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Fabio Curto, Un calabrese a The Voice of Italy

È Calabrese di Acri, ha 27 anni, una voce dal timbro forte e profondo e ha conquistato i coach di The Voice of Italy. Il suo nome è Fabio Curto e ha sfidato, sorprendendoli, pubblico e giudici con il difficile quanto intenso brano Take me to Church del cantautore irlandese Hozier. I coach non hanno resistito e, con tempi differenti, si sono voltati rimanendo stupiti di trovarsi davanti un giovane dalle potenzialità così marcate, tant’è che il #TeamFacchinetti se lo è aggiudicato nella propria squadra, ricordando anche quando i Pooh si esibirono proprio ad Acri.

C’è da scommetterci su questo ragazzo di Calabria che insegue il proprio sogno? I coach non hanno avuto dubbi, ‘quattro su quattro’ ha esclamato Federico Russo che assisteva alla performance dal backstage insieme ai genitori di Fabio. ‘Quattro su quattro’, un ottimo inizio per una strada che non sarà semplice, ma che è già iniziata sotto la stella migliore.

Chi è Fabio Curto? Il giovane talento acrese non è solo un eccezionale interprete di pezzi affatto leggeri, ma è soprattutto un cantautore che, partendo dalla musica, risale forgiando le proprie emozioni, fino a farle diventare, appunto, canzoni. Si è presentato al pubblico come una sorta di scultore delle note e dei sentimenti, stretto alla propria terra da un legame ancestrale che finisce poi per emergere, com’è naturale, sia nei testi firmati di proprio pugno che nell’intensità con cui interpreta brani altrui.

Tra i primi giovani talentuosi a entrare a far parte della rosa di The voice of Italy, il ventisettenne non è un neofita della musica e si vede. Ha iniziato a suonare fin da piccolo, trascorrendo oltre vent’anni tra gli strumenti accompagnato anche dal padre, membro di un gruppo folk. Ora dovrà dimostrare di saper mettere a frutto questi anni di studio cogliendo l’occasione che la dea bendata ha voluto dargli, alla quale è giunto comunque con non pochi sacrifici e con infinite speranze.

Le potenzialità di Curto sono infatti emerse fin da subito, al punto che ciascuno dei coach lo avrebbe voluto nella propria squadra, ma, come abbiamo poc’anzi accennato, dopo una riflessione dovuta ovviamente alla stima riposta sia nei confronti di Noemi, che in quelli di J-Ax e Piero Pelù, l’artista calabrese ha scelto i Facchinetti.

A questo punto il nostro conterraneo dovrà giocarsi bene la carta del successo, dimostrandosi capace di conquistare non solo il pubblico e i coach di The voice, ma anche di poter uscire dal format ritagliandosi un suo spazio nel panorama musicale italiano. Al momento il primo passo è compiuto, per il resto invece la strada è ancora da farsi. E Curto ha già dimostrato di avere la stoffa per percorrerla.

 

Daniela Lucia

 

 

Premio Nazionale di Poesia ‘Francesco Graziano’ alla quarta edizione

Le sensazioni, le emozioni e i sentimenti controversi che il percorso esistenziale di ciascuno di noi è chiamato ad affrontare si presentano alla stregua di piccole perle legate insieme da un filo sottilissimo. Tanto sottile quanto forte, capace ti tenere frammenti di vita che altrimenti non immagineremo mai di veder coesistere. V’è poi qualcuno in grado di cogliere questi frammenti, d’individuare il filo e di risalire lungo la strada da esso tracciata. Queste persone sono i poeti ed è proprio a loro che si rivolge l’associazione culturale ilfilorosso con l’edizione 2015 del Premio Nazionale di Poesia Edita e Inedita ‘Francesco Graziano’.

ilfilorosso nasce come Associazione culturale fondata proprio da Francesco Graziano, docente di italiano e latino, nonché poeta e critico letterario: a lui si devono infatti numerosi saggi su autori quali Montale, Moravia, Pea, Roversi, Saba, Celati, La Cava e Seminara, oltreché il poema progressivo Cronache di anni d’abisso e di vento, e l’opera postuma Dentro il libro dei giorni, entrambi con prefazione del poeta e scrittore Roberto Roversi al quale era legato da un rapporto di lunga data. Dopo la morte di Graziano, la moglie Luigina Guarasci ha indetto il Premio in sua memoria affidando la presidenza della giuria proprio a Roversi. Quest’ultimo, dal canto suo, ha guidato i giudici del concorso fino a poco tempo fa, interrompendo il sodalizio solo col sopraggiungere della morte.

Il Premio, curato con attenzione dall’associazione, alla cui guida siede ora la Guarasci, è nato quindi dal desiderio di portare a compimento quella fitta rete di fili culturali intessuti da ilfilorosso lungo tutta la Penisola sia come associazione che come rivista, tant’è che si rivolge a una platea che scavalca i confini regionali, passando per Firenze, arrivando a Milano e giungendo addirittura a Bergamo.

I poeti, editi e inediti, che volessero mettersi in gioco quest’anno dovranno inoltrare le rispettive opere entro il 15 maggio 2015. Per quel che concerne gli editi, i partecipanti concorreranno nella sezione A, inviando cinque copie della propria opera; mentre in riferimento agli inediti, che concorreranno nella sezione B, è data la possibilità di inviare per posta o tramite email un massimo di 5 testi poetici, il vincitore verrà pubblicato nel successivo numero della rivista letteraria ilfilorosso. Per maggiori informazioni si rimanda al bando.

Il premio, già alla quarta edizione, è in sintonia con gli obiettivi della rivista ilfilorosso e della nostra associazione: ovvero diffondere l’amore per la cultura, in generale, e per la poesia, in particolare”, ha commentato la Guarasci.

Si ricorda, a questo punto, che in occasione della terza edizione del Premio, per la sezione A, sul podio sono saliti Rita Pacilio al primo posto con “Gli imperfetti sono gente bizzarra“, al secondo posto ex aequo Marco Lanfranchi con “Semplicità bastanti” e Gianmario Lucini con “Il disgusto“, infine Danilo Mandolini con “A ritroso” al terzo posto; mentre per la sezione B, il primo, il secondo e il terzo posto sono stati assegnati rispettivamente a Francesco Varano, a Giuseppe Barba, a Lella Buzzacchi e ad Alberto Accorsi. Per quel che concerne le menzioni speciali assegnate dalla giuria, il PREMIO SPECIALE Ilfilorosso è andato ad Antonio Avenoso per “Versi dell’uva al vino”, il PREMIO SPECIALE Mondadori a Michele Lalla per “Le cinque stagioni”, il PREMIO SPECIALE Pubblisfera a Elisabetta Carbone, il PREMIO SPECIALE Comune di Rogliano a Antonio De Marco e il PREMIO SPECIALE Comune di Rogliano a Corrado Bellantoni.

Lo scorso anno, dunque, gli obiettivi auspicati da Luigina Guarasci sono stati raggiunti, le attese ora sono riposte sui poeti che decideranno di mettersi in gioco per questa quarta edizione del concorso.

Daniela Lucia

Navi dei veleni. A Lamezia sulle tracce della verità

Sarà una ‘verità ancora tutta da raccontare’ a fare da protagonista, il prossimo venerdì 27 febbraio, in occasione del dibattito dal titolo ‘Navi a perdere’ che si terrà a Lamezia Terme presso il Teatro di Sant’Eufemia.

Era il 2009, precisamente il mese di settembre, quando il famigerato ‘ndranghetista divenuto collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, rivelava agli inquirenti notizie cruciali inerenti all’affondamento di navi aventi a bordo rifiuti tossici e radioattivi. Questi disastri ‘indotti’ avvenivano nel Mediterraneo e lungo le coste della Somalia.

Lo stesso Fonti, a suo dire e facendo sollevare non poche polemiche, ne avrebbe affondate ben tre di simili navi, tutte nei mari calabresi o immediatamente limitrofi: al largo di Cetraro è stata fatta sparire la Cunski i cui danni possono toccarsi con mano ancora oggi con la miriade di tonni malformati; lungo le coste di Maratea Fonti aveva aiutato le acque a inghiottire la Yvonne A e al largo di Melito Porto Salvo era toccato alla Voriais Sporadais. In ogni caso, come se non bastassero tre navi cariche di materiale tossico nei fondali calabresi, le indagini partite da queste rivelazioni hanno condotto alla scoperta di altre navi dei veleni, le cosiddette ‘navi a perdere’ che hanno trasformato le nostre acque cristalline in pozzi maligni e nemici.

L’evento in prigramma per venerdì, organizzato dall’Associazione Risveglio Ideale, sezione di Lamezia Terme, in collaborazione con l’Associazione culturale Muse, si soffermerà proprio sulle vicende legate alle navi che giacciono sotto le acque del nostro mare, al largo delle più importanti località balneari della nostra regione, arenate o fatte affondare da chi ha voluto guadagnare sulla nostra salute e, in primis, sulla salute della nostra terra. E si parlerà anche di un’alternativa possibile, definendo proposte e modus operandi per lo smaltimento di quei rifiuti tossici di varia provenienza che hanno irrimediabilmente deturpato l’ecosistema.

Gli stimoli per un dibattito e per una riflessione che possa in qualche modo uscire dai ‘confini’ dell’evento in sé, divenendo costruttiva nel quotidiano di ciascuno dei convenuti, verranno lanciati da una tavola rotonda alla quale prenderanno posto personalità che da sempre si sono dimostrate sensibili alla tematica affrontata. Moderato dall’editore Michele Falco, prenderanno la parola Angela Napoli, che già in diverse occasioni ha affrontato lo scottante argomento avvalendosi in alcuni casi delle interrogazioni parlamentari, Silvio Greco, attivamente presente nei programmi di controllo concernenti il ritrovamento della nave dei veleni lungo le coste di Cetraro, e Leopoldo Chieffallo, sindaco di San Mango d’Aquino che spiegherà le modalità attuative del primo piano ambientale della Regione. Sia Greco che Chieffallo sono molto vicini all’argomento, anche perché entrambi hanno rivestito la carica di Assessori regionali con delega all’Ambiente.

La vicenda o le vicende inerenti alle navi dei veleni sono come il vaso di Pandora: stanno facendo venire a galla segreti, scoperte e dubbi per i quali ancora non v’è alcuna risposta certa. Non resta che prendere atto della situazione e chiedersi cosa ci sia da fare in maniera attiva. Pertanto gli organizzatori dell’evento hanno deciso di mantenere aperto l’incontro, chiedendo ai convenuti una partecipazione attiva alla discussione con proposte e contributi.

Daniela Lucia

 

Italiani gente pigra? Stereotipi messi a nudo da Barbara Serra a Lamezia

La pigrizia degli italiani è uno stereotipo infondato, ce lo spiega la giornalista di Al Jazeera Barbara Serra, ospite sabato prossimo, 28 febbraio, alla rassegna ‘Il sabato del villaggio’ presso il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. L’evento avrà inizio a partire dalle ore 18.

Gli italiani non sono pigri’, questo è il tema dell’incontro, nonché titolo del saggio che la Serra ha pubblicato per i tipi della Garzanti vincendo la terza edizione del Premio Letterario Caccuri 2014. Forte della sue esperienza internazionale, sia dal punto di vista formativo che per quel che concerne le attività professionali, Barbara Serra ha messo insieme conoscenze, esperienze e relazioni per offrire al proprio pubblico un ritratto sincero degli italiani, scevro di stereotipi, ma puntuale nell’analizzare forze e debolezze del bagaglio culturale e identitario del nostro Paese e dei suoi abitanti.

      Cosa significa essere italiani in Italia e nel mondo? La corrispondente di Al Jazeera propone una personale risposta a tale quesito, prendendo le mosse non solo dal proprio vissuto, ma attingendo altresì a testimonianze di tutto rilievo offerte da italiani che hanno trovato spazio e affermazione come Nerio Alessandri, Vittorio Colao, Fulvio Conti, Fabiola Gianotti, Diego Piacentini e Giuseppe Vita. Altra tematica centrale dell’indagine svolta dalla giornalista riguarda la dimensione femminile, l’essere donna in questo determinato contesto storico, sia in riferimento alla realtà nel nostro Paese che analizzando diverse situazioni nel resto del mondo.

Nata a Milano negli anni Settanta, nel ’99 Barbara Serra entra come collaboratrice alla BBC, dopo anni di studio in Danimarca e in Inghilterra dove ha frequentato la London School of Economics. Nel 2003 è passata a Sky News e due anni più tardi a Channel 5, fino ad approdare nel 2006 ad Al Jazeera English come presentatrice e corrispondente. A un simile curriculum di aggiungono poi le intense collaborazioni con la Rai.

Insomma, quello che si annuncia sarà sicuramente un dialogo ricco di stimoli, proposto a un pubblico che ha già dimostrato di saper apprezzare il confronto e di avere un evidente desiderio di crescere mettendosi in discussione.

Daniela Lucia

‘La penisola dei tesori’ di Agostino Perri raccontata ai lametini

Una chiave di lettura per conoscere la nostra regione in rottura con la tradizione narrativa calabrese è ciò che Agostino Perri propone ai suoi lettori con il libro ‘La penisola dei tesori’, presentato ieri a Lamezia Terme. Non è la regione della ‘ndrangheta quella che si dispiega pagina dopo pagina, non è la regione violentata da una politica egoista e affatto lungimirante, né quella dell’assistenzialismo preteso, bensì un territorio denso di tesori per lo più nascosti, sotterrati dalle pesanti coltri dell’oblio e dell’ignoranza.

Nel suo romanzo breve, l’autore, già firma nota della Gazzetta del Sud, tratteggia da costa a costa una Calabria viva, che esiste sotto gli occhi dei suoi stessi abitanti i quali, nella maggior parte dei casi, non la conoscono nemmeno. Ed è proprio il desiderio di valorizzare la propria ‘patria’ ciò che sta alla base della spinta creativa e creatrice di Perri, che in poche pagine ha saputo distillare lo scrigno nascosto di una regione dimenticata da tutti, persino da chi nei suoi territori ci vive. “Dopo vent’anni di esperienza alla Gazzetta del Sud, mi sono accorto che c’è un buco nella formazione didattica della regione. I corsi regionali che parlano della Calabria non sono molti, basta andare in giro per le scuole e accorgersi che poche di esse destinano il 20% delle ore, come disposto dal Miur, allo studio del territorio. Ma la Calabria è una terra ricca di tesori. Non vengono fuori proprio perché c’è questa zona grigia nella formazione. Pertanto ho deciso di scrivere questo libro mettendo in risalto appunto i tesori, le bellezze e le contraddizioni della nostra regione”, ci ha spiegato lo stesso autore.

All’evento di ieri, che ha ottenuto un soddisfacente riscontro di pubblico con un’affluenza sintomatica di quanto la città della Piana sia curiosa di sapere e di conoscere, hanno preso parte anche Valentina Tedesco, presidente dell’associazione ‘Muse’ che ha organizzato l’evento, l’editore Roberto Laruffa, e gli assessori Giusi Crimi e Rosario Piccione, rispettivamente delegato alla cultura e allo sport. A fine serata è arrivato anche il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza. L’incontro è stato moderato da un’altra prestigiosa firma della Gazzetta del sud, la cosiddetta ‘gazzetta bianca’ del romanzo, Vinicio Leonetti.

Ma che significa promuovere cultura in Italia, in generale, e in Calabria, nello specifico, in un’epoca storica in cui si legge poco e il settore dell’editoria non gode certo di molti momenti felici? Ebbene, se è una sfida parlare della nostra regione senza ricorrere al leitmotiv della ‘ndrangheta, lo è ancor di più ‘produrre’ cultura, sebbene un antidoto alle difficoltà sia rappresentato proprio dalla passione. E di passione ed entusiasmo ci ha parlato l’editore Roberto Laruffa, sottolineando per prima cosa che per fare un mestiere come il suo ci deve essere ‘amore’, soprattutto “per poterlo portare avanti. Quindi se uno guarda esclusivamente al lato commerciale o economico, è chiaro che si tende a spostare l’interesse su altri settori imprenditoriali. Se si fa con amore invece non si deve rimanere fermi, ma è necessario tirar fuori energia ed entusiasmo. Certo, anche qualche strategia commerciale. Nonostante tutte le difficoltà del settore, una casa editrice che vuole lavorare in Calabria riesce a stare a galla”. E sul punto è chiaro che appare quanto mai fondamentale un pubblico che accolga con benevolenza le offerte editoriali, così com’è avvenuto col libro di Perri che, stando a quanto confermatoci dallo stesso autore, ha trovato un caloroso riscontro. “Un’accoglienza soddisfacente – afferma Perri – soprattutto da parte di calabresi che

Perri e Laruffa - Più libri più liberi

ancora non conoscevano bene i tanti tesori di cui dispone la Calabria. La cosa che mi fa piacere è che sia in occasione della fiera Più libri più liberi sia nel corso di una presentazione a Torino, i calabresi di fuori regione lo hanno apprezzato di più. Per questi nostri conterranei emigrati il libro ha rappresentato una sorta di rivalsa, già solo leggere il titolo è stato motivo di orgoglio”. Un punto di forza avvalorato dal rapporto di condivisione d’intenti andatosi a creare tra lo scrittore e il suo editore. “C’è stato un incontro tra me e l’autore favorito dal comune amore per la Calabria. Ci siamo conosciuti virtualmente perché lui cercava un editore, evidentemente aveva proposto il libro a più case editrici ed era inevitabile che scegliesse colui che dimostrava di avere questo comune amore per la propria terra. Il romanzo, tramite il quale si vuole promuovere appunto l’amore per la Calabria, è una lettura per tutti, dagli adulti ai ragazzi”, ha commentato Laruffa.

Così, Agostino Perri, l’ottimo cronista dello sport calabrese, si è cimentato, come affermato dal collega Leonetti, nell’impresa pericolosa quanto riuscita di tramutarsi in cronista dell’immaginario, partendo dalla macabra pagina dei sequestri che è insita nella storia regionale, per proporre infine una vera e propria mappa del tesoro, o dei tesori. Ai suoi lettori Perri ha dichiarato di non aver ancora capito se l’opera possa definirsi un racconto. “È un racconto?”, si chiede e ci chiede l’autore. “Il libro parla essenzialmente di Calabria, ma allo stesso tempo introduce tematiche risorgimentali ed è altresì disseminato di aspetti motivazionali che danno l’impulso a mettersi in moto. Penso quindi che non sia semplicemente un racconto e che vada vissuto fino in fondo”.

La presentazione dell’opera di Perri si inserisce nel calendario delle iniziative promosse da ‘Muse’ in qualità di primo appuntamento che, come ci ha confermato lo stesso presidente Valentina Tedesco, è stato scelto proprio “per il condiviso legame con la Calabria e con Lamezia Terme, nello specifico”. ‘Muse’ infatti “nasce come associazione culturale, sportiva e artistica” che mira a valorizzare il proprio territorio di appartenenza con attività rilevanti, tra le quali le principali sono il “concorso canoro regionale che si svolge a luglio e i giochi che si ripetono ogni anno”.

Ieri abbiamo quindi assistito a una richiesta di sapere che inizia a farsi strada non soltanto a Lamezia Terme, ma in tutta la regione. I calabresi vogliono conoscere e conoscersi, riscattandosi da anni di prolungata oscurità. “Credo che la Calabria possa riscattarsi, ma tutto dipende da noi. Il punto sta nell’alzare il livello di sensibilità. Il riscatto non può che partire dall’amore nei confronti del territorio di appartenenza”, conclude Agostino Perri, secondo il quale l’unica via per risalire la china è il ritorno ai valori.

 

Daniela Lucia

“La poesia… in città”. La poetessa Joumana Hadda incontra i catanzaresi

Una città che si nutre di cultura è una città che cresce. E quando la cultura in questione è poesia, la città può sperare di imprimere un profondo squarcio all’annebbiamento prodotto dall’indifferenza. Questo è uno degli obiettivi di qualsiasi evento che miri a promuovere la cultura e, probabilmente, detto in parole differenti, sta anche alla base degli appuntamenti de “La poesia… in città” promossi a Catanzaro da Cultura No Stop.

Il ciclo, che ha visto la luce da un’idea di Marisa Provenzano, Delegata per la Regione Calabria di Cultura No Stop, è arrivato ormai al quarto incontro che si terrà il prossimo sabato, 28 febbraio, a partire dalle ore 17 presso la Sala Concerti del Comune di Catanzaro.

Un nuovo appuntamento con la poesia, un incontro tra arte e società dove la prima diviene chiave di lettura della seconda. Questa volta i convenuti avranno modo di approfondire i temi trattati con la poetessa e giornalista libanese Joumana Hadda, che proprio lo scorso mese di marzo è stata selezionata dalla rivista CEO Middle East come una delle donne arabe più influenti del mondo. A tale giudizio la rivista è giunta dopo un approfondito esame del suo attivismo sia nel campo sociale che in quello artistico. Nello specifico, Joumana Hadda ha sempre lavorato attivamente in difesa dei diritti delle donne e si è distinta come autrice di valore internazionale sia per quel che concerne la poesia che in riferimento alla prosa, pubblicando diversi racconti tradotti in diverse lingue.

Dunque, il prossimo sabato, proprio in occasione del quarto appuntamento della rassegna, non solo si potrà godere dei versi della poetessa libanese allietati da momenti musicali offerti dalla pianista Annalisa Critelli, ma si potrà altresì prender parte a un forte dibattito animato dalla partecipazione di Franca Fortunato, delle Donne della Differenza di Catanzaro e Città Vicine, e Latifa Azri, mediatrice culturale.

 

Daniela Lucia

Annunciati i 5 finalisti del Premio Terzani

Per conoscere il vincitore per il 2015 del Premio letterario internazionale Terzani bisognerà attendere il mese di aprile, quando finalmente la giuria romperà il silenzio e svelerà l’arcano. Per il momento si potranno solo fare pronostici sui cinque finalisti i cui nomi sono stati resi noti proprio in questi giorni.

Dunque, la rosa che porta in grembo il nuovo vincitore del riconoscimento promosso dall’associazione culturale Vicino/Lontano di Udine e dalla famiglia Terzani è composta da Svetlana Aleksiević per ‘Tempo di seconda mano’ (Bompiani), Glenn Greenwald per ‘No place to hide’ (Rizzoli), Alexandar Hemon per ‘Il libro delle mie vite’ (Einaudi), Marie-Luise Scherer per ‘La frontiera dei cani’ (Keller) e David Van Reybrouck per ‘Congo’ (Feltrinelli).

Presieduta da Angela Terzani, la giuria si presenta come un team di tutto rispetto formato da personalità quali Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Álen Loreti, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Peter Popham, Marino Sinibaldi e Valerio Pellizzari. Questa squadra di raffinati esperti si è riunita nei giorni scorsi a Firenze, in casa Terzani, proprio al fine di selezionare e individuare i titoli tra i quali verrà scelto il vincitore. La selezione è stata effettuata su un elenco che all’origine contava più di quaranta titoli. La scrematura, come ha sottolineato la stessa Angela Terzani, non è stata semplice, “perché anche quest’anno i libri segnalati dai giurati nella prima fase, tutti ottimi lavori, evocano o descrivono situazioni e temi attuali, degni di approfondimento e riflessione. Ed è proprio questo lo spirito del Premio Terzani: portare all’attenzione e alla consapevolezza del grande pubblico, attraverso lo sguardo dei testimoni, mutamenti che investono il nostro presente e sono destinati a condizionare in modo significativo il futuro di tutti”. Dal canto loro, i giurati hanno giustamente preteso un ulteriore lasso di tempo per poter visionare e leggere ancora una volta le opere giunte in finale, in modo da poter dare un voto ponderato.

La proclamazione, come abbiamo poc’anzi accennato, avverrà nel mese di aprile. Per quel che concerne poi il vincitore, una volta insignito del riconoscimento, questi parteciperà alla serata in onore del Premio Terzani, che avrà luogo a Udine il 9 maggio, presso il Teatro Nuovo Giovanni da Udine. La serata è inserita, com’è ormai consuetudine, nel programma del Festival Vicino/Lontano la cui XI edizione è già programmata dal 7 al 10 maggio.

Daniela Lucia

“Mbruagliu porta mbruagliu” (Rassegna ‘Vacantiandu’) domani al Teatro Grandinetti

LAMEZIA TERME (CZ) – La rassegna teatrale “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, dopo i successi ottenuti con gli appuntamenti precedenti, si presenta al pubblico lametino (e non solo) con una nuova commedia. L’appuntamento è per domani sera, sabato 21 febbraio, alle ore 20.45 presso il Teatro Grandinetti. Il dialetto lametino vivrà sulla scena con la commedia “Mbruagliu porta mbruagliu”, che sarà interpretata dagli attori della compagnia “Giovanni Vercillo”.

Anche questa volta la proposta al pubblico è una commedia in vernacolo ricca di comicità e colpi di scena, la cui regia è affidata a Raffaele Paonessa che sarà presente anche nelle vesti di attore protagonista. Dai toni brillanti e farseschi, “Mbruagliu porta mbruagliu” è una rappresentazione in due atti costruita, usando le parole di presentazione, alla stregua di una “commedia del surreale o del sogno”. Una tale descrizione è dovuto al fatto che la messa in scena porta lo spettatore a seguire i personaggi fino ai limiti della follia. I temi di fondo, fatti in mille pezzi e riconsegnati al pubblico con una comicità mai leggera, si basano sulle caratteristiche della gente comune, votata alla credulità, all’ignoranza, alle superstizioni e alle credenze legate alla tradizione.

Una commedia che non intende solo far ridere, ma vuole spingere lo spettatore a una più profonda riflessione avvalendosi di un’ilarità fondata su aspetti reali della vita quotidiana. L’accento è quindi posto sulla multiforme realtà che si offre nuda e cruda al pubblico, densa di paure, angosce e miserie, ma anche di desideri, speranze, attese e, inevitabilmente, di illusioni.

La commedia, diretta e interpretata con sapiente maestria dalla compagnia “Giovanni Vercillo”, ripercorre l’egoismo di un uomo che, credendo di acquisire rispetto e dignità perseguendo il bene materiale, si ritrova in un misero faccia a faccia col suo io. Ma dovrà anche lui fare i conti un giorno con la cosiddetta legge divina, quel giudizio universale che abbaglia gli errori della nostra vista, mostrandoceli nella loro fredda semplicità. E in quel momento anche il protagonista della commedia non potrà fare a meno di comprendere che l’unica certezza nella nostra vile esistenza di uomini è che “mbruagliu porta mbruagliu”. E tutto questo marasma di sentimenti, emozioni e sorrisi strappati sarà messo in scena e raccontato da un cast di tutto rispetto, formato, oltreché da Raffaele Paonessa (che interpreta don Ferdinando), anche da Lidia Macri (la moglie Concetta, Marta Serra (la figlia Stella), Pino Persico (l’uomo di fatica Ntoni), Gianluca Muraca (l’impiegato Mario Bertolini), Biagio Colacino (l’avvocato Lorenzo Strumillo), Luisa Vaccaro (la cameriera Mariuzza), Giovanni Paolo D’Ippolito (il coinquilino Vittorio Frungillo) e Gennaro Palmieri (il coinquilino Luigi Frungillo).

Un apportamento importante, dunque, per chi ama il teatro e, soprattutto, la rappresentazione in vernacolo. “Mbruagliu porta mbruagliu” si presenta quindi come un altro tassello da aggiungere nella soddisfacente stagione organizzata con passione e impegno dall’associazione ‘I Vacantusi’, la cui rassegna diretta da Nicola Morelli e Walter Vasta è ormai arrivata alla quarta edizione.

 

Daniela Lucia

Alberto Angela a Lamezia racconta la ‘sua’ Pompei

Vedere Pompei, quindi la storia, come qualcosa di vivo. Questa è la chiave di lettura dell’incontro che Alberto Angelaha avuto ieri con i suoi lettori a Lamezia Terme. Un evento ricco di stimoli che fin da subito ha superato le aspettative sia dell’autore che degli organizzatori.

Atteso quasi come una rockstar, in un contesto come quello del complesso museale che forse tutta quella gente insieme non l’aveva mai vista, l’autore e divulgatore scientifico non ha deluso quanti hanno sfidato l’angusta location per poter assistere alla presentazione del suo libro ‘I tre giorni di Pompei’. Gli organizzatori, nello specifico la Libreria Tavella, il Sistema Bibliotecario Lametino e l’Associazione Archeologica Lametina, di certo non avrebbero mai immaginato che l’arrivo di Angela a Lamezia avrebbe suscitato tanto scalpore. Eppure così è stato e le strette sale del museo, piene zeppe di gente pigiata in fremente attesa, sono risultate fin da subito incapaci di contenere sia l’entusiasmo che il numero dei partecipanti. Così, quando è scattato il segnale, tutti i convenuti, tra cui molti bambini e lettori non più giovani, si sono spostati a flotta verso il Teatro Grandinetti, che si è addirittura riempito in pochissimo tempo.

Dopo un breve intervento degli organizzatori, che si sono assunti ogni responsabilità circa le errate previsioni di affluenza sgravando così le già minate spalle dell’Amministrazione comunale, la parola è finalmente passata al noto divulgatore scientifico che, dando prova delle proprie doti oratorie, ha allestito sul palco approssimato del teatro cittadino un intenso monologo. Nella sala è subito calato un lungo silenzio carico di rapita attenzione.

Dapprima Alberto Angela ha confessato che gli sarebbe piaciuto parlare del passato in una ‘bellissima collocazione’ quale sarebbe stata appunto il museo archeologico lametino, che finalmente dopo nove mesi è stato riaperto. “È importante poter parlare del passato in una struttura dove trova casa”, ha esordito. Ma il passato trova casa anche in un teatro sul cui palcoscenico hanno ripreso a vivere, per poco più di tre quarti d’ora, le cittadine di Pompei ed Ercolano nei tragici tre giorni della loro scomparsa.

Alberto Angela ha ripreso i fili del discorso approfondito nel libro, illustrando una quotidianità non tanto dissimile dalla nostra e facendo luce su questioni che, nella maggior parte dei casi, abbiamo dato per scontate. “La pagina del passato è piena di sorprese”, ha continuato, svelando poi ai convenuti quali di queste sorprese hanno riguardato da vicino il dramma di Pompei ed Ercolano. Innanzitutto, l’autore ha posto un interessante focus sulla questione della data, che secondo indagini approfondite risulta ricadere tra il 23 e il 25 ottobre, non invece il 24 agosto come originariamente creduto. Angela sostiene che con molta probabilità l’errore a monte di questa incongruenza è da individuare in una traduzione sbagliata di una delle lettere di Plinio il Giovane. Svelato questo mistero, l’autore si è soffermato sugli aspetti di mera quotidianità, descrivendo il contesto sociale ed economico delle due cittadine campane all’epoca dell’eruzione e mostrando come alcune delle loro abitudini, vizi e virtù fanno parte del nostro bagaglio culturale oltreché del nostro modo d’agire contemporaneo. “Romani siamo noi. E noi siamo i Romani”, ha ripetuto Angela, mostrandoci allo stesso tempo una Pompei in rottura con quella che i racconti comuni ci hanno insegnato a immaginare. La città era in crisi, in preda a uno stato d’emergenza che aveva spinto gli aristocratici a darsi alla fuga, vendendo agli ex schiavi liberati le rispettive proprietà. Era una città sfiancata dai continui terremoti, tra i quali l’ultimo si era proprio verificato una manciata di giorni prima dell’eruzione costringendo gli abitanti a darsi da fare con i lavori di ristrutturazione. Insomma, una cittadina che si dava da fare, nel cuore dell’impero romano. Poi avvenne l’impensabile. La fine del mondo. Arrivarono la grandine, il calore, la cenere e la lava. Tutto fu sommerso e tale rimase fino al Settecento, quando Pompei ed Ercolano iniziarono a riaffiorare e a pretendere un posto nel panorama culturale mondiale.

L’impegno di Alberto Angela nei confronti degli scavi di Pompei ed Ercolano è quanto mai concreto, tant’è che con l’acquisto di questo volume, un euro verrà destinato al restauro degli affreschi.

La storia siamo noi, dunque. È vero. Non abbiamo scampo, siamo braccati da ricordi collettivi che dobbiamo tutelare, proteggere e spingere verso il futuro. Il futuro è la storia, non può essere altrimenti. Per usare le parole dello stesso Angela, la storia e i reperti archeologici rappresentano “un tesoro inimitabile che si proietta nel futuro” e che nessuno potrà mai sottrarci. E il volume proposto in questa occasione non è altro che uno dei tanti mezzi messi in circolazione per proteggere parte di un simile tesoro proiettandolo verso il futuro.

Daniela Lucia

I #‎90AnniTreccani‬: L’Italia che Cambia con le Parole

Un paio di anni fa, l’allora ministro dei Beni culturali Massimo Bray venne in Calabria, a Lamezia Terme, per parlare di cultura e legalità, connubio che a stento ma con tenacia si sta facendo largo nella nostra regione. Cultura e legalità. Cultura è legalità. No, non è un errore di battitura. E cultura diventa legalità quando è accessibile, senza vincoli e priva di qualsiasi barriera. Diventa legalità se si sgancia dallo snobismo elitario per atterrare sulla quanto mai attualissima piattaforma cybernauta. In un certo senso, per tornare all’ex ministro Bray, quando la cultura è a portata di tutti, a portata di click, allora la speranza di una ripresa sociale prima che economica potrebbe non essere più un miraggio. Quindi cultura non è solo legalità, cultura è anche era digitale, saper prendere la rete trasformandola da mostro antagonista a veicolo di trasmissione, diffusione e condivisione del sapere. Un percorso, questo, che Massimo Bray conosce bene non solo nelle vesti di capo di un dicastero votato alla promozione culturale, ma anche e soprattutto in qualità di direttore editoriale di uno dei più importanti enti culturali del nostro Paese: l’Istituto Giovanni Traccani.

La cultura nell’era di internet, la diffusione della conoscenza e la condivisione dei sapere sono tre mission che confluiscono nell’unico obiettivo postosi, in epoca moderna, dall’istituto che proprio oggi spegne con orgoglio ben novanta candeline.

Nato il 18 febbraio del 1925 per volontà dell’industriale e mecenate Giovanni Treccani, negli ultimi anni l’Istituto è stato protagonista di un restyling dei propri canali di diffusione, presentandosi con puntualità e attenzione all’appello della rete. “Sono anni che l’enciclopedia ha un portale e ormai i suoi utenti unici sono 400mila al giorno questo perché anche nell’editoria digitale la qualità premia e ‘lo dice la Treccani’ è ancora un segno di forte affidabilità“, sottolinea con orgoglio Bray.

La vocazione social che l’Istituto ha scoperto si è concretizzata, in occasione dei festeggiamenti di oggi, con l’organizzazione di un flash mob che si è svolto questa mattina presso la storica sede romana della Treccani. Sotto lo slogano “la Treccani è pur sempre la Treccani”, l’evento si è rivolto soprattutto ai giovani studenti delle scuole superiori ai quali l’Istituto ha inteso illustrare il proprio apparato scientifico e redazionale. In maniera contestuale a questo evento meramente didattico, la Treccani ha organizzato il tradizionale convegno sul tema ‘Le vite degli Italiani. La Treccani e la biografia nazionale’, la cui prima sessione si è tenuta questa mattina con il titolo ‘Il confronto internazionale’ e la seconda si svolgerà nel primo pomeriggio sul tema ‘Gli Italiani del Novecento. I campi del sapere‘.

E la dimensione social del ‘compleanno’ non si esaurisce col flash mob, ma chiama in rassegna anche il sito dell’istituto e si diversi network associati allo stesso. Proprio da oggi infatti la Treccani ha scelto novanta parole con le quali celebrare l’anno di riferimento. Si mostra dunque un’Italia che è cambiata attraverso le parole. “Dopo le parole scelte per rappresentare questi 90 anni proporremo, sempre sul sito, i 90 personaggi che hanno caratterizzato, secondo noi questi stessi anni e poi ci sarà una mostra al Vittoriano, al Museo del Risorgimento, dal 31 marzo, che speriamo di far diventare itinerante. E, ancora, un volume su Milano, i suoi cambiamenti, nell’anno dell’Expo, per l’Expo; un volume sull’Artusi e sulla grande tradizione della cucina italiana”, ha spiegato Bray chiarendo, in conclusione, che “con la cultura si mangia, si crea comunità, con la cultura si dà speranza a un Paese che tante volte rischia di perderla, si danno le basi per costruire un futuro“.

 

Daniela Lucia