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Tar accoglie ricorso Governo contro ordinanza Santelli

CATANZARO – Nella partita politica Conte – Santelli il primo tempo fa al Governo, palla al centro. Il Tar di Catanzaro ha, infatti, accolto il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri tramite l’Avvocatura generale dello Stato contro l’ordinanza del presidente della Regione Calabria Jole Santelli, del 29 aprile scorso, che consentiva il servizio ai tavoli, se all’aperto, per bar, ristoranti ed agriturismo. E’ quanto si evince dal sito del Tar dopo l’udienza collegiale, tenuta in camera di consiglio, svoltasi stamani. (Foto di repertorio)

Esclusione dallo Sprar, il Tar Calabria accoglie il ricorso di Riace

REGGIO CALABRIA – Il Tar della Calabria sezione di Reggio Calabria, accogliendo il ricorso del Comune, ha annullato il provvedimento del Ministero dell’Interno che aveva escluso Riace dallo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

La decisione si fonda essenzialmente sulla circostanza, evidenziata dalla difesa del Comune, che a Riace sia stato autorizzato il finanziamento per il triennio “2017-2019, in prosecuzione del triennio precedente senza avere comminato penalità, e dall’altro, quasi contestualmente, ha assunto un atto che fonda le penalità e, dunque, la revoca su criticità afferenti al precedente triennio”.

«Il Collegio – scrivono i giudici – reputa che la contraddittorietà tra la prosecuzione autorizzata a dicembre e la successiva nota di gennaio sia manifesta. L’autorizzazione alla prosecuzione può trovare spiegazione solo con ‘la massima benevolenza dell’Amministrazione’ nonostante il riscontrato caos gestionale ed operativo, che emerge con chiarezza dagli atti di causa».

Fonte Ansa

#OpenCameraCosenza, tra gli ospiti il presidente del Tar Calabria

COSENZA – «Ancora una volta costruiamo reti tra le istituzioni del territorio». E’ quanto ha affermato il presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Klaus Algieri, durante i saluti introduttivi che hanno aperto la terza giornata formativa del 2019.

Una tavola rotonda dedicata alla SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) con l’intervento del presidente del Tar Calabria, Vincenzo Salamone. L’altro argomento trattato, durante l’approfondimento organizzato dall’ente camerale, è stato l’accesso agli atti, anche accesso civico, con una relazione del magistrato del Tar Calabria, Francesca Goggiamani.

Sono intervenuti anche il prefetto di Cosenza, Paola Galeone e il presidente dell’ordine degli avvocati, Vittorio Gallucci. Ha moderato l’incontro il segretario generale della Camera di Commercio di Cosenza, Erminia Giorno.

«La SCIA è uno strumento che, tra le altre sue funzioni, rappresenta la possibilità di mettere in pratica – ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Klaus Algieri – una delle esigenze primarie per chi fa impresa o intende avviare un’impresa: velocità e abbattimento della burocrazia. Uno strumento fondamentale perché consente di avviare un’impresa in un solo giorno. L’altro focus della giornata formativa – quello sulla disciplina dell’accesso agli atti -rappresenta perfettamente lo spirito di #OpenCameraCosenza, vocato e proiettato verso la trasparenza, elemento essenziale per tutta la Pubblica amministrazione».

La disciplina che regola la Segnalazione certificata di inizio attività è una «materia dove confliggono interessi diversi», – ha affermato il presidente del TAR Calabria, Vincenzo Salamone – che si configura anche come «strumento di liberalizzazione».

Francesca Goggiamani, magistrato del Tar Calabria, ha spiegato anche il carattere dell’accesso agli atti della Pubblica amministrazione, analizzando applicabilità, implicazioni teoriche e pratiche della complessa disciplina che regola uno strumento così decisivo in tema di trasparenza e da contemperare con il buon andamento dalla PA.

 

Tar dichiara “impocedibile” il ricorso sulle nomine della Provincia di Cosenza

ita_provincia_cosenzaCOSENZA – Il ricorso contro la riorganizzazione e la conseguente nomina dei dirigenti della Provincia è stato dichiarato improcedibile dal Tar della Calabria. In data odierna è stata, infatti, depositata la sentenza da parte del Tar di Catanzaro avente a oggetto l’impugnazione della riorganizzazione del personale della Provincia e delle relative conseguenze sulle nomine dirigenziali del dicembre 2014. Il Tar, a seguito della sua ordinanza di riesame cautelare con la quale intimava all’amministrazione di istruire nuovamente il procedimento amministrativo, ha ritenuto adempiente la Provincia e ha dichiarato il ricorso improcedibile, con conseguente legittimità della riorganizzazione e delle nomine dirigenziali. Tra le motivazioni presentate dalla Provincia si è evidenziato come la continua riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato e della Regione, a seguito dei tagli previsti dalle manovre derivanti della revisione della spesa pubblica, abbiano posto la Provincia di Cosenza nella necessità di dover provvedere a una contrazione nella gestione delle finanze, ed è stata pertanto rappresentata l’esigenza di un riordino delle funzioni della Provincia e di tutto l’apparato burocratico, al fine di ridimensionare adeguatamente gli effetti sulla spesa corrente. La finalità perseguita dall’Amministrazione con la revisione dell’organizzazione e della dotazione organica operata era motivata dall’esigenza dell’Ente di realizzare una razionalizzazione della spesa del personale attraverso l’alleggerimento delle dotazioni organiche e la riduzione delle indennità legate alle posizioni dirigenziali, alle posizioni organizzative e alle alte professionalità. Il Tribunale amministrativo, quindi, dopo aver valutato la documentazione presentata dalla Provincia, ha dichiarato improcedibile il ricorso amministrativo con il quale questa era stata convenuta in giudizio.

Wanda Ferro su elezioni regionali: “ho diritto ad entrare in Consiglio”

CATANZARO – Wanda Ferro interviene sulla vicenda relativa alla sua esclusione dal Consiglio Regionale “Sono continui gli interventi sulla stampa, dichiara la Ferro, devo quindi fare qualche considerazione, ma non mi esprimo sulle rivelazioni di Caputo, che aprono scenari inquietanti ai quali, se lo riterrà, dovrà dare risposta la magistratura inquirente, e comunque ringrazio gli ex consiglieri Caputo e Gallo per l’onestà intellettuale con la quale hanno raccontato le dinamiche della seduta di Consiglio che ha generato questo grande equivoco. Perché ci tengo a sottolineare che di equivoco si tratta, fermamente convinta che il TAR riconoscerà a breve il mio diritto ad entrare nell’assemblea regionale. Condivido il pensiero di Mimmo Tallini, e sono rimasta profondamente delusa dalla costituzione in giudizio al TAR da parte della Giunta Regionale e del Governatore Oliverio. Alle parole di circostanza non sono seguiti i fatti, non ho ricevuto neanche una telefonata di Oliverio che mi spiegasse le ragioni, ma soprattutto è mancata una presa di posizione complessiva sulla vicenda. Il ricorso è stato infatti notificato anche al Consiglio Regionale (ma Oliverio non ha avviato il processo di istituzione del “ruolo unico regionale”?) che di fatto ha emanato la legge, prosegue Wanda Ferro, ma non mi risulta un’analoga costituzione in giudizio: forse perché il Consiglio Regionale, quale unico atto ufficiale sulla vicenda, prima e ben oltre la presentazione delle candidature, aveva pubblicato sul proprio sito che “Inoltre, si proclama consigliere il candidato alla carica di Presidente che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello del neoletto, sulla base del meccanismo previsto dall’art. 5 della legge cost. 1 del 1999.”, confermando la legittimità della mia elezione. In definitiva avrebbe dovuto schierarsi nel giudizio dalla mia parte, e questo serve anche come risposta a chi continua ad ipotizzare una superficialità nello studio della legge elettorale da parte nostra. Allora l’atto dovuto, di cui parla Oliverio, appartiene solo alla Giunta, e la risposta al perché della scelta operata da Mario Oliverio sta in alcune sue recenti dichiarazioni: “Oggi la regione Calabria non è trasparente. Non consente ai cittadini di vedere con chiarezza ciò che accade al suo interno, chi comanda, come vengono rese le decisioni…”. Piuttosto che un’opposizione al mio ricorso mi sarei aspettata dal Governatore l’istituzione di una commissione d’inchiesta su questa vicenda: per accertare, ad esempio, come mai nessuno ha tenuto conto del parere del Consiglio Regionale. Ma soprattutto per chiarire il ruolo del dipartimento regionale che ha generato un teatrino e condizionato la decisione assunta, peraltro senza motivazioni espresse, dai giudici della Corte d’Appello. Sono convinta, ed attendo con fiducia l’ormai prossimo pronunciamento del TAR, che le modifiche introdotte non incidano sulla mia elezione a consigliere regionale, ma resta l’obbligo, da parte dei vertici di governo della regione, di fare luce sulla vicenda. Gli interrogativi ai quali dare risposta sono semplici: quali funzionari regionali hanno partecipato all’incontro con il Ministero dell’Interno il 26 settembre interpretando a torto (e nella direzione opposta al Consiglio Regionale) che la nuova legge escludesse l’ingresso in Consiglio del candidato presidente arrivato secondo? Perché gli stessi non hanno pubblicato per tempo questa interpretazione, tenuta segreta ancora oggi, evitando così che si generasse questo colossale equivoco? A quale titolo, in funzione di quale atto questi funzionari sono diventati determinanti e quali documenti ufficiali hanno prodotto? Sono gli stessi che hanno inviato i verbali precompilati all’Ufficio Centrale cancellando l’area relativa alla proclamazione del leader dell’opposizione, e indirizzando la commissione elettorale verso la mia esclusione? Ci sono stati incontri, ufficiali o no, durante i quali si è discusso dell’argomento e tra chi? E poi, sono gli stessi funzionari che hanno suggerito al Governatore “l’atto dovuto”(dalla Giunta ma non dal Consiglio!) della costituzione in giudizio? Una Commissione d’inchiesta, di fatto, dovrebbe dare risposta a questi interrogativi, al solo fine della trasparenza e non certo con intenti punitivi. Ad esempio sarebbe paradossale se il Governatore si fosse affidato agli stessi protagonisti di questa brutta storia per difendere la Regione al TAR e di fatto affermare la contrarietà del Governo Regionale all’applicazione della legge che prevede il mio ingresso in consiglio. Oggi, conclude la Ferro, mentre il Governatore parla di trasparenza, è ancora possibile che in Calabria qualche funzionario assuma decisioni così importanti senza confronto con il Consiglio che emana una legge, senza atti ufficiali, ma soprattutto, ed è colpa ben più grave, nell’ombra e senza alcuna assunzione di responsabilità”.

Il consiglio di Sato con il comune di Cassano Ionio: il chiosco non va rimosso

CASSANO ALL’IONIO (COSENZA) – Una decisiva pagina è stata scritta dal Consiglio di Stato nella vicenda del chiosco per la vendita di fiori nell’area del cimitero cittadino di Cassano allo Ionio. Con ordinanza n.482 del 4-5 febbraio 2014, la Quinta Sezione del massimo organo di giustizia amministrativa ha annullato la decisione del TAR della Calabria, che aveva sospeso, senza alcuna specificazione ulteriore, gli atti impugnati. In sostanza, tutti i provvedimenti emessi dal Comune di Cassano Ionio, dalle determine dirigenziali al Piano del Commercio approvato dal Consiglio Comunale, restano pienamente validi ed efficaci.
“Sono particolarmente soddisfatto della decisione del Consiglio di Stato, che ha fatto chiarezza in una vicenda particolarmente complessa, perché è stata confermata la piena legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale”; con queste parole il Sindaco Geom. Gianni Papasso ha accolto la notizia comunicata dal difensore del Comune, Avv. Vittorio Cavalcanti.

“Non ho mai dubitato che nel giudizio sarebbero emerse le ragioni per le quali legittimamente ed, anzi, doverosamente, si era proceduto alla rimozione del chiosco. Ricordo che il Piano del Commercio approvato dal Consiglio Comunale, con il quale per la prima volta dopo tanti anni è stato regolamentato in modo completo l’esercizio del commercio su aree pubbliche, aveva stabilito che i chioschi esistenti nel piazzale dovessero spostarsi di pochi metri sul Viale Cimitero; ciò per una migliore sistemazione e per una scelta dell’organo assembleare, adottata sulla scorta delle proposte del Sindaco e della Giunta”.

“ Ringrazio l’eccellente avv. Vittorio Cavalcanti – ha altresì detto il Sindaco – per il buon, onesto e proficuo lavoro svolto attraverso il quale è stato raggiunto l’obiettivo di avere giustizia riguardo ad una vicenda che taluni artatamente hanno voluto che diventasse una questione politica. Nessun intento persecutorio, come pure è stato improvvidamente sostenuto, da parte del Sindaco o dei dirigenti, ma solo l’intento di attuare una scelta amministrativa e di operare nel pieno rispetto della legge e dei regolamenti. Se qualcuno ha pensato o pensa che il Sindaco possa fare un solo passo indietro sulla strada delle regole e della legalità, si sbaglia di grosso”.

L’ordinanza del Consiglio di Stato, ha spiegato il legale del Comune di Cassano allo Ionio, avv. Vittorio Cavalcanti, ha come conseguenza il mantenimento dell’attuale situazione e, perciò, il Piano del Commercio resta pienamente efficace anche, ovviamente, nella parte relativa all’area del cimitero, ove potrà darsi ulteriore corso alle disposizioni che stabiliscono modi e termini per l’assegnazione delle aree pubbliche individuate per accogliere le attività commerciali previste.