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Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende: ” è partito l’attacco del centro destra nei confronti dello stato sociale”

miceli m5sRENDE (CS) – Il Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle di Rende commenta così il voto contrario al regolamento “servizio trasporto sociale”, che è stato licenziato ieri dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio Comunale. Secondo il M5S , infatti, il regolamento porterebbe “avanti molti punti oscuri che non sono stati chiariti nel corso della pubblica assise. Sicuramente con questa regolamentazione si avvia un processo di distruzione del welfare nella nostra città che non ha precedenti. Basti considerare che a pagare per un servizio dedicato ai disabili, compresi agli anziani disabili, saranno soprattutto quelle famiglie che rientrano tra le fasce più povere della popolazione residente. Fino a un reddito, calcolato su base Isee, di 2mila euro il servizio sarà completamente gratuito, ma a partire da 2 mila euro gli utenti dovranno iniziare a pagare a scaglioni fino al massimo dei 10mila euro, reddito dal quale si pagherà tariffa piena. Ebbene, per accedere al servizio si dovrà entrare a far parte di una speciale graduatoria che, di fatto, in base al punteggio accumulabile, esclude le fasce di reddito più alte. In questo modo solo le fasce di reddito più basse potranno usufruire del servizio trasporto sociale comunale, e proprio a loro toccherà pagareAbbiamo chiarito a questa amministrazione che redditi Isee inferiori ai 9mila euro sono equiparabili allo stato di povertà e che, per questa ragione, le soglie minime di gratuità del servizio avrebbero dovuto innalzarsi almeno a redditi compresi tra i 6mila e i 7mila euro (Isee). Un servizio che non è ben chiaro chi gestirà: la Rende Servizi? Un privato? Un’associazione o una cooperativa? Così anche non si capisce chi garantirà l’accompagnamento dei disabili: personale specializzato o volontari? E come avverrà la selezione? Inutile ricordare che per gli alunni delle scuole dell’obbligo detto servizio è garantito ed è gratuito per legge. Utile ricordare, invece, che da oggi a Rende è partito l’attacco del centro destra nei confronti dello stato sociale. Ai privati si fanno prezzi di favore e si regalano spazi comunali (vedi Discoteca), ma si insiste a voler far cassa sulle fasce deboli della città.”

Miceli a Ziccarelli: “proposta da non sottovalutare”

miceli m5sRende (CS) – Secondo Domenico Miceli (M5S) quella lanciata dal consigliere di maggioranza Domenico Ziccarelli è una propostada non sottovalutare. “La creazione di una commissione d’inchiesta sul bene pubblico più importante di Rende, il suo territorio, non può che attirare il nostro interesse. Detta indagine potrebbe rivelarsi utile sia sotto l’aspetto storico che politico, ma potrebbe essere importante anche al fine di tracciare il costruendo Psc, sul quale pesano nuovi ritardi. Potrebbe rivelarsi essere un’operazione verità – continua Miceli – cui siamo estremamente favorevoli, al fine di fare chiarezza ed evitare che le stesse pratiche del recente passato possano concretizzarsi anche oggi. Perciò vogliamo lanciare una proposta, che Ziccarelli potrebbe anche leggere come una provocazione: partiamo dall’oggi in questa indagine e andiamo a vedere per quali proprietari terrieri l’attuale giunta comunale vuol modificare la destinazione urbanistica per l’annunciato ospedale privato. Sarebbe, questo, un bel segnale di trasparenza che non avrebbe eguali nella storia politica e istituzionale di questo Comune”.

M5S: Ecco la verità sui debiti del Comune di Rende

Comune di RendeRENDE (CS) – Ecco le verità sui debiti del Comune di Rende e la cattiva politica degli ex amministratori.
Per noi del M5S saper governare non significa essere bravi a creare – e poi a nascondere – i buchi di bilancio.
È sconfortante constatare che la propaganda di certa politica non arretra di un millimetro. In questi giorni leggiamo con interesse sulla stampa, insieme a tanti concittadini rendesi, gli ampi stralci della relazione della Commissione d’accesso antimafia, che spiegano bene “l’efficienza” del “modello Rende”, per cui i nostri timori su ciò che avveniva all’interno della macchina amministrativa erano non solo fondati ma, evidentemente, sottostimati.
Intanto torniamo sull’ultimo tentativo di infangare la bontà del nostro lavoro riguardo al ricorso al Tar contro il piano di riequilibrio finanziario predisposto dal Commissario Prefettizio (che
formalmente invitiamo a rendere pubblica la situazione finanziaria dell’ente ereditata).

Noi sappiamo bene che rinunciare alla sospensiva non equivale a ritirare il ricorso e non serve essere un giurista per discutere di ciò. Quando si inoltra un ricorso al Tar i suoi presupposti da
adempiere per la valutazione del giudice sono il “fumus boni iuris”, cioè la parvenza di legittimità che lo rende accoglibile, e il “periculum in mora”, cioè la possibilità che un ritardo della decisione nel merito provochi ulteriore pregiudizio. Dunque,  se si ritenevano soddisfatte le due condizioni, perché si è rinunciato alla discussione sulla sospensiva? Questa avrebbe potuto
dare la possibilità ai ricorrenti di ottenere dal giudice, anche in caso di rigetto della stessa, la fissazione rapida  dell’udienza di merito per la sollecita definizione del ricorso. Infatti la sospensiva offre l’accelerazione del processo del merito, in quanto vi è una sostanziale anticipazione delle valutazioni delle questioni del merito stesso.

Avendo questa possibilità doppia, voi, dopo la baldanzosità con cui era stato proposto sui giornali il ricorso, se avete rinunciato non è certo per aspettare la discussione del merito, ma per ciniche valutazioni di opportunismo politico: come  fuga da una possibile sconfitta e speranza di giocarvi la campagna elettorale dicendo, invece, che il ricorso è ancora in essere.
Nel merito del provvedimento che avversate, e dato che amiamo la verità, ecco qualche dato utile, elaborato sia dalla gestione commissariale che della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti per la Calabria, su una serie di elementi significativi che negli anni passati hanno determinato un’esposizione finanziaria enorme dovuta da diversi fattori:
1- Presenza di un disavanzo di amministrazione accertato con l’approvazione dei rendiconti di gestione degli esercizi finanziari 2010-2011-2012 non interamente ripianato;
2- Debiti fuori bilancio riconosciuti derivanti da sentenze esecutive e da acquisizione di beni e servizi relativi agli esercizi finanziari 2011-2012, finanziati con i proventi delle alienazioni immobiliari non completamente realizzati;
3- Debiti fuori bilancio non riconosciuti e maturati nei confronti della società partecipata Rende Servizi;
4- Debiti fuori bilancio rilevati e censiti dagli uffici e da finanziare;
5- Debiti fuori bilancio maturati fino all’anno 2012 e non riconosciuti dal consiglio comunale;
6- Elevato tasso di formazione di residui passivi e difficoltà nella riscossione dei residui attivi iscritti in bilancio;
7- Sottostima delle spese correnti con contestuale formazione di debiti fuori bilancio per prestazioni di servizi, forniture, somministrazione e affidamenti di incarichi legali.

Il tutto, per milioni e milioni di euro che, grazie “all’efficienza” di cui  si sono sempre vantati i nostri ex amministratori, dovremo pagare con lacrime e sangue. E non si dica che si potrebbe fare
diversamente poiché, a fronte di questo scenario, la necessità di attivare le procedure di riequilibrio finanziario, previste dall’art. 243-bis del D.lgs n. 267/2000, erano non solo dovute e irrinunciabili, ma rappresentavano l’unica strada percorribile per recuperare il deficit di bilancio e arrivare a una sana gestione finanziaria del nostro Comune.
Ora per gli ex amministratori di Rende l’unica replica possibile è continuare ad affermare che il saper amministrare consiste nell’esser bravi a creare – e poi a nascondere – i buchi in bilancio. E nel contempo attaccare chi prova a fermarli!
Ci vediamo in Comune, sarà un piacere.