Archivi categoria: Nerd

Storia di un matrimonio – Recensione del film Netflix

Dal 6 dicembre è disponibile su Netflix Storia di un matrimonio del regista Noah Baumbach con Scarlett Johansson e Adam Driver.

La storia del cinema contemporaneo è costellata di pellicole che raccontano l’amore, il matrimonio e il divorzio, ma in questo film Baumbach ha scelto di dare un taglio tutto personale alla storia che viene raccontata in 136 minuti di lacrime, ironia, costernazione e quotidianità.

Il cinema ci ha regalato molte pellicole che indagano sullo sgretolarsi di quell’istituzione che è il matrimonio. Da Divorzio all’italiana fino a Kramer contro Kramer, diversi registi si sono impegnati a rappresentare quanto c’è di più comune nella vita degli esseri umani: la fine di un amore. In particolare, l’occhio scrutatore dei registi si è posato spesso su quelle che sono le implicazioni legali, sociali e familiari di un divorzio.

SEPARARSI PER CAPIRSI

Questo è ciò che fa anche Noah Baumbach in Storia di un matrimonio. A dirla tutta, l’interesse del regista per la tematica era già emerso in una sua precedente pellicola. Ne Il Calamaro e la Balena il divorzio veniva raccontato attraverso gli occhi di un bambino. In Storia di un matrimonio, invece, Baumbach narra il divorzio dal punto di vista della coppia e, soprattutto, dal punto di vista di ciascun membro della coppia.

Ecco cosa rende questa pellicola tanto originale nell’ambito della cinematografia su affetti, famiglia e relazioni. Per una volta, la fine dell’amore, il crollo del matrimonio divengono pretesto per soffermarsi sull’individualità di chi compone il matrimonio stesso e la coppia. Percorrendo le tappe di un “noi”, dall’intimità fino al punto di rottura, Baumbach riflette su come, a volte, sia necessario aspettare la fine per capire, su come solo la rottura permetta di comprendere meglio se stessi e la propria relazione.

LA PERFEZIONE CELA L’ODIO

Protagonisti della storia sono Charlie e Nicole Barber. Lui regista teatrale perfezionista di New York, lei attrice di cinema di Los Angeles. I due s’incontrano per caso e si ritrovano l’uno nell’altro. S’innamorano. Il matrimonio, poi un figlio. Le loro vite sono sincronizzate e sembrano perfette, tra casa e palcoscenico. Ma la perfezione, si sa, nasconde spesso un’insidia, che attende il momento giusto per destarsi. Così, all’improvviso, Nicole si accorge che quello che sta vivendo è un sogno a occhi aperti… ma non il suo. A lungo ha creduto che il suo sogno fosse quello di Charlie. Solo dopo tempo e un brusco risveglio sulla realtà si rende conto di non essere la protagonista di quel sogno, ma soltanto una comparsa. Torna a Los Angeles con il bambino. “Momentaneamente”, una parola sussurrata, ma gli occhi non mentono: entrambi sanno, pur non ammettendolo, che nulla tornerà più come prima.

Charlie e Nicole si sono amati, forse si amano ancora, nonostante il risentimento, i sogni persi, il conoscersi così a fondo e l’abitudine. Nonostante in quell’amore si faccia strada, irruento come un fiume che consuma la roccia, un odio inaspettato, ma così realistico da fare quasi male. Perché, come l’arte insegna da sempre, amore e odio sono due facce della stessa medaglia, due poli di un magnete: l’uno non esiste senza l’altro. La separazione di Nicole e Charlie inizia pacificamente, è adulta benchè pregna di sofferenza emotiva e interiore. Ogni spettatore, perfino chi non ha attraversato un’esperienza simile, lo percepisce. E percepisce tutto il dolore e la quotidianità sfilacciata che si celano nei silenzi, nelle lacrime trattenute, nelle espressioni attonite, fino all’esplosione finale.

IL DOLORE PASSA DAGLI OCCHI

La sensibilità di Noah Baumbach, forse maturata da una recente esperienza personale, traspare potente in ogni fotogramma di questa pellicola, che si snoda lenta ma densa tra i primi piani dei protagonisti su cui spesso la camera indugia per lunghi istanti. Istanti preziosi che catturano l’occhio di chi guarda che, rapito, non può distogliere mente e animo dallo schermo.

Sublimata da un montaggio incisivo, la regia di Baumbach è fluida, perfetta per la narrazione di questa storia. Predilige i primi piani, lasciando che siano gli occhi a raccontare, ancora più dei dialoghi. Dialoghi che oscillano tra quotidiana comicità e violenza verbale, sfiorando silenzi che si caricano di rumore. Una comunicazione visiva quella messa in atto da Baumbach che, attraverso gli occhi, si propone di raccontare il mondo interiore di due persone, che percepiscono la morte dell’io nel noi e lo riscoprono al di fuori del matrimonio. Charlie e Nicole, provocati dalle insinuazioni dei rispettivi avvocati, si aggrappano a colpe e amarezze rimproverate all’altro. Le riportano a galla con verosimile violenza e si travestono delle versioni più grottesche di se stessi. Nicole vuole brillare ed essere al centro dell’attenzione, mentre Charlie, quasi rassegnato, rischia di diventare l’uomo invisibile.

Ciò che più colpisce in questa pellicola è il tessuto di realtà che inzuppa ogni scena. Non c’è enfasi artificiale, non ci sono emozioni così accentuate da risultare finte. La sensibilità che percorre tutta la sceneggiatura (dello stesso Baumbach) è così fine che si estende come un ramo gentile dal copione fino alle performance degli attori. Pochi sono i personaggi in scena, perchè tutta l’attenzione si concentri sui due eccezionali protagonisti.

ADAM DRIVER E SCARLETT JOHANSSON DA OSCAR

Scarlett Johansson, finora imbrigliata nel ruolo della femme fatale e della supereroina bellissima, riesce finalmente a dimostrare un talento che faticava a emergere. La sua presa di coscienza è cruda e vera e toccante. In un tempo in cui ancora alla donna si chiede di essere madre per sentirsi realizzata, Nicole è una donna che dà voce a tutte le donne. Perchè l’amore è puro, forte, totalizzante ma non deve divorare l’io e il suo sogno. E una simile dimenticanza non può che sfociare in un egoismo doloroso ma necessario.

Che Adam Driver fosse un attore di talento era noto ai più (è suo il Kylo Ren della nuova trilogia di Guerre Stellari) ma anche ai cineasti più raffinati (Blackkklansman, L’uomo che uccise Don Chisciotte, Silence). In Storia di un matrimonio ne dà ulteriore prova. Fa sorridere, provoca immediata empatia. Appare temibile, in un momento di rabbia guizzante. Quest’interpretazione è una straordinaria dimostrazione delle doti di questo giovane attore, capace di esprimere un ventaglio incredibilmente ampio di emozioni e sensazioni, senza mai apparire forzato. Un candidato perfetto per la statuetta più ambita dagli attori, ma certamente non è necessario un premio che dimostri quanto valga.

Non meno brillanti i due attori di supporto: Laura Dern e Ray Liotta. Interpreti di due legali, danno una rappresentazione perfetta del concetto di “avvocato del diavolo”. Cinici, spregiudicati: non esitano a ricorrere a subdole manipolazioni per ottenere la vittoria nella battaglia legale. La Dern e Liotta sono limpido esempio di quegli avvocati ipercompetitivi, che istigano i loro assistiti al contrasto acceso e alla denigrazione. Quella che doveva essere una separazione pacifica e consensuale diviene terreno di uno scontro ideologico tra due io che per la prima volta si trovano sganciati da quel noi in cui si erano amalgamati. L’ingerenza dei due avvocati alimenta la scintilla della rivalsa e del risentimento. Incomprensioni e non detti trasformano il “cosa amo di questa persona” in uno sbottato e sofferente “vorrei che morisse”.

L’AUTOPSIA DI UN AMORE

Storia di un matrimonio è una rappresentazione quasi teatrale di uno spaccato di vita. Non a caso, il teatro, la recitazione divengono nella pellicola una valvola di sfogo dei sentimenti contrastanti che seguono al cedimento del rapporto amoroso. Il regista, come su un palcoscenico, mette in scena un gioco delle parti. Tutto è buio e gli spettatori possono rivolgere la loro attenzione ai due fasci di luce bianca che illuminano Charlie e Nicole. Sono loro i protagonisti e, pur nella finzione, appaiono così umani, prendono voce e ritrovano una personalità smarrita: di fronte a una telecamera, prendendo in mano un microfono. Sì, la performance di Adam Driver nella canzone Being alive (dal musical Company di Stephen Sondheim) esprime tutto il bisogno d’amore che pure resta dopo una separazione dolorosa, perfino tra due persone che si sono odiate ma che, forse, non hanno mai smesso di amarsi e mai lo faranno.

Storia di un matrimonio non è pertanto solo un film sul divorzio. È un film sull’amore, sulle sue molteplici sfumature, sulla ricerca di sè e il bisogno di essere amati, anche e soprattutto nel dolore e nella solitudine. Con acuta empatia, pezzo dopo pezzo, il film costringe i protagonisti ad affrontarsi e il pubblico a scontrarsi con una tempesta emozionale.

Storia di un matrimonio s’insinua sotto pelle, ferisce profondamente, prende possesso del nostro posto, rovina il sonno. Ma rende consapevole di cosa vuol dire, davvero, essere vivi.

Francesca Belsito

Hearthstone: la discesa dei draghi. Svelata la nuova espansione

La storia che la Blizzard sta portando avanti da un anno con il bene che si scontra contro il m.a.l.e arriva ad un nuovo capitolo: la discesa dei draghi.

L’ultima espansione dell’anno del drago in Hearthstone termina appunto con l’arrivo dei draghi. Molte delle nuove carte, infatti, apparterranno a questo sottotipo, senza contare le carte eroe del drago progenitore Galakrond.

LE NUOVE MECCANICHE DI GIOCO

Oltre le 140 nuove carte, l’espansione porterà con sè 2 nuove meccaniche nel gioco di carte Hearthstone:

  1. invocazione: giocare servitori o magie con questa nuova dicitura potenzierà l’effetto delle nuove carte eroe Galakrond;
  2. missioni secondarie: molto simili alle missioni leggendarie, ma piu semplici da completare e con ricompense ovviamente più moderate.

Le classi che rappresentano la banda del m.a.l.e avranno Galakrond. Al contrario, i membri della Lega degli esploratori avranno come alleati i vecchi aspetti dragonici, anche se con nuovi poteri.

Non mancheranno  le missioni speciali per ottenere buste della nuova espansione che, ricordiamo, possono essere cambiate. Perciò, fate attenzione.

Inoltre la “nuova” modalità battaglia dovrebbe uscire dal periodo di beta testing, sbloccando tutte le sue funzioni che finora erano limitate ai soli possessori del preorder.

Ovviamente ci dovremo aspettare una nuova avventura, che sarà disponibile da gennaio, anche se questa volta non sarà la solità “dungeon run”, bensì sarà molto più simile alle vecchie avventure (ad esempio Karazhan o Frozen Throne).

Non ci resta che sperimentare nuovi mazzi con nuovi archetipi e fare il tifo per la fazione preferita!

Giulio Ciambrone

[#Games] Death Stranding: i migliori easter egg!

Quasi come un marchio di fabbrica, Hideo Kojima è sempre avvezzo a inserire easter egg più o meno nascosti  all’interno dei suoi videogiochi.

È il caso di Death Stranding, sua ultima fatica e prima opera della sua personalissima casa di produzione, la Kojima Poduction, in cui sono presenti moltissimi easter egg che faranno la gioia dei fan più accaniti.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i più interessanti!

La collana musicale

amelie death strading

Uno dei primi personaggi che conosciamo nel gioco è sicuramente la bionda Amelie, che porta al collo una elegante collana a catene d’oro. Durante una delle sue prime apparizione sul web, i fan hanno subito pensato di analizzarle una a una, per scoprire tramite un utente di Twitter che sono note musicali e che se vengono suonate da un carillon intoneranno una canzone dei Low Roar. Quest’ultimo è il gruppo che ha prestato le sue canzoni al videogioco. Nello specifico, esse suonano “Give me an Answer”. Straordinario!

Hideo!

kojima death stranding
Tra una scampagnata sulle le montagne e l’altra a consegnare pacchi per i clienti, Sam avrà la possibilità di riposare all’interno di una stanza presso uno dei rifugi a nostra disposizione. Qui possiamo: fare la doccia, bere bibite energetiche e molto altro. Se, però, lasciamo Sam senza compiere azioni per un lasso di tempo piuttosto lungo, dal pavimento spunterà una figura nera che cercherà di portarci in un abisso oscuro. Capiamo subito che si tratta dello stesso Kojima in persona. Non è la prima volta che si inserisce in un videogioco, ma c’è da dire che qui lo fa in modo estremamente originale… e inquietante.

Ologrammi

aloy death stranding
Una delle molte funzioni principali di gameplay è quella di costruire strutture all’interno dell’area di gioco e, man mano che si prosegue, si potranno visualizzare anche quelle di altri giocatori. Sarà possibile, perciò, personalizzare le nostre strutture con degli ologrammi: molti di questi sono personaggi presi da Horizon Zero Dawn, fortunato titolo di Guerrilla Games, come Aloy e le varie Macchine. Il motore grafico, Decima Engine, è stato prestato alla Kojima Production proprio per creare Death Stranding.

Buon Compleanno!

torta death stranding
Sempre nella stanza privata, dopo che Sam esce per poter proseguire con la sua missione, capiterà che si avranno visioni di Mads Mikkelsen intendo a parlare con il BB. Se però capiterà di giocare il giorno del vostro compleanno, apparirà proprio Mikkelsen a darvi gli auguri e una torta verrà consegnata nella stanza privata. Man mano che proseguirete nel gioco spariranno delle fette, a riprova che Sam ogni tanto la usa come spuntino. Che dolce sorpresa!

Hey, ma io ti conosco!

conan death stranding

Capita molto spesso che nei videogiochi ci siano personaggi con le fattezze di qualche VIP o membro dello staff che lavora a un determinato titolo. Nel caso di Death Stranding, oltre al cast protagonista, sono moltissimi i personaggi inseriti come easter egg. Tra i più conosciuti c’è sicuramente Conan O’Brien, famoso conduttore di talk show americano che già aveva fatto visita alla Kojima Production e che aveva esternato il desiderio di interpretare Sam. Ovviamente non ha avuto il ruolo tanto sperato, ma almeno è riuscito a farsi inserire ugualmente. Troviamo anche Junji Ito, famoso mangaka di genere horror che troviamo qui come “Ingegnere”: lo stesso Ito era nello staff di coloro che avrebbero dovuto lavorare al progetto Silent Hills di Konami, successivamente annullato, sancendo definitivamente il divorzio dello stesso Kojima dalla casa di produzione giapponese. Infine non sorprende la presenza di Jordan Vogt-Roberts, ovvero colui che dirigerà il film di Metal Gear Solid. Diventato famoso grazie alla regia di Kong: Skull Island del 2017 con protagonista Tom Hiddlestone e Samuel L. Jackson, interpreta non a caso il “Regista”, che possiamo trovare in uno dei rifugi presenti nel gioco.

Certo che me lo ricordo!

seven samura death stranding
Non solo casse, ma in giro per le terre di gioco si possono trovare anche i chip di memoria, importanti collezionabili che fungono da contenitori di ricordi di tutto ciò che fa parte della cultura pop del terzo millennio spazzata via dal Death Stranding. Troviamo perciò riferimento a I sette Samurai di Akira Kurosawa, storica pellicola del famoso regista giapponese, ma anche Big Fish, Il Dottor Stranamore di Kubrick e tanti altri.

Vittoria Aiello

Superliminal, tra sogno e prospettiva. Alla scoperta del titolo Pillow Castle

Che succede quando arte e psicanalisi si incontrano nel mondo videoludico? Nasce Superliminal.

Superliminal è un gioco di prospettiva forzata: questo vuol dire che tutto, all’interno del gioco (giocatore compreso), è soggetto a cambiamenti di prospettiva a seconda della sua posizione su un immaginario piano cartesiano.

UN GIOCO DI PROSPETTIVA

Superata la definizione in stile Wikipedia, possiamo fare un passo in avanti e uscire dai normali canoni del videogame per proiettarci in quella che è l’essenza di Superliminal: un tour nell’arte della prospettiva che strizza l’occhio ad artisti del calibro di Escher, Dalì e Brunelleschi. La prospettiva, però, non viene sondata solo dal punto di vista artistico ma anche da quello psicoanalitico di stampo freudiano, sfiorando sottilmente la critica estetica. Potranno sembrare paroloni accodati a nomi altisonanti, ma datemi fiducia per qualche altro paragrafo e vi mostrerò l’arte messa in scena dai Pillow Castle.

Molto spesso, soprattutto negli ultimi tempi, il mercato ci ha abituato a titoli per lo più lineari, prevedibili nella storia ma complessi nella giocabilità. Non tirerò in mezzo i giochi alla Souls, perché abusati ormai in ogni recensione videoludica, ma mi atterrò invece all’effettività del gioco. E soprattutto a ciò che è riuscito a trasmettermi, da vecchio giocatore che ha divorato floppy, CD e Blu-Ray di videogiochi e si è anche un po’ annoiato a morire nei baratri come tutorial.

TRA PUZZLE E SOGNO

In Superliminal non si spara e non si muore perché è un puzzle game. Al massimo ci si può innervosire per la difficoltà nel risolvere un puzzle. In Superliminal non ci si annoia mai e questo perché i Pillow sono riusciti, nelle due ore circa di gioco, a creare meccaniche sempre differenti e originali, passando dalla semplicità escheriana dello spostare gli oggetti sul piano a un sistema di portali che ingrandiscono e riducono intere ambientazioni.

La storia inizia con il nostro protagonista che fa il suo ingresso in un sogno lucido. Questa esperienza, pilotata da un’azienda del settore, dovrebbe aiutare nella ricerca della tranquillità. Tutto, però, cambia quando usciamo dai confini della struttura monitorata e ci spostiamo nel backstage. A molti amanti dei puzzle game in prima persona, questo può ricordare il titolo Valve “Portal e non posso dissentire. È un chiaro riferimento, come lo è anche il senso di positività e umorismo. Tuttavia, quel passo all’esterno della struttura ha un profondo significato che forse dal principio non riusciremo a cogliere, ma con una pura immanenza estetica che ci condurrà su un sentiero impervio e intellettualmente diverso.

Da quel momento, infatti, gli scienziati non riescono più a trovarci. Siamo esterni allo schema e impossibili da svegliare. Perfino cadere nel vuoto, risveglio di emergenza in Inception, non funziona. Cadere, invece, ci farà piombare ancora più in profondità nel sogno, aprendoci un nuovo capitolo del gioco. Qui si scopriranno molti altri retroscena, si troveranno ambientazioni orrorifiche, umoristiche e infantili, ma lascio a coloro che lo proveranno il piacere della scoperta.

UNA SINFONIA TRA LE PARTI

Il livello tecnico di esecuzione è eccellente. Nonostante l’utilizzo del motore Unity, non proprio il massimo per la grafica 3D, non ho riscontrato bug, al massimo qualche glitch grafico sugli oggetti troppo grandi. Il level design è ambizioso ma concorde allo sfruttamento della meccanica prospettica del gioco. Tutto è funzionale alla dinamica prospettica del gioco, persino la musica che muta di pitch a seconda della grandezza dell’oggetto da cui proviene.

Quest’opera è di sicuro esempio eccellente di quando il team di una software house lavora come una forza concertata, rendendo la propria opera una sinfonia egregiamente strutturata in ogni sua parte. Dalla musica ai testi, tutti i settori hanno dato il loro contributo in ogni momento e traspare chiaramente il divertimento che ne è venuto nel farlo. Divertimento palpabile dal giocatore che, inconsapevolmente, segue le vicende, rincorre il risveglio, fino al raggiungimento del climax finale del tutto inaspettato.

ORIGINALITÀ E PUNTI DI VISTA

Non siamo davanti ad un capolavoro da tripla A, non è quello l’aspetto che mi ha deliziato del gioco. Ciò che veramente rende unico questo titolo sono l’aspetto creativo, l’originalità, i colpi di scena psicologici e persino motivazionali, fuori schema ma mai fuori plot. I puzzle sempre diversi sono riusciti a farmi dimenticare del tempo, a farmi chiedere se non mancasse qualcosa alla mia visione e se l’unica cosa effettiva da fare non fosse cambiare il punto di vista sul problema per riuscire a risolverlo.

Superliminal è questo: un tour in un museo in cui il museo stesso amplia i propri dedali all’interno della psiche di ognuno di noi.

Daniele Mr. Ink Ferullo

Per saperne di più sul gameplay, qui l’esperienza di gioco in streaming sulla nostra pagina facebook Nerd30.

https://www.facebook.com/NerdA30/videos/2776297835742446/

[#LeagueofLegends] Vincono la Best Of 5 i FunPlus Phoenix

Il 2019 poteva passare alla storia come l’anno della rivincita dell’Europa in League of Legends.

Delle 24 squadre iniziali, 8 hanno superato la fase dei gironi, 3 delle quali europee, mentre le altre sono cinesi e coreane. Il nord America per la prima volta rimane fuori dai giochi.

La finale è iniziata con la cerimonia di apertura alle 13 ore italiane circa, nell’Accor Hotel Arena di Parigi, sponsorizzata da colossi del calibro di Louis Vuitton, Red Bull, Mastercard, ecc… e ha visto scontrarsi i cinesi FunPlus Phoenix contro gli europei G2 Esports.
Tra tutte le partnership spicca soprattutto quella di Louis Vuitton, che per la prima volta sponsorizza un evento di eSports, inoltre ha realizzato per la collaborazione la valigetta che conterrà l’ambito trofeo e una serie di skin in gioco.

Vediamo un po’ come sono andate le cose.

league of legends

Show d’apertura: inizio con una coreografia sulle note di Awaken, poi prosegue con la presentazione del nuovo gruppo musicale di League of Legends “True damage” con il brano “Giants”.
Rispetto agli effetti olografici dell’anno, scorso ci sono stati davvero passi da “giganti”.

Primo game: nemmeno inizia la partita che subito i G2 chiedono una pausa per un problema alla tastiera.
L’intero early game è stato dominato dagli FPX con una strategia incentrata sulle rotazioni, soprattutto in corsia superiore.
Nonostante lo stallo riuscito a raggiungere dai G2, gli FPX riescono a strappare la vittoria.

Secondo game: molto poco da dire, completa disfatta su ogni fronte dei G2.

Terzo game: entrambi i team puntano al controllo della mappa, infatti vediamo 6 teleport.
La partita è combattuta solo per i primissimi minuti nella giungla, anche la sensazione di controllo dovuta alla scelta dei campioni che FORSE potevano avere i G2 sparisce in fretta.
Superiorità degli FPX mantenuta per tutta la partita.

La vittoria del mondiale è più che meritata per i FunPlus Phoenix, che portano a casa la coppa nell’apposito baule realizzato da Louis Vuitton in 900 ore di lavorazione e il premio di circa 800000 dollari.

Il tempo di brillare per l’occidente deve ancora arrivare.

Giulio Ciambrone

[#Anime] Weathering with you di Makoto Shinkai: la recensione

Qualche giorno fa è finalmente giunto nei cinema italiani il nuovo film di Makoto Shinkai, pellicola attesissima dopo il successo del suo precedente lavoro, Your Name.

Shinkai è sicuramente uno dei nomi più in voga quando si parla di animazione giapponese. Your Name è stato il maggior incasso di sempre in Giappone per quanto riguarda gli anime ed è considerato da molti un capolavoro. Nella nostra recensione avevamo specificato che il film soffre di evidenti ed oggettivi problemi di scrittura nella gestione del fattore “tempo” e nella gestione dei 2 protagonisti, quindi se il termine “capolavoro” sta per “film perfetto” non è sicuramente questo il caso.
C’è da chiedersi se questa volta Shinkai avrà gestito bene il film anche sul lato sceneggiatura. Scopriamolo insieme.

LA TRAMA

weathering with you makoto shinkai
Hodaka è uno studente delle superiori che decide di scappare di casa e da una remota isola si trasferisce a Tokyo. In città inizialmente fa fatica a mantenersi perché non è in grado di lavorare legalmente a causa del suo status di minorenne in fuga, ma finalmente trova un lavoro come scrittore per una piccola rivista sull’occulto. Dopo aver iniziato il suo lavoro, il tempo diventa sempre più piovoso giorno dopo giorno. In un angolo della città affollata e frenetica, Hodaka incontra una ragazza di nome Hina. Costretti dalle circostanze, Hina e il fratello minore vivono insieme, anche se accettano la situazione allegramente. Hina ha anche un potere: è in grado di fermare la pioggia e schiarire il cielo. (fonte Wikipedia)

IL COMMENTO

La partenza del film fa ben sperare. Shinkai ci presenta un protagonista sommerso dai problemi di una grande città come Tokyo, dando al film degli interessanti sottotesti sociali, totalmente assenti nel suo film più famoso. Nei primi minuti si nota una grande forza registica, con la pioggia che cade incessantemente, dando a Tokyo una bellezza suggestiva e incutendo timore allo stesso tempo.

weathering with you

Shinkai ha iniziato con dei cortometraggi, quindi è sicuramente un maestro nel creare stupore in poco tempo, ma purtroppo questo è anche il suo principale difetto. Se in Your Name la trama riusciva a scorrere abbastanza bene, in questo film si respira quasi sempre una certa confusione e una direzione non proprio precisa. Chi scrive è dell’idea che Shinkai non fosse assolutamente pronto ad una nuova lavorazione, ed infatti abbiamo una serie di eventi poco scorrevoli e che non riescono a trascinare lo spettatore.

weathering with you

I due personaggi principali non hanno un vero e proprio background, quindi diventa difficile empatizzare con loro, se non con lo scorrere della trama. Diverso invece il discorso personaggi secondari. Se in Your Name erano poco approfonditi o quasi inesistenti, in questo film abbiamo degli interessanti comprimari, in particolare Suga e la sua lotta per ottenere la custodia della figlia, oltre al suo dualismo con il protagonista. Purtroppo anche loro tendono a perdere mordente nel corso della pellicola, che nel secondo atto torna a concentrarsi principalmente sui due protagonisti, diventando a conti fatti un Your Name 2.0. Questo può anche non essere considerato un difetto, ma quel che è certo è che la pellicola pecca di coerenza, tanto che sembra quasi di vedere due mediometraggi con obiettivi diversi (non a caso i corti e i mediometraggi risultano essere quelli in cui Shinkai si trova più a suo agio, basti vedere un film splendido come Il giardino delle parole). Nella seconda parte gli eventi si susseguono ad un ritmo forsennato, forse eccessivo, tanto che lo spettatore non ha il tempo di metabolizzare gli eventi su schermo.

weathering with you

 
Tornando ai personaggi principali, in particolare al protagonista, notiamo come Shinkai tenti di fargli avere una maturazione nella prima parte, ma nella seconda sembra quasi regredire al suo stadio di partenza. Inoltre nelle fasi iniziali vediamo Hodaka che trova una pistola, la stessa pistola che scompare e ricompare nel film senza che si riesca a capire il motivo della sua presenza. Non è chiaro se Shinkai volesse inculcare un qualche dilemma morale nella testa di Hodaka, resta il fatto che quella dannata pistola è totalmente fuori contesto. Citando Terence Hill in Altrimenti… ci arrabbiamo, “io quando si spara non mi diverto più”.
Carino invece il cameo di Taki e Mitsuha, un colpo di fanservice che non fa male alla pellicola. Il finale è quantomeno coraggioso, ma a mio avviso sarà difficile da accettare per molti.

COMPARTO TECNICO

Come dicevamo, sul lato tecnico abbiamo al solito una grandissima cura, sia da parte di Shinkai, sia da parte di Comix Wave. La componente che stupisce di più è senza dubbio quella dei fondali, che sono di una bellezza estetica impressionante.

weathering with you

 

Le animazioni sono ottime, anche se non siamo ai livelli dei precedenti lavori di Shinkai. La regia è molto ben dosata nella prima parte, per poi diventare un po’ troppo eccessiva nella seconda, con le solite rotazioni tridimensionali che Shinkai piazza un po’ come gli pare e che danno uno schiaffo in faccia allo spettatore ogni volta che si presentano. Il regista dovrebbe cercare di valorizzare maggiormente la sua direzione nella prima parte o ne “Il giardino delle parole”, dove ha dimostrato di avere un occhio non comune per la costruzione delle immagini. Le musiche dei Radwimps sono bellissime come al solito, anche se la voglia di inserire gli intermezzi musicali nel film le rende forse eccessivamente presenti. La localizzazione italiana è affidata a Dynit, quindi abbiamo come sempre un ottimo doppiaggio italiano.

IN CONCLUSIONE

Weathering with you inizia come un film promettente per poi diventare il solito film di Shinkai, uno che cerca di emozionare a tutti i costi, ma che questa volta non ci riesce come dovrebbe. Speriamo che per il prossimo film il buon Makoto riesca a trovare un certo equilibrio tra forma e sostanza, ne ha sicuramente le potenzialità per riuscirci.

Il film verrà riproposto al cinema il 5 e 6 Novembre, quindi avete ancora occasione di andarlo a vedere.

Antonio Vaccaro

League of Legends, tutte le ultime novità di casa Riot Games

In occasione del decimo anniversario dal lancio di League of Legends, lo scorso 16 ottobre siamo stati inondati da un impressionante mole di novità marchiate Riot Games.

Durante la notte tra il 15 e il 16 ottobre siamo rimasti in compagnia di Ryze per attendere gli annunciati cambiamenti in previsione della pre-stagione 2020, ma non eravamo pronti a ciò che ci siamo trovati davanti.

Sono stati annunciati:

-cambiamenti della pre-stagione
-un nuovo campione
-un gioco di carte collezionabili
-un gioco per console e dispositivi mobili
-TFT mobile
-una serie tv animata
-un gioco di ruolo
-un picchiaduro
-un fps

LA PRE-STAGIONE

Ogni anno ci vengono proposti radicali cambiamenti del gioco volti a non far stallare il meta. Questa volta è toccata ai draghi elementali: oltre ad avere nuovi effetti ai quali siamo abituati, a seconda di quale sarà il terzo drago a spawnare cambieranno alcuni elementi della mappa, ad esempio se il terzo drago sarà un infernale sparirà l’erba alta intorno ai buff, mentre un drago dell’oceano ne farà crescere dell’altra.
Inoltre il drago maggiore non potenzierà più gli effetti degli altri draghi già accumulati, ma fornirà un grosso vantaggio: colpire un campione nemico con una certa soglia di salute lo eliminerà istantaneamente.

IL “NUOVO” CAMPIONE

Erano ormai giorni che si vociferava del ritorno di Senna, la moglie di Lucian, che nella storia era stata uccisa da Thresh. L’annuncio del ritorno è stato accompagnato da una cinematica in cui si vede Lucian liberarla dalla lanterna di Thresh.
Per ora sappiamo di lei che è un mezzo spettro e che rivestirà il ruolo di supporto.

ARCANE

Qui c’è poco da dire, la community aspettava da tanto una serie animata in cui poter vedere i propri personaggi preferiti.

LEGENDS OF RUNETERRA

È il gioco di carte collezionabili dell’universo di LoL, sarà free to play anche se sarà possibile acquistare delle carte dall’apposito shop.

LEAGUE OF LEGENDS: Wild Rift

È la versione mobile del gioco a cui tutti siamo abituati, all’inizio saranno pochi i campioni disponibili, gli altri verranno aggiunti col tempo.

Sia LOR che LOLWR saranno disponibili nel 2020 inoltrato, ma alcuni fortunati giocatori possono già partecipare ai test della beta. Bisognerà solo pre-registrarsi e sperare di essere scelti.

TFT Mobile

L’ormai giocatissimo autochess di LoL approda finalmente su dispositivi mobili. Fin dall’inizio è stato chiaro che la Riot si sarebbe mossa in questa direzione, sicuramente questo non farà che aumentarne la popolarità.

PROJECT A, F, L

Sono altri 3 giochi su cui la Riot sta lavorando, ma non hanno ancora un nome. Rispettivamente sono uno sparatutto, un MMO e un picchiaduro e sicuramente ci vorrà qualche anno prima di vedere qualcosa di più definito.

Dopo tutte queste novità sarà difficile concentrarsi sui mondiali, ma sicuramente saranno teatro di ulteriori sconvolgimenti.

Giulio Ciambrone

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista all’artista Diala Brisly

In occasione de “Le Strade del Paesaggio” abbiamo avuto l’immenso piacere di conoscere Diala Brisly.

Di origine siriana, Diala Brisly è un’artista e attivista di fama internazionale. Nata in Kuwait, ha esordito nel mondo del fumetto grazie al canale Spacetoon. Specializzata nell’animazione, è molto legata alla street art, come forma d’arte per tutti. La sua è un’arte responsabile, socialmente e politicamente. Inoltre, è grande sostenitrice dell’arte come terapia. Da artista e attivista impegnata, nel 2014 ha lavorato per il reinserimento scolastico dei bambini nei campi profughi. Oggi vive a Parigi, non potendo più rientrare in Libano. Nell’intervista ci ha raccontato di sè e della sua arte.

Buona visione!

Intervista a cura di Miriam My Caruso

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista a Roberto Megna e Carlo Cid Lauro

Durante il festival “Le Strade Del Paesaggio” abbiamo incontrato Roberto Megna e Carlo Cid Lauro alias Dick and Cok.

Roberto Megna, fumettista e colorista, e Carlo Cid Lauro, disegnatore, sono ormai una coppia consolidata nel mondo del fumetto. Ma cosa c’è nel futuro di Dick and Cok? E quali progetti hanno in serbo i due, sia individuali che come squadra ormai rodata? Ce lo hanno raccontato nel corso della spiritosa intervista.

Buona visione!

Intervista a cura di Daniele Icelo Pezzolla

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista a Gio Quasirosso

Durante il festival “Le Strade del Paesaggio” abbiamo avuto il piacere di incontrare Gio Quasirosso.

Giovanni Esposito, in arte Gio Quasirosso, è un giovane illustratore napoletano. Si è fatto conoscere al grande pubblico quando ha iniziato a pubblicare le sue illustrazioni su Facebook e Instagram. Autore del volume “Quasirosso” edito Shockdom, Gio Quasirosso ci ha parlato d’ispirazione e aspirazioni, del suo approccio all’arte e alla fantasia.

Per conoscere un po’ meglio questo giovane e brillante illustratore, ecco la nostra intervista.

Buona visione!

Intervista a cura di Francesca Pandora Belsito

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo