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Monsignor Bertolone alla Giornata dei Doveri del Liceo Telesio di Cosenza

COSENZA – Il 17 ottobre prossimo, nell’anniversario della nascita di Giorgio Ambrosoli, per iniziativa dell’Associazione Più di Cento il Liceo Classico Telesio di Cosenza ospiterà il dibattito sul tema: “Non c’è diritto senza dovere”. Ai saluti del dirigente scolastico Antonio Iaconianni e del dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale Luciano Greco, seguirà il dialogo tra gli studenti e l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Monsignor Vincenzo Bertolone, dei giornalisti Giovanna Giulia Bergantin e Gianfranco Manfredi, del docente Unical Enrico Caterini. «Non si vive solo di diritti – commenta Salvatore Magarò, presidente dell’Associazione Più di Cento e ideatore dell’iniziativa – Il paese ha bisogno di un equilibrio tra diritti e doveri. Quando i doveri sono muti la scena della democrazia è occupata dallo scontro tra i diritti. I diritti hanno bisogno dei doveri per vivere. I doveri sono sempre quelli degli altri. Chi parla di doveri oggi? Nessuno. Iniziamo a parlarne martedì con i ragazzi e le ragazze del Liceo Telesio.  Mi piace citare Aldo Moro: “Questo paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rileverà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Sono queste – conclude Magarò – le idee che ispirano la prima giornata dei doveri dedicata ad Ambrosoli».

Monsignor Bertolone: «Il lavoro come mezzo per dare dignità alle persone»

CATANZARO – «La questione lavoro, intesa come assenza del lavoro ma anche della precarietà delle sue forme e della sua stessa qualità, rappresenta un’emergenza: creare le condizioni per garantire occupazione a chi la cerca è il mezzo per dare la dignità alle persone, ma anche da mangiare e da bere a chi ha fame e sete di giustizia, di autorealizzazione, di speranza di futuro». Lo afferma il presidente della Conferenza episcopale calabra Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro in una riflessione in occasione del primo maggio. «E questo – prosegue – ancor più in contesti in cui alle piaghe del lavoro nero, del caporalato e dello sfruttamento si aggiunge quella di una criminalità organizzata che ormai ha dismesso coppola e lupara per indossare cravatta e doppiopetto, corrompendo alla radice tanto le corrette regole del mercato quanto, e forse soprattutto, l’intima voglia di fare, di impegnarsi, di mettere a frutto i talenti che la Provvidenza ha distribuito a tante generazioni di meridionali. Eppure, proprio dal Meridione e dalla nostra Calabria, la prima regione in Europa per numero di disoccupati secondo i dati Eurostat, arrivano esempi positivi che hanno bisogno di unirsi in rete per diventare sistema. La domanda da porsi, allora, è come sia possibile dare corpo e vita a tali potenzialità, intervenendo sugli apparati tecnici e istituzionali, ove occorra, ma anche favorendo e promuovendo un nuovo approccio al problema. E’ qui che, tra le tante azioni indispensabili e attuabili, potrebbe sperimentarne una esemplare: riportare nella disponibilità delle cooperative giovanili tutte le terre confiscate ai mafiosi. Cosa, questa, fino ad ora più semplice a dirsi che a farsi e che andrebbe accompagnata da presidi territoriali efficaci per evitare la reazione mafiosa. Ma purtroppo, in questo ambito come in altri – conclude monsignor Bertolone – è ancora mezzanotte per una società che non riesce a percorrere sino in fondo la strada delle strategie creative in favore delle nuove generazioni e di quelle che verranno. Ma domani, a mezzogiorno, il tempo potrebbe cambiare. Potrà cambiare se i giovani sceglieranno l’impegno civile, facendosi rondini – scriveva Giorgio La Pira – capaci di andare verso la primavera ed essere essi stessi primavera in terre ansiose e meritevoli di riscatto e vita nuova».

Bertolone: «La ‘ndrangheta è l’anti-Vangelo»

ROMA – «Gli uomini o le donne di mafia, di camorra o di ‘ndrangheta affiliati a queste organizzazioni malavitose si collocano fuori dalla Chiesa». Lo ha detto mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra, in un’ intervista alla Radio Vaticana in merito alla pubblicazione del volume “La ‘ndrangheta è l’anti-Vangelo” edito dalle edizione Tau e che raccoglie 100 anni di documenti della Chiesa contro il crimine organizzato. «Spesso questi uomini malavitosi – ha aggiunto mons. Bertolone – continuano a partecipare alla vita delle comunità cristiane a livello di religiosità a livello di devozione popolare, chiedono di fungere da padrini o da madrine, chiedono i sacramenti per i propri figli. In questo senso, essi scimmiottano la vera fede e quindi sono come un veleno, una zizzania nel campo del buon grano che rappresenta la Chiesa. Il buon grano non può fare da eco o da cassa di risonanza di un modo di fare pagano anche se si ammanta di pensieri biblici o del comparaggio nei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Bisogna perciò chiedersi il motivo della coesistenza della malapianta, della zizzania appunto, cioé della criminalità organizzata nelle sue varie forme e metamorfosi con il buon grano. In questo modo la Chiesa aiuta il cristiano a non fare mai eco alle pretese e alle richieste mafiose, smascherandone piuttosto la pseudo religiosità e l’agire pagano, senza invadere il campo specifico della prevenzione e della repressione penale dei responsabili dei delitti di mafia». Secondo l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro, «la Chiesa ha sempre denunciato e parlato senza timore della criminalità organizzata. Cento anni di documenti: quella che fino alla svolta del Concilio Ecumenico Vaticano II veniva da molti ancora definita “la Chiesa del silenzio” di fronte a certi fenomeni criminali è diventata la Chiesa che parla, che invita al rispetto della legge degli uomini e di Dio ed invita alla vita buona del Vangelo. E’ di esattamente cento anni fa la “Lettera pastorale collettiva” dei vescovi calabresi per la Quaresima del 1916, dove in embrione ma con chiarezza si pongono già le basi per una catechesi di purificazione della pietà popolare. Tra i punti deboli venivano significativamente indicati le processioni, il ruolo dei padrini, la scarsa formazione del clero, debolezze che i vescovi individueranno nei documenti successivi nei quali gradualmente, ma sempre con più chiarezza, prendono pubblicamente le distanze dalla degenerazione, soprattutto da ciò che era connotato come fenomeno di tipo mafioso e criminale. L’azione pastorale corale dei vescovi, la presa di posizione pubblica della Conferenza episcopale calabra, ma anche quella dei singoli presuli nelle diocesi, apriva nuove strade insieme alla denuncia, all’esame del fenomeno, all’impegno di arginare la criminalità battendo le vie preventive dell’educazione e della formazione, soprattutto quella testimonianza cristiana personale e comunitaria. E’ interessante vedere come la storia di questo impegno ci fa assistere ad un vero e proprio magistero sociale di lotta e di purificazione dei vescovi calabresi. Ritengo che tanto è stato scritto e fatto, ma molto resta da fare».

Il Presidente della Coldiretti e i suoi auguri a Mons. Bertolone

CATANZARO (CZ) “Il cuore dell’uomo e la testimonianza, l’attenzione agli ultimi e la ricerca della giustizia sono sicuramente alcuni tratti distintivi del magistero e dell’azione pastorale di mons. Vincenzo Bertolone al quale, con immensa gioia, esprimo a nome della Coldiretti della Calabria calorosi auguri di buon lavoro per l’elezione a  Presidente della Conferenza Episcopale Calabrese e a  lui rivolgiamo un sentito augurio, a nome della Coldiretti della Calabria”.  Così Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria  saluta la nomina dell’Arcivescovo  Metropolita di Catanzaro-Squillace.

coldiretti calabria
Con mons. Bertolone  – prosegue – che vuole immensamente bene alla Calabria percorreremo insieme un tratto del nostro cammino all’insegna della condivisione degli stessi valori ispirati alla Dottrina Sociale della Chiesa, all’attenzione verso il prossimo, dalla custodia del creato e all’impegno verso il giusto riconoscimento del lavoro e della fatica di ogni uomo. Sono questi i valori della nostra agricoltura, perché il settore non è solo mera produzione di un bene ma è sempre di più una attività sociale che mette al centro la persona, le famiglie che ci chiedono trasparenza e sicurezza alimentare e prodotti che rispettino l’ambiente in cui viviamo e il lavoro di ciascuno. E’ ancora viva – continua – la sua recente partecipazione alla settimana che la Coldiretti Calabria ha svolto ad Expo Milano, durante la quale, si è soffermato in particolare sulle potenzialità che l’agroalimentare può offrire alla Calabria ed in particolare ai giovani. Eccellenza, noi ci siamo!! Offriamo al neo-presidente dei Vescovi Calabrese la nostra più sincera collaborazione per costruire percorsi di sviluppo e solidarietà. Rivolgiamo un sentito ringraziamento a mons. Salvatore Nunnari che ha saputo guidare ed indicare, anche con scelte coraggiose, la strada di una autentica conversione negli ambienti sociali, politici ed ecclesiali.