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Officina Trentatre dalla parte dei bambini. Non solo a Natale…

COSENZA – Ci sono bambini che nel loro percorso scolastico incontrano ostacoli particolarmente difficili da affrontare. Studenti intelligenti, che non presentano problemi sensoriali o neurologici, che rischiano però di restare indietro rispetto alla classe. Rappresentano circa il 5% della popolazione scolastica e presentano deficit nelle capacità di lettura, di scrittura e di calcolo. Dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia sono disturbi a cui negli ultimi anni si sta dedicando sempre maggiore attenzione, attraverso studi e nuove strategie di insegnamento più adeguate al bisogno educativo specifico.

A Cosenza da qualche tempo c’è un’associazione che si dedica a questi bambini. Officina Trentatre si occupa in particolare di sensibilizzare le istituzioni scolastiche, gli enti pubblici e privati sui disturbi di apprendimento, agendo anche attraverso raccolte fondi a sostegno delle famiglie che includono minori affetti da DSA.

Da dove nasce l’attenzione nei confronti dei bambini con disturbi di apprendimento?

La nostra Associazione è fatta da 7 persone e tanti di noi hanno intrapreso un percorso di studio accademico incentrato sugli aspetti psicologi, neuroscientifici e filosofici della natura umana. Inoltre a vario titolo ciascuno di noi ha avuto a che fare con il mondo della scuola e dei bisogni educativi dei più piccoli. Infatti, non ci occupiamo solo di ragazzi con disturbi dell’apprendimento, ma sarebbe più opportuno individuarci come un’associazione che si occupa di bisogni educativi.

Una curiosità: perché avete scelto il nome “Officina Trentatre”?

Rispondo subito con l’intento di sgombrare il campo da possibili riferimenti a riti e pratiche esoteriche. In tanti ci hanno fatto notare una possibile allusione alle pratiche massoniche. Nulla di tutto questo. Il nome officina nasce dall’idea di realizzare un laboratorio, un luogo di ricerca, mentre con trentatré abbiamo voluto far riferimento alla mente e all’intelligenza umana. Infatti, la durata del ciclo intellettuale, secondo la teoria dei bioritmi, dura 33 giorni e influenza la logica, il ragionamento, la perspicacia, la vivacità mentale. E poi trentatré è un numero pieno di tanti altri significati, che potrebbero tutti appartenere alla natura della nostra associazione.

Parlando di apprendimento e di ragazzi in età scolare, il primo pensiero va naturalmente alle istituzioni scolastiche. Che rapporto avete o volete costruire con loro?

Le scuole per dar credito ad associazioni o comunque ad enti esterni hanno bisogno di costruire un forte legame fiduciario con essi. Quindi non è facile collaborare con le istituzioni scolastiche, nel nostro ambito le difficoltà sono ancora maggiori. I Dirigenti Scolastici, giustamente, non affidano i ragazzi ai primi che passano. E fanno bene. Speriamo di essere presto riconosciuti dalle Istituzioni Scolastiche del nostro territorio, come Centro Specialistico per i bisogni educativi, potendo offrire una sede e delle strumentazioni assai funzionali, e un’equipe specialistica completa. Collaborano con noi psicologi, pedagogisti, logopedisti, musicoterapeuti e clowterapeuti.

Con le scuole, proprio in questi giorni, stiamo avviando, invece, un interessante progetto per la raccolta dei tappi di plastica “TipTap”, la cui vendita genererà un ricavato con il quale acquisteremo un defibrillatore da donare alla scuola che ne avrà raccolto il maggior quantitativo in termini di peso. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Comune di Cosenza, il Consorzio Vallecrati, Ecologia Oggi spa, ed altre realtà associative come Fidapa sez. di Cosenza e Artes Mundi Ricicrea.

Ai ragazzi e alle loro famiglie, inoltre, ogni giorno offriamo il servizio di doposcuola, dove l’importante non è finire i compiti, ma imparare a saperli fare.

La sede che avete inaugurato è uno spazio aperto ed inclusivo. Quali sono le realtà che ospitate e in base a quale “criterio” vengono scelte?

La nostra sede è una gran bella sede! Grazie alla struttura che abbiamo realizzato, intendiamo avviare la prima realtà di Incubatore di Imprese Sociali del centro-sud Italia. Si tratta di realizzare un luogo fisico e ideale dove associazioni e imprese sociali possono collaborare fra di loro, realizzare progetti e iniziative, costruire concretamente una rete, al fine di offrire servizi, spesso innovativi o inesistenti, perché economicamente svantaggiosi per le aziende. Il primo frutto dell’Incubatore è il progetto “Evento solidale”: una rete di associazioni che organizzano eventi di qualsiasi tipo, il cui ricavato viene destinato al finanziamento di una serie di cause benefiche. A questo progetto hanno aderito anche delle aziende, che si sono formalmente impegnate a destinare parte dei loro ricavati alle cause.

Tutti i proventi raccolti saranno pubblicati sul sito www.officinatrentatre.org. La trasparenza è un nostro impegno concreto.

Concludiamo con qualche idea o progetto per il futuro…

Il prossimo 15 gennaio è il compleanno di Officina Trentatre – Onlus e come abbiamo già fatto per il 2014, anche per il 2015 dedicheremo i nostri sforzi ad una precisa causa benefica. L’anno in corso è stato dedicato alle persone in difficoltà economica. Abbiamo contribuito alla realizzazione di 22 buoni spesa da € 50,00 ciascuno donati ad altrettante famiglie della città di Cosenza, abbiamo aiutato un disabile a superare gli ostacoli della vita quotidiana e proprio in questi giorni siamo attivi per una raccolta fondi per le cure di un ragazzo ammalato di cancro alle ossa. Essendo punto Unicef, abbiamo istituito un laboratorio pigotte, producendone in poche settimane circa 125, il cui ricavato è stato destinato ai programmi Unicef.

Per il 2015 è prevista la conclusione della programmazione dell’anno in corso, quindi l’avvio del progetto “TipTap”, la formazione di Clow Animatori nel mese di gennaio e un incontro scientifico sui Disturbi dell’Apprendimento organizzato assieme al Centro Studi Erickson. E poi stiamo mettendo a punto la campagna 2015: sarà dedicata ai ragazzi e agli anziani ammalati e bisognosi di compagnia e residenti nei Comuni della Provincia di Cosenza, ai quali intendiamo offrire un servizio di intrattenimento e svago a domicilio, grazie ai clown e agli artisti che collaboreranno con l’Incubatore di Officina Trentatre.

 

Le iniziative sono molte e l’entusiasmo di lavorare per una “buona causa” sono palpabili già nelle parole. Auguriamo un buon proseguimento e aspettiamo risultati sempre più positivi per una crescita di cui beneficiano non solo i diretti interessati ma tutta la comunità.

 

Mariacristiana Guglielmelli

Esito di gara Ss 682

CATANZARO – Pubblicato dall’Anas sulla Gazzetta Ufficiale un esito di gara, per lavori di manutenzione straordinaria sulla strada statale 682 “Ionio – Tirreno”.

L’appalto prevede gli interventi di rifacimento della pavimentazione drenante, in tratti saltuari della statale, in provincia di Reggio Calabria, per un investimento complessivo di oltre 1,2 milioni di euro.

Ad aggiudicarsi la gara è stata l’impresa Costruzioni Idrauliche Italia Srl, con sede a Bisignano (CS).

Si costituisce il presunto omicida di Vittoria

GIOIA TAURO (RC) – Si è costituito stamattina nel Commissariato di polizia di Gioia Tauro, Domenico Italiano, di 23 anni, il presunto autore dell’omicidio di Michele Brandimarte, di 53 anni, ucciso a Vittoria nel ragusano.

Italiano avrebbe consegnato anche l’arma usata per compiere il delitto che, secondo quanto dichiarato, è avvenuto a seguito di un litigio di cui però al momento non si conosce il motivo.

Il coraggio di Felicia Impastato apre la stagione dell’Acquario

COSENZA – Per una sera non si dice “Peppino Impostato figlio di Felicia” ma è Felicia Impastato ad essere la madre di Peppino. Per una sera cambia l’accento della relazione e la madre assume il ruolo di protagonista. Per una sera Felicia Bartolotta (sposata Impastato) diventa la madre di tutti.

È Lucia Sardo, interprete de “I Cento passi” di Marco Tullio Giordana, a presentarne la storia e la figura ne “La madre dei ragazzi” di Marcello Cappelli, spettacolo di apertura della stagione del Teatro dell’Acquario. Arriva dal lato opposto al palco e attraversa tutta la platea in una sorta di danza beneaugurante. Scaccia la confusione della quotidianità, allontana le forze negative del mondo, quasi a voler costruire un’atmosfera protetta che possa favorire la giusta attenzione per conoscere Felicia nel profondo.

Ciò che passa dalle parole e dai filmati originali è l’immagine di una donna che non ha paura, che ha saputo trasformare il dolore lacerante per la perdita del figlio in ostinata ricerca della giustizia e della verità. Una donna come tante che si incontrano nei vicoli dei paesi del sud, che dalla sua fragilità e dalla sua semplicità ha saputo tirare fuori una forza invincibile e trascinante. È diventata un simbolo senza volerlo, un punto di riferimento importante ed incrollabile. In un territorio e in un contesto storico-culturale come quello di Cinisi non si piega, nonostante i consigli di amici e parenti, non abbassa mai la testa. Intuisce i pericoli che minacciano il figlio nella sua attività, ma non rinuncia ad esporsi nel momento in cui c’è da difenderne la memoria. È la prima donna in Italia a costituirsi parte civile in un processo di mafia. Una battaglia lunga e difficile che si conclude con la condanna di Badalamenti e l’immagine del dito puntato di Felicia 22 anni dopo la morte di Peppino. 22 anni in cui lei non si è mai arresa, anzi ha saputo tessere le fila di una trama di memoria che ancora oggi porta a Cinisi numerosi giovani curiosi di conoscere il coraggio che si cela dietro questa storia e assetati della stessa sete di giustizia. “La mafia non si sconfigge con le pistole – ripeteva spesso – ma con la cultura”.

Si commuove Lucia nel vedere il volto di Felicia proiettato sullo sfondo e nel sentire la sua voce. E si percepisce che non è un nodo alla gola da copione, ma un’emozione sincera che supera la finzione per rivelare l’empatia profonda di chi ha avuto l’occasione di conoscerla. “Accoglieva tutti – racconta l’attrice – proprio come una madre”.

Qualcuno si ferma oltre la fine spettacolo: chi per volerne sapere di più, chi per condividere le sensazioni provate, chi per catturare ancora qualche frammento della bellezza di questa figura, chi forse per non perdere quella magica protezione che è scesa in sala all’inizio. Rimane negli occhi il volto minuto di Felicia, nel cuore il suo semplice coraggio di madre, nelle mani un garofano rosso simbolo del suo legame con Peppino.

Mariacristiana Guglielmelli

“Farmer’s Market”: tradizione e produzione locale

Gerace (Rc)GERACE (RC) – Durante le ormai prossime festività natalizie, il centro storico di Gerace si arricchirà di un ulteriore elemento di fascino: i “Farmer’s Market”, caratteristici mercatini su i cui banchi troveranno posto i prodotti agroalimentari e artigianali della tradizione calabrese, in particolar modo quella legata al Natale.

Quella dei “Farmer’s Market” è un’iniziativa fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale geracese, e realizzata con il contributo dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte. «Pur dovendo fare i conti con le difficoltà comuni agli enti locali in questo preciso quadro storico – dichiara il Sindaco Giuseppe Varacalli –, abbiamo deciso di promuovere una manifestazione che avesse un duplice obiettivo: favorire lo sviluppo economico e culturale del territorio e promuovere l’immagine della nostra città anche nel periodo invernale».

Nello specifico, la partecipazione ai “Farmer’s Market” è aperta alle imprese agricole ed artigianali che abbiano sede e che realizzino il proprio ciclo produttivo, preferibilmente, nel territorio comunale di Gerace e, in subordine, nella Provincia reggina e nella nostra Regione. Il canone unico da versare all’Ente per l’affidamento dei prefabbricati in legno utilizzati per l’esposizione, la degustazione e la vendita dei prodotti ammonta a 30,00 Euro. Il bando integrale dell’iniziativa – la cui scadenza è fissata per le ore 12:00 di venerdì 12 dicembre 2014 – è consultabile sul sito del Comune di Gerace (www.comune.gerace.rc.it) o presso il Settore Vigilanza Urbana, cui è possibile rivolgersi per ulteriori informazioni (tel. 0964.356243 – interno 5).

Il riscatto dal pizzo attraverso la cucina

REGGIO CALABRIA – Venerdì 12 dicembre alle 17 sarà inaugurato a Reggio Calabria in via Largo Colombo n.6 il nuovo ristorante di Filippo Cogliandro chef dell’Accademia Ristorante Gourmet.

La presentazione de “L’Accademia è in città: un investimento di gusto” «è per me – dice Cogliandro – un momento di riscatto contro l’arroganza mafiosa ma anche una forma di ringraziamento a tutti coloro che in questi anni mi hanno sostenuto». Una tappa simbolica fondamentale della rivincita di una comunità sana e libera.

Cogliandro, nel 2008 non si fece sottomettere dalla richiesta di ‘pizzo’. Quando la ‘ndrangheta gli si presentò davanti non ebbe remora a denunciare tutto alla Guardia di Finanza che filmò le trattative e arrestò l’estorsore. La voglia di riscatto l’ha ereditata dal padre Demetrio che nel 1986 venne gambizzato perché si era opposto a una cosca locale che gli chiedeva soldi per la protezione.

L’inaugurazione della nuova sala ristorante e per ricevimenti, sarà anche l’occasione per illustrare le politiche di reinserimento sociale e lavorativo dei minori in affidamento all’USSM – Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Reggio Calabria, di cui Cogliandro si è fatto infaticabile collaboratore e sostenitore.

Con il progetto Kitchen Jobs l’USSM di Reggio Calabria offre ai giovani che ha in carico l’opportunità di imparare un mestiere nell’ambito della ristorazione attraverso l’istituzione di borse-lavoro della durata di qualche mese.

Alla cerimonia interverranno, tra gli altri, il prefetto Santi Giuffrè commissario Straordinario Antiracket e Antiusura, Tano Grasso presidente onorario della FAI e le principali autorità militari e civili reggine.

L’oliva Grossa di Gerace in Festa

Portale Chiesa S. Francesco GeraceGERACE (RC) – Ritorna l’appuntamento con “L’oliva Grossa di Gerace in Festa”, la manifestazione ideata dall’Amministrazione Comunale geracese per promuovere l’olio e gli altri derivati frutto di una cultivar autoctona – la stimata “Grossa di Gerace” – attraverso un momento di festa utile tanto per il recupero della memoria e dell’identità territoriale quanto come azione di marketing.

L’evento – organizzato con il patrocinio del Parco Nazionale d’Aspromonte e in collaborazione con il locale Club UNESCO, la Pro Loco di Gerace e l’Associazione culturale “Leggendo tra le righe” – avrà luogo sabato 6 dicembre, a partire dalle ore 16.30, nella Sala Conferenze del Centro Visita del Parco Nazionale d’Aspromonte (Complesso Monumentale di San Francesco d’Assisi, Piazza delle Tre Chiese).

Preceduto dai saluti del Sindaco, Giuseppe Varacalli, e del Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, Giuseppe Bombino, il programma prevede una conversazione sul tema “Valorizzazione dell’oliva Grossa di Gerace ed orientamenti comunitari” durante la quale interverranno Rosario Previtera, agronomo ed esperto di sviluppo locale, e Giacomo Giovinazzo, dirigente del Settore Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive della Regione Calabria. Modera i lavori Emanuela Ientile, presidente del Club UNESCO di Gerace.

Alle ore 18 il primo cittadino di Gerace consegnerà quindi una piantina d’ulivo ad ogni bambino geracese nato nel 2013; la serata si concluderà nell’area del Chiostro del Complesso Monumentale di San Francesco d’Assisi con la degustazione di olive, dell’olio nuovo e di dolci tipici geracesi, sulle note del previsto intrattenimento musicale.

Dall’Italia all’Irlanda del Nord. Intervista a Giulia Caruso

Murale di Bobby Sands, simbolo di Belfast

COSENZA – A venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino, ci sono ancora altri muri che creano separazioni e mantengono vivo il ricordo di scontri e violenze. Negli stessi confini europei muri “famosi”, anche se per ragioni storiche differenti, sono ad esempio i peace walls irlandesi. Barriere di metallo, cemento o reticolati di filo spinato che dal 1969 dividono Belfast in due parti per più di 20 chilometri.

La costruzione dei peace walls si accompagna ai Troubles, i combattimenti che tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’90 hanno diviso e insanguinato l’Irlanda del Nord. Posizioni politiche, ideologiche, religiose che hanno provocato oltre 3000 morti e che ancora oggi hanno lasciato cicatrici profonde nelle comunità locali.

Tra le realtà che si interessano di queste conseguenze c’è Tar an all una delle più antiche associazioni che si occupa del reinserimento nella società civile degli ex detenuti politici repubblicani e delle loro famiglie. E alle sue attività partecipa anche Giulia Caruso, giornalista italiana di origini calabresi e fiorentina d’adozione.

 

Dall’Italia all’Irlanda del Nord: vuole raccontare ai lettori qual è stato il suo viaggio? 

Tutto cominciò nell’estate del 2008 quando decisi di fare un viaggio alla scoperta dell’Irlanda del Nord. Avevo letto One day in my life, il diario di Bobby Sandy (attivista e politico nordirlandese, morto nel carcere di Maze, a Long Kesh, il 5 maggio 1981 a seguito di uno sciopero della fame contro il regime carcerario per i detenuti repubblicani, ndr)e ne ero rimasta profondamente colpita.

Un articolo scritto da Giulia Caruso

L’anno successivo, la rivista per cui lavoravo mi chiese di intervistare a Roma, un ex detenuto dell’Ira. Belfast divenne la mia meta estiva preferita. Ero attratta dalla sua atmosfera di città dalle due anime, divise ancora dai muri che separano la comunità nazionalista, irlandese di matrice cattolica e quella britannica di matrice protestante. Due anni e mezzo fa, decisi di farne l’argomento del mio primo romanzo e di concretizzare questo obiettivo trasferendomi direttamente in loco.

Cosa significa interessarsi e avere cura di ex detenuti politici? Qual è il compito di Tar Anall e in particolare il suo ruolo all’interno dell’associazione?

Tar an all che in gaelico irlandese vuol dire “Siamo qui”, in pratica è un centro polivalente che si occupa del sostegno ai detenuti politici ex Ira e alle loro famiglie, attraverso varie iniziative. Al suo interno sono attive varie strutture di supporto, assistenza psicologica, centro fitness e organizzazione di eventi ricreativi. Offre anche corsi di reinserimento nel mondo del lavoro e corsi di lingue. Io insegno cultura italiana e lingua francese. La maggioranza dei miei allievi ha un’età tra i 40 e i 60 anni, l’età di chi ha vissuto in pieno il conflitto.

Cos’è oggi Belfast? Quale immagine può aiutare i nostri lettori a visualizzare meglio la situazione?

Una volta trasferita qui, mi trovai a fare i conti con una realtà completamente diversa dall’idea mutuata attraverso i libri di storia (sono laureata in storia contemporanea) e attraverso i miei giri turistici e giornalistici, anche se avevo curato alcuni reportage per varie testate italiane.

Belfast con le Sei Contee dell’Irlanda del Nord fa ancora parte del Regno Unito, anche se esiste un Parlamento Autonomo con sede sulla collina di Stormont. Dalla fine del conflitto, sancita dagli Accordi del Venerdì Santo del 1998, la città ha subito un lento ma radicale cambiamento. Senza dubbio, pesa ancora l’eredità dei Troubles, il conflitto che ha sconvolto il paese per circa 30 anni e le tensioni sfociano in rivolte di strada, soprattutto in occasione delle Parate Orangiste del 12 luglio, anche se negli ultimi due anni la situazione, sta migliorando. Ufficialmente l’Ira ha proclamato il cessate il fuoco nel 2005, ma nell’ombra resistono gruppi armati come Oglaigh Na’Eireann, la nuova Ira, che non si riconoscono nel Peace Process portato avanti dallo Sinn Fein, il partito nazionalista di maggioranza. E sull’altro versante, sopravvivono come fuoco sotto la cenere gruppi paramilitari lealisti come Ulster Volonteer Force e Ulster Defence Force. Oggi Belfast è una città vivace che attira molti migranti, soprattutto dall’Est Europeo. È anche meta del cosiddetto ”turismo del conflitto” che attrae visitatori nel Gaelstacht Quarter, ricco di memorie, i Murales di West Belfast, la Tomba di Bobby Sands nel cimitero di Milltown. Ma è anche la città del Titanic, che è stato costruito qui, nei cantieri Harland&Wolf. Il Titanic Quarter, inaugurato nel 2012 per commemorarne il centenario, continua ad attirare ogni anno centinaia di turisti, dall’Europa e dagli Usa.

I suoi progetti futuri saranno ancora ispirati dalle tematiche legate alla “questione irlandese”?

Intanto cerco di pubblicare la mia prima fatica che è un romanzo sospeso tra cronaca e storia, scritto con il ritmo narrativo del romanzo d’azione.

In cantiere ho già una Storia dell’Ira di taglio prettamente giornalistico. E poi una serie di racconti brevi, in inglese, di tutt’altro genere, tra l’ironico e il surreale, ambientati tra Belfast, Liverpool e Brighton.

Mariacristiana Guglielmelli

Le foto correlate all’intervista sono della stessa Giulia Caruso

 

In scena Francesco per i 20 anni de La Spiga

COSENZA – “Forza venite gente che in piazza si va un grande spettacolo c’è…”. Così inizia il celebre musical di Michele Paulicelli, ispirato alla vita di San Francesco. Questo è l’invito rivolto anche dai volontari dell’associazione La Spiga che ieri sera lo hanno riproposto all’Auditorium A. Guarasci.

Una festa per un traguardo importante, ovvero 20 anni di attività dell’associazione che, radicata nei quartieri di San Vito e Serra Spiga, si occupa con premura e dedizione dei bisogni di minori, disabili, immigrati e famiglie in difficoltà. Una ricorrenza che merita anche un grande regalo. Il ricavato della vendita dei biglietti infatti contribuirà alla costruzione di un sogno. L’incertezza sul futuro espressa da tempo dalle famiglie dei ragazzi disabili ha aperto la strada ad un nuovo progetto, un centro residenziale socio-sanitario che possa favorire percorsi durevoli di autonomia personale ed integrazione sociale.

L’idea del musical nasce quasi per caso. E come tutte le cose mosse dalla passione e dalla voglia di divertirsi prende forma pian piano allargando sempre di più il cerchio delle persone coinvolte: si mettono in gioco i volontari, ciascuno facendo leva sul proprio talento, ma soprattutto si stimola la curiosità dei ragazzi che partecipano quotidianamente alle attività dell’associazione. Così sul palco dell’Auditorium va in scena uno spettacolo ricco di personaggi e di interpreti, riproposto ieri per la seconda volta dopo l’appuntamento di inizio anno.

Giocolieri e sbandieratori, sorridenti tra le fila delle poltrone, catturano l’attenzione del pubblico per dirottarlo sul palcoscenico. Si spengono le luci e la magia si avvera… Un “grande spettacolo” davvero, come cantato nella prima strofa, che, seppure nella sua natura dichiaratamente amatoriale, ha saputo intrattenere e divertire con musiche, balli e canti una platea gremita. Tanti i bambini presenti che hanno seguito con interesse l’evolversi della storia, contagiati anche dall’entusiasmo degli stessi protagonisti.

Un allestimento scenico semplice, così come nello stile della vita narrata del santo d’Assisi. Coinvolgente il ritmo delle percussioni e del ricco repertorio di strumenti che hanno accompagnato l’intera rappresentazione in due atti.

Gli applausi alla fine sono scroscianti, nonostante qualche piccola imperfezione. Ma soprattutto è palpabile l’emozione di aver assistito ad un progetto importante, oltre la sua valenza prettamente teatrale. Ci sente parte di una grande famiglia, partecipi di un sogno che sembra già realtà.

Mariacristiana Guglielmelli