Il Consiglio regionale SMI sulla situazione sanitaria regionale

CATANZARO – Si è svolto il Consiglio regionale del Sindacato Medici Italiani (SMI), organizzazione di categoria che rappresenta sia i medici dirigenti dell’ospedale e del territorio sia i medici convenzionati della medicina di famiglia, della guardia medica, dell’emergenza e della specialistica.

I lavori sono stati aperti dal Segretario regionale Lino Puzzonia e dal segretario organizzativo Paolo Guglielmelli.

Le relazioni e il dibattito hanno portato alla luce una grande preoccupazione per la Sanità calabrese, sopratutto in relazione alla gestione del Piano di Rientro.

La rete ospedaliera, secondo i rappresentanti SMI, appare ben lungi dall’essere riorganizzata. Alla progressiva chiusura dei piccoli ospedali non corrisponde un ampliamento di quelli più significativi che anzi vengono anch’essi ridimensionati con una punta massima per l’AO Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, mentre il turnover zero continua a falcidiare gli organici senza che peraltro si stia svolgendo una trasparente e organizzata mobilità.

Mentre nessuna struttura specialistica e diagnostica territoriale viene attivata i pronto soccorso degli ospedali scoppiano creando infiniti disagi ai cittadini e mettendo a durissima prova la tenuta degli operatori.

La stessa guardia medica, unico presidio di tanti piccoli comuni, è di fatto ridimensionata perché l’Assessorato continua ad omettere l’obbligatorio bando sulle postazioni libere accampando la scusa della mancata riorganizzazione del settore.

Il Sindacato Medici Italiani ha iniziato, a questo proposito, una forte azione legale contro la Regione contestando la ipotizzata riduzione e chiedendo comunque di bandire quantomeno le postazioni comunque libere al netto della ipotetica riduzione.

Tiene, in mezzo a grandi difficoltà l’assistenza dei medici di famiglia grazie al loro autonomo impegno che sta puntando a varie esperienze associative tali da garantire l’assistenza per 12 ore e, in qualche caso, anche per l’intero arco delle 24 ore.

Tale impegno che va nel senso di un futuro miglior assetto dell’assistenza primaria non riceve tuttavia dalle Aziende sanitarie provinciali un generale aiuto ma solo qualche sostegno a macchia di leopardo assolutamente insufficiente rispetto alle necessità dei calabresi.

Nel complesso SMI ritiene che il Piano di Rientro stia puntando esclusivamente a un effimero risanamento contabile e non ad un affiancamento della sanità regionale allo scopo di raggiungere un recupero di efficacia che consenta, grazie alla drastica diminuzione della mobilità verso altre regioni, una completa sicurezza dei cittadini ed il sereno lavoro degli operatori.

Le responsabilità vicine e lontane appartengono tutte alla politica degli ultimi venti anni che ha fatto della sanità calabrese strumento di mediazione del consenso e non servizio ad una comunità, una politica incapace di rompere il circolo vizioso che tradizionalmente assoggetta i calabresi alle strutture del Centro Nord, tradizionalmente avvantaggiate dalla storia e capaci di una maggiore offerta.

In tal senso SMI dissente dall’operazione di collaborazione dell’Azienda Pugliese-Ciaccio con l’ospedale vaticano Bambin Gesù mentre esistevano soluzioni regionali certamente più significative e di maggiore speranza per il futuro.

SMI rinnova il proprio impegno per i medici precari che, reclutati su posti in organico e con procedure di evidenza pubblica, da anni consentono la stessa sopravvivenza di tanti servizi con punta massima nelle aziende cosentine. La loro stabilizzazione è assolutamente prioritaria rispetto a qualsiasi tentativo di “salvare” altri precari assunti secondo criteri propri del privato.

Sulla vicenda ospedaliera di Catanzaro infine SMI sostiene l’assoluta necessità di una immediata unificazione dei due Hub per dar vita all’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro che riassorba anche le funzioni attribuite finora, con scarso risultato, alla Fondazione Campanella.

 

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