Archivi tag: leonetti

Infanticidio di Cosenza, il riesame decide per i domiciliari in clinica

COSENZA – Giovanna Leonetti deve scontare i domiciliari in una clinica psichiatrica. E’ questa la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro per la biologa cosentina, accusata di aver ucciso la figlia di appena sette mesi lo scorso 20 febbraio soffocandola con un cuscino in casa della zia, in pieno centro a Cosenza. La donna, dal giorno della tragedia, si trova ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Cosenza. Il Tdl ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura bruzia contro la decisione del gip di mettere la giovane ai domiciliari. Per i magistrati la 37enne potrebbe fuggire e «commettere gesti autolesivi» e per questi motivi dovrebbe stare in carcere. La donna, al momento ricoverata in ospedale e piantonata perché ai domiciliari, è sottoposta a cure specifiche perché affetta da depressione post partum. Il difensore di Giovanna Leonetti, l’avvocato Marcello Manna, aveva depositato una corposa memoria difensiva con una consulenza di parte effettuata sulla donna dal professore Sebastiano De Giorgi, direttore del dipartimento di Psichiatria di Lecce. Secondo la perizia del professore De Giorgi la giovane mamma sarebbe incompatibile con il regime carcerario e che ci sono accertamenti in corso perché  la donna sarebbe stata incapace di intendere e di volere al momento della tragedia. Aggiunge che le sue condizioni di salute meritano ulteriori approfondimenti. Per gli inquirenti – le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e condotte dal sostituto Domenico Frascino – «non si può ritenere tranquillizzante – è scritto nell’appello della Procura – la somministrazione di un’adeguata terapia mirata» perché quando ha compiuto il grave gesto era in «cura da diverso tempo, anche farmacologica». Ecco perché «l’unica misura davvero adeguata in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari che il gip ha ravvisato, è la misura cautelare in carcere». Ma per il Tribunale del Riesame la donna deve scontare gli arresti domiciliari in una clinica. Leonetti a breve lascerà l’ospedale e sarà trasferita in una struttura specialistica.

Uccise la figlia di sette mesi. Il 14 aprile il ricorso davanti al Tribunale del Riesame

COSENZA – La difesa di Giovanna Leonetti ha disposto una perizia psichiatrica sulla biologa cosentina, accusata di aver ucciso la figlia di appena sette mesi lo scorso 20 febbraio. La donna, dal giorno della tragedia, si trova ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Cosenza. Intanto il prossimo 14 aprile si svolgerà l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro per discutere l’appello presentato dalla Procura di Cosenza contro la decisione del gip di disporre per la donna gli arresti domiciliari. Secondo il procuratore aggiunto Marisa Manzini coordinatrice delle indagini, i domiciliari presso l’Annunziata non sono una misura adeguata per la 37enne nonostante presso il nosocomio cosentino sia sottoposta a terapia mirata. Anche quando ha compiuto il grave gesto – è scritto nell’appello – la Leonetti era in cura da diverso tempo, anche farmacologica. Per questo l’unica misura davvero adeguata in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari che il gip ha ravvisato, è la misura cautelare in carcere.

Uccise la figlia. Il 14 aprile udienza al tdl

COSENZA – E’ stata fissata il prossimo 14 aprile l’udienza davanti al Tdl di Catanzaro per Giovanna Leonetti, la biologa cosentina accusata di aver ucciso la figlia di appena sette mesi lo scorso 20 febbraio. “Potrebbe fuggire e commettere gesti autolesivi”. Sono queste le motivazioni per le quali la Procura di Cosenza ha presentato appello al Tribunale del Riesame contro la decisione del gip di mettere la 37enne agli arresti domiciliari. La giovane dal giorno della tragedia si trova ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale ‘Annunziata’ ed è sottoposta a cure specifiche perché affetta da depressione post partum. Per gli inquirenti – le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e condotte dal sostituto Domenico Frascino – “non si può ritenere tranquillizzante la somministrazione di un’adeguata terapia mirata” perché quando ha compiuto il grave gesto era in “cura da diverso tempo, anche farmacologica”. Ecco perché “l’unica misura davvero adeguata – è scritto nell’appello della Procura – in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari che il gip ha ravvisato, è la misura cautelare in carcere”. Per i magistrati è possibile applicare tale misura perché allo stato le condizioni della donna non risultano incompatibili con il regime carcerario. Assunto respinto dal suo difensore, l’avvocato Marcello Manna che ha acquisito la cartella clinica della donna per valutare attentamente le condizioni di salute della giovane mamma.