Rai, Gentile: «Mancata nomina caporedattore alimenta dubbi favoritismi»

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ROMA – La mancata nomina del caporedattore della Rai calabrese rischia di diventare un caso politico. Già CArlo Guccione aveva esternato le proprie perplessità sul ritardo accumulato dai vertici di Viale Mazzini nell’individuare il nuovo responsabile della redazione giornalistica. Adesso è il turno del sottosegretario allo sviluppo economico Antonio Gentile, manifestare un certo disappunto: «L’inusuale ritardo nella nomina del nuovo caporedattore della Rai calabrese rappresenta l’ennesimo tassello di una gestione poco trasparente del servizio pubblico radiotelevisivo – scrive il senatore cosentino – Le ombre e gli interrogativi sono davvero tanti: perché l’attesa si è protratta così a lungo? E soprattutto perché si è dovuto annullare la prima selezione e riaprirne immediatamente una nuova, nella storia aziendale non era mai accaduto, per individuare i candidati alla nomina del responsabile della Rai calabrese? Perché nella prima selezione non figurava nessuna candidatura di giornalisti provenienti da altre sedi regionali ed improvvisamente nella seconda selezione sono spuntati i nomi di redattori del Piemonte, delle Marche, della Sardegna e della Puglia? Sono interrogativi legittimi – insiste Antonio Gentile – che saranno girati ai membri in commissione di Vigilanza del gruppo di Alternativa Popolare per ottenere dalla Rai una risposta plausibile e non di circostanza. In verità serpeggia il sospetto che si voglia favorire la promozione al grado di caporedattore di qualche “amico degli amici”, con grave danno e mortificazione delle qualificate professionalità che operano nella redazione del Tg Rai calabrese. Pur non volendo condizionare l’autonomia aziendale della scelta che nelle prossime ore la Rai andrà a compiere, non possiamo rimanere insensibili alla levata di scudi posta in essere dai giornalisti della Rai calabrese che hanno chiesto, minacciando lo sciopero, che il loro caporedattore venga individuato all’interno della loro redazione. Una scelta diversa alimenterebbe soltanto il dubbio che nei piani alti di Viale Mazzini ci si preoccupi di avvantaggiare giornalisti “amici”, magari con minori requisiti dei candidati calabresi, che vengono mandati in Calabria a conquistare i galloni per poi, tra un anno, ritornare nella loro regione di provenienza ma stavolta con l’alto grado acquisito nella nostra terra. Tra un anno, insomma – conclude Gentile – in Calabria ci troveremmo ancora in una situazione di stallo ed incertezza, con grave pregiudizio per la qualità dell’informazione offerta dal servizio pubblico. E questa è una prospettiva inaccettabile».

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