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Crotone, importante convegno su gioco d’azzardo e usura

CROTONE – Si è tenuto a Crotone il convegno “Giocarsi la vita: l’Azzardopatia, il sovraindebitamento, l’usura”, in occasione dei primi 20 anni di attività della Fondazione Antiusura Zaccheo. Già emergono, a distanza di breve tempo, i primi risultati positivi: infatti, il primo cittadino di Crotone, Ugo Pugliese, sollecitato dalle richieste pervenute nel corso dell’incontro, ha annunciato l’intenzione di dotare lo stesso Comune di un regolamento per la prevenzione e il contrasto delle patologue legate al gioco d’azzardo. «Un Sindaco – ha dichiarato Pugliese – in occasioni come queste dove si evidenzia la validità e l’efficacia di un impegno ventennale compiuto da una meritoria fondazione come la Zaccheo e soprattutto davanti a un fenomeno che si è trasformato in una patologia non si può limitare ai saluti o alle enunciazioni di merito».

Il problema delle patalogie legate al gioco d’azzardo è, purtroppo, un fenomeno in crescita preoccupante, pertanto, ha continuato il Sindaco Pugliese, «abbiamo intenzione di intervenire con specifiche ordinanze sindacali per la disciplina degli orari, per il divieto di installare slot nei pressi di punti sensibili come le scuole ma anche di fare opera di prevenzione sensibilizzando soprattutto i giovani, andando presso gli istituti scolastici. Purtroppo in questo momento non abbiamo ancora una legge regionale di riferimento. Attualmente è all’esame del Consiglio un progetto di legge sul contrasto al gioco d’azzardo. La Consigliera Regionale Flora Sculco si è già impegnata in questo senso per accelerare l’approvazione del provvedimento». Per la Fondazione Zaccheo, del resto, la collaborazione tra le diverse forze sociali si prospetta come un elemento fondamentale per combattere crimini come l’usura, una possibile, deleteria conseguenza dell’azzardopatia, legata al sovraindebitamento economico. E infatti, le istituzioni, come il Prefetto di Crotone Vincenzo De Vivo, il Questore sostituito del dirigente di polizia, Maria Antonia Spartà, hanno partecipato attivamente. Una grande responsabilità, soprattutto etica, secondo i membri della Fondazione, è quella che investe gli organi di informazione. Essendo il fenomeno così diffuso, i media dovrebbero avere maggior prudenza nel divulgare notizie che riguardano le vincite al gioco d’azzardo. «Essendo l’informazione focalizzata sulle vincite di grandi somme – dicono dalla Fondazione -, piuttosto che nello sconfortante racconto delle vite di chi con l’azzardo si è giocato letteralmente la vita, il messaggio che passa sembra essere che la sconfitta è un fatto strettamente privato, mentre la vittoria di quei pochi è un fatto pubblico che può riguardarli. L’informazione che non tiene conto di questo aspetto rischia di diventare una fonte vicaria di rinforzo positivo del gioco d’azzardo».

Arrestati padre e figlio per esorsione e usura

ROSSANO (CS) – Nella mattinata odierna ha arrestato Nicola Sebastiano Rende, di anni 69 e il figlio Camillo, di anni 44.

Nell’ambito della cosiddetta Operazione Omnia del 2007, i due sono ritenuti responsabili del reato di estorsione aggravata in concorso ed usura pluriaggravata in concorso con altri (foto repertorio).

I due arrestati avevano commesso tali reati dal 2001 al 2007, al fine di agevolare le attività criminali di associazioni a delinquere di stampo mafioso. Tale condotta era stata perpetrata ai danni di imprenditori della zona di Cassano Jonio, approfittando delle gravi difficoltà finanziarie in cui questi si trovavano.

I due sono stati condotti presso la Casa di Reclusione di Castrovillari.

Modesto va all’attacco: «La mia dignità di uomo cancellata»

img_2172RENDE (CS) – Ha voluto metterci ancora una volta la faccia Francesco Modesto ma questa volta lo ha fatto per cercare di riprendersi la sua dignità di uomo. «La mia immagine è stata cancellata perché qualcuno ha dato credito alle dichiarazioni di un personaggio falso e bugiardo». Non ha usato giri di parole Modesto arrestato il 30 agosto scorso con l’accusa di estorsione e usura nell’ambito dell’inchiesta “Laqueo”, condotta dalla Dda di Catanzaro. «Dobbiamo aspettare gli sviluppi della magistratura. Non posso affermare con certezza che ci siano stati errori da parte dei magistrati ma sicuramente c’è stata una leggerezza nel non leggere le denunce che ho presentato tre anni fa. Ho subito una truffa importante – ha aggiunto Modesto – Ho investito 800 mila euro nella costruzione di un edificio in via Popilia a Cosenza, in qualità di socio. Poi ho denunciato alcune irregolarità, ma nessuno ha indagato. Il collaboratore di giustizia Roberto Calabrese, già nel 2013, fu dichiarato inattendibile dalla Corte d’Assise. Eppure a lui hanno dato credito, hanno creduto alle accuse infamanti che ha fatto su di me e mi hanno arrestato. So che era un conoscente di mio suocero, ma io non ho mai parlato con lui».

img_2170Parole, che sono state ribadite anche dagli avvocati Pugliese e Sulla: «Bastava leggere le carte e capire che non c’era alcun coinvolgimento. C’è stata, forse, una superficialità in chi ha condotto le indagini».  Sul suo futuro sportivo, invece, Modesto afferma di essere stato già contattato dal Rende Calcio con il quale già da martedì potrebbe cominciare ad allenarsi, anche se il suo sogno rimane il Cosenza.

Scoperto giro di usura con tassi fino al 400 per cento

TREBISACCE (CS) – Una misura cautelare agli arresti domiciliari ed un obbligo di firma sono stati emessi nei confronti di due soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione, favoreggiamento e falsità in testamento olografo-cambiale o titoli di credito. Ad eseguire il provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Castrovillari sono stati gli uomini della Guardia di Finanza di Montegiordano, coadiuvati dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano. L’operazione ha portato alla luce un giro di prestiti con tassi usurari anche del 400% annuo a persone, commerciarti ed esercenti in stato di bisogno. I due destinatari della misura, parenti di terzo grado, agivano principalmente a Trebisacce e dintorni, ma anche nell’intera area della sibaritide. Agli arresti è finito Francesco Ugolini, di Trebisacce, in quanto attore principale dei reati e ritenuto dagli inquirenti, vero e proprio punto di riferimento per le persone bisognose di finanziamenti. Ruolo più marginale invece quello di Giuseppe Ugolini. L’indagine è nata nel 2014 a seguito di una denuncia presentata da una vittima di usura. Le indagini eseguite attraverso intercettazioni telefoniche e interrogatori di probabili vittime, nonché l’esame di documentazione bancaria, postale e manoscritti sequestrai agli indagati, hanno permesso di ricostruire in maniera capillare tutti i prestiti concessi alle vittime sui quali gravavano interessi, in alcuni casi, anche superiori al 400% annuo.  A garanzia delle somme di denaro prestate, l’usuraio pretendeva il rilascio di titoli cambiari ed assegni post-datati. Nella fase delle indagini, nei confronti degli indagati, è stato disposto il sequestro di conti correnti bancari, postali, polizze vita e numerosi titoli cambiari per un totale complessivo di 480mila euro.

Confiscati beni per un 1,5 milioni a già condannati per usura

LAMEZIA TERME (CZ) – La Guardia di finanza ha confiscato beni per oltre un milione e mezzo di euro a due persone condannate per usura con sentenza definitiva della Corte di Cassazione.

I beni confiscati, già sottoposti a sequestro, sono due ville, una delle quali ubicata in un residence sulla costa tirrenica e l’altra nel quartiere Sambiase e un appartamento nel centro di Lamezia Terme riconducibili ad Adriano Sesto e quote societarie di un’azienda operante nel settore dei trasporti e denaro per oltre 100 mila euro su un conto corrente, un Suv e un motociclo riconducibili a Ferdinando Greco.
La decisione fa seguito all’operazione “Lex genucia” del 2012 condotta dal gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, coordinata dalla Procura della Repubblica, che portò all’arresto di dieci persone accusate di avere vessato con prestiti usurari diversi imprenditori della zona che versavano in difficoltà finanziarie.

Camera di Commercio Vibo, sportello per finanziamenti statali alle vittime di usura

VIBO VALENTIA – Donatella Romeo, segretario generale della Camera di Commercio di Vibo Valentia, ha commentato l’operazione giudiziaria della DDA, invitando cittadini e istituzioni a prendere ad esempio le parole dei magistrati Bombardieri e Luberto.

«L’ennesima operazione giudiziaria della DDA – ha affermato la Romeo – conferma che usura e racket sono ancora due cancri ben presenti nella nostra economia. Preciso, ovviamente, che va sempre riconosciuto a tutti il diritto alla presunzione di innocenza ma non può essere sottovalutato il peso  negativo di questi due fenomeni criminali per la nostra economia. I magistrati Bombardieri e Luberto hanno rivolto l’invito alla denuncia, un appello che ognuno di noi deve rilanciare e per questi motivi, come Camera di Commercio, già da diversi mesi abbiamo messo a disposizione delle vittime un apposito ufficio dove poter  presentare le richieste di finanziamento allo Stato. È importante che il mondo produttivo calabrese si renda conto che si tratta di una vera e propria emergenza che tarpa le ali allo sviluppo calabrese».

‘ndrangheta, pm Dda: «Usura “Bot” cosche». Arrestato il calciatore Modesto

CATANZARO – Dai fasti del grande calcio  della serie A al carcere. Dietro la sigla Mod appuntata sul “libro mastro” dei clan di ‘ndrangheta di Cosenza si sarebbe celato il nome di Francesco Modesto, calciatore con trascorsi a Cosenza, Palermo, Ascoli, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Pescara, Padova e Crotone. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che oggi lo hanno arrestato con l’accusa di usura aggravata dalle modalità mafiose, avrebbe avuto il ruolo di finanziatore dei prestiti usurai. Punto di contatto tra Modesto e le cosche di ‘ndrangheta cosentine sarebbe stato il suocero Luisiano Castiglia, detto “Mimmo”. Con loro in manette, nell’ambito dell’operazione “Laqueo”, condotta dal Ros dei carabinieri, sono finite altre 12 persone ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Cosenza, i Lanzino-Cicero e i Rango-Zingari. A decifrare agli inquirenti il libro mastro è stato il collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese. E’ lui a raccontare ai magistrati un episodio del 2007 in cui per un prestito a un imprenditore sotto strozzo «la somma venne prelevata da un conto corrente acceso presso la banca popolare di Bari, filiale di Rende, intestato a Francesco Modesto. Tale  prestito venne elargito con interessi del 10% e la durata fu di 13 mesi». Secondo il pentito, Modesto «era consapevole che il denaro consegnato al suocero veniva impiegato in attività criminali e comunque usurarie». In passato, inoltre, il calciatore avrebbe usufruito di lavori edili gratuiti per la sua casa di Cosenza a parziale estinzione del debito usurario contratto da un imprenditore. Le parole del collaboratore sul giro di usura ed estorsioni hanno trovato poi riscontro nelle dichiarazioni delle vittime. Hanno raccontato anni di minacce e intimidazioni, svelando che al momento del prestito venivano subito informati che i soldi provenivano dalla “bacinella”, ossia la cassa comune delle cosche. Un mercato, quello dell’usura, strettamente collegato alla criminalità organizzata locale. Come ha spiegato il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto «l’usura sono i bot della ‘ndrangheta». Ma l’indagine di oggi, coordinata da Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni, ha svelato anche un altro particolare inedito. I clan, per tentare di bloccare il percorso di collaborazione appena intrapreso da Roberto Violetta Calabrese, tentarono di uccidere il fratello. L’agguato è avvenuto il pomeriggio del 6 marzo 2013 negli stessi istanti in cui il collaboratore si trovava davanti ai magistrati della Dda per rendere dichiarazioni. La vittima designata, che si trovava dietro ai vetri del solarium di sua proprietà, era riuscito a sopravvivere buttandosi per terra. Un agguato, però, che sortì l’effetto opposto a quello sperato dalle cosche. Saputo quello che era avvenuto, Calabrese disse al pm: «Sono ancora più determinato nel mio proposito di collaborare con la giustizia».

‘Ndrangheta, 14 in manette per usura. Arrestato anche il calciatore Modesto

COSENZA – I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura distrettuale Antimafia, a carico di 14 persone accusate di appartenere a un’organizzazione criminale dedita all’usura e all’estorsione, aggravate dalle finalità mafiose e al tentato omicidio. Le indagini scaturiscono dalle indagini partite dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese che ha permesso di far luce sull’attività di usura ramificata di un sodalizio criminale, emanazione delle cosche dei “Cicero-Lanzino” e “Rango-Zingari”, egemoni nella città di Cosenza. Secondo chi indaga, gli arrestati, utilizzando i capitali della ‘ndrangheta, elargivano prestiti soprattutto nel settore edile con l’imposizione di tassi d’interesse fino al 30% mensile. E’ stato inoltre accertato come il recupero dei crediti erogati ed il rispetto degli accordi usurari venissero garantiti anche ricorrendo a violenze e minacce nei confronti degli imprenditori. Non solo, in queste circostanze venivano anche imposte assunzioni e realizzazioni di lavori edili in favore degli indagati e di imprese ad essi riconducibili, quale corrispettivo delle somme di denaro dovute dalle vittime al sodalizio. Tra le persone arrestate c’è anche il calciatore Francesco Modesto, 34 anni, originario di Crotone. Modesto, che è il genero di un altro indagato, ha militato in diverse squadre di calcio, anche in serie A e B, tra cui il Palermo, il Genoa, la Reggina, l’Ascoli, il Parma, il Bologna e il Crotone. Nella stessa indagine è coinvolto di uno degli indagati, Mario Mandoliti, legato a Luisiano Castiglia, elemento di spicco della cosca “LANZINO-CICERO”, nel tentato omicidio di Sandro Calabrese Violetta, fratello del collaboratore di giustizia, ucciso nei giorni immediatamente successivi alla sua defezione e finalizzato a farlo rinunciare alla collaborazione con la giustizia. L’operazione, coordinata dal procuratore Capo di Catanzaro dr. Nicola Gratteri, dai Procuratori Aggiunti, dr. Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal Sostituto Procuratore, dr. Pierpaolo Bruni, mette in atto uno sforzo investigativo che, dopo diversi anni di indagini sulla città di Cosenza, ha evindenziato come le cosche federate “CICERO-LANZINO” e “RANGO-ZINGARI”, benché fortemente ridimensionate, siano comunque sempre attive nella gestione degli affari illeciti.

I soggetti destinatari delle misure cautelari sono:

–      BEVILACQUA Gianfranco, nato a Cosenza il 19/10/1967 ed ivi residente in via Sante De Santis n. 2;

–      BRUNETTI Massimo, nato a Cosenza il 01/11/1961 ed ivi residente in piazza Caduti di Capaci n. 2, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Cosenza;

–      CASTIGLIA Luisiano, alias “Mimmo”, nato a Cosenza l’11/12/1953 ed ivi residente in via Vittorio Veneto n. 17, di fatto domiciliato in Cosenza, via S. Antonio dell’Orto n. 85;

–      COSTANZO Ermanna, nata a Cosenza il 22/01/1954 e residente in Mangone (CS), via Roma n. 28 int. 5 (tel. 3460110696);

–      DE CICCO Giuseppe, nato a Cosenza il 22/01/1979 e residente in Cerisano, contrada Savotani n. 40;

–      FUSINATO Domenico, nato a Cosenza il 24/01/1968 ed ivi residente in via Don Gaetano Mauro n. 30;

–      GAROFALO Giuseppe, nato a Cosenza il 13/05/1962 ed ivi residente in piazza A. Clausi Schettini n. 3;

–      GUARASCI Giovanni, nato a Mangone (CS) il 14/08/1939 ed ivi residente in via Roma n. 28, destinatario di Ordinanza di Custodia Cautelare agli Arresti Domiciliari;

–      MAGURNO Danilo, nato a Cosenza il 01/09/1986, residente in Montalto Uffugo, via Torre Pinta n. 2;

–      MAGURNO Francesco, nato a Mangone il 12/09/1957 e residente in Montalto Uffugo (CS), via Torre Pinta n. 59;

–      MANDOLITI Mario, nato a Cosenza il 24/11/1966 ed ivi residente in via Romualdo Montagna n. 21/A;

–      MODESTO Francesco Antonio, nato a Crotone il 16/02/1982, residente in Cosenza, via S. Antonio dell’Orto n. 85;

–      PATITUCCI Francesco, nato a Rende il 07/05/1961 ed ivi residente in via fratelli Cervi, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Terni;

–      RANGO Maurizio, nato a Cosenza il 06/08/1976 ed ivi residente in via Temesa, alloggi ATERP, n. 3, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Sassari Giovanni BACCHIDDU;

Roma, operazione Dia contro organizzazione criminale. A capo legale cosca Grande Aracri

ROMA – Gli investigatori del Centro Operativo di Roma della Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito numerosi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti dei presunti componenti di una organizzazione che pratica usura e riciclaggio nel territorio romano. Effettuate numerose perquisizioni a commercianti, gente comune, ma anche esponenti politici.

Per gli investigatori, a capo dell’organizzazione criminale c’era l’avvocato Benedetto Giovanni Stranieri, ex maresciallo dei carabinieri e oggi legale del boss di ‘ndragheta Nicolino Grande Aracri, già arrestato nel gennaio 2015 nell’ambito dell’inchiesta ‘Aemilia’.

Usura con tassi di interesse fino al 135%, due denunciati

CROTONE – Approfittavano della condizione di disagio economico di alcuni cittadini e imprenditori inducendoli a richiedere presiti in denaro con tassi che arrivavano fino al 135%. Due persone sono state denunciate per usura dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Crotone. Uno dei due denunciati, risultato il materiale usuraio, cioè colui che disponeva del denaro da prestare a strozzo alle vittime, circa 100 mila euro, servendosi dell’opera preparatoria del complice, viveva nella cittadina tedesca di Amburgo. L’indagine che ha portato all’individuazione dei due è scaturita da un precedente sequestro di quietanze di pagamento sospette nell’ambito di un altro procedimento. Gli accertamenti, supportati da una perizia tecnica, hanno consentito di certificare che i tassi applicati variavano dal 45 al 135% ed erano nettamente superiori al tasso di soglia minima calcolato da Bankitalia oltre il quale si configura l’usura.