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Manifesti offensivi, What Women Want:«Comuni adottino protocollo Anci/Iap per evitare che si ripeta»

COSENZA – «Pur apprezzando l’iniziativa assunta dal Sindaco di Cosenza di disporre la rimozione dei manifesti sessisti e offensivi della dignità femminile – utilizzati da una azienda commerciale nel settore della telefonia e di elettrodomestici – non possiamo non rilevare che si tratta del terzo anno che la medesima azienda ricorre a messaggi volgarmente allusivi. Oltre a censurare, come pure bene ha fatto l’amministrazione, è tempo che si mettano in campo idonee misure preventive perché ciò non si ripeta in futuro». E’ quanto sostiene il direttivo del movimento What Women Want che propone con chiarezza e decisione una soluzione alla questione dei manifesti di un noto marchio tecnologico, definiti da molti offensivi e sessisti nei confronti delle donne.

«In particolare auspichiamo, prosegue la nota del direttivo WWW, che il Comune adotti il protocollo ANCI/IAP in materia di correttezza del messaggio pubblicitario, come già accade in altre città italiane – impegnandosi a rispettare e a far rispettare il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Uno strumento per prevenire l’utilizzazione di messaggi che contengano immagini o rappresentazioni di violenza contro le donne e offensive della loro dignità, e garantire, nel rispetto del principio di pari opportunità, una rappresentazione dei generi coerente con l’evoluzione dei ruoli nella società». «Lo IAP, Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria – spiega il direttivo – con il protocollo si propone di affermare anche a livello locale, una comunicazione commerciale sempre più onesta, veritiera e corretta. “Il modo per implementare il rafforzamento del sistema autodisciplinare – suggerisce lo stesso protocollo – è quello di integrare i regolamenti di pubblicità locale e i Regolamenti per l’occupazione degli spazi pubblici, con clausole che prevedano l’accettazione, da parte dei gestori degli impianti pubblicitari, delle norme del codice”. Non abbiamo dubbi, conclude il direttivo, che dopo la prima, eclatante iniziativa, peraltro in corretta esecuzione del protocollo ANCI/D.i.Re., l’amministrazione comunale vorrà procedere in questa direzione e che lo stesso vogliano fare tutte le altre amministrazioni sensibili e attente ai temi sollevati».

Manifesto pubblicitario sessista, il caso finisce in Parlamento

COSENZA – Arriva in Parlamento il caso della catena di negozi di elettronica, Keyaku, finita nella bufera nei giorni scorsi a Cosenza per manifesti giudicati “offensivi delle donne, sessisti”. I parlamentari di Sinistra Italiana hanno presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio Gentiloni affinché palazzo Chigi attivi subito un’istruttoria dell’Unar nei confronti di questa azienda per «reiterate ed evidenti iniziative di carattere discriminatorio». Sotto accusa sono finiti dei manifesti in cui la catena di negozi «per indurre ad acquistare una lavatrice – ha usato lo slogan – “a San Valentino mettila a 90 gradi” giocando su un doppio senso piuttosto esplicito, e scatenando reazioni e proteste. Questa azienda non è nuova a questo tipo di “strategia” di marketing: che si tratti di uno smartphone o di un elettrodomestico, sui manifesti 6×3 campeggiano sempre riferimenti maliziosi al sesso. Sulla vicenda lo stesso sindaco della città di Cosenza – ricordano i parlamentari di Si – ha provveduto a far oscurare i manifesti in oggetto, e la reazione dell’azienda è stata quella di denunciare per abuso di ufficio il primo cittadino della città calabrese. Messaggi di questo tipo anche se commerciali o giocati su discutibili doppi sensi – affermano – sono assolutamente pericolosi, di pessimo gusto, da evitare nella maniera più assoluta. Peraltro – concludono Costantino e Fratoianni – ogni giorno nel nostro Paese messaggi sessisti o ambigui contribuiscono all’estendersi di episodi di violenza, di discriminazione, di umiliazione per le donne. E’ ora di dire basta».