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[#NerdComics] Incipit, storie interrotte

Chi ben inizia è a metà dell’opera.

Nel panorama fumettistico italiano ci sono moltissime espressioni artistiche originali. Storie che si possono leggere in tre modi diversi, graphic novel trascendentali, fumetti che stravolgono la nostra infanzia… Incipit ha questa originalità e la racchiude in poche tavole.

Questo volume, edito e prodotto dal collettivo Masnada, è un’antologia di 22 storie racchiuse in meno di 80 pagine. Immaginate quindi di racchiudere il nucleo di ventidue pianeti all’interno di una cantina a cui potrete accedere solo attraverso chiavi differenti (che troverete all’inizio di ogni storia). La potenza creativa e la diversità tra le stesse “storie” rende questo volume unico nel suo genere e lo esprime attraverso poche tavole per racconto lasciando al lettore la possibilità di proseguire o meno la storia attraverso la propria immaginazione. Scendiamo nei dettagli.

Incipit: Storie Interrotte, nasce come un’antologia che racchiude in sé i soli inizi di ogni racconto. A volte, come vediamo nel racconto “Lupus ≠ Lupus” di Air Ragues, c’è perfino solo una tavola a trasmettere un intero universo immaginifico e lo fa con un preciso stile e lettering. A briglia sciolta, tutti gli autori hanno potuto variare in generi, strutture e design restando collegati tra loro attraverso un lungo nastro rosso che è la parola (in tutti i suoi significati) “Inizio”.

C’è da dire che non tutte le storie riescono a stupire, ma credo sia anche giusto che dopo una storia come “il vuoto a forma di Dio” di Peteliko o “ninna nanna” di Alex Agni, con un forte impatto metaforico, segua un racconto più leggero e fruibile per prendere respiro. Parlavo di “briglia sciolta” e non era un eufemismo. Lo stile grafico dei racconti s’inverte e muta di autore in autore e perfino di storia in storia degli stessi autori. Troviamo tavole a colori, tavole in bianco e nero, in seppia, quella di “Iä Iä Land” di Cristiano Brignola e Sara Briotti è in tricromia con bianco, nero e rosso, senza parlare della storia di Giovanni Di PietroArt.SF1S3V2” di quale non vi dirò nulla per lasciarvi la sorpresa.

Ogni stile accompagna la storia in maniera efficace e si dimostra veicolo della struttura narrativa slegandosi dai canoni tradizionali e destrutturando le solite gabbie per dare spazio al “tempo breve”. Il ritmo infatti si mantiene sinuoso tra le storie passando dall’azione alla contemplazione in maniera dinamica. Possiamo trovare un esempio nella storia “fool moon” di Bjorn Giordano ed il successivo “Debiti di Marco Orlando e Zio P che mostrano due violenze completamente differenti aumentando prima e rallentando poi il battito cardiaco della fruizione emotiva.

In ultima analisi, l’opera esprime appieno il concetto per cui è nata: contrastare la frase di Niel Gaiman “Finite ciò che state scrivendo, qualunque cosa abbiate da fare, finitelo, finitelo!”. Dimostra che una storia non deve per forza avere una conclusione per poter trasmettere un significato ma che anzi, attraverso il potere dell’apertura e dell’indeterminazione, risveglia i neuroni del lettore facendogli porre una domanda spaventosa:

“Come continuerei questa storia?”

 

Miriam Caruso