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La Ruina di scena all’Acquario con “POLVERE Dialogo tra uomo e donna”

COSENZA – Sabato 4 e Domenica 5 Maggio alle  20.30, continua la Stagione del Teatro dell’Acquario con la Compagnia Scena Verticale di Castrovillari e lo spettacolo “POLVERE Dialogo tra uomo e donna”  di Saverio La Ruina con Saverio La Ruina e Cecilia Foti musiche originali Gianfranco De Franco contributo alla drammaturgia Jo Lattari.

Testo tradotto in inglese (Dust) da Thomas Haskell Simpson e selezionato per l’International Voices Project 2016 e presentato in forma di reading al Victory Gardens Theater di Chicago il 10 aprile 2016. 

Lo spettacolo ha vinto il Premio Lo Straniero 2015, il Premio Enriquez 2015 alla drammaturgia, il Premio Enriquez 2015 Miglior Attore e il Premio Annibale Ruccello 2015 alla drammaturgia. 

«Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce». Queste le parole dell’attore e regista La Ruina.

Oscenica, Saverio La Ruina porta in scena “La Borto”

CATANZARO – L’edizione numero zero di Oscenica inverte la rotta, sul piano artistico e culturale, senza dimenticare le realtà virtuose già presenti sul territorio calabrese. Difatti, dopo il celebre “La Merda” di Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano, che ha inaugurato la rassegna, il 27 gennaio, secondo spettacolo in cartellone, sul palco del Teatro Comunale arriverà una delle compagnie calabresi più affermate nel panorama nazionale e internazionale, Scena Verticale, con il pluripremiato La Borto, spettacolo di e con Saverio La Ruina.

La stagione di Oscenica – nuove frontiere del teatro contemporaneo, ideata e diretta da Divina Mania, con la direzione artistica di Mauro Lamanna e Gianmarco Saurino e quella organizzativa di Pietro Monteverdi e Rosy Chiaravalle, per la prima volta a Catanzaro, si dedica al contemporaneo grazie all’audacia della giovane associazione che consegna al pubblico un’attenta selezione di spettacoli, lontani dal mero intrattenimento, che portano lo spettatore a guardarsi e interrogarsi su sé stesso e sulla realtà che lo circonda.

Trama

Vittoria racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri di certe donne del sud. La protagonista racconta l’universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare.

Il testo vincitore dell’Ubu, oltre a contare numerose rappresentazioni all’estero, è stato tradotto in francese (Le Vortement nella messinscena in Lussemburgo e Arrange-toi nella messinscena in Francia) da Federica Martucci e Amandine Mélan con il sostegno della Maison Antoine Vitez.

Scena Verticale, al More doppio appuntamento con Saverio La Ruina

COSENZA – Al Teatro Morelli di Cosenza arriva l’immancabile appuntamento delle festività natalizie con Scena Verticale: la doppia replica – 26 e 27 dicembre, ore 20.30 – vedrà in scena Saverio La Ruina nel suo ultimo lavoro, “Masculu e fìammina”. Terza data in cartellone per il More, la stagione di teatro contemporaneo diretta dalla compagnia di Castrovillari, con il partenariato del Comune di Cosenza, della Regione Calabria e del MiBACT.

“Interprete sensibile” e “autore dal tocco profondo e emozionale, antropologo culturale e dei sentimenti” (Corriere della Sera) acclamato in tutta Italia, Saverio La Ruina sarà in scena al Morelli per la prima volta con questo spettacolo.

La trama

In “Masculu e fìammina” un uomo semplice parla con la madre. Una madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale, “o masculu e fìammina cum’i chiamàvisi tu”, l’esistenza intima che viveva e che vive.               
Non l’ha mai fatto, prima. Certamente questa mamma ha intuito, ha assorbito, ha capito tutto in silenzio. Senza mai fare domande. Con infinito, amoroso rispetto. Arrivando solo a raccomandarsi, quando il figlio usciva la sera, con un tenero e protettivo “Statti attìantu”. Ora, per lui, scatta un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza.          
E affiorano memorie e coscienze di momenti anche belli, nel figlio, a ripensare certi rapporti con uomini in grado di dare felicità, un benessere che però invariabilmente si rivelava effimero, perché le cose segrete nascondono mille complicazioni, destini non facili, rotture drammatiche.     
Nei riguardi di quella madre, pur così affettuosa e misteriosamente comprensiva, si percepisce comunque qualche rammarico, qualche mancata armonia. Ma tutto è moderato, è fatalistico, è contemplativo. In un meridione con la neve, tra le tombe, finalmente con la sensazione d’essere liberi di dire.

 

Saverio La Ruina rappresenterà la Calabria al Teatro di Roma

COSENZA – Sarà Saverio La Ruina a rappresentare la Calabria nel progetto speciale Mibact del Teatro di Roma con Ritratto di una nazione – L’Italia al lavoro. Venti quadri teatrali dalle regioni del Paese. Un nuovo “paesaggio teatrale” del Teatro di Roma in arrivo dalle 20 regioni della Nazione, con il sapore delle sue varietà geografiche, naturali, sociali, antropologiche, linguistiche, aprirà la stagione del Teatro Argentina dall’11 al 16 settembre.

Dopo il grande successo di Ritratto di una Capitale – Ventiquattro scene di una giornata a Roma, nel novembre 2014 e nel dicembre 2015, pochi giorni prima che Mafia Capitale scoppiasse come una eruzione che ancora oggi scotta, ecco Ritratto di una Nazione – L’Italia al lavoro. Venti quadri teatrali dalle regioni del Paese.

Sono quattro i “ritratti teatrali” che il direttore Antonio Calbi ha messo in cantiere al suo arrivo nel maggio 2014, quasi dei “manifesti programmatici”: restituire al teatro la sua funzione sociale, il suo essere strumento di indagine del presente, attraverso creazioni collettive, veri e proprio “polittici” a più mani e di durate extra-ordinarie. I temi sono quelli che di volta in volta sono sentiti urgenti e che indagano le geografie a diversa scala: la Capitale ieri, la Nazione oggi, l’Europa e il mondo nei prossimi anni.

Questa volta il progetto di Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri è dedicato al nostro Paese: Ritratto di una Nazione si compone di 20 pièce teatrali, commissionate ad altrettanti autori, uno per ciascuna regione, che affrontano e indagano la tematica del lavoro nelle sue diverse criticità, secondo il punto di vista di chi ce l’ha e di chi l’ha perduto o mai trovato. Un polittico etico, estetico, poetico che, per questa prima parte, presenta 11 “scene” dall’Italia di oggi: 11 tasselli – le prime 9 regioni, più un prologo scritto dal premio Nobel Elfriede Jelinek e un pezzo sulle lotte sindacali in Italia – per un’opera polifonica in forma di puzzle e montata in un unicum, grazie al lavoro del regista Fabrizio Arcuri, del dramaturg Roberto Scarpetti, alla colonna sonora live dei Mokadelic, al set virtuale di Luca Brinchi e Daniele Spanò.

Coinvolti nel progetto grandi drammaturghi e attori dall’interna Penisola, da Marco Martinelli a Michela Murgia, da Wu Ming 2 ad Alessandro Leogrande, da Giuseppe Battiston a Michele Placido. La Calabria sarà ritratta da Saverio La Ruina  in “30 minuti”, questo il titolo della pièce da lui scritta che interpreterà sul palco dell’Argentina. Un’attraversata urbana e storica, che vede impegnati due uomini, con partenza da via del Popolo a Castrovillari: l’uomo di oggi impiega 2 minuti, l’uomo del passato la percorreva in 30 minuti, una doppia velocità che rileva come siano cambiate le relazioni sociali anche grazie al lavoro.

 

Saverio La Ruina rappresenterà l’Italia all’International Voices Project di Chicago

Chicago ( USA) – The International Voices Project celebra le voci di autori provenienti da tutto il mondo, creando opportunità per artisti e pubblico di scoprire le voci più interessanti della drammaturgia contemporanea, incoraggiando nuove traduzioni e creando relazioni con drammaturghi provenienti dai cinque continenti. L’obiettivo è la creazione di opportunità di relazione e collegamento tra i diversi autori. Sono otto le opere selezionate per l’edizione 2016, che si terrà a Chicago dal 9 al 25 aprile, provenienti da Gran Bretagna, Italia, Polonia, Austria, Norvegia, Germania, Pakistan e Libano. A rappresentare l’Italia all’interno di questo progetto sarà “Polvere”, il nuovo testo dell’autore calabrese Saverio La Ruina, direttore artistico della compagnia Scena Verticale di Castrovillari. “Polvere” è stato tradotto da Thomas Haskell Simpson, traduttore in inglese del lavoro, tra gli altri, di Eduardo De Filippo, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Strehler, Marco Paolini, Marco Baliani.Il 10 aprile, al VictoryGardens Theater,sarà dunque presentato sotto forma di reading“Dust” (Polvere, in inglese)di Saverio La Ruina.Il testo segue lo sviluppo di un rapporto violento tra un uomo e una donna, rintracciandone in particolare la violenza celata nei silenzi, dietro le parole e le azioni apparentemente banali. «Ci sono molti tipi di abuso- scrive la dramaturg Sarah Kroth in un articolo del 30 marzo sul blog dell’International Voice Project- emotivo, fisico e psicologico all’interno di una relazione di coppia. Ogni paese del mondo ha lottato con questo problema e l’Italia non è diverso.La consapevolezza è il primo passo per affrontare ogni questione, e un testocome “Polvere” può farlo, perchéillustra i meccanismi per poter cambiare il nostro linguaggio, cercare i punti chiave di tensione nel rapporto e rintracciarne i segnali di avvertimento o di abuso». La “mission” di IVP è “Tell the story. Change the World” e a raccontarla saranno proprio le parole di Saverio La Ruina.

Premio Annibale Ruccello a Saverio La Ruina: gli auguri del Sindaco di Castrovillari

Saverio La RuinaCASTROVILLARI (CS) – Il Sindaco di Castrovillari, Antonio Lo Polito, ha espresso le sue congratulazione a Saverio La Ruina che ha appena ricevuto un nuovo riconoscimento a livello nazionale. La Ruina, fondatore insieme a Settimio Pisano e Dario De Luca, della Compagnia Teatrale Scena Verticale, ha ricevuto il Premio Annibale Ruccello, giunto alla terza edizione, come Autore di testi rappresentati allo Stabia Teatro Festival 2015.

Essendo la compagnia originaria della città del Pollino, Lo Polito ha sentito l’esigenza di complimentarsi con La Ruina, non soltanto per il prestigioso riconoscimento appena ricevuto, ma anche per la sua capacità di “interpretazioni uniche della realtà con interessanti chiavi di lettura e arguti messaggi che fanno degna d’attenzione la nostra comunità e preziose le nostre radici.
Un patrimonio inestimabile, insomma, che questi Testimoni dell’espressività rilanciano, anche con la loro “penna” nelle pieghe del loro ininterrotto mettersi in gioco tra copioni ideati a partire dalle connotazioni delle proprie origini e passi della cultura italiana”.

“Polvere – dialogo tra uomo e donna” in scena al Teatro Sybaris di Castrovillari

CASTROVILLARI – Il cartellone della XVI Stagione Teatrale Polvere 1 (ph. Laila Pozzo)Comunale di Castrovillari comprende il suggestivo spettacolo di Scena Verticale, ossia “Polvere – dialogo tra uomo e donna” scritto e diretto da Saverio La Ruina.
Questa nuova produzione di Scena Verticale sarà presentata al Teatro Sybaris venerdì 20 marzo alle 21. Artista unico, tra i più premiati della scena italiana, Saverio La Ruina vuole focalizzare l’attenzione su uno degli aspetti inesplorati del terribile fenomeno del femminicidio, dando vita a una pièce dal forte impatto dissacrante. Non è il vernacolo calabrese la lingua parlata sul palcoscenico, ma un italiano quotidiano e colloquiale. La Ruina dividerà la scarna scena con Jo Lattari, attrice cosentina non professionista.
“Polvere”, dopo il debutto al Teatro Elfo Puccini di Milano in gennaio, chiude con la sua drammaturgia ossessiva la trilogia iniziata con “Dissonorata” (2006) e proseguita con “La Borto” (2009), spettacoli in cui l’autore vestiva i panni dimessi della donna del sud vittima di ataviche sopraffazioni maschili. Ruolo più volte premiato in questi ultimi anni. In “Polvere” La Ruina diventa persecutore mettendo in atto con crudele leggerezza quei meccanismi di potere che minacciano la coppia a qualsiasi latitudine sociale e culturale. Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco.
Ma cosa viene prima dello spettacolo? È lo stesso autore e regista a spiegarlo, sottolineando che “il lavoro preparatorio è stato lungo e complesso incontri, interviste, lettura di articoli e testimonianze. Gli uomini hanno scarsa capacità di aprirsi e la tendenza a giustificarsi e autoassolversi. Le donne sono più lucide e oneste nell’autoanalisi e anche nella restituzione della figura maschile rispetto al rapporto malato che si creava. Spesso si dice ma come hai fatto a metterti con un uomo così? eppure questi uomini spesso conquistano le donne anche con gesti e sentimenti molto belli, che provano realmente, ma hanno una doppia faccia. Mi interessa che tutti possano trovare in questo spettacolo qualcosa di vicino a loro”. Lo spettacolo, già presentato a Roma, Venezia, Udine Bologna, Genova, ha ottenuto ovunque grande successo di pubblico e critica, con recensioni a favore sulle maggiori testate nazionali (da Repubblica a Il Sole 24 Ore, da L’Avvenire al Corriere sella Sera e molte altre). Sara Chiappori così scrive su La Repubblica Milano: “Di solito sono le donne a parlare delle donne. Soprattutto quando si tratta di violenza e dei rapporti di potere. Saverio La Ruina è una magnifica eccezione. La violenza è tutta psicologica ed emotiva nella sequenza di scene che La Ruina sviluppa in un micidiale crescendo di tensione. La Ruina è attore maestro del dettaglio, del gesto minimo”.
Appuntamento quindi al 20 marzo.

Il Teatro al Centro con Saverio La Ruina

COSENZA – La nuova stagione 2014 del Teatro Morelli si apre con Progetto Donna con lo scopo di sensibilizzare il pubblico, attraverso il linguaggio del teatro, sul tema tanto delicato quanto spinoso della violenza di genere. Ma questa volontà diventa maggiormente significativa quando si unisce al desiderio di cercare un confronto con quelle che sono le realtà locali da sempre impegnate nel difficile compito del contrasto e della prevenzione. E dall’incontro tra il Centro contro la violenza sulle donne Roberta Lanzino e la compagnia Scena Verticale che dirige la Residenza Morelli nasce Il Teatro al Centro, un’iniziativa che prevede la messa in scena di tre spettacoli La borto, Chiamatemi per nome lo spazio bianco e Nessun’altra mai che raccontano esperienze di donne declinate in forme diverse.

Ieri pomeriggio alla vigilia della rappresentazione de La borto nei locali del Centro Dario De Luca e Saverio La Ruina, direttori artistici del gruppo Scena Verticale, in un incontro pre spettacolo hanno dato vita a un momento di confronto discutendo dei messaggi veicolati attraverso la parola teatrale.

Il Teatro al Centro spiega Anna Pentrungaro, volontaria del Centro Lanzino, viaggia su un doppio significato, la centralità del teatro e il decentramento dello stesso che si sposta in una sede altra. La borto apre la stagione che da il via a questa trilogia di spettacoli selezionati, di cui La Ruina è autore, regista e attore. Vittoria una donna di altri tempi, degli anni ’70, una cultura arcaica del Sud e il dialetto calabro-lucano che mira verso la verità e l’autenticità della storia senza convenzioni e diaframmi, questi gli elementi di un monologo realistico, visionario a tratti sarcastico sospeso tra dimensione reale e dimensione onirica quando Vittoria si trova al cospetto di un tribunale presieduto da Gesù Cristo e dai dodici apostoli.

Dario De Luca e Saverio La Ruina

Saverio La Ruina racconta che la decisione di interpretare un personaggio femminile nasce dal desidero di dare voce a una donna denunciando quegli uomini che non ammettono le proprie responsabilità, con lo scopo di innescare dei processi di immedesimazione attraverso i quali sensibilizzare lo spettatore sulla violenza come problema di identità maschile. La parola aborto in tutto lo spettacolo viene pronunciata una sola volta perché dietro questa rappresentazione , precisa La Ruina, non c’è alcun intento ideologico o politico ma certamente è un attacco trasversale contro tutte quelle manovre che ancora oggi sottomettono l’autodeterminazione della donna in materia di maternità a nuovi vincoli. La legge 194/78  che da 30 anni disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza oggi è fortemente a rischio visto l’aumento degli obiettori di coscienza per questa ragione sabato primo marzo alle ore 11.00 il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino ospita la conferenza stampa di presentazione del Coordinamento Calabrese 194 per dare avvio ad una campagna di informazione e di sensibilizzazione per la piena applicazione della legge.

L’appuntamento con La borto è per stasera al Teatro Morelli alle ore 21.00, da ricordare che in seguito a questa collaborazione il Teatro offre un pacchetto che comprende i 3 spettacoli più la tessera per sostenere le attività del Centro a 20 euro.

Gaia Santolla

Il Sindaco Lo Polito si Complimenta con Settimio Pisano, Saverio La Ruina e Dario De Luca Per il Premio Kilowatt – Titivillu

CASTROVILLARI (CS) – “Mi complimento particolarmente per il premio “Kilowatt – Titivillus” andato a Settimio Pisano, Saverio La Ruina e Dario De Luca durante una cerimonia pubblica all’interno del Festival Kilowatt di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, con la seguente motivazione: “ per la qualità del proprio lavoro, per le idee messe in campo, per la forza della propria proposta artistica, per la capacità di accoglienza, nonché per la trasparenza e la correttezza professionale.”

Il riconoscimento, che viene assegnato ogni anno al direttore di un festival o di un teatro, oppure al responsabile di una rassegna o di uno spazio non convenzionale, che si sia distinto, ci inorgoglisce come castrovillaresi e calabresi per le continue  capacità che esprimiamo nella cultura e, in questo caso,  per il valore aggiunto che la Compagnia “ Scena Verticale”, di cui fanno parte Pisano, La Ruina e De Luca nei vari ruoli che ricoprono, dà al nostro Territorio con più gesti e momenti come lo è Primavera dei Teatri che quest’anno è giunto alla quattordicesima edizione, ribadendo un percorso in progress.

Un “cammino espressivo”, che non si ferma e cresce con i talenti umani che vengono coinvolti, fatto di vari linguaggi, nei quali l’interpretazione è al centro di ogni ricerca, il cuore di questo “Laboratorio”, importante per interpretare ed esprimere la realtà, quella che, poi, genera le rappresentazioni ed i messaggi che si vogliono far passare a partire da un desiderio: far vibrare il cuore di chi s’incontra.

Ecco perché è stato deciso  di tributare a Pisano, La Ruina e De Luca il premio che afferma pure come la loro umanità emerge con forza da questo instancabile agire ed adoperarsi per la cultura, il teatro e l’espressività, rendendo la bellezza di questa loro passione senza fine sul proprio rapporto con l’arte.

Quello che ancora una volta vogliamo sottolineare ribadendo i nostri auguri e la nostra soddisfazione per una “Esperienza” che porta lustro alla città e conferma l’importanza, per tutti, d’investire in ciò che diviene crescita.”

Italiani in Albania, Albanesi in Italia

Cosenza – Un nuovo monologo per gli appuntamenti del venerdì al Teatro Morelli, un nuovo monologo struggente, toccante, intimo portato in scena da Saverio La Ruina della compagnia Scena Verticale, un monologo che ricorda la storia di intere generazioni di Italiani intrappolati in Albania in un periodo a cavallo tra la fine della seconda guerra mondiale e l’avvento del regime dittatoriale.

Uno spettacolo ispirato a storie vere, storie strazianti di gente rinchiusa nei campi di concentramento e dimenticata per quaranta lunghi anni, storie rimaste lì tra filo spinato, baracche condivise, speranze spente da generali con “divise grigie e verdi che ricordano la merda”; storie consumate e mai raccontate, storie vissute tra torture e prigionia. Saverio La Ruina ha portato così in scena la storia di un popolo, la storia di gente nata nel posto sbagliato e calpestata, annichilita, defraudata per la sola colpa di essere Italiana.

Un album di volti da studiare, da spolverare, da ripetere a rotazione nella mente per non dimenticare chi, in quel campo, ha espiato la sua ingiusta pena a colpi di torture, sevizie, imposizioni e ricatti.

Gente diventata numero in quel campo di concentramento grigio e anonimo, gente figlia di un sistema di asservimento che non ha però annientato il desiderio di sognare, di immaginare

Saverio La Ruina, Foto di Angelo Maggio

l’Italia mai conosciuta, di dipingere la propria vita con colori vivi, sgargianti, luminosi; il regime dittatoriale ha lasciato una scia di terrore ma non ha annientato il desiderio di innamorarsi, di fare figli, di stringere amicizie vere e sincere.

Il campo di concentramento ha trasformato l’uomo in cosa ma non ha cancellato in lui la voglia di conoscere un padre di cui non ricorda nemmeno il volto, una patria portata nel cuore ma

mai avvistata, un senso di autonomia sempre assaporato, una voglia incontenibile di libertà, di sentirsi come i piccioni che volano in cielo e scelgono da sé la propria direzione e di essere, soprattutto, padroni di se stessi, cittadini del mondo anche correndo il rischio di essere definiti Italiani in Albania e Albanesi in Italia.

Si accendono le luci, si apre il sipario e si entra in un film mai visto ma nonostante tutto familiare, un film che va a ritroso per renderci partecipi di una tragedia immane e che per questo va centellinato come quando si beve un liquore troppo forte che brucia in gola, come quando si contano le gocce da diluire in acqua per evitare l’assuefazione. Sì un film da seguire “a sorsi”, da analizzare fotogramma per fotogramma per riconoscervi i volti dei nostri concittadini che potrebbero essere quelle dei nostri padri, delle nostre madri, dei nostri fratelli, dei nostri nonni.

Annabella Muraca