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‘Ndrangheta, catturato in Puglia il latitante cosentino Leonardo ‘Nino’ Abbruzzese

CASSANO IONIO (CS) – E’ stato arrestato dai carabinieri di Cosenza a Bari Leonardo ‘Nino’ Abbruzzese, latitante sfuggito al blitz ‘Athena’ contro le cosche della Sibaritide. Abbruzzese è destinatario di un altro provvedimento restrittivo emesso su richiesta della procura di Castrovillari in relazione al pestaggio di due cittadini ghanesi avvenuto a Cassano Ionio lo scorso mese di giugno. Nei giorni scorsi inoltre era stato arrestato il capo della consorteria dei cosiddetti “zingari”, Celestino Abbruzzese, alias ‘Asso di bastoni’, suo stretto congiunto, per un aggravamento di pena.

Tentati omicidi ed estorsioni, blitz alla ‘ndrangheta con arresti e sequestri di beni

REGGIO CALABRIA – La Polizia di Stato, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sta eseguendo dalle prime ore di oggi diverse misure cautelari e sequestri di beni a carico di soggetti indagati per associazione mafiosa ed altri reati.

Gli indagati sono ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta Libri e Tegano-De Stefano di Reggio Calabria. Nella città dello Stretto ed in altre località italiane i poliziotti stanno eseguendo numerosi provvedimenti restrittivi disposti dal Gip a carico di soggetti indiziati, a diverso titolo, e allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine condotta dalla Squadra Mobile, in particolare, ha colpito presunti esponenti delle cosche Libri e Tegano-De Stefano del mandamento centro di Reggio, tra le quali vigeva un accordo spartitorio per le estorsioni da eseguire in alcune aree della città. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è in corso il sequestro preventivo di 11 società riconducibili ad imprenditori a cui viene, invece, contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

‘Ndrangheta, maxi blitz all’alba nel Cosentino: 68 arresti (NOMI-VIDEO)

COSENZA – Nelle prime ore della mattina del 30 giugno 2023, in Cassano allo Ionio ed in altri centri della provincia di Cosenza, i Carabinieri del Reparto Operativo Nucleo Investigativo – Comando Provinciale di Cosenza, il personale delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro e del Servizio Centrale Operativo di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 68 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle finalità mafiose, nonché in ordine a plurime estorsioni con particolare riguardo alle aziende operanti nel settore turistico e agricolo, favoreggiamento della latitanza e ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, scaturisce dall’ampia attività di indagine coordinata dalla DDA di Catanzaro e svolta, per i diversi profili investigativi, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dalle Squadra Mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.

Le investigazioni si sono sviluppate attraverso una impegnativa attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, tanto con riguardo alle dinamiche connesse al traffico di stupefacenti, e a plurime vicende estorsive, quanto in relazione alla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori in ordine alla pregressa latitanza di ABBRUZZESE Luigi, considerato, sul piano cautelare, esponente di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta radicato nell’area della sibaritide, oltre che da una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.

La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale assetto e operatività dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta stanziata in Cassano allo Ionio e nel comprensorio della Sibaritide, riconducibile ad esponenti della famiglia ABBRUZZESE di Lauropoli, oltre che la struttura e il modus operandi di un’associazione a delinquere dedita al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, con la suddivisione dei ruoli e la gestione delle piazze di spaccio, operante sotto l’egida del medesimo sodalizio di ‘ndrangheta.

Ha riguardato, inoltre, plurime attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività della consorteria criminale di tipo ‘ndranghetista, nonché i vari settori di operatività correlati alle plurime ipotizzate fattispecie penali, ai danni degli imprenditori dell’area della sibaritide. 

 In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati,  riguardanti numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, anche mediante danneggiamento seguito da incendio, ai danni di imprenditori operanti nei settori del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura, il delitto di usura, con correlato delitto di estorsione per la riscossione delle somme connesse al credito usuraio, violenza privata, reati in materia di armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, possesso e fabbricazione di documento di identificazione falso,  intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mondo del mercato ortofrutticolo, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, eroina e cocaina, reati aggravati dal metodo mafioso e/o dalle finalità di agevolazione mafiosa.

 Nel corso dell’attività di riscontro, rispetto alle emergenze connesse al traffico di sostanze stupefacenti, i Militari dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato, di nr. 10 soggetti ed al rinvenimento e sequestro di complessivi 3 Kg. circa di sostanza stupefacente del tipo eroina, cocaina e marijuana.

Dei 68 indagati, nr. 39 sono destinatari della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, nr. 24 di quella degli arresti domiciliari, nr. 5 dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Contestualmente, i militari della Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza hanno dato esecuzione al sequestro preventivo disposto del Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di beni immobili, aziende, quote sociali, beni mobili registrati, rapporti finanziari, riconducibili a plurimi indagati, per un valore stimato di circa  5 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in un terreno adibito ad agrumeto, un Bar-Tabacchi, un autoveicolo, n. 17 rapporti finanziari, n. 5 complessi aziendali di imprese attive nel settore del commercio di autoveicoli, della produzione, lavorazione e distribuzione di articoli ortofrutticoli con relative quote di partecipazione sociale.

Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali condotte dai Militari Nucleo Investigativo Carabinieri di Cosenza, hanno consentito di ipotizzare, a livello cautelare, per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, oltre che l’intestazione fittizia di beni, con un compendio patrimoniale pertinente ai reati contestati.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

NOMI DEGLI INDAGATI

Abruzzese Antonio (1984);
Abbruzzese Celestino Alias “Cicciouzingaro” O “Asso Di Bastoni” (1947);
Abbruzzese Cosimo Alias “Cocò” (1991);
Abbruzzese Francesca (1975);
Abbruzzese Francesco Alias “Cicciotto” (1996);
Abbruzzese Luigi (1989);
Abbruzzese Luigi Alias “Willy” (1985);
Abbruzzese Leonardo Detto Nino Alias “Castellino” (1985);
Abbruzzese Mara (1975);
Abbruzzese Marco Alias “Struzzo” (1990);
Abbruzzese Nicola Alias “Semiasse” (1979);
Abbruzzese Rocco Alias “Zurrune” (1964);
Abbruzzese Rosaria Detta “Rosanna” (1974);
Abbruzzese Ivan (1984);
Arcidiacono Gianfranco (1987);
Arleo Gianfranco (1974);
Barone Ivan (1977);
Belmonte Maurizio (1968);
Benedetto Gennaro (1965);
Bevilacqua Stefano (1985);
Boguslawski Jacek (1985);
Cairo Katia (1986);
Caruso Pasquale Alias “U Pacc” (1965);
Cerchiara Alessandro Alias “Chimico” (1991);
Cerchiara Alessia (1992);
Cerchiara Erminia (1987);
Cerchiara Mario (1957);
Campana Maria Stella (1963);
Cosentino Claudio (1965);
Di Gioia Davide Giuseppe 1990);
Di Puppo Michele (1964);
Donadio Raffaele (1969);
Faillace Francesco (1983);
Falbo Domenico (1978);
Falbo Giuseppe Detto Pinuccio (1967);
Falbo Maurizio Alias “Naso Stuart” O “Trapanaridd” (1988);
Ferraro Danilo, Alias “Cidruzzo” (1989);
Ferrara Emilio (1976);
Fimognari Carmelo Domenico (1981);
Forastefano Alessandro (1991);
Forastefano Pasquale (1987);
Gallo Osvaldo (1987);
Guidi Marco (1989);
Genisi Antonio (1967);
Genisi Elvira (1995);
Giannicola Tiziana Antonietta (1969);
Graniti Francesco Alias “Nips” (1993);
Iqbal Amjad Detto Mustafà;
Laino Francesco (1978);
Laino Giuseppe (1974);
Laino Luca (1984);
Lauria Giuseppe Salvatore (1988);
Lione Domenico (1968);
Lo Tufo Antonio (1967);
Lo Nigro Francesco (1969);
Macario Albino (1967);
Madio Domenico Alias “Pilu Iancu” (1981);
Maestri Gianluca (1978);
Maestri Maria Rosaria (1984);
Maestro Sandro (1969);
Malomo Carlo (1982);
Manieri Salvatore Alias “Scià Scià” (1975);
Martucci Massimiliano (1978);
Mastrota Carmine (1986);
Mastrota Lucia (1956);
Milito Rocco (1972);
Mitidieri Giuseppe (1990);
Olibano Roberto Junior (1993);
Pagliaro Giovanni (1966);
Pisciotti Antonio (1969);
Pisciotti Domenico Alias “U Liune” (1967);
Presta Gennaro (1981);
Rovitti Vincenzo (1976);
Rinaldi Giuseppe (1986);
Russo Giancarlo Quintino Pio (1954);
Russo Mario (1993);
Saggese Carmine (1984);
Selvaggi Lorenzo Pietro (1975);
Scorza Maurizio Alias “U Cacaglio” (1965);
Sirimarco Giuseppe (1995);
Stamato Emmanuel (1995);
Varca Mario Olimpio (1960).

‘ndrangheta, arrestato a Genova il latitante Pasquale Bonavota

A conclusione di indagini condotte dal Ros e dai Comandi provinciali dei carabinieri di Vibo Valentia e Genova, è stato arrestato a Genova Pasquale Bonavota, 49 anni, inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno.

È ritenuto responsabile di associazione mafiosa come promotore della cosca omonima rientrante nella locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio.

Ricercato per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’indagine Rinascita-Scott del Ros, dal gip di Catanzaro, Bonavota era l’unico soggetto rimasto in stato di latitanza dopo l’esecuzione dell’operazione che il 19 dicembre 2019, ha portato all’arresto di 334 soggetti ritenuti appartenenti alle strutture di ‘ndrangheta della provincia vibonese.
Le indagini sono state dirette dalla Procura della repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal Nicola Gratteri. 

‘Ndrangheta, confisca da 700mila euro a imprenditore calabrese nel mantovano

BRESCIA – La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento di confisca nei confronti di un imprenditore calabrese attivo nel settore dei trasporti in Lombardia, già condannato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. L’uomo è ritenuto vicino alle cosche che hanno interessi e traffici anche in provincia di Mantova.

L’imprenditore secondo gli accertamenti della Dia, tramite le proprie società, sarebbe riuscito ad acquisire il controllo di gran parte dell’autotrasporto locale favorendo l’arricchimento delle cosche anche mediante una serie di reati tributari. Sul conto dell’imprenditore e dei propri familiari, infatti, è emersa una significativa sproporzione fra i redditi dichiarati e i beni effettivamente a disposizione.

Sono stati sottoposti a confisca 5 società, 3 appartamenti, 1 magazzino e rapporti bancari per un valore complessivo di circa 700 mila euro. Nei confronti dell’imprenditore calabrese è stata disposta anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di domicilio per la durata di 5 anni.

‘Ndrangheta, il boss Muto scarcerato rientra a Cetraro: precarie le sue condizioni di salute

COSENZA – Il boss Franco Muto, 83 anni, ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Sassari per fare ritorno a casa. Decisiva l’istanza di scarcerazione presentata, dall’avvocato Michele Rizzo, al tribunale di Sorveglianza di Sassari.

Le argomentazioni difensive sono state accolte a seguito alle sue precarie condizioni di salute e dell’età ormai avanzata. Nell’istanza, l’avvocato ha anche messo in risalto il fatto che i carabinieri di Cetraro, in una precedente informativa, avevano spiegato come nel periodo della detenzione domiciliare Franco Muto avesse mantenuto una buona condotta senza mai violare le prescrizioni imposte e farà ritorno nella sua casa che guarda verso il mare.

E’ stato concesso al boss il differimento della pena che permette al condannato di rimandare l’attuazione della sanzione decisa dal tribunale di competenza per vari motivi, come una malattia grave e invalidante per effetto della quale le sue condizioni di salute risultano incompatibili con lo stato di detenzione. Nel caso specifico Muto sarà libero fino al momento in cui la sua posizione verrà nuovamente rivalutata dai giudici.

‘Ndrangheta, sequestrati beni da oltre 500 mila euro ad imprenditore cosentino

COSENZA – Colpito il patrimonio di un imprenditore esercente l’attività di commercio al minuto di abbigliamento, che al momento è detenuto, già condannato per estorsione aggravata e partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. L’imprenditore al quale sono stati sequestrati beni per un valore di circa 500mila euro è ritenuto vicino ad un sodalizio ‘ndranghetistico per lo più attivo nel territorio compreso tra le aree di Campora San Giovanni e Fiumefreddo Bruzio (Cs). Il soggetto viene descritto negli atti d’inchiesta del 2007 «come imprenditore con rilevanti interessi economici nel territorio del basso Cosentino e soggetto di notevole importanza nell’ambito della consorteria criminale». Nel 2018, invece, è emerso il suo coinvolgimento nell’ambito delle operazioni di importazione di stupefacente dal Venezuela.

 

Gli accertamenti eseguiti dalla DIA, hanno fatto emergere una rilevante sproporzione tra i beni nella sua disponibilità ed i redditi dichiarati, nonchè sufficienti indizi per ritenere gli stessi di origine illecita. Per questo sono stati sottoposti a sequestro una villa con piscina e garage e altri beni del valore complessivo di circa 500 mila euro.

Guerra di mafia a Cosenza, dopo oltre 16 anni catturato il latitante Edgardo Greco (VIDEO-FOTO)

COSENZA – In data 2 febbraio 2023, in Sant’Etienne (FR), nei confronti di GRECO Edgardo, in  stato di latitanza fin dall’ottobre del 2006, è stata data esecuzione al Mandato di Arresto Europeo emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro in data 16 maggio 2014, in relazione all’ordine di carcerazione, datato 04 aprile 2014, per la esecuzione della pena dell’ergastolo a carico di GRECO Edgardo, in ordine al duplice omicidio di BARTOLOMEO Stefano e BARTOLOMEO Giuseppe consumato in Cosenza il 05 gennaio 1991 e per il tentato omicidio di MOSCIARO Emiliano avvenuto in Cosenza il 21 luglio 1991, maturato nell’ambito della guerra di mafia, fra la cosca sinteticamente definita “PINO – SENA” e quella sinteticamente definita “PERNA – PRANNO”, che ha insanguinato il territorio cosentino nei primi anni 90.

 GRECO Edgardo, è stato individuato in Sant’Etienne (FR), all’esito dell’attività di indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, in specifici procedimenti riguardanti la procurata inosservanza della pena, e svolta dai Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Cosenza, che nella fase finale hanno operato congiuntamente a personale delle unità catturandi (FAST) italiana e francese e dell’Unità I-CAN dello SCIP del Ministero dell’Interno.

 GRECO Edgardo – affiliato alla ‘ndrina PERNA-PRANNO egemone a Cosenza e provincia come accertato nell’esito del p.p. c.d. “Garden”, conclusosi alla fine degli anni 90 –  all’esito dei diversi gradi di giudizio del maxi processo c.d. “Missing”, è stato ritenuto corresponsabile dell’imboscata costata la vita, il 5.01.1991, ai fratelli Stefano e Giuseppe BARTOLOMEO, i quali, in quanto ambivano ad una maggiore “autonomia” e considerazione nell’ambito delle cosche cosentine, sono stati trucidati  a colpi di spranga, all’interno di una pescheria all’epoca nella disponibilità dei fratelli Mario e Pasquale PRANNO, e i loro cadaveri venivano fatti sparire e mai più ritrovati.

Il GRECO risulta latitante da oltre 16 anni, poiché irreperibile sin dal 10 ottobre  2006, quando si è sottratto all’esecuzione della misura cautelare in carcere, emessa dal GIP distrettuale di Catanzaro, nell’ambito del maxi processo c.d. “Missing”, che ricostruiva alcuni dei fatti di sangue che hanno caratterizzato, nei primi anni 90, il cruento scontro tra il clan “PINO – SENA” e il clan “PERNA – PRANNO”.

L’attività investigativa, coordinata della Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia, e svolta dai Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Cosenza, è stata avviata nel dicembre 2019, è si è sviluppata attraverso mirati accertamenti finalizzati ad ricostruire la rete di appoggio su cui potesse contare il Greco, risalendo, quindi, alla presenza del latitante in Francia a Sant’Etienne.

‘Ndrangheta Calabria-Usa, maxi blitz di 200 poliziotti e FBI in Regione: 18 arresti

CROTONE – Sono 18 i provvedimenti di fermo eseguiti dalla polizia nell’ambito dell’operazione su un’associazione mafiosa con base a Rocca di Neto, nel Crotonese, con proiezioni negli Stati Uniti d’America, dove avrebbe gestito una vasta serie di attività illecite. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo, che ha diretto l’inchiesta in stretto coordinamento con il Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri.

All’operazione che è in corso stanno partecipando duecento agenti appartenenti al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco), alle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro ed ai Reparti prevenzione crimine, unitamente a personale dell’Fbi, ovvero il Federal Bureau of Investigation.

Calabria-Usa, perquisizioni a New York

Sono state effettuate alcune perquisizioni anche a New York. L’associazione mafiosa che è stata sgominata, secondo quanto è emerso dalle indagini, aveva un gruppo satellite a New York composto da italo-americani da tempo residenti nella metropoli statunitense che gestiva una vasta serie di attività illecite. Le perquisizioni, disposte dalla Dda di Catanzaro, sono state eseguite da personale dell’Fbi. Agli indagati, a seconda delle posizioni, viene contestata l’associazione di tipo mafioso, l’associazione finalizzata a commettere più delitti inerenti l’acquisto, la detenzione, il trasporto, la cessione e la vendita di sostanze stupefacentil’estorsione, nonché porto e detenzione illegale di armi e munizioni. Tutti reati che per gli inquirenti sono aggravati dal metodo mafioso.

‘Ndrangheta, processo ‘Grimilde’ : 19 anni al boss Francesco Grande Aracri

BOLOGNA – E’ stato condannato a 19 anni e 6 mesi a Francesco Grande Aracri, mentre suo figlio Paolo a 12 anni. Sono le condanne più alte, decise dal tribunale di Reggio Emilia al termine del processo ‘Grimilde’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia e in particolare nella zona di Brescello, unico comune emiliano-romagnolo della storia ad essere stato sciolto per mafia.

Tutte le condanne sono più basse di quelle chieste dalla pubblica accusa, rappresentata dal pm della Dda di Bologna Beatrice Ronchi e ci sono state cinque assoluzioni, ma i giudici hanno riconosciuto l’associazione mafiosa ai due Grande Aracri, pur prosciolti da alcune accuse. Per Francesco è stata esclusa l’aggravante di essere promotore dell’associazione.

Le altre nove condanne vanno dai sei anni e quattro mesi per Domenico Oppido a un anno e quattro mesi per Antonio Rizzo, Francesco Paolo e Giuseppe Passafaro. Poi due anni e quattro mesi a Gregorio Barbero, tre anni e otto mesi a Gaetano Oppido, due anni a Pietro Passafaro, due anni e quattro mesi a Matteo Pistis, due anni a Roberto Pistis.

Per i Grande Aracri sono state disposte anche provvisionali per le parti civili: 150mila euro alla presidenza del Consiglio, 80mila alla Regione Emilia-Romagna, 100mila al Comune di Brescello, 60mila a quello di Cadelbosco Sopra, 40mila al Comune di Reggio Emilia, 40mila ciascuno a Uil, Cgil, Cisl Emilia-Romagna, Camera del Lavoro di Reggio Emilia, Libera, 30mila ad Avviso pubblico.

La sentenza

“Riconosce la consistenza dell’impianto accusatorio, soprattutto rispetto ai due principali imputati, Francesco e Paolo Grande Aracri, ritenuti appartenenti alla ‘costola’ di Brescello della stessa associazione mafiosa giudicata dal processo Aemilia”, commenta l’avvocato Andrea Gaddari, che assiste la Cgil Emilia-Romagna. “Riconosciuta anche la sussistenza del reato di caporalato, particolarmente importante per la Cgil e per le altre organizzazioni sindacali, che sono state riconosciute danneggiate e meritevoli di un risarcimento. Ci sarebbe da essere soddisfatti, se non fosse che la sentenza di oggi ribadisce la pervasività della presenza della ‘ndrangheta nel nostro territorio e della sua drammatica capacità di lesione dei diritti del lavoro e dei lavoratori.

Il sindacato è e sarà presente anche nelle aule di giustizia, a chiedere il rispetto della legge, perché solo nell’albero della Costituzione può svolgersi la sua attività a difesa dei lavoratori”, continua Gaddari. “Soddisfazione per la parte civile che rappresento che è riuscita per la prima volta a costituirsi e entra a pieno diritto nei processi di mafia”, è espressa dall’avvocato Andrea Speranzoni, che assiste Avviso Pubblico. Per il legale “è una sentenza importante che conferma la capacità degli organi investigativi di fermare il fenomeno mafioso nelle sue evoluzioni, una mafia sempre più ‘mimetica’ che opera in una zona grigia, che la giustizia però riesce a intercettare”. Dal processo arriva “un invito agli imprenditori a contatto col sistema criminale a denunciarlo e a schierarsi dalla parte della legalità”, conclude.