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Falso Movimento presenta Ombre Sonore #3: LA VOCE STRATOS

Oggi, 29 gennaio alle ore 20.30, presso il teatro comunale di Rovito, verra’ proiettato La voce Stratos, film-documentario sulla vita e sulla figura artistica di Demetrio Stratos. Introduce Ugo G. Caruso.

A più di 25 anni dalla sua morte la voce di Stratos continua a suscitare entusiasmi ed emozioni. Il corpus del suo lavoro mostra un’eterogeneità unica, estendendosi dai territori della musica commerciale a quelli del rock, del jazz, della musica contemporanea e dell’avanguardia più radicale, sempre a livelli insuperati. Per estensione ed intensità il carattere del suo lavoro assume l’inafferrabilità del mito, mito che egli realmente è stato per quegli anni, dei quali la sua voce rappresentava al massimo grado la volontà di cambiamento, di creazione del nuovo e di distruzione del dogma.
Demetrio Stratos nasce in Egitto da genitori greci e arriva in Italia negli anni ’60, per iscriversi all’Università. Inizia a cantare – per caso, si dirà – e diventa la voce dei Ribelli, gruppo di punta del “beat italiano”: un cantante greco!
Negli anni ’70 è tra i fondatori degli Area, uno dei più provocatori ed innovativi gruppi di pop sperimentale. Gli Area portano la ricerca musicale direttamente nelle strade e nelle manifestazioni oltre che su disco e nei concerti. Le loro influenze spaziano dal rock al jazz alla musica contemporanea, dalla musica etnica all’elettronica. Un salto quantico, per un cantante-per-caso di soul e rhytm’n’blues.
A partire dal lavoro sperimentale con gli Area, parallelamente ad esso, Stratos inizia a studiare la voce come puro strumento musicale e sonoro, realizza dischi per sola voce e lavora con artisti del calibro di John Cage. Le registrazioni e le misurazioni effettuate nei Centri di Fonologia testimoniano che oltre ad avere una gamma di esmissione amplissima ha la capacità di emettere due e anche tre suoni di frequenza diversa in contemporanea.
Le sue ricerche rimangono feconde per chi si occupa della voce come strumento musicale, le sue sperimentazioni insuperate. La ricerca di Stratos sulla voce ha segnato un punto di non ritorno nell’esplorazione della voce umana come strumento musicale, nell’abbandono del linguaggio verbale come forma unica e privilegiata di espressione musicale legata alla voce.
Nel marzo ’79 Demetrio viene ricoverato dapprima a Milano poi al Memorial Hospital di New York per una grave forma di aplasia midollare. Demetrio Stratos muore a New York il 13 giugno del 1979, proprio alla vigilia di un concerto organizzato per raccogliere fondi per le costose cure.
Il concerto all’Arena civica si tramutò in un colossale tributo all’artista e all’uomo. Sul palco si alternarono un centinaio di musicisti di fronte ad un pubblico di oltre 60.000 spettatori. Un pubblico di massa per un artista che non era mai stato “di massa”.
Il film è ulteriormente arricchito da registrazioni vocali inedite di Demetrio Stratos, gentilmente concesse per il documentario da Claudio Rocchi, filmini super8 inediti dei Ribelli forniti da Gianni Dell’Aglio e dalle foto di Silvia Lelli e Roberto Casotti.

Ombre sonore. Storie di musica attraverso il cinema

Domani, 4 novembre alle ore 20.15, presso il Teatro Comunale di Rovito, prende il via la nuova rassegna cinematografica dal titolo “Ombre sonore. Storie di musica attraverso il cinema”. Il nuovo ciclo propone una serie di documentari incentrati sulla musica intesa in tutte le sue declinazioni: classica, contemporanea, jazz, rock, blues, soul, etnica, brasiliana, canzone d’autore, colonne sonore.

Si parte dal documentario di Michael Radford “Michel Petrucciani – Body and Soul” del 2011.
Il regista, noto per aver diretto “Il postino” e “1984” (adattamento cinematografico del famoso romazo di Orwell), dedica un documentario al pianista Michel Petrucciani morto all’età di soli 36 anni a causa della rara e grave patologia che lo afflisse per tutta la sua breve ma intensissima vita.

«Il documentario racconta di come Petrucciani raggiunse il successo attraverso una volontà incrollabile e la forza della sua personalità. Attraverso una collezione ricchissima di interviste e materiali di archivio, Radford “entra” fisicamente dentro la vita di un uomo spinto da un desiderio inesauribile e divorante per tutto quello che la vita ha da offrire – i viaggi, le donne, l’arte, la musica – una forza della natura dall’incredibile talento che ha dovuto lottare e sconfiggere un handicap fisico pesantissimo per diventare uno dei grandi musicisti del jazz. Nelle intenzioni del regista, il film non è solo un tributo all’uomo e all’artista, ma anche un “viaggio alla ricerca della vera natura della creatività”. Per comporre il suo tributo, Radford ha cercato ovunque materiale di repertorio, interviste e testimonianze inedite. Nato con una malattia congenita – l’osteogenesi imperfetta, nota anche come sindrome delle ossa di cristallo, che rende le ossa fragilissime e che gli impedì di crescere oltre il metro (oltre a procurargli tremendi dolori per tutta la vita) – Michel Petrucciani non solo non si fece abbattere dalla malattia, ma al contrario considerò questo disagio fisico come un vantaggio. In gioventù, infatti, poté dedicarsi completamente alla musica senza “coltivare” altre distrazioni. Consapevole che molto probabilmente la malattia non gli avrebbe consentito di vivere oltre i quarant’anni, non accettava che la gente lo compatisse per la sua malattia: “Di che ti lamenti?” , diceva. “Guardami! Mi sento benissimo! Mi sto divertendo!” »

«Petrucciani aveva un tocco indimenticabile, allo stesso tempo potente e rilassato, ma forse la sua caratteristica peculiare, la sua cifra stilistica era l’incredibile incisività sotto il profilo ritmico. Il vocabolario armonico usato da Petrucciani risaliva indubbiamente alle fonti dell’armonia moderna, ma allo stesso tempo era decisamente originale».

«La vita di Petrucciani è la dimostrazione, per fortuna non l’unica, che nulla può impedire ad un uomo di vivere pienamente. Se la grandezza di un essere umano si misura dalla capacità di realizzare qualcosa che sembra andare oltre le umane possibilità allora Petrucciani è stato un gigante, d’altra parte come scriveva Novalis: “Ogni malattia è un problema musicale. Ogni cura è una soluzione musicale”». Rocco Mancinelli