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Tre mostre su macchine di Leonardo, Corrado Alvaro e asemic writing-dadaismo

leonardo-da-vinci_mostra-catanzaroCATANZARO – Inaugurate le tre mostre dedicate alle macchine di Leonardo, a Corrado Alvaro e ai 100 anni del dadaismo. È possibile visitarle rispettivamente a Catanzaro nel Complesso monumentale del San Giovanni, a Taverna nel Museo civico e nel Parco Scolacium di Roccelletta di Borgia.

 

Le macchine di Leonardo. Intuizioni di un genio, Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro,  2 dicembre-4 febbraio –  Approdano a Catanzaro direttamente dal Museo ‘Leonardo Da Vinci’ di Firenze, i 20 modelli tridimensionali costruiti artigianalmente sulla scorta degli studi di Leonardo. Otto macchine sono interattive, i visitatori possono azionarle per capirne il funzionamento. La mostra comprende anche pannelli didattici e strumenti multimediali, attraverso i monitor touch screen si possono consultare gli scritti del genio quattrocentesco, tramite i QR si può accedere ad approfondimenti. L’allestimento di 4Culture prevede anche laboratori didattici, per i più piccoli condotti con il metodo Munari, e proiezione in esclusiva del docu-film ‘Leonardo da Vinci: il genio e il suo tempo’ prodotto da History Channel. La mostra è stata presentata da Simona Cristofaro, amministratore unico della 4Culture e Massimo Iiritano, filosofo catanzarese.

Orari: 10:00 / 13:00 – 16:00 / 20:00

Chiusura settimanale: Lunedì (escluso il 26 dicembre, 16:00-22:00)

Per maggiori info: pagina fb, sito

 

corrado-alvaro-e-il-cinema_taverna_locandina-completaMostra e rassegna ‘Corrado Alvaro e il cinema’ – Premio Mario Gallo, Museo Civico di Taverna (ex Convento Domenicani), 2-30 dicembre –  A Corrado Alvaro, nella ricorrenza del sessantesimo anniversario della sua morte, è dedicata la decima edizione del Premio Mario Gallo (organizzato da Cineteca della Calabria). La rassegna ‘Corrado Alvaro e il cinema italiano’, curata da Eugenio Attanasio e Antonio Renda, si articola in proiezioni e incontri e comprende anche l’omonima mostra fotografica ospitata dal Museo Civico di Taverna. L’iniziativa è patrocinata da Mibact, Regione Calabria e Comune di Taverna- Museo civico. Si è aperta con il convegno ‘Corrado Alvaro e il cinema italiano: dalla scrittura alla sceneggiatura’ e la proiezione dei film ‘Terra d’Alvaro’ di Gian Paolo Callegari e ‘l’Amata alla finestra’ di Giuseppe Ferrara. Mercoledì 7 dicembre, serata di gala con la presentazione del libro di Isabel Russinova ‘Reinas’.

Le proiezioni:

Domenica 4 dicembre, Fari nella nebbia di Gianni Franciolini

Lunedì 5 dicembre, Nella terra di Melusina di Antonio Renda e Il nostro tempo e la speranza di Mario Foglietti.

Martedì 6 dicembre, proiezioni di Roma ore 11.00 di Giuseppe De Santis

 

Per maggiori info: pagina fb Premio Mario Gallo

 

asemic-writing_scolacium_mostraAsemic Writing Exhibition – mappature del contemporaneo, Parco Scolacium di Roccelletta di Borgia, 2 dicembre – 2 maggio – Per i 100 anni del dadaismo, la mostra riunisce alcuni dei più importanti artisti internazionali della poesia visiva e della scrittura asemica. Le loro opere, in tutto 57, sono state selezionate tramite una call internazionale dalla rivista ‘Utsanga.it’ «che dal 2014 ha avviato una mappatura storico-critica dei linguaggi contemporanei», i curatori sono Cristiano Caggiula, Francesco Aprile ed Elisa Carella. L’iniziativa è stata promossa da Fondazione Armonie d’Arte e Segretariato regionale Mibact della Calabria in collaborazione con il Marca – Museo delle Arti di Catanzaro e la Fondazione Rocco Guglielmo.

Alcuni degli artisti selezionati:  Giovanni Fontana («teorico della poesia epigenetica»), Vittore Baroni (mail art), Anna Boschi, Giancarlo Pavanello, Ruggero Maggi, Clemente Padin, Tim Gaze («il più attivo nell’asemic writing dal 1999»), John M. Bennet.

Per maggiori info: pagina fb Terre di Scolacium, sito

 

Rita Paonessa

 

Antonio Monda presenta “L’Indegno”: a Cosenza l’ultimo libro del critico cinematografico

monda 3COSENZA – Scrittore, giornalista, direttore artistico del Festival del cinema di Roma, critico cinematografico. Antonio Monda, l’autore del libro “L’indegno”, presentato ieri al Teatro Rendano, è un “mondo” di esperienze, realtà, personalità e sentimenti, capaci di trascendere nella scrittura con grande fascino. Insegnante di cinema alla Tisch School of the Arts della New York University, città in cui vive da oltre vent’ anni e reduce dal Festival di Cannes, ha fatto tappa a Cosenza per presentare il suo ultimo libro, il terzo di una saga, ‹‹comprensibile, però, anche da chi non ha letto gli altri››, regalando attimi di cultura ad una città che, immersa a piene mani in campagna elettorale, si è mostrata affettuosa e affascinata dalla sua poliedrica figura tanto da rinunciare, per poche ore, anche ai colori politici.

Seduti tra le prime file, candidati di Mario Occhiuto e familiari di Enzo Paolini, ascoltavano rapiti i racconti di uomo che si annovera tra le schiere dei romani dalle origini cosentine aventi  avuto grande successo. Legato alla città in quanto nipote di Riccardo Misasi, Monda dopo aver ricevuto il premio Mario Gallo, manifestazione cinematografica organizzata dalla cineteca della Calabria e sostenuta dal Ministero per i beni e le attività culturali, ha raccontato, attraverso la sua professionalità e gli aneddoti legati alla sua esperienza, i limiti del cinema italiano nella percezione americana. Protezionismo e scarsa originalità, sono i motivi per cui oggi l’esportazione cinematografica italiana non supera la percentuale dello 0,03%. Finiti gli anni dei grandi kolossal e delle pellicole piene di isole, sole, bambini che tanto appassionano, dell’Italia, il pubblico americano, restano solo i miracoli di quei registi come Sorrentino, capaci di raccontare un mondo di decadenza e frustrazione, attraverso la “bellezza”. A suo fianco nel dibattito, Pino Sassano, che con grande slancio ha sottolineato le differenze con i testi precedenti dello scrittore, dove la cornice newyorchese appare mastodontica e impositiva.monda

Nell’ “Indegno”, invece, l’esterno rimane sullo sfondo. Il testo è intimo, seppur immerso in una metropoli impossibile da ignorare, così come intime sono le difficoltà e i conflitti del protagonista, un prete ebreo, condannato tutta la vita alla lotta tra i suoi doveri di castità e la debolezza della carne. Incapace di rinunciare ad entrambe, arriva a vivere con profonda cognizione il peccato senza mai essere in grado, fino in fondo, di “uscire da sé stesso”. Un romanzo torbido, dichiaratamente sfacciato anche nel linguaggio esplicitamente erotico, come dichiara l’autore, i cui tormenti non si risolvono neanche sul finale.

A chi gli domanda la motivazione che lo avrebbe spinto verso tema del genere e se esiste, nella letteratura a cui dà sfogo, una forma autobiografica di creatività tanto quanto nel cinema, Antonio Monda risponde così: ‹‹Se lo sapessi avrei smesso di scrivere libri. Se ci sono degli elementi che accomunano il cinema alla scrittura sono senz’ altro intimità e universalità. Più scrivi di te stesso più parli al resto del mondo. Chiunque scriva, un romanzo come un film, non può fare a meno di svelarsi ››.

Lia Giannini

Premio Mario Gallo: i primi due appuntamenti

COSENZA – Gianni Amelio, John Francis Lane, Daniele Ciprì ed Edoardo Winspeare. Sono questi i nomi di coloro i quali riceveranno il Premio Mario Gallo 2014, nel corso dell’ottava edizione della kermesse cinematografica che si svolgerà tra Rende, Cosenza e Rovito dal 3 al 17 dicembre prossimi. La manifestazione è organizzata dalla Cineteca della Calabria, con il sostegno del Mibac, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Rende, dell’associazione Falso Movimento di Rovito, nonché del supporto di alcuni partner privati. Ecco i primi due appuntamenti mentre in allegato la locandina di tutta la manifestazione. Ingresso libero.

VENERDI 12 DICEMBRE 2014 SALA TOKIO – MUSEO DEL PRESENTE DI RENDE – ORE 18.00
La Cinescoperta dei Territori: da Africo 1949 a Matera 2019. Effetti e potenzialità del cinema nella promozione delle identità culturali

Discutono: Luigi Di Gianni, Paride Leporace (Lucana Film Commisssion), Gioacchino Criaco (scrittore), Vittorio Toscano (Assessore alla Cultura, Comune di Rende), Pino Citrigno (Commissione Cinema, Mibac), Eugenio Attanasio e Giovanni Scarfò (Cineteca della Calabria)

Il cinema scopre e valorizza i territori. Proveremo ad approfondire il ruolo svolto in questi anni dai territori a sostegno delle produzioni audiovisive in un momento in cui risulta strategico un coordinamento più strutturato tra livello nazionale e i livelli regionali. Analizzeremo il caso di Africo, scoperto cinematograficamente da Elio Ruffo nel 1949 e ripreso prima dal romanzo “Anime nere” di Gioacchino Criaco e, successivamente, dall’omonimo film di Francesco Munzi. E poi il caso di Matera che da “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini del 1964 arriva dritta nel futuro, in quel 2019 quando sarà, anche grazie al cinema, Capitale Europea della Cultura.

SABATO 13 DICEMBRE 2014 TEATRO COMUNALE DI ROVITO – ORE 19.00
FELICE CHI È DIVERSO di GIANNI AMELIO

Proiezione e incontro con Gianni Amelio e John Francis Lane
Ideato e diretto da GIANNI AMELIO; Fotografia: LUAN AMELIO; Montaggio: CECILIA PAGLIARANI; Ricerche e documentazione: FRANCESCO COSTABILE; Casa di produzione: Cinecittà Luce, Rai Cinema, RaiTrade; Distribuzione (Italia): Cinecittà Luce; Paese: Italia; Anno: 2014; Durata: 93 min; Genere: documentario, LGBT. Con i racconti di: Giorgio Bongiovanni, Nicola Calì, Francesco Cocola, Pieralberto Marchesini, Roberto Pagliero, Claudio Mori, Alba Montori, Aldo Sebastiani, Corrado Levi, Ciro Cascina, Agostino Raff, Ninetto Davoli, John Francis Lane, Fernando Nigro, Mosé Battazzi, Paolo Poli, Lucy Salani, Roberto David, Glauco Bettera, Aron Sanseverino.
Attraverso le parole dei giornali e le immagini di repertorio della televisione, viene raccontata la battaglia combattuta contro l’omosessualità in Italia nella seconda metà del novecento. Finita la repressione e il silenzio totale sulla questione degli anni fascisti, il paese scopre tutto insieme la presenza e la vita degli omosessuali, in una continua condanna che quando non prendeva la forma dell’attacco diretto o dell’insulto palese, era sottilmente indagata come la più infamante delle condizioni, la più deprecabile delle depravazioni umane. L’accettazione sociale dell’amore omosessuale e la sua normalizzazione sono una questione lessicale irrisolta per Gianni Amelio. È questa la prima e più importante intuizione sottesa a tutto quel che Felice chi è diverso costruisce, l’assunto che fonda un’impalcatura costituita da circa 20 interviste a 19 anziani omosessuali che ricordano la loro vita e (in un chiusura) ad un adolescente che non conosce che la situazione odierna. Parte quindi dalle parole ma finisce anche alle parole questo documentario che celebra non la diversità dal normale (come spesso viene identificata l’omosessualità) ma la diversità in quanto tale, anche all’interno della singola categoria (che è poi il senso della
poesia di Sandro Penna da cui il titolo è tratto). Sebbene Felice chi è diverso non vada per nulla leggero nel raccontare gli abissi di ignoranza che hanno caratterizzato la propaganda omofobica negli anni trattati, il documentario vive soprattutto di momenti sorprendenti in cui molti intervistati si dicono comunque nostalgici del passato. Chi per pudore, chi per l’eccitazione del proibito, chi per la varietà delle categorizzazioni che prendevano la forma dei diversi epiteti regionali e che la parola “gay” ha appiattito come se tutto fosse la stessa cosa. Nessuno è uguale a nessun altro in questo racconto fatto solo da omosessuali, nessun esperienza si somiglia, nessun opinione concorda. Mettendo in primo piano titoli di giornale, assurdità lessicali, follie giornalistiche (come il reportage investigativo sulla prostituzione maschile o le interviste canzonatorie in rima) fino alle gag più innocenti che nascondevano comunque una lettura repressiva del fenomeno, Amelio agita lo specchietto dell’indignazione facile, ma sembra che il vero obiettivo di questo documentario sia di far strisciare dietro alle immagini e riuscire a permeare ogni racconto di quel senso di gioia delle differenze che è la base della tolleranza in generale. Non c’era di sicuro bisogno di un nuovo documentario sulla vita omosessuale, di certo ce n’era di uno come questo che riporta alla luce un clamoroso rimosso collettivo e affronta la questione da un punto di vista tra i meno comuni, per cercare di superare uniformità di sguardo e percezione e rendere la complessità di un mondo.