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Il vecchio tracciato ferroviario di Castrovillari, la storia racchiusa in un libro

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Castrovillari ( Cs) – “Castrovillari e la sua ferrovia” è il titolo del libro di Antonio Iannicelli, per le edizioni Il Coscile, che sarà presentato nel Castello Aragonese del capoluogo del Pollino domenica 13 marzo, alle ore 11. L’iniziativa , che si tiene in collaborazione con l’Amministrazione comunale,prevede, moderati dall’ispettore ai Beni Culturali di Castrovillari, Gianluigi Trombetti, i contributi del Vice Sindaco e Assessore alla Cultura, Angela Lo Passo, dell’Assessore Regionale alle Infrastrutture, Roberto Musmanno, del docente Unical, Vittorio Cappelli,  che ha curato l’introduzione dell’opera, dell’editore, Mimmo Sancineto, e , naturalmente dell’autore. Il libro si avvale di un approfondimento sui rotabili che porta le firme di Romeo Cozzitorto e Francesco Piperata che caratterizzano l’edizione. Una stupenda occasione per sottolineare, raccontare, spiegare e rammentare un’opera  importante , posseduta dalla città, e fondamentale per unire questa parte della Calabria Citra a Battipaglia e, dunque, alla strada ferrata per il Centro e Nord Italia. Il vecchio e particolare tracciato, per buona parte srotolato nell’odierno Parco nazionale del Pollino, scorreva dalla zona sud–occidentale della provincia di Potenza e toccava centri come LauriaMormannoCassano all’Ionio e la città di Castrovillari. Un percorso sempre ricordato con tenerezza dalle popolazioni per ciò che è stato ed ha raccordato in ambienti naturalistici ancora unici e tra paesi incastonati anche nelle montagne. Immagini che verranno riprese e proposte a 100 anni dall’apertura della linea Spezzano Albanese -Castrovillari per  discutere pure delle nuove prospettive di valorizzazione del Territorio su cui stanno operando le pubbliche amministrazioni in sinergia tra loro con quella di Castrovillari attraverso i progetti del filo rosso, proposti pure da quest’ultima per legare le eccellenze della Zona.

I cardi di Mimmo Sancineto

 Castrovillari (Cs) – Dopo un susseguirsi di mostre in note città italiane, che hanno ottenuto esiti positivi di valutazione critica, Mimmo Sancineto, a distanza di molti anni, espone nella sua Galleria d’Arte, a Castrovillari, un’affascinante personale monotematica: I Cardi.

L’Artista, puntando su un unico tema, ha sfidato il rischio di cadere in un refrain monotono e ripetitivo, rischio che ha abilmente evitato, grazie all’abilità tecnica che gli ha permesso di creare avvincenti “sinfonie” cromatiche, mediante la variazione dei colori, forti nel timbro e armoniosi nella partitura dei toni, fino a ottenere sfumature delicate e trasparenti.

Una pittura espressionista, che pur traendo ispirazione dalla natura, non la imita, ma la ricrea nell’interiorità di una visione del tutto personale. Eliminando la tradizionale prospettiva, Sancineto scandisce in profondità lo spazio pittorico tramite larghe spatolate, giustapponendo sulla tela dense zone di colori corposi. Tra i piani cromatici si elevano i “suoi” cardi. Prodotto della terra, il cardo, pianta erbacea delle Composite, con fusto e foglie spinosi, produce fiori a capolino di colore rosso, lilla, viola, giallo. Esistono diverse specie di cardo, Sancineto dimostra di averne una conoscenza approfondita.

Sancineto sceglie il cardo forse perché è un ortaggio secolare, molto diffuso anche nella nostra terra. Nell’antichità il cardo aveva un duplice significato: positivo e negativo. Nel primo caso, considerando che la pianta, una volta spezzato il frutto, ritornava a fiorire, simboleggiava una vita lunga e vigorosa. Nel secondo caso sovviene l’inesorabile sentenza di Dio, quando Adamo, dopo essere stato cacciato dall’Eden, si sentì dire : “Spine e cardo produrrà per te la terra” (Genesi 3,18) nel senso che per procurarsi il cibo l’uomo, da allora in poi, avrebbe dovuto soffrire e subire dure prove.

Nel Nuovo Testamento il cardo, poiché ha fusto e foglie spinosi, assume significato cristologico, rimanda alla Passione e alla corona di spine, posta dai soldati di Pilato sul capo di Cristo.

Sancineto in alcuni dipinti evidenzia le spine e le punte sporgenti del filo spinato entro il quale e anche oltre svettano i coloratissimi cardi. In filigrana egli riesce a veicolare l’eterno dissidio tra il bene e il male, inoltre fa percepire la precarietà della bella stagione nel raffigurare i cardi rinsecchiti, privi di colore; in questo caso l’impasto grigiastro si fa ancor più ispido.

In tante altre tele le spine invece scompaiono, i fiori si vedono nell’esilità dell’infiorescenza, nella carnosità delle foglie, nei singoli capolini. Le splendide tele raffiguranti i cardi senza spine attestano un messaggio di luce e di speranza. Gli sfondi azzurri, verdi, rosati, rossi, gialli, arancio fanno riacquistare al cardo il primitivo significato di buon auspicio contro il flusso delle forze negative. In virtù del suo carattere solare, l’Artista è portato ad esaltare il bene e il bello di una natura inventiva e incontaminata.