Archivi tag: musica indipendente

Color Fest, intervista al direttore artistico Mirko Perri

Color Fest, la rassegna di musica indipendente ed emergente di Lamezia Terme che anno dopo anno ha confermato la sua voglia di creare arte all’interno della propria terra.

Abbiamo intervistato Mirko Perri, direttore artistico ed organizzativo del Color Fest, scoprendo qualcosa in più su questa meravigliosa realtà, che si svolgerà il 4 e 5 agosto presso la suggestiva Abbazia Benedettina di Lamezia.

Chi è Mirko Perri?

Mirko Perri
Mirko Perri è un ragazzo di 29 anni, nato e cresciuto a Lamezia Terme, che ha deciso di rimanere nella sua terra. Fatta questa scelta ha pensato di creare qualcosa che desse un senso al non partire. Ideatore, direttore artistico ed organizzativo del Color Fest fin dalla prima edizione.

Cinque anni di Color Fest a Lamezia, come nasce l’idea di questa manifestazione?

L’idea del Color Fest nasce da un gruppo di giovani che si era stancato di partire per vedere i concerti delle band che ascoltavano e hanno deciso di provare a farli esibire nella propria città. Tra tante difficoltà è nata la rassegna Color, con tanti piccoli live in diversi locali di Lamezia Terme, in un periodo in cui i concerti nei locali cittadini non esistevano. Dopo circa 3 anni di singoli live nasce l’idea di concludere la rassegna annuale con un festival e da qui nasce Color Fest.
Molta attenzione è stata data alla scelta della location: il Parco Mitoio prima e l’Abbazia Benedettina oggi, due straordinari posti della nostra città, spesso dimenticati e di conseguenza poco utilizzati. L’obiettivo del festival è anche quello di dare una nuova luce a beni di questo tipo.

Il programma di quest’anno si presenta ricchissimo di artisti e novità. Dalle band indipendenti ai nomi che fanno parte della storia della musica italiana. Ci parli della scelta degli artisti?

La scelta degli artisti da anni segue il filone della musica indie e degli artisti emergenti, senza mai dimenticare la presenza importante di artisti calabresi. Si sta molto attenti agli album usciti nel corso dell’anno e si siglano con gli artisti contratti di esclusiva regionale: da Levante a Brunosi SAS fino a Nada, si provano ad effettuare delle scelte tali da poter coinvolgere un pubblico di tutte le età.

Oltre a tanta musica, ci saranno anche attività culturali che coinvolgeranno il pubblico. Cos’altro dobbiamo aspettarci dal festival?

Mostre, installazioni, sport, reading, libri, vinili. Color fest è un festival a 360 gradi che cerca di far vivere al suo pubblico due giornate all’insegna dell’arte e del divertimento.

Com’è stato accolto dai calabresi questo evento?

Il pubblico calabrese risponde sempre meglio al Color Fest, ogni hanno abbiamo numeri in crescita. Molto importante è la presenza di persone che provengono da altre regioni, ciò ha portato il festival ad essere riconosciuto come uno dei più importanti eventi nazionali nel suo genere.

Mirko hai in cantiere altri progetti interessanti?

Ci sono tantissime idee, alcune sono già in campo come il Cafe Retrò, locale che gestisco insieme agli altri soci del festival, nel quale ogni settimana si organizzano concerti, teatro e cinema. Tra le nostre idee c’è quella di esportare il progetto Cafe Retro’ e Color Fest fuori dalla Calabria, ma con i piedi ben saldi nella nostra regione.

Miriam Caruso

“Canto pagano” dei Moda, Perle dagli anni Ottanta

Alla fine degli anni Settanta nella musica comincia a manifestarsi un certo malessere esistenziale, complici i cambiamenti del mondo, che non prende più solo forma in canzoni d’impegno politico ma (anche) in un genere chiamato new wave. Sebbene il genere nasca in Inghilterra, ci sono molti esempi di ottimi risultati anche in Italia. Oggi infatti vi parliamo di Canto pagano dei Moda (1987). No. Niente accento sulla a.

moda-2
Il gruppo fiorentino presenta un sound molto più vicino al glam di Bowie, dei Japan o dei Duran Duran, come ci ricorda la voce calda e carismatica di Andrea Chimenti, ed erano quindi contrapposti al filone più dark rappresentato dai Diaframma di Federico Fiumani e Miro Sassolini. Questa opera seconda dei Moda è composta da un tessuto di tastiere che si intrecciano, dando così modo alla voce e alle chitarre di entrare in scena sotto diverse vesti.
Gran parte dei testi – a dir la verità, forse non sempre all’altezza – cantano l’emarginazione, la sconfitta di qualcuno davanti alla società, o alla vita, o all’amore, e solo nei brani in coda sembra esserci un riscatto. L’urlo di aiuto che diventa rabbia di Malato, l’angoscia di chi ha subito e vuole reagire fuggendo (magari proprio dalla vita) di Uomo dei sogni, la rassegnazione davanti a un amore finito in Addio a te. Questi primi tre brani riescono a conciliare sonorità rock non immediate a una certa orecchiabilità, che ritroviamo anche in Se fossi. Da qui in poi i testi abbandonano quella resa di cui parlavamo prima e la svolta è segnata dal guanto di sfida lanciato con Spara. Janine, invece, dipingeva quadri e cercava firme per strada ed è bastato un flirt con un doppiopetto a farle allontanare lo sguardo da quadri e firme… tanto “annoiati, poi, ti getteranno via”, quindi poco male.

La vera perla arriva alla fine – seppur dopo vari brani validi – con L’America, che scardina le pose della società borghese, l’adorazione del denaro e il conformismo dilagante già allora. Questo forse è il brano più bowiano e più punk di cui il disco sentiva il giusto bisogno. Canto pagano vede la partecipazione di Gianni Maroccolo al basso e la produzione del compianto Carlo Ubaldo Rossi.

Un disco di poco meno di 40 minuti che vale la pena di ascoltare, se non altro per rivivere un periodo d’oro e poco conosciuto della musica italiana. Vi pare poco?

Gianluca De Serio

Il Pop Astrale e Psichedelico dei Sonars: Gusto Vintage ai Tempi dell’Indie

IMG_9978COSENZA – Nostalgia della buona musica e la ricerca di un qualcosa di interessante che possa distaccarsi dal mare di prodotti tutti uguali e studiati a tavolino. Con questo spirito ho ascoltato i Sonars, gruppo per metà Italiano e metà Inglese grazie alla presenza dei fratelli Paysden, soddisfacendo le mie aspettative.

Musiche dilatate, psichedeliche, inglesi, create con la voglia di sperimentare ed arrivare al limite delle proprie esigenze.

Ho chiacchierato con questi ragazzi dagli occhi accesi e pieni di progetti concreti e validi, che alla giovane età di circa 20 anni riescono a fare le scarpe a qualsiasi altro progetto anche di vecchia data. Hanno idee, le esprimono, hanno un mondo da raccontare, te lo fanno vivere nel loro sound.

Ma come nascono i Sonars?

Noi suonavamo già insieme – racconta Frederick indicando il fratello David, seduto accanto a se – dato che le nostre voci si incastravano bene in situazioni acustiche. In questo contesto siamo riusciti a scrivere dei pezzi nostri. Pian piano siamo cresciuti musicalmente e abbiamo sentito l’esigenza di ampliare il progetto. Abbiamo conosciuto e coinvolto Serena nella nostra musica, tentando qualche concorso per gruppi emergenti. A novembre si è unito a noi Marco, che ha lasciato il suo lavoro per seguirci. Abbiamo vinto il concorso “Nuovi Suoni Live” e da lì abbiamo deciso di investire nella nostra musica, comprando la strumentazione necessaria per incidere il nostro EP autoprodotto “Jack Rust and the Dragonfly IV”. Una sorta di anticipazione del disco che uscirà più avanti.

Raccontateci il mondo che avete plasmato in “Jack Rust and the Dragonfly IV”jackrust-cover

Jack Rust and the Dragonfly IV, uscito il 9 Gennaio 2015, è un concept, racconta una storia inventata da noi. Jack Rust, l’astronauta della navicella USA Dragonfly IV, si disperde nello spazio e resta quasi tagliato fuori dalla società, con problemi di comunicazione con la terra.

Quale strumentazione adottate per ottenere il sound adatto ai vostri pezzi?

Grazie al fatto che autoproduciamo la nostra musica abbiamo la possibilità di sperimentare un po’ di tutto. Abbiamo acquistato degli organi vintage anni 50/60, implementato batterie digitali come in Desert Moon e tanto altro. Il nostri obiettivo è coniugare una strumentazione analogica anni ’60 col più moderno digitale, generando un ponte che collega il passato col presente.

I vostri pezzi sono scritti tutti in lingua inglese, qual è il motivo di questa scelta?

Abbiamo deciso di valorizzare le origini inglesi di Frederick e David -spiega Serena – per avere un prodotto facilmente esportabile all’estero. Vogliamo arrivare ad un pubblico più vasto possibile per comunicare le nostre idee musicali e creare un seguito.

IMG_0023

Quindi avete intenzione di portare il vostro tour fuori dai confini dello stivale?

Assolutamente, ad aprile abbiamo in programma 3 date in Svizzera e 2 date in Francia. Vogliamo spingerci all’estero il più possibile.

Come nascono le vostre canzoni?

I pezzi nascono da delle idee canticchiate ed in un secondo momento, durante le session, le elaboriamo assieme. In fase compositiva ci ascoltiamo molto per arrivare ad un prodotto che piaccia a tutti.

Quali gruppi musicali hanno maggiormente influenzato il vostro modo di fare musica?

A partire dal blues di Robert Johnson fino alla disco dei Daft Punk, le influenze sono tantissime. Tame impala, Radiohead, Beatles, Temples, T. Rex sono solo alcune delle numerosissime band che ci hanno ispirato e condotto per mano nel mondo della musica, incentivati dagli ascolti di nostro padre – continua Frederick – e trovandoci tutti concordi e in sintonia.

Sono generi diversi e al contempo interessanti, in tutta questa musica, in quale genere classificate?

Pop Astrale – rispondono i Sonars all’unisono- Astro-Pop!IMG_9982

I Sonars si sono esibiti la scorsa settimana presso il Cafè Barrè, portando tutti gli spettatori indietro nel tempo di circa 50 anni. L’evento, consigliato da Stefano Mancuso della band Multicolor, rappresenta uno dei tanti appuntamenti che daranno la possibilità di far conoscere artisti emergenti di grande talento, di provenienza nazionale ed internazionale, e la loro musica inedita sul palco del Cafè Barrè di Rende.

 

Miriam Caruso

ph. Francesco Farina

 

 

Ritorna il Premio “Musica contro le mafie 2014”: ad Agosto il Nuovo Bando


COSENZA – Annunciata la quinta edizione del “Premio Musica contro le Mafie”, diventato ormai un punto di riferimento per i giovani artisti la cui musica tratta tematiche sociali che diffondo cultura della legalità e principi antimafia. Il nuovo bando verrà pubblicato ad agosto, ma è di oggi la notizia che il vincitore della prossima edizione avrà la grande opportunità, insieme ad altri premi che saranno annunciati via via in questi mesi, di esibirsi nella XX Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera (Marzo 2015), che con oltre centomila presenze ogni anno è il più importante evento che si tiene in Italia in memoria delle vittime delle mafie e a sostengo di tutte le attività legate all’antimafia sociale, e di conseguenza sicuramente il contesto più indicato per fare ascoltare la propria “Musica contro le Mafie”.

Per partecipare al premio e per ricevere maggiori informazioni, visitare il sito di Musica Contro le mafie

SoundCheck!

saxNote sconosciute, artisti, musicisti che afferrano una chitarra, un basso o delle bacchette di legno, alzano il volume degli amplificatori e raccontano la loro anima al mondo, scoprendo la loro intimità all’orecchio di un passante, dell’amico fidato, del pubblico del pub affollato in fondo alla strada, in un tardo sabato sera.

Il Mainstream ha monopolizzato gusti e casse stereo, oscurandoci il piacere di ascoltare band che vivono di musica e non di soldi facili.
Siamo il pubblico pagante e non dobbiamo accontentarci di acquistare prodotti preconfezionati, ma “cibo” sano per le nostre orecchie.
Siamo gli attori senza grande pubblico a cui basta un palcoscenico per sentirci vivi.

Se vuoi assaporare chi ha da raccontarti uno scorcio di musica nuova, sei nel posto giusto. Raccogliamo storie e sogni di band e musicisti che hanno voglia di parlare con i loro dischi.

 

Miriam Caruso