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Pentito rivela progetto di attentato per il procuratore Gratteri

Nicola GratteriREGGIO CALABRIA, 13 GIU 2012 – La ‘ndrangheta sta progettando un attentato contro il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Lo ha rivelato un pentito e l’esplosivo sarebbe gia’ arrivato a Reggio Calabria. Del progetto di attentato a Gratteri si e’ occupato il Cosp di Reggio e ha aperto un’inchiesta la Dda di Catanzaro. Nicola Gratteri e’ uno dei magistrati piu’ attivi nella lotta alla ‘ndrangheta, gia’ obiettivo di progetti di attentati, sotto scorta da oltre 20 anni.

 

 

(ANSA)

‘Ndrangheta (ex) padrona: storia di mafia e politica

'ndrangheta ex padronaUn pomeriggio di impegno civile e cultura alla Ubik con la presentazione del libro “’Ndrangheta (ex) padrona”, Edizioni AltrePagine, di Fabio Buonofiglio nella doppia veste di autore ed editore.

Filo rosso della vicenda narrata è la storia di Pasqualina Straface, eletta nel 2009 primo sindaco donna della città di Corigliano Calabro (Cs). Un avvenimento che potrebbe sembrare sintomo di emancipazione e felice raggiungimento dell’ambìto traguardo della parità di genere in un ruolo, quale quello di primo cittadino di uno tra i più popolosi comuni della provincia di Cosenza, appannaggio esclusivamente maschile. Un esempio di determinazione e intraprendenza, se non fosse che dopo appena due anni il consiglio comunale viene sciolto con l’accusa di infiltrazioni mafiose.

Una vicenda legata strettamente alla maxioperazione denominata “Santa Tecla”, che ha occupato le pagine dei giornali nei mesi estivi del 2011. E che Buonofiglio, da attento giornalista, aveva già anticipato nei suoi articoli attraverso le pagine del blog d’informazione Sibarinet.it, di cui è direttore.

Un intreccio tra fatti di cronaca e politica raccontati con chiarezza e semplicità, con la precisione e l’accuratezza di chi scrive per informare, per permettere a tutti i lettori di capire. Una scrittura che nasce dall’esigenza di portare alla luce collusioni e commistioni deleterie per la vita stessa di ogni comunità. Buonofiglio è cittadino coriglianese prima di essere giornalista ed è attraverso le parole narrate che esprime l’amore per la propria terra.

Passione ed impegno che lo accomunano ad altri suoi colleghi, presenti alla Ubik, che spendono parole sincere di ammirazione per il libro, ma soprattutto per questa necessità di raccontare storie complesse. Al tavolo dei relatori si alternano al microfono Arcangelo Badolati, caposervizio della Gazzetta del Sud e autore della prefazione del libro, Assunta Scorpiniti, penna de Il Crotonese, e il giornalista Serafino Caruso moderatore della serata. Da tutti gli interventi emerge prepotente la fame di verità, di chi intende il mestiere di giornalista nella forma verace di “watch dog”, di chi non si sente un eroe, ma crede nella legalità come normalità, quotidianità nel proprio lavoro. Più volte si sottolinea con veemenza l’importanza dell’esempio, dell’educazione alla legalità che deve interessare ogni settore della società e attraversare ogni ambiente: la scuola e l’impegno quotidiano della classe insegnante, la correttezza e l’onesta dei magistrati, la serietà e l’incorruttibilità di politici e dirigenti. Rispondendo ad un intervento dal pubblico sulla necessità di riacquisire cittadinanza contro il potere subdolo e ramificato delle mafie, Badolati rivendica la necessità di imparare a dire no: no alle scorciatoie, no alle raccomandazioni, no ai soprusi. Riprendersi il coraggio di essere cittadini liberi, capaci di scegliere senza essere sottomessi.

Mariacristiana Guglielmelli

 

 

Cittadini liberi contro la ‘ndrangheta

il giorno che non c'èDue marce attraverseranno la Calabria in questi giorni, due cortei di cittadini e associazioni che si ribellano al potere della ‘ndrangheta.

A Lamezia Terme si sfila il 29 febbraio, data appositamente scelta dagli organizzatori per la sua rarità: “Abbiamo pensato che la lotta alla ‘ndrangheta non deve essere una ricorrenza o una celebrazione, ma deve essere costruita e rafforzata attraverso un movimento culturale che riesca a smuovere le coscienze dei cittadini, che convinca la gente per bene, insomma, che la ‘ndrangheta è una grave malattia che va sconfitta facendo così prevalere la libertà e la democrazia. Abbiamo scelto mercoledì 29 febbraio 2012 per affermare la voglia di riscatto di una Città, di una Terra spesso costretta a piegarsi al potere ‘ndranghetista, perché il prossimo anno non esisterà un 29 febbraio, perché così facendo non correremo il rischio che questo evento diventi una ricorrenza da celebrare”. La manifestazione prende il nome de “Il giorno che non c’è”, il giorno in cui ci si può immaginare liberi dalla mafia, il giorno che ci si auspica, ma per il quale ancora bisogna lottare, esporsi, rischiare, far sentire la propria voce e soprattutto il proprio coraggio. Una partita che si gioca ogni giorno non tanto, o non solo, attraverso proclami, ma che si concretizza in scelte quotidiane di legalità e resistenza alla prevaricazione mafiosa.

La manifestazione diventa anche occasione per dimostrare vicinanza alla Comunità Progetto Sud, che proprio nei giorni scorsi è stata vittima dell’ennesimo attentato intimidatorio. Un colpo di pistola infatti è stato esploso contro la finestra della cucina del centro “Dopo di noi”, una delle strutture della Comunità in un edificio confiscato alla cosca Torcasio, in cui sono ospitati disabili per progetti di inserimento sociale e acquisizione di maggiore autonomia.

 

Il 1 marzo invece sono di scena la Locride e il Consorzio Sociale Goel. Un altro pezzo di Calabria fortemente martoriato dallo strapotere mafioso, un altro manipolo di cittadini che non si arrende e non vuole piegare la testa.

L’Alleanza con la Locride e la Calabria è un organismo nato nel 2008 per promuovere ed incentivare “la libertà e la democrazia in Calabria opponendosi alla ‘ndrangheta e alle massonerie deviate tramite la partecipazione attiva e il mutualismo cooperativo ed economico” . Sostenuta da circa 750 enti e più di 3000 persone in tutta Italia, l’Alleanza organizza annualmente la manifestazione del 1 marzo per mantenere viva l’attenzione sui temi della legalità e del contrasto alle mafie.

E dopo Locri, Crotone, Reggio Emilia e Villa San Giovanni, quest’anno la scelta è ricaduta su Caulonia, teatro del recente atto intimidatorio subito dal Gruppo Cooperativo Goel al Ristorante Culturale multietnico in Contrada Carubara, che sarà inaugurato solennemente proprio in questa occasione.

Un filo rosso di onestà e voglia di riscatto, dunque, che ha le mani e il volto di calabresi liberi e coraggiosi. Persone che con il proprio lavoro testimoniano la volontà di rimanere in questa regione e di restituirle la bellezza e la dignità che merita.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

Libera Cosenza presenta Arcangelo Badolati

Arcangelo BadolatiProseguono gli appuntamenti di Libera Cosenza. La rassegna “Per una scandalosa normalità. Pensieri e parole per una Calabria (e un Paese) normale” ha collezionato una serata di interesse letterario. Presso l’AcquarioBistrot, infatti, ieri, 16 febbraio, è stato presentato “Stragi delitti misteri” il nuovo libro di Arcangelo Badolati. Il volume, edito da Pellegrini nella collana “Mafie” diretta da Antonio Nicaso, raccoglie la cronaca e i retroscena di alcune delle vicende più misteriose degli anni ‘70 e ’80.

Caposervizio del quotidiano “Gazzetta del Sud”, Arcangelo Badolati è una delle penne più conosciute ed apprezzate del giornalismo calabrese. Si occupa principalmente di cronaca, in particolare quella legata ai fenomeni mafiosi e alle devianze criminali della nostra regione, seguendo negli ultimi anni i più importanti processi in questo ambito.

Un lavoro appassionato e certosino che si riversa, come in tutti i suoi libri, anche in quest’ultima opera, in cui affronta con tratti chiari e puntuali avvenimenti come la strage di Ustica o il tentato golpe della ‘ndrangheta, in un continuo altalenare tra il generale ed il particolare, tra la normalità e le distorsioni. È, come dice lo stesso autore, un modo per restituire alla Calabria la centralità che le spetta rispetto a fatti storici del nostro paese che ne hanno condizionato la vita politica e sociale. Se infatti la nostra terra appare periferica sul piano dell’innovazione e dello sviluppo, assume un ruolo fondamentale negli intrecci massonici e mafiosi degli anni della prima repubblica.

Non una semplice cronaca degli eventi, ma un delicato scavo tra gli aspetti nascosti e poco chiari. Un’attenzione che Giancarlo Costabile definisce “da giornalista storico”, perché nella narrazione si ritracciano due elementi fondamentali: la cura e la memoria. La cura verso i lettori e l’accompagnamento graduale nei particolari delle vicende esaminate, la memoria di avvenimenti che hanno condizionato la vita dell’intero paese.

È dalla voce dello stesso Badolati che si ascoltano alcuni episodi del libro. Un intervento appassionato e dirompente che non trascura nomi, date, intrecci. Parole dure non solo nei confronti di personaggi, ma soprattutto verso funzionari ed esponenti dello Stato e delle forze d’ordine che hanno giocato sulla pelle di cittadini ignari per loschi e pericolosi scopi. Il tono si fa acceso e commosso nel ricordo della storia della violenza e dell’assassinio di Roberta Lanzino. Una storia straziante, che conclude il libro, apparentemente distante da tutte le altre narrate, eppure che ancora non ha trovato un vero colpevole e una giusta condanna. La battaglia dei genitori, Franco e Matilde, continua ancora oggi, dopo quasi venticinque anni e la vicinanza di Badolati e di Libera Cosenza si fa sentire anche in questa occasione. È la storia di Roberta, tra le altre, che Lindo Nudo sceglie di leggere alla platea commossa.

L’intervento di Giap Parini, moderatore della serata, nonché membro del coordinamento di Libera Cosenza, pone l’accento sulla perfetta combinazione della presentazione del libro all’interno della rassegna. Una scandalosa normalità che può essere intesa secondo diverse chiavi di lettura: da un lato la scarsa consapevolezza di chi vive con normalità episodi e avvenimenti gravi, senza trovare la necessaria volontà o il coraggio per domandarsene ragione, dall’altro invece chi rintraccia lo scandalo nella quotidianità e non si arrende di fronte ai muri di omertà e complicità. Il lavoro di Badolati squarcia un velo ed apre interrogativi che pendono sulle teste di ciascun cittadino: non ci si può giustificare e nascondere dietro la scusa che si tratta di avvenimenti distanti e fuori dalla portata della persona comune, perché purtroppo la vita spezzata di coloro che sono morti nella strage di Ustica o della Freccia del Sud ci riporta prepotentemente in primo piano l’importanza della verità.

Verità che è affidata in parte anche ai mezzi di informazione. Non è un caso che il libro sia stato dedicato a Mauro De Mauro “il migliore di noi”.

 

Mariacristiana Guglielmelli