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Il dono. La storia della famiglia Barrese e delle reliquie di San Francesco di Paola (VIDEO)

COSENZA – Questa è la storia di un dono, preziosissimo, ereditato di generazione in generazione. È la storia di una famiglia che nel corso dei decenni l’ha custodito come l’affetto più caro e immutabile. Ed è la storia di una devozione che per San Francesco di Paola in Calabria non conosce limiti ed età.

Questa storia ha come protagonista la nobile famiglia del Prof. Vincenzo Italo Maria Barrese (1872-1948), discendente dei duchi di Castrovillari, che tra il 1937 e il 1946 ha vissuto a Spezzano della Sila nel palazzo dei baroni Giudicessa, ereditato dalla sorella, Maria Amalia Filomena Barrese in Giudicessa, che invitò il fratello ad accettare in dono tutto quanto la dimora contenesse. 

Vincenzo Barrese ha vissuto nella nobile residenza con la moglie Maria Tocci (1984-1974) e i nove figli tra cui Italo Carlo e Benita Giovanna, gli ultimi testimoni diretti ed eredi del santo dono. A raccontare la loro storia è Vincenzo Barrese, figlio di Italo Carlo, che porta il nome del nonno
«Tra gli oggetti custoditi nella dimora c’erano anche alcune reliquie che si dice siano appartenute a San Francesco di Paola. Pare infatti che nel palazzo Giudicessa il Santo abbia dimorato durante la realizzazione del convento e che per giungervi percorresse un lungo e stretto tunnel. Uno dei figli di mio nonno, Alfredo, negli anni di permanenza nel palazzo Giudicessa, tentò di risalire il cunicolo ma dovette desistere prima di giungere al convento per la carenza di ossigeno causata dalla ristrettezza degli spazi. Nel palazzo vi era poi una stanza molto piccola nella quale ha anche soggiornato il San Francesco. All’interno vi erano custoditi come reliquie un bastone e un cordone che la famiglia ha poi portato a Spezzano Piccolo quando si è trasferita. Durante la seconda guerra mondiale, per paura che i tedeschi requisissero gli averi delle giovani donne del vicinato, nella stanza furono nascosti i corredi e la porta fu mascherata e affumicata. Al termine del conflitto i corredi furono riconsegnati alle legittime proprietarie e la stanza fu riaperta». Da qui in poi la storia si intreccia con la grande devozione del popolo per quelle reliquie. «Nella mia famiglia si raccontava che, in occasione di malattie, diversi fedeli chiedessero di poter toccare il bastone del Santo, nella speranza che si avverasse qualche miracolo. Qualche volta furono donate piccole parti del bastone da portare nei luoghi dai quali gli ammalati non potevano muoversi. Nella nuova dimora di Spezzano Piccolo, il cordon ed il bastone sono strati custoditi gelosamente in un armadio della stanza da letto di mia nonna Maria. Alla sua scomparsa, quanto presente nella dimora è rimasto in custodia a mio padre Italo Carlo che, poco prima di morire, pochi mesi fa, ci ha manifestato la volontà di concedere, al parroco pro tempore di Spezzano della Sila, don Emilio Salatino, la custodia delle reliquie del santo, affinché potessero essere a disposizione dei fedeli che faranno visita al convento». E così è stato: la donazione delle preziose reliquie è avvenuta lo scorso 8 settembre durante l’offertorio della Santa Messa per la natività di Madonna dalle mani del giovane Carlo, figlio di Vincenzo e nipote di Italo Carlo. 

Con la sua volontà di cedere quelle amate reliquie avevano concordano anche la moglie Inea, i figli e soprattutto l’unica sorella ancora in vita, Benita Giovanna Barrese. «Per tutto il tempo che abbiamo avuto le reliquie con noi era come avere San Francesco in questa casa. Era per noi come un amico fraterno a cui chiedere conforto», racconta Benita Giovanna che non ha mai messo in discussione la scelta del fratello. «Abbiamo sempre custodito le reliquie come un tesoro prezioso nell’armadio di mia madre. Ma ora pensiamo che sia giusto così». 

Cosenza: Tre intense giornate all’insegna della spiritualità guanelliana

 

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Il Programma completo

Nel quadro del Centenario (1915 – 2015) della nascita al cielo di San Luigi Guanella, l’Urna del Santo  sta attraversando il Centro Sud Italia facendo sosta nelle realtà guanelliane. Dall’11 al  13 maggio sarà a Cosenza nella Casa Divina Provvidenza.  L’evento è particolarmente atteso perché dà l’opportunità di venerare questo Gigante della Carità cha ha speso la sua vita in soccorso degli ultimi, dei poveri e degli umili. Don  Guanella nasce a Fraciscio (SO) il 19 dicembre 1942 da Lorenzo e da Maria Antonia Bianchi, non di tredici figli. Compiuti gli studi a Como nel Collegio gallo, il 26 maggio 1866 fu ordinato sacerdote. Per nove anni svolse il suo ministero a Prosto e Savogno: due piccoli paesi di montagna della Valtellina. Spinto dal desiderio di soccorrere i poveri cercò la sua strada anche a fianco di don Bosco a Torino dove rimase per tre anni (1875-1878). Richiamato dal Vescovo ritornò in Diocesi ma sempre cercò, fra difficoltà e incomprensioni la sua strada di carità sicuro che la Provvidenza gli avrebbe mostrato la via. A Pianello Lario, sulle rive del lago di Como, nel 1881, dopo la morte del parroco don Carlo Coppini, troverà un ospizio da lui avviato con alcune orfane e bisognose, assistite da un gruppetto di anime Consacrate, tra cui le due sorelle Bosatta: Marcellina che diventò la Cofondatrice della Famiglia Guanelliana e la Beata Chiara (1858-1887). Il 5 aprile 1886 due suore, un paio di orfanelle, un tavolo e una sedia sgangherate partono con una barchetta per Como:  è l’inizio delle fondazioni di don Guanella. A Coma fondò la casa della Divina Provvidenza, in seguito andò a Milano, a Roma e in altri luoghi dell’Italia e della Svizzera. Morì a Como il 24 ottobre del 1915. Il 25 ottobre del 1964 Papa Paolo VI lo dichiarò Beato; il 23 ottobre 2011 papa Benedetto XVI lo proclamò Santo per la Chiesa Universale. La Sua Spiritualità si fonda sulla Paternità di Dio. Oggi a cento anni dalla sua morte, la grande Famiglia Guanelliana composta dalle Figlie di Santa Maria della Provvidenza (Fsmp), dai Servi della Carità (SdC) e dai Guanelliani Cooperatori, seguendo le orme dei san Luigi Guanella continua a diffondere il suo messaggio in 21 nazioni sparse in tutto il mondo. Al loro fianco, si unisce anche il Movimento Laicale Guanelliano di cui fanno parte i giovani, le famiglie, i volontari, gli operatori delle comunità guanelliane, gli ex allievi e amici. L’attuale struttura (1581) sede della Casa Famiglia Divina Provvidenza sorge sul colle Pancrazio. Essa era di proprietà del Comune di Cosenza, il quale lo cedette alla sig.na Elvira Boccuto, nobildonna di Longobucco che ne aveva fatto richiesta  per farne un Istituto di educazione per le ragazze povere della città di Cosenza. Nel dicembre 1918 venne stipulato il contratto di compravendita: le prime a beneficiarne sarebbero state le orfane di guerra e tra le altre clausole c’era anche quella di garantire a Sr. Teresa Vitari, ultima superstite delle Cappuccinelle, l’abitazione nel convento e la possibilità di esercitarvi le sue pratiche religiose. Don Guanella non vide l’arrivo delle sue “martorelle” (le sue suore) a Cosenza, ma egli le precedette il 17 maggio 1913 quando accompagnò suo cugino mons. Tomaso Trussoni, il quale faceva il suo ingresso a Cosenza come Vescovo dell’Archidiocesi cosentina. Il loro rapporto fu da sempre caratterizzato da una profonda stima reciproca e da una sincera collaborazione affettiva. Il 29 maggio 1919 Mons. Trussoni scriveva alla superiora delle FSMP, Madre Marcellina Bosatta, per chiedere l’invio di alcune suore per aprire una casa di beneficenza e di educazione nell’ex convento delle Cappuccinelle situato sul colle Pancrazio. La Superiora accolse favorevolmente la richiesta e, sbrigate velocemente le pratiche burocratiche, partirono da Milano tre suore: Dei Cas Caterina (da Piatta Bormio) di anni 25, assistente; Mazzolari Caterina (da Cremona) di anni 42, insegnante di asilo; De Carli Mariannina, siciliana di anni 23, aiutante. Sostarono a Roma; a Cosenza furono accolte calorosamente dall’ultima rimasta della Cappuccinelle, suor Teresa Vitari,  e dall’Arcivescovo: era il12 settembre 1919. Il 25 dello stesso mese la Madre Generale scrisse due commoventi lettere: una all’Arcivescovo monsignore Trussoni e l’altra alle Suore.Al grazie per la chiamata a Cosenza dell’Arcivescovo si aggiunge l’invito alle sue Suore di riportare all’antico splendore il Convento delle Cappuccinelle fidando nell’aiuto della Provvidenza e dei figli di Cosenza, insieme alla benefattrice tanto amabile e amata. Il 10 giugno 1920 è stipulato il contratto di compravendita del Monastero e dell’annesso giardino tra la generosa signorina Boccuto e le nuove suore che possono averlo allo stesso prezzo e condizioni per cui la Boccuto lo aveva acquistato dal Comune di Cosenza. La fiaccola di carità che aveva illuminato il colle Pancrazio sin dal lontano 1581 tornava a risplendere attirandosi la fiducia, l’ammirazione e la simpatia affettuosa di tutto il popolo cosentino. Fiaccola  che continua a risplendere per la generosa opera di carità svolta dagli operatori laici e laiche e dalle consorelle Figlie di Santa Maria della Provvidenza guidate dalla superiora Suor Gabriela Carbajal Esperanza sotto la protezione della Madonna della Provvidenza, dalla Beata Chiara Bosatta e dal santo Fondatore don Luigi Guanella.