio fattarelli”, sentenzia. Qualcuno, potrebbe mai dargli torto?

 Lia Giannini