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‘ndrangheta, Bisi a LaC: «Nessun membro Goi coinvolto in indagine Mammasantissima»

«COSENZA – Nonostante le ripetute richieste della Commissione Parlamentare Antimafia affinché il Grande Oriente d’Italia, l’obbedienza storica massonica più numerosa d’Italia, consegni e renda pubbliche le liste degli iscritti alle logge che la compongono, Stefano Bisi, massima carica del GOI,  ha dichiarato nel corso della trasmissione Gli Intoccabili di Klaus Davi in onda su LaC,  che i nominativi non verranno consegnati. Inoltre, aggiunge Bisi «il Grande Oriente d’Italia non è coinvolto, altrimenti lo avrei saputo. Abbiamo chiuso delle logge in Calabria perché non svolgevano lavori rituali in maniera regolare, non avevano documentazione sulle presenze precisa. Siamo garantisti ma quando le logge non funzionano come devono funzionare le chiudiamo». E ancora: «Noi siamo trasparenti, collaboriamo con tutte le istituzioni dello Stato. Ma chi sono i collusi del Grande Oriente d’Italia con la ‘ndrangheta? Noi rispettiamo il diritto alla riservatezza che qualsiasi cittadino ha, a qualsiasi associazione appartenga. Un’associazione qualsiasi, un partito, un sindacato consegnano gli elenchi al mondo? Le associazioni, i partiti, i sindacati hanno gravi difficoltà a consegnarli, ma è anche giusto che non li consegnino. Ma perché il Partito Democratico, Forza Italia o la CIGL dovrebbero consegnarli? – ha dichiarato il Gran Maestro aggiungendo – Il segretario del Partito Democratico può garantire per ciascuno dei propri iscritti?»

Presidio ai laghi di Sibari in Diretta Tv su LaC

SIBARI (CS) – Martedì 28 giugno dalle 14 fino alle 16 si svolgerà un nuovo presidio presso i Laghi di Sibari con diretta dagli studi televisivi di LaC all’interno della trasmissione “I Fatti in Diretta” condotta da Pietro Comito. Torneremo nel punto ove si vuole fare il pozzo esplorativo orizzontale nella ricerca di idrocarburi  che partendo dalla terraferma dovrebbe raggiungere un presunto giacimento di gas a tre km dalla costa, arginando il divieto di ricerca e trivellazione al di sotto delle 12 miglia. Ma questa non è l’unica istanza di ricerca nella zona della sibaritide. Ve ne sono altre quattro lungo la fascia costiera dal confine con la Basilicata fino a Rossano per oltre 500 km quadrati di terreno interessato. Quello che si prospetta è una nuova Basilicata, ampiamente avvelenata e sfruttata dove oltre il 50% delle aziende agricole hanno chiuso i battenti. Nessuna prospettiva di sviluppo con gli idrocarburi, che arricchiscono solo le multinazionali. I rischi per l’economia uniti a quelli per l’ambiente e la salute ci vedono quindi compatti nel dire NO con esponenti del movimento No-triv  nazionale e locale, con i sindacati e con le associazioni. Dal presidio ne parliamo con Ferdinando Laghi, vicepresidente Di ISDE-Italia Medici per l’Ambiente. In studio con Marcello Nardi avvocato del Forum  Ambientalista, Gioconda Chiarella Presidente del Comitato ”NO Biomassa di Sorbo San Basile” e Flavio Stasi appena eletto nel consiglio comunale di Rossano, città sulla quale pende l’istanza “Solfara Mare” di circa 300 km2. In collegamento skipe vi sarà nuovamente il deputato del M5S Paolo Parentela che di recente ha  inviato una nota alla Regione Calabria  nella quale sollecita la stessa a rispondere circa lo status attuale delle 4 istanze di ricerca delle quali sembra che nessuno abbia la documentazione ma che di certo sono pubblicate sul BUIG (Bollettino Ufficiale Idrocarburi e Georisorse) di marzo 2016 e sul sito del MISE (Ministero delloSviluppoEconomico). Dalla Regione ancora nessuna risposta.

Parroco di San Luca a “Gli Intoccabili”: «Sindaco qui non serve, meglio il commissario»

VIBO VALENTIA – «La comunità, dopo l’esperienza con il commissario prefettizio Salvatore Gullì, ha capito che c’è più bisogno di lui che di un sindaco. La gente sta raccogliendo delle firme per non farlo andare via, visti i rapporti che ha saputo creare». Sono le dichiarazioni che Don Pino Strangio, parroco di San Luca, ha rilasciato in esclusiva a Klaus Davi nel corso dell’ultima puntata del programma “Gli Intoccabili” (http://gliintoccabili.it/index.php/puntate), trasmesso dall’emittente calabra LaC Tv, canale 19 del digitale terrestre, parlando delle elezioni a Platì. «Sono 36 anni che sono qui. Ho chiesto di andare via però il vescovo ha sempre detto:”Deve rimanere, non deve lasciare San Luca”. Se mi hanno tenuto qui ci sarà un motivo». ha spiegato il parroco iscritto nel registro degli indagati della Procura di Reggio Calabria nell’ambito della inchiesta “Fata Morgana”, coordinata dal Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. Don Pino Strangio è indagato per associazione segreta, insieme all’ ex deputato Paolo Romeo, il commercialista Natale Saraceno, l’avvocato Antonio Marra, gli imprenditori Giuseppe Chirico, Antonio Idone, Domenico Marcianò ed Emilio Angelo Frascati: “ «Ho parlato con il vescovo e gli ho detto: “Attendo con fiducia quello che farà la giustizia poi vedremo il da farsi”. Ho conosciuto Paolo Romeo (secondo l’accusa avrebbe favorito la ‘ndrangheta in alcune attività economiche di Reggio Calabria ndr), Marra era il mio avvocato». Nel corso dell’intervista Klaus Davi ha chiesto al parroco una sua considerazione sulle elezioni: «La comunità, dopo l’esperienza con il commissario prefettizio Salvatore Gullì – ha detto don Strangio – ha capito che c’è più bisogno di lui che di un sindaco. La gente sta raccogliendo delle firme per non farlo andare via, visti i rapporti che ha saputo creare».

Sempre nel corso della stessa puntata del programma è ntervenuto telefonicamente anche Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che ha affermato: «Gratteri è un baluardo contro la legalizzazione della cannabis figuriamoci della droga. Il procuratore ha dimostrato come la legalizzazione non comporterebbe in alcun modo un danno per le cosche. La cannabis rappresenta, come provente economico il 5% degli incassi della criminalità,Di questo, il 70% è legato al consumo da parte di minorenni. Toglieremmo alla criminalità il 2% dei proventi». Il senatore ha poi concluso: «Bisogna dare atto che in Calabria ci sono molti riferimenti del narcotraffico internazionale. Purtroppo la commistione tra cosche della ‘Ndrangheta e trafficanti di altre sponde dell’oceano è un male antico. Ci sono però persone che combattono proprio dalla Calabria questo fenomeno, voglio citare il dott. Gratteri, che ha assunto la responsabilità della Procura di Catanzaro dopo anni di intensa azione in prima linea nella Locride ed è uno dei maggiori esperti non solo nella descrizione del fenomeno ma dell’azione condotta in prima linea».

 

 

‘ndrangheta, questura Vibo dispone vigilanza per Klaus Davi

ROMA – Lo aveva sottolineato qualche giorno fa il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho alla Camera dei deputati, in occasione di un convegno sulla ‘ndrangheta: «Quando Klaus Davi viene a fare i suoi servizi, ha un modo cosi provocatorio di approfondirli che, senza che lo sappia, gli mettiamo dietro sempre polizia e carabinieri. Dobbiamo ringraziarlo per il suo lavoro di informazione». Ora la vigilanza è stata estesa anche alla provincia di Vibo Valentia, dove ha sede anche l’emittente calabrese La C news, che sta producendo gli speciali del massmediologo sulla ‘ndrangheta e sugli imprenditori che resistono e investono sul territorio. «Dopo l’aggressione subita a Filadelfia – dice il massmediologo – sono stato chiamato dal capo di gabinetto del questore di Vibo che mi comunicava che era stata disposta una vigilanza. Ad aspettarmi nella hall dell’albergo si sono presentati due signori della digos che hanno seguito i miei spostamenti. Ringrazio polizia, carabinieri e il Procuratore de Raho, credo che però che questo provvedimento sia la conclamata sentinella che qualcosa in questo Paese non funzioni. Non siamo in Iraq, siamo in Italia. Qui i giornalisti minacciati sono decine e nessuno ne parla. Eppure molti politici sono informati, perché si disinteressano? Detto questo la costante presenza del premier in Calabria è un fatto positivo. Non finirò comunque mai di ringraziare il network La C che mi consente di fare questa esperienza».

‘ndrangheta, donne del clan Anello aggrediscono Klaus Davi e la sua troupe

FILADELFIA (VV) – Il servizio sul caso di Santino Panzarella, giovane scomparso nel 2002 in seguito alla sua presunta relazione con la moglie del boss Rocco Anello e mai più ritrovato, si è rivelato più movimentato del previsto. La puntata de “Gli Intoccabili”, nuovo programma del massmediologo Klaus Davi, in onda lunedì sera su LaCNews24 e dedicato ai misteri della ‘ndrangheta ma anche alla Calabria che funziona, nei giorni scorsi faceva tappa a Filadelfia, cittadina della provincia di Vibo Valentia dove Davi, accompagnato dal coautore del programma Alberto Micelotta, era alla guida di una vela che raffigurava l’immagine dello scomparso. Dopo un giro del paese in cui Davi esortava i cittadini a contattare la redazione se avessero saputo qualcosa, il massmediologo si è recato con la vela sotto casa di Tommaso e Rocco Anello. Entrambi furono indicati da numerose inchieste come autori dell’omicidio del giovane Santo Panzarella, sebbene assolti per insufficienza di prove nonostante le dichiarazioni del pentito Francesco Michienzi. Ad accoglierlo Francesco Antonio e Laura Anello, rispettivamente padre e madre di Tommaso e Rocco. Il clima si surriscalda in pochi secondi e culmina con ripetuti lanci di oggetti e scope verso il giornalista che viene invitato a prendere il largo.

Parte su Lac “Gli Intoccabili” di Klaus Davi, docureality sulla criminalità organizzata

ROMA – E’ stata presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, il nuovo format televisivo ‘Gli Intoccabili’, la trasmissione condotta dal giornalista Klaus Davi e prodotta da LaC production, che sarà trasmessa dal 22 maggio sul canale 19 del digitale terrestre in Calabria, e sul web in streaming su www.lactv.it. Screenshot (22)

Alla conferenza stampa di presentazione sul nuovo format, che assume i tratti di un vero e proprio docureality sulle mafie, sono intervenuti Stefano Dambruoso, Onorevole Questore della Camera dei Deputati, Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Federico Cafiero de Raho, Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, Alfonso Sabella, Magistrato, Giudice del Tribunale di Napoli, Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria e Giovanni Tizian, giornalista de L’Espresso.

A margine dell’incontro un’interessante tavola rotonda sul silenzio mediatico che sembra avvolgere il fenomeno della ‘ndrangheta: ‘Uscire dal cono d’ombra’. A moderare il tutto il giornalista e autore del format Klaus Davi.

Questo il trailer del nuovo programma di punta dell’emittente televisiva.

 

 

 

 

Minacce di morte per due giornalisti e un avvocato. Tutti i messaggi di solidarietà

Proiettile minacceVIBO VALENTIA Come regalo di Natale hanno trovato tre buste contenenti esplicite minacce di morte e altrettanti proiettili calibro 7.65. Si tratta di Pietro Comito, direttore responsabile della testata giornalistica LaC News 24, di Francesco Mobilio, giornalista della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud e di Marco Talarico, avvocato, già presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia. Le tre missive sono state recapitate ai rispettivi indirizzi e, nel caso dei due giornalisti, alla sede delle redazioni d’appartenenza. Le buste, del tipo imbottite per la spedizione di cd, identiche nell’aspetto e nel formato, avevano anche il medesimo contenuto. In tutti e tre i casi, infatti, all’interno delle buste è stato rinvenuto lo stesso ritaglio di un titolo del Quotidiano del Sud del primo dicembre scorso, inerente la demolizione del cosiddetto “Palazzo della vergogna” a Vibo Valentia,; un proiettile calibro 7.65, un foglietto dattiloscritto in dialetto contenente minacce di morte e firmato “i frati 7.65”. Nel testo di legge: «Pi mo u iettasti… A scordata… i frati 7,65… Mu ti guardi sempre».

Il fatto è stato prontamente denunciato ai carabinieri e sull’episodio è alta l’attenzione del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, il quale se ne occuperà lunedì al rientro in sede in un apposito Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un analogo episodio, nel 2009, aveva visto oggetto di minacce gli stessi Mobilio e Talarico e Giuseppe Baglivo, allora giornalista di Calabria Ora. Anche in quell’occasione il riferimento esplicito era alla demolizione del Palazzo della vergogna.

Ai colleghi Comito e Mobilio e all’avvocato Talarico la solidarietà della redazione di ottoetrenta.it

ALTRE REAZIONI

CARLO PARISI, segretario generale aggiunto della Fnsi: “Esprimere piena e convinta solidarietà ai colleghi Pietro Comito e Francesco Mobilio ed alle redazioni de LaC e del Quotidiano del Sud, oltre naturalmente all’ex presidente del Consiglio Comunale di Vibo Valentia, Marco Talarico, è un atto scontato e doveroso, ma non basta più. Il ripetersi della medesima intimidazione a distanza di sei anni ripropone, in tutta la sua drammaticità, il fenomeno dell’impunità di coloro che, a vario titolo e nelle più svariate forme, attentano alla libertà personale di quanti sono quotidianamente impegnati ad affermare e diffondere la cultura della legalità soprattutto in territori, come quello vibonese, particolarmente influenzati dal condizionamento mafioso. Territori nei quali c’è ancora chi pensa che basti spedire un proiettile in una busta per tappare la bocca o spezzare la penna ai giornalisti seri e impegnati a svolgere semplicemente il proprio mestiere. Episodi come questo devono indurre seriamente a riflettere giornali e giornalisti sul valore della professione che non può e non deve essere gestita con superficialità, né tantomeno affidata a giovani ed inesperti cronisti mal pagati o non pagati affatto a fronte del rischio della vita o, nella migliore delle ipotesi, del far vivere nella paura le proprie famiglie. Non è possibile, non è accettabile che dopo sei anni il responsabile o i responsabili di un episodio circostanziato come questo non abbiano ancora un nome. La Prefettura di Vibo Valentia, sempre sensibile ai problemi dei giornalisti, stimoli, quindi, forze dell’ordine e magistratura a fare piena luce sull’episodio e ad assicurare i responsabili alla giustizia. Non è, inoltre, possibile che validi e stimati giornalisti siano costretti a chiedersi se valga veramente la pena rischiare la vita senza la certezza di uno stipendio a fine mese. E quanto sia giusto dover combattere con un altro ‘nemico’ che non impugna la pistola, ma ti toglie comunque il sonno e la dignità: l’editore che ti paga a singhiozzo o non ti paga affatto mentre continui, con serietà, professionalità e coraggio, a tenere alta la bandiera della qualità dell’informazione e della libertà di stampa”.

MARIO OLIVERIO – Presidente della Giunta Regionale della Calabria: “Sono certo che anche questo tentativo di intimorire uomini che amano la verità e il proprio lavoro, sarà respinto e rispedito al mittente. La Calabria che vuole tenere alta la testa e la schiena dritta, le istituzioni democratiche ed i cittadini perbene, che in questa regione sono la maggioranza e non vogliono cedere alla paura, sono profondamente vicini e solidali a quanti come Mobilio, Comito e Talarico si oppongono ai soprusi e ad ogni tipo di prevaricazione mafiosa. La nostra regione ha bisogno di liberarsi definitivamente dalla piaga della criminalità e diventare, finalmente, una regione ‘normale’, una terra libera da paure e minacce. Mi auguro che i responsabili di questo ennesimo, vile atto intimidatorio siano individuati al più presto e consegnati alle autorità competenti”.

GIORNALISTI D’AZIONE: “Dopo le vili minacce ai due giornalisti Pietro Comito, direttore di LaC News 24, e Francesco Mobilio, della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud, il movimento “Giornalisti d’Azione” esprime disprezzo per la parte «malata» della Calabria, quella della ‘ndrangheta, del malaffare, delle minacce a chi svolge il proprio lavoro e piena solidarietà ai colleghi. “Giornalisti d’Azione” esprime, dunque, rabbia per questi gesti vili che soffocano la democrazia, la libertà,i progetti e i sogni di chi lavora per costruire una Calabria nuova, diversa. Pertanto, il movimento si augura che i fautori di questo gesto vengano assicurati alla giustizia e, soprattutto, auspica che questo episodio possa finalmente essere occasione di mettere in atto una operazione di pulizia anche della cosiddetta «zona grigia», capace, cioè, di isolare coloro i quali pur non avendo la «patente» di mafiosi, e dunque pur non usando fucile e pistola, condizionano le persone in ogni ambito sociale, soffocando, nei fatti, ogni tentativo di cambiamento reale”.

SEBASTIANO BARBANTI – Deputato: “I giornalisti che hanno subito il grave atto intimidatorio hanno bisogno soprattutto delle istituzioni, non solo della solidarietà. Siamo alle solite: due giornalisti fanno il loro lavoro nell’amara terra di Calabria e le cosche, non appena hanno il sentore che siano emarginati dalle istituzioni, colpiscono. In questi casi è giusto che le istituzioni diano solidarietà a chi subisce questi atti meschini, ma ritengo che sia necessario soprattutto far sentire la presenza delle istituzioni con atti concreti, magari con la copertura politico-istituzionale delle indagini giornalistiche che hanno punto sul vivo le cosche. Detto questo sono disponibile nel supportare le loro future indagini giornalistiche e quelle in corso ed auspico che la politica tutta faccia seguire alla solidarietà azioni concrete affinché queste azioni deprecabili non abbiano più niente a che fare con la nostra terra e la nostra cultura”.

DORINA BIANCHI (deputato e componente della Commissione Parlamentare Antimafia): “Qualcuno avrebbe voluto rovinare il loro natale, ma non c’è riuscito perché la forza delle idee e della verità è più forte di qualsiasi minaccia ed intimidazione. Piena solidarietà ai due giornalisti Pietro Comito, direttore responsabile dell’emittente televisiva La C, e Francesco Mobilio, del Quotidiano del Sud per il grave atto intimidatorio perpetrato nei loro confronti. Un atto di violenza che ferisce la coscienza democratica della città e di tutti coloro che credono nei valori e nei principi della democrazia, della convivenza civile e della verità”. Auspichiamo dunque che, anche alla luce di quest’ultimo episodio di intimidazione di chiara matrice ndranghetista, le indagini della magistratura e delle forze di polizia possano imprimere quella svolta necessaria per assicurare alla giustizia i responsabili delle organizzazioni malavitose e della criminalità in Provincia di Vibo Valentia”.