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Il Pop Astrale e Psichedelico dei Sonars: Gusto Vintage ai Tempi dell’Indie

IMG_9978COSENZA – Nostalgia della buona musica e la ricerca di un qualcosa di interessante che possa distaccarsi dal mare di prodotti tutti uguali e studiati a tavolino. Con questo spirito ho ascoltato i Sonars, gruppo per metà Italiano e metà Inglese grazie alla presenza dei fratelli Paysden, soddisfacendo le mie aspettative.

Musiche dilatate, psichedeliche, inglesi, create con la voglia di sperimentare ed arrivare al limite delle proprie esigenze.

Ho chiacchierato con questi ragazzi dagli occhi accesi e pieni di progetti concreti e validi, che alla giovane età di circa 20 anni riescono a fare le scarpe a qualsiasi altro progetto anche di vecchia data. Hanno idee, le esprimono, hanno un mondo da raccontare, te lo fanno vivere nel loro sound.

Ma come nascono i Sonars?

Noi suonavamo già insieme – racconta Frederick indicando il fratello David, seduto accanto a se – dato che le nostre voci si incastravano bene in situazioni acustiche. In questo contesto siamo riusciti a scrivere dei pezzi nostri. Pian piano siamo cresciuti musicalmente e abbiamo sentito l’esigenza di ampliare il progetto. Abbiamo conosciuto e coinvolto Serena nella nostra musica, tentando qualche concorso per gruppi emergenti. A novembre si è unito a noi Marco, che ha lasciato il suo lavoro per seguirci. Abbiamo vinto il concorso “Nuovi Suoni Live” e da lì abbiamo deciso di investire nella nostra musica, comprando la strumentazione necessaria per incidere il nostro EP autoprodotto “Jack Rust and the Dragonfly IV”. Una sorta di anticipazione del disco che uscirà più avanti.

Raccontateci il mondo che avete plasmato in “Jack Rust and the Dragonfly IV”jackrust-cover

Jack Rust and the Dragonfly IV, uscito il 9 Gennaio 2015, è un concept, racconta una storia inventata da noi. Jack Rust, l’astronauta della navicella USA Dragonfly IV, si disperde nello spazio e resta quasi tagliato fuori dalla società, con problemi di comunicazione con la terra.

Quale strumentazione adottate per ottenere il sound adatto ai vostri pezzi?

Grazie al fatto che autoproduciamo la nostra musica abbiamo la possibilità di sperimentare un po’ di tutto. Abbiamo acquistato degli organi vintage anni 50/60, implementato batterie digitali come in Desert Moon e tanto altro. Il nostri obiettivo è coniugare una strumentazione analogica anni ’60 col più moderno digitale, generando un ponte che collega il passato col presente.

I vostri pezzi sono scritti tutti in lingua inglese, qual è il motivo di questa scelta?

Abbiamo deciso di valorizzare le origini inglesi di Frederick e David -spiega Serena – per avere un prodotto facilmente esportabile all’estero. Vogliamo arrivare ad un pubblico più vasto possibile per comunicare le nostre idee musicali e creare un seguito.

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Quindi avete intenzione di portare il vostro tour fuori dai confini dello stivale?

Assolutamente, ad aprile abbiamo in programma 3 date in Svizzera e 2 date in Francia. Vogliamo spingerci all’estero il più possibile.

Come nascono le vostre canzoni?

I pezzi nascono da delle idee canticchiate ed in un secondo momento, durante le session, le elaboriamo assieme. In fase compositiva ci ascoltiamo molto per arrivare ad un prodotto che piaccia a tutti.

Quali gruppi musicali hanno maggiormente influenzato il vostro modo di fare musica?

A partire dal blues di Robert Johnson fino alla disco dei Daft Punk, le influenze sono tantissime. Tame impala, Radiohead, Beatles, Temples, T. Rex sono solo alcune delle numerosissime band che ci hanno ispirato e condotto per mano nel mondo della musica, incentivati dagli ascolti di nostro padre – continua Frederick – e trovandoci tutti concordi e in sintonia.

Sono generi diversi e al contempo interessanti, in tutta questa musica, in quale genere classificate?

Pop Astrale – rispondono i Sonars all’unisono- Astro-Pop!IMG_9982

I Sonars si sono esibiti la scorsa settimana presso il Cafè Barrè, portando tutti gli spettatori indietro nel tempo di circa 50 anni. L’evento, consigliato da Stefano Mancuso della band Multicolor, rappresenta uno dei tanti appuntamenti che daranno la possibilità di far conoscere artisti emergenti di grande talento, di provenienza nazionale ed internazionale, e la loro musica inedita sul palco del Cafè Barrè di Rende.

 

Miriam Caruso

ph. Francesco Farina

 

 

VioladiMarte: Rock & Psichedelia

VioladiMarte

Il cd che ho fra le mani profuma di lavoro ben fatto e lo stereo lo reclama con la spia accesa in play.
Ma facciamo un passo indietro. Il viaggio ha inizio nel 2010 quando nasce il progetto VioladiMarte formato da: Joe Santelli, Stefano Amato, Marco Verteramo, Paolo Chiaia e Maurizio Mirabelli.

La ricerca del sound di questi talentuosi musicisti diventa il collante perfetto per la nuova band. Le influenze provenienti direttamente dall’inghilterra e la psichedelia tipica degli anni 70 ne costituiscono l’anima calda. Il tutto è valorizzato dai testi in italiano, criptici al primo ascolto, che si rivelano incisivi e allo stesso tempo carichi di introspezione.
Dopo due anni di lunga gestazione nasce il primo disco dei VioladiMarte, La Sindrome Dei Panda (MkRecords/Self), un concept album che esprime la filosofia del gruppo: “L’uomo vive realmente se stesso solo nella sua mente, creando nella realtà un mondo parallelo. Inscena i suoi ruoli e le sue parti al punto da dimenticare di avere qualcosa nel suo intimo da nascondere.
violadimarteIl percorso della Sindrome parte con la ballata rock Lacrime Di Vetro Blu, brano ricco di arrangiamenti e armonie tipicamente psichedeliche: “Nel mio sangue scorre piombo infetto dalle tue banali strategie, senza più regole.
Ancora, Alberi D’Amianto, un pezzo che rimane in testa per le sonorità pop, in cui viene descritto come le persone non siano coinvolte realmente nei sentimenti che provano, preferiscono urlare anzichè ascoltare, usare le proprie maschere per non scoprire di vivere sogni altrui.
Paragioia sembra la canzone che esprime al meglio il concetto che i cinque musicisti cosentini vogliono raccontare: una falsa gioia, quasi asettica e priva di elementi reali. Come afferma il leader dei VioladiMarte Joe Santelli: “La Paragioia è malattia e nello stesso tempo medicina: illumina e nasconde le paure. E’ il bene e il male in un unico universo.”

Il cd è ancora in play nelle casse e la ballata Medeleine, dolce e malinconica, mi fa soffermare su questo sound appena nato eppure così forte e carico di idee salde.
I VioladiMarte sembrano spettatori di una sindrome che li ha colpiti in prima persona. Raccontano dell’analogia uomo/panda, della perdita di desideri individuali e della conseguente condizione di stasi. Il panda fa estinguere la propria specie per la difficoltà di riprodursi.
Il cd sta esaurendo le sue tracce, è il momento adatto per una dolce ninna nanna, Trollmors, intonata in norvegese dal sussurro della mamma Troll, interpretato insieme a Monica Munkvold Døsen, che rassicura i suoi piccoli prima di chiudere gli occhi ai sogni; un finale quasi inaspettato, forse un pò azzardato ma significativo: abbiamo scoperto di essere infetti da questa strana malattia, siamo stati svegliati dalle sonorità rock, ora ci culliamo con una chitarra acustica suonata sulle fredde nevi del nord.

“Baciami gli occhi che il tempo non sente.”

Il Tempo Non Sente – VioladiMarte

www.violadimarte.it

www.mkrecords.it

 Miriam Caruso