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Ritrovato senza vita l’anziano scomparso dalla Rsa, originario di Acri

SAN COSMO ALBANESE (CS) – Ricerche ininterrotte e un tragico epilogo. Sono terminate nel peggiore dei modi, ovvero con il ritrovamento dell’anziano purtroppo deceduto, le due giornate di ricerca dell’anziano di 87 anni scomparso da San Cosmo Albanese. Michele Feraudo, originario di Acri, dopo un sorvolo dell’elicottero dei Vigili del Fuoco, è stato rinvenuto senza vita. Le ricerche hanno visto impegnati, oltre ai tecnici delle Stazioni di Soccorso Alpino Sila Camigliatello e Pollino del Soccorso Alpino e Speleologico Calabria, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco. Sono subito scattate le attività di recupero della salma. Il Soccorso Alpino e Speleologico Calabria esprime le più sentite condoglianze alla famiglia.

Coronavirus, tutti positivi in 2 Rsa del Cosentino: chiesto trasferimento d’urgenza

Trasferimento immediato e urgente di tutti gli ospiti della casa alloggio “L’Incontro” di Spezzano Piccolo (Casali del Manco) e della casa alloggio di San Pietro in Guarano. È La richiesta che la task force dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza avanzata ufficialmente e in via d’urgenza al commissario straordinario per la sanità calabrese, il generale Saverio Cotticelli, al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e al Prefetto di Cosenza Cinzia Guercio.

Secondo quanto si apprende dall’esito delle indagini epidemiologiche sulle due strutture “sono risultati tutti positivi al test molecolare per Sars Cov 2. Anche buona parte degli operatori delle rispettive strutture risultano positivi”.

Secondo i sanitari dell’Asp, sarebbe necessario il trasferimento in quanto “l’assistenza non è adeguata alle condizioni cliniche dei pazienti”.

Inoltre, nella missiva si chiede una ricognizione delle strutture sanitarie pubbliche e private disponibili ad ospitare gli anziani. Intanto, oggi sono state avviate le attività di screening, in modalità drive in, circa 200, nella nuova sede USCA dell’area urbana in via degli Stadi a Cosenza.

Wanda Ferro sui pagamenti delle quote sociali alle Rsa

CATANZARO  – «Ha assunto contorni grotteschi-dichiara Wanda Ferro-la vicenda dei pagamenti della quota sociale delle rette da versare alle Rsa, dopo la nota sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che tale quota deve essere a carico delle Aziende Sanitarie. Un “falso problema”, come lo hanno definito le associazioni rappresentative delle strutture, poiché è evidente che la spesa continua a gravare sulla Regione che deve trasferire le risorse necessarie alle aziende sanitarie. Si è venuto a creare un cortocircuito tale per cui la Regione vuole indietro i soldi versati per i servizi forniti, ma non mette in condizioni le Rsa di riottenere quanto dovuto da parte delle Aziende Sanitarie. Basterebbe soltanto sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa al problema, ma la Regione si ostina in un atteggiamento di chiusura che rischia di portare al collasso tante strutture che offrono servizi di eccellenza in un settore ad alto valore sociale quale quello dell’assistenza agli anziani. Le Rsa infatti non sono in grado di restituire le somme che hanno incassato, perché quei soldi sono serviti per pagare i servizi e i costi del personale.  E in ogni caso sono somme che dovrebbero riavere indietro sempre dalla Regione attraverso le Asp. Le Rsa, che tra l’altro non ricevono il pagamento della quota sociale da 13 mesi, sono quindi costrette a rivolgersi agli istituti di credito, accollandosi inutilmente interessi e spese di cui, alla fine, chiederanno inevitabilmente il conto alla Regione. A pagare tanta inefficienza e incapacità di confronto saranno sempre i cittadini, sia per l’inutile spreco di risorse pubbliche che per il rischio di vedere compromessa la qualità dei servizi. Non si comprende perché la Regione continui a penalizzare l’assistenza territoriale, e in particolare quelle strutture che offrono una buona assistenza ad anziani e disabili, anche nei paesi dell’entroterra, spesso rappresentando una concreta alternativa ai ricoveri ospedalieri. Spero che non si tratti di questioni meramente contabili, volte ad escludere quei costi dal calderone della spesa sanitaria per migliorare le performance, e che si tenga in dovuto conto il rischio che le Rsa finiscano per gettare la spugna, cedendo magari le attività a realtà imprenditoriali con le spalle più larghe, come quelle del Nord che sembra abbiano già manifestato interesse ad impegnarsi nel campo dell’assistenza socio-sanitaria in Calabria. Poi c’è la questione dell’applicazione del Decreto commissariale 118, che ha ridotto le rette per le Rsa, e che se non sarà seguito dall’attivazione degli ulteriori servizi previsti, come l’assistenza domiciliare, rischia di far perdere centinaia di posti di lavoro a professionisti bravi e qualificati. La Regione, anche attraverso le Aziende Sanitarie, non può applicare le norme soltanto quando e nelle parti che fanno comodo. Spero che possa aprirsi a breve un tavolo tecnico-istituzionale con tutte le parti coinvolte per salvaguardare un servizio di fondamentale importanza per i calabresi».