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“Fa la differenza”, proseguono a Rende gli incontri sulla parità di genere

RENDE (CS) – Prosegue a Rende il percorso di sensibilizzazione alla parità di genere e ai temi della violenza contro l’altro che in questi anni ha caratterizzato le politiche amministrative del sindaco Marcello Manna.
“Fa la differenza. Violenza di genere: comunicare, tutelare, proteggere” è il titolo del ciclo di incontri che l’assessora alle pari opportunità Marina Pasqua promuoverà dal prossimo 27 febbraio alle 9,00 nella sala A del cinema Garden con gli istituti d’istruzione superiore.

«Nella convinzione che la violenza di genere non si combatta solo con le leggi e l’attenzione mediatica -ha dichiarato il primo cittadino-, noi amministratori riteniamo sia nostro preciso dovere riuscire ad individuare tempi adatti e spazi sempre più ampi, soprattutto nei contesti educativi e di socializzazione».
Così Marina Pasqua nella lettera inviata alle dirigenti degli istituti d’istruzione superiore del comune oltre Campagnano: «per dar voce a questo tema -ha affermato l’avvocata- bisogna promuovere campagne di prevenzione finalizzate alla sensibilizzazione ed all’educazione al rispetto della persona e dei diritti delle donne e dei più deboli. Per rispondere a tale esigenza l’amministrazione comunale, ed in particolare questo assessorato, hanno deciso di attivare un percorso di sensibilizzazione da realizzare nelle scuole superiori di Rende, rivolto alle studentesse ed agli studenti del triennio».

Il progetto sarà articolato in tre incontri a cadenza mensile e vedrà la partecipazione di esperte ed esperti sul tema oltre ad espressioni del mondo associativo ed istituzionale: “con lo scopo -conclude l’assessora- di introdurre ed analizzare insieme alle ragazze ed ai ragazzi, le tematiche connesse al fenomeno della violenza di genere e di diffondere la conoscenza degli  strumenti e delle politiche integrate utili per   riconoscere ed arginare questa piaga sociale nel suo complesso e nella vita quotidiana”.
Si partirà con l’incontro su comunicazione e linguaggio che vedrà, dopo i saluti istituzionali, la presenza della sociologa Graziella Priulla e della giornalista Carla Monaco, componente della commissione pari opportunità dell’Usigrai.

Matilde Spadafora Lanzino: «La violenza di genere è un dramma che appartiene a tutta la società»

COSENZA – Tante e diverse le iniziative programmate per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, così il nome completo. Il 25 novembre è una giornata della memoria collettiva in cui coralmente si rafforza il no alla violenza di genere ma oltre questa data c’è un impegno quotidiano, per le donne vittime di violenza, per i giovani ai quali bisogna parlare del ‘cammino’ delle donne.
L’assessore alle pari opportunità Matilde Spadafora Lanzino vuole inviare «un sentimento di condivisione a quanti, nella città di Cosenza e dovunque – in occasione di una data così importante come il 25 novembre che la comunità internazionale ha dedicato a tre donne della Repubblica dominicana, trucidate per la loro lotta di libertà: Minerva, Patria e Maria Teresa Mirabal – ricordano, con eventi variegati e incisivi, la catena troppo lunga di donne vittime della violenza degli uomini: mariti, compagni, fidanzati, sconosciuti».
«Lo faccio a nome di tutta l’Amministrazione comunale alla quale appartengo come assessore; lo faccio come cittadina; lo faccio come donna e come mamma di una vittima, Roberta, dalla cui morte, è partito nella città di Cosenza e nella Calabria tutta, nel lontano 1988, il primo forte grido contro un crimine così abietto e incivile. Con la stessa forza, però, raccomando a tutti di andare oltre la commemorazione di una data. I nostri giovani, ragazze e ragazzi, hanno il diritto di conoscere la storia delle donne, non riassunta in due misere paginette dal titolo inquietante di questione femminile. Hanno il diritto di sapere come e perché, nell’Occidente e nel mondo, le donne hanno camminato con lentezza e in ritardo, come pure hanno il diritto di conoscere pensieri ed azioni di quelle, che pur ostacolate, hanno trovato lo spiraglio per esserci, presenti e attive, nella Storia. E ciò perché la violenza di genere è dramma strutturale e culturale che appartiene alla società tutta e non solo alle singole donne colpite. Dovunque chiamata a partecipare e a portare il saluto della città, l’Amministrazione in questa importante carrellata della memoria collettiva, è presente. Io personalmente sono presente, testimonianza diretta di un dolore che si è fatto servizio e che vuole guardare al futuro con speranza. A tutte le donne il mio più affettuoso abbraccio».

 

La Polizia impegnata contro la violenza di genere

COSENZA – La Polizia di Stato è da sempre impegnata nel contrasto alla violenza di genere ed all’occorrenza è pronta a reprimere tutte quelle manifestazioni di prepotenza, maltrattamenti, coercizione e soprusi, portate in essere da persone violente contro le fasce più deboli della popolazione apparentemente indifese.

LE CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE

Le varie campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che “viaggiano” in tutta la nostra penisola: “……questo non è amore” il Camper itinerante della Polizia di Stato, “Progetto Bleu Box”, “#cuoriconnessi”, “Bullismo e Cyberbullismo sono reati, pensaci”, “Una Vita da Social”, “Illegalità no Grazie”, hanno interessato città, paesi e soprattutto molti istituti scolastici anche della nostra provincia.
Questa grande opera di prevenzione e d’informazione della Polizia di Stato, a tratti silenziosa, raccoglie i suoi frutti giornalieri, infatti le denunce e la relativa repressione delle forme di violenza sono in tendenziale aumento e, allo stesso tempo, semina nelle giovani generazioni il rispetto delle regole improntato alla legalità e quindi alla non violenza.
Viene assicurato l’Ascolto Protetto della vittima o delle vittime, considerato che in molti casi purtroppo sono coinvolti dei minori. Viene assicurata la presenza di figure dall’alto profilo professionale già all’atto della denuncia, tutto ciò per assicurare alla vittima un orientamento preciso visto che, dopo aver subito violenza, potrebbe trovarsi disorientata, spaventata ed insicura.

Il Questore della Provincia di Cosenza, dott. Giancarlo Conticchio, già dall’inizio del suo mandato si è schierato dalla parte dei meno fortunati, dei deboli e delle categorie sociali più indifese.
Il personale della Polizia di Stato risponde ad ogni chiamata di soccorso, anche se la chiamata proviene da un terzo o comunque da un cittadino che vuole mantenere l’anonimato.
Parte delle segnalazioni, fatte proprio da terze persone, che abbandonano per un attimo l’atteggiamento del “ma chi me lo fa fare”, “meglio farsi i fatti propri”, “sono cose di famiglia meglio non entrarci” ecc., consentono giornalmente di mettere la parola fine a quelle violenze silenziose che sorgono agli onori della cronaca solo dopo tragici epiloghi.
Il Questore dott. Giancarlo Conticchio vuole intervenire prima che le tragedie possano essere consumate per cui il personale della Polizia di Stato della Provincia di Cosenza presta giornalmente la massima attenzione a tale fenomeno. I risultati conseguiti, come si evince dai dati del grafico sottostante dimostrano come, in particolare la violenza di genere, viene vigorosamente arginata.
Il dato dell’anno in corso non deve far pensare che ci sia stato un incremento di questa tipologia di reati, ma non è altro che il risultato di quel lavoro discreto fatto nell’ultimo anno.
Le persone che subiscono violenze oggi reagiscono, denunciando i loro carnefici;
Le persone terze che sono a conoscenza di violenze subite altrui, oggi segnalano.
Il cittadino, per quanto di propria competenza, è sempre più integrato nella “squadra sicurezza”.
Si ha la percezione che qualcosa stia cambiando; che il cittadino, vittima o solo testimone di violenze, abbia compreso l’importanza che anche lui può concorrere ad evitare l’irreparabile.

LAVORO SINERGICO

Al riguardo si vuole sottolineare, la massima sinergia con le Procure della Repubblica presenti sul territorio, che si concretizza nella direzione delle indagini e nei successivi provvedimenti restrittivi emessi e puntualmente eseguiti nei confronti dei colpevoli.
Si evidenzia altresì la grande collaborazione fornita dalle Associazioni e dagli Istituti Religiosi, presenti sul territorio dell’intera provincia, dedicati alle persone vittime di violenze e non solo, fornendo loro accoglienza e adeguato supporto psicologico.
In conclusione, vista l’era delle grandi comunicazioni che stiamo vivendo, si vuole ancora una volta evidenziare l’app YUOPOL della Polizia di Stato che può essere utilizzata da chiunque abbia uno smartphone.

Donne vittime di violenza di genere: protezione internazionale sancita dalla Cassazione

Sempre più spesso sentiamo parlare di donne che fuggono dai loro Paesi di origine perché perseguitate, vittime di abusi, violenze e mutilazioni. Donne costrette a contrarre matrimonio in giovane età o perché vedove. Queste donne, coraggiose, richiedono la protezione internazionale nel nostro Paese.

Si premette che in Italia, il diritto di asilo è garantito dall’art. 10 comma 3 della Costituzione, che prevede che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Può essere riconosciuto, perciò, al cittadino straniero che ne faccia richiesta, lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria. Ne consegue una differente tutela, che scaturisce dalla valutazione di una serie di parametri oggettivi e soggettivi inerenti alla storia dei richiedenti, alle statuizioni dei Paesi di provenienza. In particolare, si definisce rifugiato un cittadino straniero che, a causa del fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica, si ritrovi al di fuori dal territorio del Paese di cui ha la cittadinanza senza potersi avvalere della protezione dello stesso. E’ invece ammissibile la protezione sussidiaria per il cittadino straniero che, pur non possedendo i requisiti per essere riconosciuto rifugiato, se ritornasse nel suo Paese di origine correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno. Lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria sono riconosciute all’esito dell’istruttoria effettuata dalle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una donna nigeriana che, dopo la morte del marito, a causa del suo rifiuto di sposare il cognato, era stata privata della potestà genitoriale, di tutti i suoi averi ed era stata perseguitata e costretta a lasciare la sua terra. Richiesta la protezione sussidiaria in Italia, che la Commissione Territoriale aveva respinto, la donna era ricorsa dapprima al Tribunale di Bologna fino ad arrivare in Cassazione, che le ha riconosciuto la causa di persecuzione di genere, sulla base del quadro normativo internazionale. In particolare, la Corte fa riferimento alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne, che obbliga gli Stati che l’hanno ratificata “ad adottare le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che la violenza contro le donne basata sul genere possa essere riconosciuta come una forma di persecuzione ai sensi dell’art. 1, a) della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e come una forma di grave pregiudizio che dia luogo ad una protezione complementare/sussidiaria”. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) del maggio 2002 aveva invitato tutti gli operatori statali coinvolti a considerare la persecuzione legata alla violenza di genere come motivo per l’ottenimento della protezione internazionale. Nella vicenda sottoposta all’attenzione della Corte di Cassazione, si è ritenuto che i fatti narrati dalla cittadina nigeriana rientrassero a pieno titolo tra quelli cui fa riferimento la Convenzione di Istanbul e previsti dall’art. 7 del d.lgs. 251/2007: la donna deve essere considerata vittima di una persecuzione personale e diretta, a causa della sua appartenenza, in quanto donna, ad un gruppo sociale. E, secondo la Corte, proprio il peso delle norme consuetudinarie locali avrebbe impedito alla ricorrente di trovare adeguata protezione nelle autorità statuali del suo Paese di appartenenza. Questa sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28152/2017, di enorme portata innovativa, ha sancito il diritto alla protezione internazionale per le vittime di violenza di genere, le quali potranno ora vedersi riconosciuto lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria.

Questa pronuncia si inserisce nell’ambito di un recente orientamento dei inaugurato dalla sentenza n. 12333/2017 della Corte di Cassazione riguardante un caso di violenza domestica. Una cittadina marocchina, vittima per anni di abusi e violenze da parte del marito anche dopo aver ottenuto il divorzio, aveva lasciato il suo Paese ed aveva richiesto la protezione internazionale poiché certa che, in caso di rientro in Marocco, sarebbe stata nuovamente esposta agli abusi e alle violenze dell’ex-marito. Sia la Commissione Territoriale che il giudice di primo e secondo grado avevano rigettato la richiesta in ragione del fatto che la vicenda narrata rientrerebbe nell’ambito dei rapporti familiari non meritevoli di protezione internazionale, considerate le possibilità di tutela offerte alla donna dal suo Paese di origine. La Suprema Corte, invece, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello di Roma, poiché non era stato accertato se le autorità statuali avessero un’effettiva capacità di offrire un’adeguata protezione alla donna, vittima delle violenze dell’ex-marito. La vicenda della donna trova tutela nelle previsioni della Convenzione di Istanbul ai sensi dell’art. 3, lett. b) ed i giudici della Suprema Corte aderiscono, in particolare, alla tesi sostenuta nel ricorso secondo cui questa forma di violenza domestica andrebbe ricondotta nell’ambito dei trattamenti inumani e degradanti cui fa riferimento l’art. 14, lett. b), d.lgs 251/2007. Una simile interpretazione appare coerente con la formulazione dell’art. 60 della Convenzione di Istanbul che, come ricordato, impone agli Stati firmatari di riconoscere la violenza di genere come elemento atto a fondare la protezione sussidiaria.

Questa è la storia di R., D., T., G., e di tante altre donne fuggite dal loro Paese perché vittime di violenza. E’ una storia che si ripete, scritta nei loro occhi, segnata sui loro corpi e nella loro anima. Invisibile a chi le guarda e non le vede. Sono miracolosamente scampate ad un tragico destino e portano con loro i colori di chi spera. Sono quelle donne che non si sono arrese e, grazie al loro coraggio, si apre uno spiraglio di salvezza per chi prenderà il loro esempio.

Avv. Lucia Boellis

I lettori di Ottoetrenta.it possono inviare i loro quesiti agli avvocati compilando l’apposito form presente in questa pagina 

Campagna “Questo non è amore”, il camper della polizia contro la violenza di genere

ZUMPANO (CS) – Prosegue la campagna itinerante di sensibilizzazione contro la violenza di genere della Polizia di Stato “Questo non è amore”. Oggi  il Camper della Polizia di Stato sarà collocato nel piazzale del Carrefour di Zumpano dalle 8 alle 14. Nel giorno di San Valentino, la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con la campagna “…questo non è amore” che prevede in tutte le province italiane camper, pullman, gazebo e altri momenti d’incontro volti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza.Un’idea, quella del progetto CAMPER contro la violenza di genere che, partito a luglio del 2016, in circa sei mesi in 22 province italiane ha consentito di contattare oltre 18.600 persone, in maggioranza donne, diffondendo informazioni sugli strumenti di tutela e di intervenire su situazioni di violenza e stalking che diversamente sarebbero potute rimanere ingabbiate nel dolore domestico. Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori. In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.

Violenza di genere, Oliverio: «Fondo di 500mila euro per le associazioni che difendono le donne»

CATANZARO – Da poco è trascorsa la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne e, a margine di una pubblica manifestazione sulla riforma costituzionale, il Governatore della Calabria Mario Oliverio è tornato sull’argomento, riconfermando l’impegno della Giunta Regionale contro la violenza di genere.  «Nel bilancio di previsione 2017 – ha annunciato – abbiamo incrementato il fondo destinato alla rete delle associazioni impegnate contro la violenza sulle donne portandolo a 500 mila euro. Come abbiamo avuto modo di dire in occasione della manifestazione di Reggio Calabria che ha visto la partecipazione di migliaia di donne e di giovani il 21 ottobre scorso, è necessario mantenere alta l’attenzione e definire una strategia adeguata per sconfiggere il fenomeno della violenza sulle donne in primo luogo facendo crescere la cultura del rispetto della persona e della affermazione piena dei diritti attraverso iniziative mirate ed il sostegno della rete associativa, in particolare dei centri antiviolenza. In tal senso nelle prossime settimane organizzeremo un apposito incontro. In Calabria e nel Paese c’è un’omertà diffusa che nasconde ancora una inconcepibile ed inumana violenza sia psicologica che fisica sulle donne. Una società che vuole veramente progredire, non può fare a meno di donne libere dalla paura, dai pregiudizi e da consuetudini invalidanti. Anche per questo abbiamo disposto l’avviso pubblico destinato alle case di accoglienza e ai centri antiviolenza sulle donne. Troppe sono ancora le vittime. L’attenzione sulla barbarie della violenza – ha concluso il presidente della Giunta regionale – non può determinarsi solo all’indomani di atti di violenza, ma deve essere costante».

Il PD di Castrovillari a Reggio alla manifestazione contro la violenza di genere

REGGIO CALABRIA – Dopo i noti fatti di Melito Porto Salvo, con l’ennesimo caso di stupro di gruppo ai danni di una ragazzina di tredici anni, anche il circolo Pd di Castrovillari prende nettamente le distanze da ogni tipo di violenza di genere e forma di omertà, assicurando la propria partecipazione alla manifestazione che si terrà il prossimo venerdì 21 ottobre a Reggio Calabria contro la violenza sulle donne. «Tale partecipazione – si legge in una nota – vuole essere un atto di vicinanza e solidarietà a tutte le donne umiliate e maltrattate e un auspicio affinchè ci sia una presa di coscienza e un risveglio delle menti, perchè fatti come quello di Melito non accadano più».

Anche il comune di Cosenza alla manifestazione contro la violenza di genere

COSENZA – Ci sarà anche il Comune di Cosenza il 21 ottobre a Reggio Calabria per la manifestazione nazionale contro la violenza di genere indetta dalla Regione.

Come noto lo spostamento della manifestazione, inizialmente prevista a Melito Porto Salvo dove si è verificato l’episodio della giovanissima vittima di violenza di gruppo, è stato deciso ieri l’altro ieri, dopo una riunione in Prefettura a Reggio, in considerazione della necessità di non creare disturbo alle indagini e con la volontà di proteggere la ragazza.

Il Governatore Oliverio ha invitato alla massima partecipazione non soltanto enti e istituzioni, ma soprattutto i giovani calabresi la cui presenza-testimonianza sarà preziosa.

“Contro la violenza di genere”, anche Cassano allo Ionio parteciperà alla manifestazione

CASSANO ALLO IONIO (CS) – La giunta municipale presieduta dal Sindaco Gianni Papasso, ha accolto  l’invito del Presidente della Giunta Regionale On. Mario Oliverio e ha deliberato che parteciperà con una propria delegazione e con il gonfalone della città,  alla manifestazione nazionale contro la violenza di genere indetta dalla Regione Calabria per giorno 21 ottobre prossimo. La manifestazione ha il chiaro intento di lanciare una ferma condanna verso ogni forma di violenza contro le donne e di affermare i valori di rispetto della persona e della dignità umana.  L’iniziativa è nata dopo la vicenda del 2 settembre scorso a Melito di Porto Salvo, un paese di quattordicimila anime in provincia diReggio Calabria,dovegli investigatori guidati dal procuratore FedericoCafiero De Raho hanno arrestato sette giovani per violenza sessuale di gruppo aggravata. Gli stessi, sono accusati di aver abusato continuamente, tra la fine del 2013 e gli inizi del 2015 una ragazzina di 13 anni. L’aspettavano fuori dalla scuola per portarla in luoghi appartati e poi a turno la stupravano. <<Il nostro è un impegno fattivo e concreto contro ogni forma di violenza. La storia di Melito è una storia di violenza, di ‘ndrangheta, di indecenza ma soprattutto di omertà.  In nessun caso dobbiamo farci condizionare e tacere davanti ad episodi di immoralità e di ingiustizia-  ha sottolineato il Sindaco Papasso, l’omertà, il rimanere in silenzio è una cosa molto grave.Spesso è anche l’omertà a spingere le donne nel silenzio. Molte donne non denunciano perché sono convinte che i panni sporchi si lavano in famiglia. Ci sono donne incapaci anche di riconoscere una violenza o di riconoscere i propri diritti. La violenza maschile sulle donne è un problema che affonda le sue radici nella disparità fra i sessi e nella discriminazione, confermandosi la più diffusa violazione dei diritti umani”continua ancora il primo cittadino, non oso immaginare l’orrore e la solitudine di queste donne che il più delle volte, paradossalmente, vengono emarginate ed allontanate piuttosto che essere protette ed aiutate. “Noi, conclude il sindaco Papasso, parteciperemo alla manifestazione, per testimoniare il nostro impegno e l’impegno della città contro la violenza, contro la mafia, contro la sopraffazione e l’illegalità>>.

Violenza di genere, a Reggio Calabria la manifestazione del 21ottobre

CATANZARO – Come annunciato dal presidente della regione Mario Oliverio, a conclusione della riunione svolta stamane nella sede della Prefettura di Reggio Calabria, la manifestazione nazionale contro la violenza di genere indetta dalla Regione per giorno 21 ottobre prossimo, si terrà a Reggio Calabria. «La manifestazione   – ha dichiarato Oliverio –  è nata con il chiaro intento di lanciare una ferma condanna verso ogni forma di violenza contro le donne e di affermare i valori di rispetto della persona e della dignità umana. Questa impostazione va mantenuta, nel pieno rispetto delle indagini in corso, ed a tutela della minore vittima del branco. Rinnovo l’invito, alla più ampia partecipazione, ai calabresi ed in modo particolare alle ragazze ad ai ragazzi. Rinnovo ancora l’invito ai sindaci, agli amministratori locali, alle parti sociali, alle associazioni antiviolenza, ai movimenti ed alla rete associativa a contribuire al successo della manifestazione».