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[#Netflix] Lucifer, cosa sappiamo sulla quinta e ultima stagione

La serie Lucifer è stata rinnovata da Netflix per una quinta e ultima stagione, dopo il grande successo della quarta.

Dopo la brusca cancellazione e la campagna dei fan #SaveLucifer, la piattaforma streaming ha permesso la realizzazione di 10 nuovi episodi e, come promesso, le sorprese, anche a tinte dark e sexy, non sono mancate.

Qualche giorno fa, con un post sull’account Instagram ufficiale dello show, è stato annunciato che Lucifer avrà una quinta e ultima stagione. Considerato il successo di pubblico avuto dalla stagione numero 4 prodotta da Netflix, un rinnovo era nell’aria sin da subito, sebbene si sia fatto attendere. Tuttavia, i fan sono rimasti spiazzati dalla notizia che la prossima tornata di episodi sarà anche l’ultima.

Ma vediamo quali sono le novità sul futuro dello show.

LUCIFER 5, COSA SAPPIAMO?

A dare qualche risposta in merito alla stagione conclusiva della serie tv con protagonista Lucifer Morningstar è stata Ildy Modrovich, showrunner e produttrice. La Modrovich ha risposto alle domande che alcuni fan della serie le hanno posto su Twitter riguardo ciò che c’è da aspettarsi. A quanto pare, la quinta stagione avrà anch’essa 10 episodi, così come la quarta:

“Sono 10… e faremo in modo che ogni minuto conti!”.

Un taglio netto rispetto ai 26 episodi della stagione numero 3. Tuttavia, potendo fare a meno di puntate filler, la scrittura potrà concentrare l’azione e lo sviluppo dei personaggi, in un ritmo concitato che non ha spazio per momenti morti. La stessa Modrovich ha annunciato con un tweet che gli sceneggiatori si metteranno al lavoro per la stesura dei nuovi script a partire dal mese di luglio.

UNA STAGIONE 6 SARÀ POSSIBILE?

La notizia che la quinta stagione della serie tv con protagonista Tom Ellis sarà quella che concluderà l’arco narrativo dell’angelo caduto non è stata ben accolta dai fan. Infatti, proprio com’era accaduto dopo la cancellazione da parte di Fox nel 2018, i Lucifans hanno avviato una nuova petizione. Questa volta, l’obiettivo è fare in modo che la serie non si chiuda con la prossima stagione. Anche su tale questione si è espressa la showrunner Ildy Modrovich che ha twittato:

Perdonatemi se starò in silenzio su questa questione. La verità è perché sono combattuta. Una parte di me farebbe Lucifer per sempre. Ma sono anche immensamente grata a VOI e a Netflix per averci dato la possibilità di continuare la nostra storia insieme. E so che la Stagione 5 sarà una lettera d’amore per i Lucifans…“.

Al momento, dunque, sembra che poche siano le speranze che il personaggio apparso in The Sandman di Neil Gaiman torni sugli schermi per una stagione 6. Già il giorno dell’annuncio degli episodi finali, i produttori Ildy Modrovich e Joe Henderson avevano rivelato in un comunicato: “Siamo incredibilmente grati a Netflix per aver resuscitato il nostro show la scorsa stagione e ora ci permette di finire la storia di Lucifer alle nostre condizioni. Soprattutto, vogliamo ringraziare i nostri fan per la loro incredibile passione e supporto. Il meglio deve ancora venire!“.

QUANDO VEDREMO LA QUINTA STAGIONE?

Non sappiamo ancora quando rivedremo Lucifer su Netflix. Se consideriamo che la produzione della quarta stagione si era protratta da agosto a dicembre 2018 e che gli episodi sono stati rilasciati a maggio di quest’anno, possiamo supporre che l’attesa durerà fino alla prossima primavera.

Francesca Belsito

[#Games] Tutte le novità della Pokémon 2019 Press Conference

Questa notte si è tenuto l’evento Pokémon 2019 Press Conference in cui sono state annunciate tutte le novità per quanto riguarda il brand Pokémon.

Vediamo di seguito cosa quali sono

Dopo il grandissimo successo del film, è stato annunciato il seguito del videogioco per 3DS del 2016 Detective Pikachu.
Per Nintendo Switch e mobile verrà lanciata, nel 2020, la piattaforma cloud Pokémon Home, che sarà il successore spirituale della Banca Pokémon. Al momento sappiamo che sarà possibile scambiare i Pokémon catturati da Go, Let’s Go e Spada e Scudo.
E’ in sviluppo la versione cinese di Pokémon Conquest dove verranno introdotte nuove meccaniche di gioco e sarà collegato con i social locali.
Dopo Pokémon Go, che ha reso possibile camminare e catturare mostriciattoli, è stato annunciato anche Pokémon Sleep, che ci permetterà di “interagire” con le nostre creaturine anche durante il sonno. Non si hanno dettagli sul funzionamento dell’app, ma sappiamo che questa applicazione verrà accompagnata dal Pokémon Go Plus+ e da un evento su Pokémon Go dove appariranno più Snorlax.

post-conference-pokemon
Per finire è stato annunciato, sempre per dispositivi mobile, da The Pokémon Company e DeNa, Pokémon Master. Il gioco RPG consentirà al giocatore di affrontare i più forti capopalestra/campioni incontrarti nei vari giochi (Rocco, Camilla, Brock, Blu).

Di certo le notizie non sono mancate e i fan hanno molto materiale su cui speculare, nell’attesa di novità sui titoli principali Spada e Scudo.

Carmine Aceto

[#NerdReview] Aladdin Vs Aladdin – Trova le differenze

La febbre dei live-action Disney continua al cinema e questa volta è toccato ad Aladdin.

Dopo aver visto al cinema il remake di Aladdin diretto da Guy Ritchie, sono andato a ripescare il vecchio classico del 1992. Già in sala qualcosa non mi tornava e alla fine del rewatch avevo le mani che prudevano: dovevo scrivere!

Quando si utilizza la formula del rifacimento in live-action si tende a cambiare sempre qualcosa nella storia o nella forma della narrazione. Nel caso di Aladdin, però, cosa è cambiato davvero?

A un primo occhio, magari per qualcuno che non vede il cartone da tempo, sembrerà che sia tutto pressoché simile: canzoni, personaggi, atmosfere… Ma per chi invece ha rivisto da poco il cartone, le differenze sono piuttosto evidenti, a partire dall’inizio.

INTRODUZIONE: CHE FINE HA FATTO IL MERCANTE?

L’intro del film ci porta nei mari orientali, con Will Smith che racconta una storia ai propri figli su di una nave per poi continuare con la canzone “Le notti d’Oriente”, che resta simile alla versione originale. La differenza nell’introduzione è palese: nel cartone originale, la storia veniva raccontata attraverso delle gag comiche di un mercante, introducendoci ai misteri di Agrabah e alla magia dell’Oriente.

Un altro mercante scomparso è quello nella scena nel bazar. Qui, quando Jasmine regala del cibo ai due bambini senza pagare, non è il grosso energumeno barbuto del cartone a cercare il pagamento, bensì suo cugino che stava tenendo d’occhio il banco per lui.

UN NEMICO PIÙ CONVINCENTE: JAFAR CONTRO TUTTI

Una delle grandi differenze tra cartone e live-action è sicuramente la figura del cattivo. Jafar è qui molto più giovane e riesce a ipnotizzare le persone anche senza il suo bastone magico. Convince, infatti, Aladdin a entrare nella caverna di sua spontanea volontà con la promessa di grandi ricchezze.

Altra differenza è nel suo background. Infatti, scopriamo il passato del cattivo che, come il protagonista, in origine era un ladro e saltimbanco che, grazie all’astuzia e all’imbroglio, è riuscito a raggiungere il palazzo acquisendo il titolo di Visir. Così, il personaggio ha ora una motivazione evidente per diventare il sultano di Agrabah, ossia quella di non essere mai più secondo a nessuno.

JASMINE, UNA NUOVA LEADER

La principessa di Agrabah subisce un restyling sia come abbigliamento che come carattere. Seppure già nel cartone animato del 1992 fosse una principessa combattiva, in questo film si riscopre una leader e si fa portavoce della libertà e dei diritti delle donne. Non solo una moglie, quindi, ma anche una possibile regina che potrebbe apportare delle migliorie al regno se solo la legge tradizionalista potesse essere cambiata.

Una forza, quella di questo personaggio femminile, forse dovuta alla riscrittura di un retroscena passato e all’inserimento di un dettaglio relativo alla madre, che nel cartone viene quasi ignorata. Qui, infatti, la madre di Jasmine ha finalmente una storia: proviene dal vicino regno di Sherabad (lo stesso regno che Jafar vuole conquistare) ed è morta assassinata per le sue ideologie.

IMMENSI POTERI COSMICI IN UN MINUSCOLO SPAZIO VITALE!

 

Un’altra delle grandi differenze tra il cartone e il film è di sicuro la presenza di Will Smith. Se nel cartone originale il genio veniva interpretato da Robin Williams (doppiato in italia da Gigi Proietti), grande artista comico che ha dato una connotazione delicatamente parodica e divertente all’essere blu, Will Smith invece percorre un’altra strada, più vicina ai suoi personaggi tipici.

Più irriverente, piacione e anche un po’ trash: la sua potenza attoriale è senz’altro uno dei punti cardine di tutto il film. Il suo genio, al contrario della versione originale, ha un debole per le donne e infatti s’innamora di uno dei due personaggi creati per questa pellicola, Dahlia. Altra differenza è che al termine del film non diventa un genio libero di usare i suoi poteri, ma un essere umano normale, chiudendo così il cerchio aperto con l’introduzione.

NUOVI PERSONAGGI PER NUOVE SCENE

La presenza di Dahlia e Akim non passa inosservata. La prima, l’ancella della principessa, è in quasi tutte le scene comiche ed è inoltre la donna di cui s’innamora il genio, mentre Akim ha il ruolo della guardia scelta del Sultano ricevendo una storia e l’importante scelta nel finale.

UN FINALE TUTTO NUOVO E MENO “ACTION”

La storia si muove nella stessa direzione: Jafar prende la lampada ed esprime gli stessi tre desideri del cartone animato, ma ci sono delle differenze piuttosto pronunciate tra le due pellicole. Differenze che rallentano il ritmo, ma danno anche la possibilità ad altri personaggi di sbocciare.

Tre sono le differenze essenziali:

  1. Jafar resta umano per tutto il tempo, non si trasforma in un gigantesco serpente.
  2. Iago si trasforma in un enorme pennuto* che insegue Aladdin e la lampada per Agrabah.
  3. Jasmine, con una nuova canzone, convince Akim e dimostra di avere le capacità di un Sultano (viene tagliata così la scena in cui Jasmine seduce Jafar).

*Sapevi che la trasformazione del pappagallo di Jafar è in realtà un omaggio a una delle creature mitologiche dell’antica Persia? Il Rok!

I DETTAGLI CONTANO!

Ci sono ancora piccoli dettagli che rendono differente il cartone dal live-action, come ad esempio le regole per esprimere i desideri. Nel cartone “Voglio essere un principe” andava bene come desiderio, invece nel film il genio richiede una frase più specifica e di strofinare la lampada ogni volta che se ne esprime uno.

Spero di aver saziato la vostra sete di curiosità e vi lascio con la versione originale di un divertente video che sta spopolando sui social ultimamente!

Ricordatevi di seguirci sulla pagina Facebook Nerd30  per altre notizie e curiosità sul mondo nerd!

Daniele Ferullo

[#SerieTv] Lucifer, la recensione della quarta stagione [SPOILER]

Lucifer è salvo, la quarta stagione è esplosa su Netflix e i fan chiedono a gran coro un quinto ritorno.

Dieci episodi, un concentrato di oscurità e sensualità che non ha lasciato indifferente neanche il fan più esigente, portando alla fortunata serie un pubblico superiore a qualsiasi previsione. Lucifer è questo e molto altro. Un record di audience nella prima settimana dal rilascio, classificandosi come la serie più vista sulla piattaforma Netflix e superando perfino Stranger Things. Ma procediamo per gradi, sottolineando che in questa recensione della quarta stagione di Lucifer sono presenti SPOILER.

LA TRAMA

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Nel finale della terza stagione, abbiamo lasciato il signor Morningstar (Tom Ellis) malconcio dopo la battaglia con Marcus Pierce/Caino (Tom Welling) e una detective Decker (Lauren German) sconvolta per aver visto il vero volto di Lucifer. La prima puntata della nuova stagione ci ha accolti con il cuore infranto di un diavolo al pianoforte, che intona Creep dei Radiohead sperando di poter riuscire a rivedere Chloe ancora una volta e recuperare quel bacio interrotto nella stagione precedente. L’entrata in scena di due nuovi personaggi, Eva (Inbar Lavi) e padre Kinley (Graham McTavish) indurrà i nostri due protagonisti preferiti a provare il peso del distacco, chi per sfiducia, chi per gelosia. Ruolo fondamentale lo avrà nella storia anche la sotto-trama intessuta da Amenadiel (David Bryan Woodside), fratello di Lucifer, e Linda (Rachael Harris), quest’ultima porta nel grembo il figlio dell’angelo prediletto di Dio e ciò la metterà in pericolo. Un profezia e uno stuolo di demoni alle porte di Los Angeles saranno la goccia che farà traboccare il vaso fino ad arrivare a un doloroso epilogo.

IL COMMENTO

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Dopo essere stata brutalmente cancellata lo scorso anno, grazie alla petizione #SaveLucifer, Netflix ha deciso di acquisire i diritti della serie e darle giustizia in tutta la sua essenza. Ogni scena è familiare, i personaggi seguono la loro natura, quella che ci ha catturato per 3 stagioni, ma qualcosa è cambiato. La caratterizzazione ha acquistato un livello di profondità più intenso, i loro cuori infranti sbattono addosso allo spettatore tutte le emozioni di cui ha bisogno, quelle stesse emozioni nel riaverli conquistati con una battaglia social coesa in tutto il mondo.

Già dai trailer rilasciati in attesa dell’uscita ufficiale sulla piattaforma di streaming si respirava un’aria diversa, una consistenza più dark e sensuale rispetto alle precedenti stagioni. Tutte promesse mantenute: la violenza, la carnalità, l’empatia e la sofferenza dei personaggi sono state rese magistralmente da un cast che non delude le aspettative. Tom Ellis è struggente nei primi episodi, innamorato e tormentato. Poi il tradimento e la ferita nel suo petto che diventa più profonda, in cerca di un qualsiasi sollievo.

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Ed ecco che fa la sua comparsa Eva, la prima donna, in veste di sua ex fidanzata tornata a camminare sulla terra per riprovare quei brividi che solo un diavolo poteva farle respirare. Ma Lucifer è cambiato, nonostante i tentativi di mascherare la sua nuova natura con alcol, libido e violenza, la ferita non fa che diventare sempre più grande fino a giungere a conseguenze che sembreranno irreversibili. Dall’altro lato della medaglia Chloe, terrorizzata a morte da una verità che da sempre negava, cerca conforto in padre Kinley, sacerdote romano intenzionato a rimandare con qualsiasi mezzo Lucifer all’inferno. La detective non riesce, però, a credere che il suo partner sia il male incarnato e rivela nell’epilogo finale i suoi sentimenti per Lucifer. Lo ama, ma lui non potrà più stare al suo fianco. Un personaggio che in tutte le stagioni si è rivelato forte nelle scelte, sempre rivolto verso la rettitudine, ora è influenzabile dal male: lei è incerta, spaventata, vera.

Rielaborazione del lutto: Charlotte

La fede vacilla in tutti i personaggi dopo la scomparsa di Charlotte Harris (Tricia Helfer), figura chiave della passata stagione, che ottiene la redenzione da una vita corrotta dal denaro e l’ingresso in paradiso. La sua morte porterà Dan Espinoza (Kevin Michael Alejandro), amante di Charlotte, a una nuova evoluzione, in cui la forza interpretativa lo renderà rabbioso e scostante verso Lucifer, capro espiatorio per la morte della donna che amava. Anche per la dolce Ella Lopez (Aimee Garcia) la fede sembrerà adesso un pavimento scosceso da cui prendere le distanze, ma lei è forte e in questa stagione mostra lati che non ci saremmo mai aspettati di vedere.

Ma qualcosa non torna

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La figura di Eva, che ha conquistato gran parte della critica, a mio avviso è quel piccolo tassello troppo superficiale che ha creato una scossa non proprio perfetta nella trama. Fondamentale per il movimento e l’azione della storia, lasciva e compiacente nei confronti del personaggio principale, porta dietro di sé una serie di danni quasi dettati per poter far crescere i personaggi principali, ma che non le restituisce lo stesso impatto conquistato da altre figure nel cuore degli spettatori. Lei è la controparte perfetta di Lucifer: in primis Amenadiel mette in guardia lo stesso perché sa che lei desidera riavere l’uomo con lo stesso carattere che l’ha corrotta in paradiso, invece Eva si dimostrerà troppo vulnerabile e labile. La prima donna che ha vissuto millenni, è priva di volontà, capricciosa. Altro punto debole è la sua umanità: tornata sulla terra scappando dalla città d’Argento non si sa in quale modo, riesce miracolosamente ad avere il suo corpo, privo di alcun potere soprannaturale ma in grado di reggere lo stesso stile di vita di un angelo, senza ripercussioni. Lei è bella, solare, sensuale, dolce, conquista tutto il cast, ma purtroppo non chi scrive.

 COMPARTO TECNICO

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Per quanto riguarda il comparto tecnico, abbiamo anche qua un miglioramento netto nella qualità, sia di movimenti di camera che di fotografia. Le scene sono girate magistralmente, con piani sequenza che agevolano la ricezione del pathos nelle scene più forti, supportate da una fotografia ricca di contrasti e una scelta sonora come sempre squisita. Una perla l’interpretazione di Mazikeen del pezzo Wonderwall, in grado di emozionare per le scelte adoperate nel ri-arrangiamento. Nella città degli angeli caduti non mancano in sottofondo brani blues e rock, colonne perfette per i nostri personaggi. Gli effetti speciali sono ottimi, nonostante la difficoltà nel rendere il diavolo nella sua interezza, la credibilità è resa abbastanza bene.

IN CONCLUSIONE

Lucifer è riuscito a condensare in dieci episodi una stagione quasi perfetta, correndo veloce verso un epilogo che ha strappato il cuore a molti fan della serie. Tom Ellis ha fatto innamorare migliaia di persone, con una recitazione in grado di conquistare anche i cuori di pietra. È una stagione piena di sensualità, ironia e sangue, l’oscurità che solo un diavolo può portare con sé e noi la adoriamo per questo. Restiamo in attesa del rinnovo per la quinta stagione, di cui i produttori hanno già in mente la prima puntata, manca solo la conferma di Netflix.

Miriam Caruso

 

[#Nerd30Consiglia] 5 anime da vedere su Crunchyroll

Tornano i consigli anime di Nerd30, dedicati questa volta alla piattaforma di streaming legale Crunchyroll.

Abbiamo selezionato 5 serie anime tra quelle che riteniamo più meritevoli di una visione. Pronti? Si parte!

Sound! Euphonium

sound euphonium

Partiamo con uno dei migliori titoli a stampo musicale degli ultimi anni. Sound! Euphonium è una serie televisiva in 26 episodi (2 stagioni da 13) e uno special (sulla piattaforma è l’episodio 14 della prima stagione), adattamento dell’omonima serie di romanzi di Ayano Takeda. La serie è prodotta da Kyoto Animation, con regia di Tatsuya Ishihara.

Euphonium è una serie di grande maturità, che riesce a portarti a stretto contatto con i personaggi. I rapporti sono gestiti in maniera esemplare e il comparto musicale è dosato alla perfezione. Inoltre la serie colpisce per una realizzazione tecnica impeccabile, in perfetto stile KyoAni, con delle ottime animazioni e un Ishihara in grande spolvero, che utilizza carrelli e movimenti di macchina cinematografici, soprattutto nella prima stagione.

Link: https://www.crunchyroll.com/it/sound-euphonium

Run with the wind

run with the wind

Cosa vuol dire correre? Tra gli anime consigliati non poteva di certo mancare una serie sportiva. Kaze ga tsuyoku fuiteiru è un anime in 23 episodi, prodotto da Production I.G. e diretto da Kazuya Nomura.

Run with the wind è una serie che colpisce fin da subito per le intriganti caratterizzazioni dei personaggi, che nel corso della serie saranno in continua evoluzione, seguendo uno straordinario percorso di crescita. Un anime che riesce a valorizzare il singolo attraverso il gruppo e viceversa, caratteristica possibile solo alle migliori serie sportive. Il character design di Takahiro Chiba riesce a dare valore ai personaggi anche sul lato estetico. Le animazioni sono abbastanza fluide e conferiscono un certo realismo alle scene di corsa.

Link: https://www.crunchyroll.com/it/run-with-the-wind

Tsukigakirei

Tsukigakirei

Tra le serie “romance” vi consigliamo Tsuki ga Kirei, anime originale in 12 episodi prodotto da studio feel. e diretto da Seiji Kishi.

Il primo amore è un sentimento puro, che non è corrotto dalle delusioni che ci colpiscono nell’arco della vita. Tsukigakirei insegna come un rapporto di genuina complicità sia una grande motore di crescita personale. Una serie che trova buona parte della sua forza nella semplicità, senza mai sfociare nella melassa gratuita, ma costruendo una storia raffinata ed emozionante. Tecnicamente la serie ha qualche difettuccio, come una computer grafica abbastanza scadente per animare le persone in strada. D’altro canto abbiamo una buona cura per i fondali e delle belle sequenze in rotoscopio. La regia riesce a valorizzare ogni singolo dialogo tramite la costruzione dell’inquadratura e dell’ambiente. Serie che consiglio anche a chi non ama particolarmente le serie sentimentali.

Link: https://www.crunchyroll.com/it/tsukigakirei

 

Golden Kamuy

Golden Kamuy

Questa volta andiamo su una serie di stampo storico. Golden Kamuy è un anime che al momento conta 24 episodi (2 stagioni da 12 episodi), prodotto da Geno Studio e diretto da Hitoshi Nanba, adattamento dell’omonimo manga seinen di Satoru Noda.

Kamuy è una serie che ha 3 fondamentali punti di forza: i personaggi, l’intreccio e le gag comiche. Se sul lato tecnico abbiamo una serie che zoppica, complice un Geno Studio ancora giovanissimo e con poche maestranze di rilievo, sul lato narrativo l’anime ha veramente tanto da dare, soprattutto grazie ai due personaggi principali.

Link: https://www.crunchyroll.com/it/golden-kamuy

 

A place further than the universe

A place further than the universe

Per concludere abbiamo una delle migliori serie dello scorso anno. A place further than the universe è un anime originale in 13 episodi, prodotto da studio Madhouse e diretto da Atsuko Ishizuka.

Un meraviglioso viaggio di crescita delle 4 protagoniste, uno slice of life di quelli che non si vedono molto spesso. Sora yori mo Tooi Basho è una di quelle serie che ti ricordano il perché amiamo tanto l’animazione. Tecnicamente l’anime è realizzato veramente molto bene, con delle ottime animazioni e una regia di grande sensibilità. Sicuramente la serie preferita dal sottoscritto tra quelle disponibili sulla piattaforma.

Link: https://www.crunchyroll.com/it/a-place-further-than-the-universe

Antonio Vaccaro

[#NerdReview] Detective Pikachu, un giallo con un Pokémon giallo – Recensione

Detective Pikachu è arrivato al cinema tra aspettative e molte sorprese.

Non avrei mai immaginato di andare al cinema a vedere alla prima un film live-action sui Pokèmon. Per quanto fossi titubante, però, il mio essere fan di quelle creature così diverse tra loro, mi ha portato ad alzare la cornetta e chiamare colui che in redazione è il più esperto del settore: il nostro Chamix.

Armati di sanissimi dubbi e una flebile speranza ci siamo avventurati nella visione di questa pellicola della durata di soli 104 minuti e ne siamo usciti con il sorriso sulle labbra. Il film ci ha soddisfatti, ci ha dato la giusta dose di comicità, emozioni e meraviglia superando le nostre aspettative.

Andiamo, però, a scoprire nel dettaglio ciò che abbiamo trovato di positivo e negativo.

LA STORIA

La trama del film ricalca più o meno quella dell’omonimo videogioco per 3DS. Aggiunge qualche porzione nel finale rivelando quello che avviene dopo e velocizza il tutto per adattarlo al mezzo cinematografico. Alcune scene, però, vengono cambiate e vediamo infatti il combattimento con Charizard (assente nel gioco) e facciamo la conoscenza della giornalista della CNM già nel primo quarto di film. Seppure in alcune parti sia prevedibile, la storia è capace di grandi momenti sia di azione che di emozione, senza trascurare la componente investigativa tipica dei gialli. Lievemente differente anche l’ambientazione. Nel film ritroviamo infatti un contesto quasi cyberpunk con molte luci al neon e tecnologia avanzata che convive coi più tradizionali chioschi di sushi per le strade. Piccola nota per gli amanti del franchise: il Mewtwo presente all’interno del film è lo stesso del film animato Pokémon il film – Mewtwo contro Mew del 1998.

IL CAST

Gli attori hanno assunto il compito di far immedesimare il pubblico nel mondo dei Pokémon: lo stesso universo narrativo e immaginifico in cui molti fan della serie vorrebbero vivere come allenatori. Il giovane Justice Smith, attore principale del film, è alla sua quinta pellicola e riesce a rappresentare al meglio il complesso background del protagonista dell’omonimo videogioco, trasmettendo il peso di un vissuto non proprio rose e fiori.

Insieme a lui c’è Ryan Reynolds che con la sua voce anima uno dei testimonial più importanti di casa Nintendo: Pikachu. Seppure siamo tutti abituati a vedere il piccolo Pokémon elettrico in modo amorevole e amicale, Reynolds riprende bene la sua controparte del videogioco rendendolo diverso, più accattivante e maturo. Da notare che l’anima metartistica di Reynolds emerge anche in questo film. Detective Pikachu è infatti disseminato di easter eggs e riferimenti a moltissimi meme famosi sul web, dal più classico “non puoi litigare con tuo padre, se non hai un padre” alla sequenza dell’ingresso di Tim nella casa a Ryme City che cita Mamma, ho perso l’aereo e la famosa scena di Angels with Filthy Souls.

COMPARTO VISIVO

Tutti i Pokémon, come abbiamo visto anche nei trailer e nelle featurette prima dell’uscita della pellicola, sono fatti in computer grafica. Allo stesso modo gli alti palazzi e buona parte della scenografia. Gli innesti però non sono affatto chiassosi e si amalgamano molto bene con i soggetti reali e così anche i Pokémon che riescono ad essere molto espressivi. Però, la domanda che tutti ci siamo posti prima della visione è: “Quanti Pokémon ci sono? C’è il mio preferito?”.

In effetti, in Detective Pikachu c’è un gran quantitativo di Pokémon che spaziano dalla prima generazione fino a quelli trovati nella regione di Kalos. Perciò, se il vostro preferito è tra questi c’è una buona possibilità di vederlo. Una delle pecche che abbiamo riscontrato, però, è che seppure nella prima parte del film ci sia uno tsunami di creature differenti, a lungo andare, soprattutto nella seconda parte, si ripetono più e più volte gli stessi Pokémon, guastando quella sensazione di meraviglia iniziale. Nel complesso però la CGI è molto gradevole, la fotografia è eccellente e favorisce la grande gamma di colori delle piccole creature senza falsare in toni troppo saturi. Bisogna però fare un applauso al riguardo che hanno avuto per la verosimiglianza delle creature, che rispettano a pieno le voci del Pokédex per le caratterizzazioni.

Questo particolare è evidente fin dalle prime scene in cui il protagonista cerca di catturare il piccolo Cubone. Il Pokédex infatti recita: “Porta il teschio di sua madre come elmetto. Il suo verso, che fa eco nel teschio, è una triste melodia.” Tim lo trova così in una pianura a piangere e poi arrabbiarsi non appena il protagonista nomina il teschio della madre defunta. Altri esempi li abbiamo con le emicranie di Psyduck che causano esplosioni psichiche o con Charizard a cui non bisogna toccare la fiamma presente sulla coda.

AUDIO E COLONNA SONORA

Ogni Pokémon, come sappiamo, ha un proprio verso particolare. Di solito questo viene presentato come il nome ripetuto molteplici volte in diverse eccezioni ed intonazioni. Tuttavia, siamo rimasti piacevolmente sorpresi di trovare un leggero cambio di rotta, per cui finalmente i Pokémon riescono ad avere una propria voce (non è una battuta su Ryan Reynolds). Alcune creature, come Bulbasaur, Charizard, Mr. Mime, Snubbul… fanno dei versi (o non versi in caso di Mime) inerenti alla loro grandezza e atteggiamento. Certo, non tutti, ma è di sicuro un punto d’inizio per un futuro più realistico. Da notare un particolare easter egg nella scena che vede Pikachu cantare una canzone la cui melodia è presa direttamente dal sopracitato primo film sui Pokèmon.

CURIOSITÀ

Altre curiosità provenienti dal film riguardano la mitologia Pokémon e la regione in cui sarebbe inserita Ryme City. Nella camera del protagonista possiamo notare il poster della Lega di Sinnoh. Più avanti nel film vediamo anche le statue raffiguranti le tre divinità della medesima regione (Palkia, Dialga ed Arceus) e, per chi non l’avesse notato, la giornalista a cui Lucy ruba il tesserino si chiama Cynthia (nome originale della campionessa Pokémon della Lega di Sinnoh nel videogioco). Inoltre, è la prima volta che Arceus viene deliberatamente tirato in causa da un Pokémon per un evento accidentale infausto. E, seppure possa sembrare una gag per ridere, dona alla figura divina del Pokémon creazione il suo giusto posto nel pantheon e nell’universo in cui è inserito.

IN CONCLUSIONE

Nel complesso, Detective Pikachu ci è piaciuto. Ne siamo rimasti sorpresi e abbiamo riso nel raccontarci i dettagli alla fine della proiezione. Non siamo di fronte ad un capolavoro del cinema ma concordiamo nell’affermare che

“Detective Pikachu è il miglior film Live-Action tratto da videogioco fino ad ora realizzato”.

Daniele Ferullo & Carmine Aceto

[#NerdReview] Nemesis, la recensione del terzo capitolo della serie

È da poco uscito il terzo volume di Nemesis, il fumetto horror comedy disegnato da Davide Rende e sceneggiato da Antonio Malfitano.

Perla di una Calabria che si racconta e ci mostra uno scenario storico ed antropologico vasto quanto interessante. Cinque sono i volumi, in pubblicazione discontinua, previsti per il completamento dell’opera.

La Trama

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La storia riparte da dove ci siamo fermati nel secondo volume della serie. Il protagonista, Tacito Germano, un antropologo finito per errore nel paese di San Fili a seguito di un incidente, ha perso le tracce della compagna Daniela, che si trovava assieme a lui in auto. Durante la sua permanenza a San Fili, Tacito incontrerà strani personaggi, finendo spesso in pericolo a causa di forze soprannaturali a lui sconosciute. In questo volume, grazie all’aiuto di Ivan, il protagonista riesce ancora una volta a salvarsi la vita, ma le difficoltà continueranno a sbarrargli il cammino. Tra riti satanici, zombi e incontri misteriosi, l’antropologo entra a contatto con realtà a metà strada tra la vita e la morte. Manufatti antichi e presenze terrificanti spingeranno l’antropologo a confrontarsi con le sue paure, non tirandosi indietro nel momento del pericolo.

Il Commento

L’albo che conta 74 pagine, ampliamento di storia rispetto alle 48 del precedente, ci porta tra le mani una continuazione che mostra i grandi miglioramenti delle due menti dietro questo lavoro. A livello grafico troviamo una caratterizzazione particolareggiata dei personaggi secondari, che guidano il protagonista alla ricerca del suo obiettivo. Molti di questi sono persone reali, alcune delle quali non ci sono più, quindi l’omaggio del disegnatore li ha resi immortali nelle pagine di Nemesis. Il tratto dylandoghiano della grafica è reso palese anche dalla presenza di tavole in cui i personaggi non parlano e prende voce il narratore, con frasi poetiche correlate alla storia. La cura dei dettagli è altamente apprezzabile, dalla chiesa al treno a vapore, i disegni sembrano voler uscire dalle pagine dell’albo, dando un’immagine vivida e reale a chi quei luoghi e quegli elementi li ha potuti ammirare di persona.

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L’influenza della vasta conoscenza storica di Malfitano è palese in tutta la sceneggiatura, che offre spunti di ricerca interessanti senza voler essere pedante. Particolari sono i simboli sulle pietre e sul vaso degli Enotri, in quest’ultimo compare ripetutamente l’incisione di una svastica: simbolo controverso, utilizzato dalla Germania Nazista come veicolo per l’odio razziale, nasce in origine come identificativo del culto del Sole già in età del Ferro, con accezione di rinascita e speranza. Altro elemento interessante è costituito dalla figura della magara satanista, che con intrugli particolari prepara la vittima designata al sacrificio a Lucifero. Ciò spinge il lettore a guardare alla figura della magara come complessa, in grado di seguire cammini benevoli o malevoli in un sentiero più oscuro. Nelle pagine di Nemesis gli elementi che ci conducono a studi religiosi e storici sono davvero tanti, come gli angeli caduti, donne angelo dalle fattezze delicate che possono trasformarsi in demoni alati pronti a mietere vittime.

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Le tavole più belle, a mio avviso, sono quelle utilizzate per i flashback: l’effetto acquerello, utilizzato con parsimonia nell’albo, rende l’ambientazione più “corposa”, dando una dimensione concreta ai personaggi rappresentati.
Il lato comedy esce fuori spesso all’interno dei dialoghi, con giochi di parole e linguaggio esplicito, in grado di rompere le barriere della censura per restituire conversazioni verosimili e di impatto.
Infine, quel collegamento tra mondo dei vivi e mondo dei morti, metaforizzato con l’utilizzo di un treno a vapore in partenza da una stazione in disuso, costituisce quel passaggio da una linea temporale all’altra, che ci aiuta a seguire il protagonista in un momento delicato della storia, abbandonato poi alle mani di una sconosciuta che lo condurrà in situazioni pericolose e senza apparente via d’uscita.

In conclusione

Questo terzo volume ci è piaciuto, nella scorsa recensione abbiamo suggerito un ampliamento della sceneggiatura per una maggiore godibilità di lettura e il nostro desiderio è stato accolto. Un albo che, come detto più volte, rende felice un amante di Dylan Dog o delle serie horror italiane, come quelle contenute nella collana Splatter che molti amanti del genere conoscono.
A mio avviso, ho trovato interessante l’abbondanza di elementi antropologici e storici, i volti e le espressioni che ci accolgono in una terra mistica come quella di San Fili. Restiamo in attesa dell’uscita del quarto albo della serie. Intanto il primo è già in ristampa con all’interno scene inedite e sarà possibile reperire Nemesis presso lo stand dedicato al Cosenza Comics 2019.

 

Miriam Caruso

[#Disney] Annunciati i prossimi film fino al 2027, ancora Marvel e Star Wars

La Disney non va mai in vacanza e ha annunciato tutta la sua programmazione fino al 2027.

Avete capito bene, la casa di produzione di Topolino proprio nella giornata di ieri ha svelato le nuove uscite cinematografiche per i prossimi 8 anni. E le sorprese naturalmente non sono mancate.

D’altra parte, dopo l’acquisizione della Fox per 71 miliardi di dollari, Disney ha consolidato il proprio monopolio sull’industria cinematografica e la programmazione svelata ieri sembra dimostrarlo: non si tratta più di competere con altre grandi case di produzione, ma di non fare concorrenza a se stessa. Forte dello strepitoso successo al botteghino di Avengers: Endgame, si è scelto di continuare a puntare sul Marvel Cinematic Universe. Oltre a questo, una volta conclusa la saga degli Skywalker, Star Wars tornerà con una nuova trilogia dopo qualche anno di meritata pausa. Tra gli altri franchise che vedranno un ritorno sulle scene, anche Avatar e Indiana Jones.

Ma vediamo più nel dettaglio cosa si è scoperto, sebbene ne sapremo di più ad agosto con il D23 di Disney.

DISNEY E PIXAR

Disney avrà cura dei propri classici, sia cartoon che live-action. A breve debutteranno Aladdin (22 maggio), Il Re Leone (21 agosto) e Maleficent 2 (ottobre). Nel 2020 sono previsti due live-action: Mulan e Cruella, su Crudelia De Mon interpretata dall’attrice premio Oscar Emma Stone. Poi, nei prossimi 7 anni, sono previste altre 9 pellicole live-action, adattamenti di grandi classici e non. Per quanto riguarda l’animazione, oltre Frozen 2 di questo novembre, arriveranno altri 3 titoli nel 2020, 2021 e 2022.

Grande lavoro anche in casa Pixar, con due film nel 2020 e 2021 e ben 2 nel 2022. Già annunciato Onward per il marzo 2020.

MARVEL

Oltre Endgame che ha posto un’epica conclusione a un ciclo di 21 film e a Spider-Man: Far From Home che chiuderà la Fase 3, l’universo Marvel continua ad avere un posto d’onore nei piani della Disney, complice questa ondata di successo. Ben 8 le pellicole confermate al momento, ch potrebbero anche aumentare: i primi due sono previsti per il maggio e il novembre del 2020. Dovrebbe trattarsi dello stand-alone dedicato alla Vedova Nera di Scarlett Johansson, presumibilmente un prequel, e di uno tra Shang-Chi (il Maestro del Kung-Fu poi unitosi ai Vendicatori) e Gli Eterni. Altri 3 sono previsti nel 2021 e altrettanti nel 2022. Tra i titoli certi si contano i sequen di Doctor Strange, Black Panther e Captain Marvel e il volume 3 di Guardiani della Galassia.

STAR WARS

Star Wars termierà questo dicembre la saga degli Skywalker, come annunciato in precedenza, dopodichè si prenderà una nuova pausa. Probabilmente, su questa decisione potrebbe aver influito il mancato ma sperato successo dello spin-off dedicato al fuorilegge più amato della galassia lontana lontana Solo: A Star Wars Story. Negli anni lasciati liberi da Avatar, però, tornerà anche la saga di Lucas. È infatti prevista una nuova trilogia, che uscirà ogni due anni, nel 2022, 2024 e 2026. Inizialmente erano previste una trilogia di Rian Johnson, già regista del controverso Gli ultimi Jedi, e una realizzata da Benioff e Weiss, showrunners di Game of Thrones. Non è chiaro quale vedrà la luce.

AVATAR

Ben 4 le pellicole sequel previste per Avatar, campione di incassi al botteghino mondiale, ora insidiato dalla corsa di Avengers: Endgame. La pellicola sui giganti blu di James Cameron tornerà al cinema nel dicembre 2021 e poi le altre tre pellicole debutteranno, ad anni alterni, nel 2023, 2025 e 2027. Come dicevamo, Disney è bene attenta a non far concorrenza a se stessa sovrapponendo le proprie uscite.

FOX

Con l’acquisizione di Fox, Disney si è assicurata aggiunte di una certa importanza. Ad agosto di quest’anno uscirà nelle sale The Art of Racing in the Rain con Kevin Costner, a settembre Ad Astra con Brad Pitt. Nel 2020 invece arriva finalmente il tanto atteso The New Mutants, pellicola legata al ciclo degli X-Men. A dicembre dello stesso anno è previsto un nuovo film di Steven Spielberg, il remake del celebre West Side Story. E nel 2021, dopo molte peripezie, dovrebbe vedere la luce il quinto capitolo dell’intramontabile Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford e sempre diretto dal regista di Jurassic Park.

CALENDARIO COMPLETO

2019

  • Tolkien, 10 maggio (settembre in Italia)
  • Aladdin, 24 maggio (22 in Italia)
  • X-Men: Dark Phoenix, 7 giugno (6 in Italia)
  • Toy Story 4, 21 giugno (26 in Italia)
  • Stuber, 12 luglio
  • Il Re Leone, 19 luglio (21 agosto in Italia)
  • The Art of Racing in the Rain, 9 agosto
  • Ready or Not, 23 agosto
  • Ad Astra, 20 settembre
  • The Woman in the Window, 4 ottobre
  • Maleficent: Mistress of Evil, 18 ottobre
  • Ford v. Ferrari, 15 novembre
  • Frozen 2, 22 novembre
  • Star Wars: The Rise of Skywalker, 20 dicembre (18 in Italia)

2020

  • Underwater, 10 gennaio
  • Film Kingsman senza titolo, 14 febbraio
  • Call of the Wild, 21 febbraio
  • Onward, 6 marzo
  • Mulan, 27 marzo
  • The New Mutants, 3 aprile
  • Film Marvel senza titolo, 1 maggio
  • Artemis Fowl, 29 maggio
  • Film Pixar senza titolo, 19 giugno
  • Free Guy, 3 luglio
  • Bob’s Burgers, 17 luglio
  • Jungle Cruise, 24 luglio
  • The One and Only Ivan, 14 agosto
  • Death on the Nile, 9 ottobre
  • Film Marvel senza titolo, 6 novembre
  • Ron’s Gone Wrong, 6 novembre
  • Film Disney Animation senza titolo, 25 novembre
  • West Side Story, 18 dicembre
  • Cruella, 23 dicembre

2021

  • Film Marvel senza titolo, 12 febbraio
  • Nimona, 5 marzo
  • Live-action Disney senza titolo, 12 marzo
  • Film Marvel senza titolo, 7 maggio
  • Live-action Disney senza titolo, 28 maggio
  • Film Pixar senza titolo, 18 giugno
  • Indiana Jones senza titolo, 9 luglio
  • Live-action Disney senza titolo, 30 luglio
  • Live-action Disney senza titolo, 8 ottobre
  • Film Marvel senza titolo, 5 novembre
  • Film Disney Animation senza titolo, 24 novembre
  • Avatar 2, 17 dicembre

2022

  • Film Marvel senza titolo, 18 febbraio
  • Film Pixar senza titolo, 18 marzo
  • Film Marvel senza titolo, 6 maggio
  • Live-action Disney senza titolo, 27 maggio
  • Film Pixar senza titolo, 17 giugno
  • Live-action Disney senza titolo, 8 luglio
  • Film Marvel senza titolo, 29 luglio
  • Live-action Disney senza titolo, 7 ottobre
  • Live-action Disney senza titolo, 4 novembre
  • Film Disney Animation senza titolo, 23 novembre
  • Film Star Wars senza titolo, 16 dicembre

2023

  • Live-action Disney senza titolo, 17 febbraio
  • Avatar 3, 22 dicembre

2024

  • Film Star Wars senza titolo, 20 dicembre

2025

  • Avatar 4, 19 dicembre

2026

  • Film Star Wars senza titolo, 18 dicembre

2027

  • Avatar 5, 17 dicembre

 

 

 

 

 

[#NerdInterview] Mirco Zomparelli, lo scrittore che omaggia i Ghostbusters

Il mondo dell’editoria italiana porta ogni giorno tra le nostre mani piccole perle che spesso sono in grado di ricordarci i momenti migliori della nostra infanzia.

Libri che ci strappano prepotentemente dalla routine, per portarci in un luogo confortevole e familiare. Abbiamo fatto due chiacchiere con Mirco Zomparelli, scrittore romano giunto alla sua terza pubblicazione. Innamorato dei Ghostbusters, li ha voluto omaggiare con Shandor nel loro 35esimo compleanno dalla data di uscita della pellicola sul grande schermo.

Chi è Mirco Zomparelli?

Mirco Zomparelli è un appassionato come tanti del mondo fumetti e del cosplay. Mi ritengo da sempre il nerd meno nerd che esista, ma frequentare le fiere e conoscere persone fa vivere meglio. Sono amante di film, fumetti, action figures e modellismo.

Quando hai iniziato a coltivare la tua passione per la scrittura?

Mi sono avvicinato al mondo della scrittura per puro caso, era il 2013 quando avevo deciso che per la nascita del mio primo nipote volevo fare qualcosa di assolutamente personale e non comune. Da grande appassionato di James Bond quale sono, mi sono dilettato con una mia storia inedita. Mai avrei pensato che sarebbe stato alla base di una trilogia e mai avrei creduto che un giorno sarebbe stato pubblicato.

E’ in uscita il tuo terzo romanzo, Shandor, con come protagonisti i GhostBusters. Raccontaci come nasce l’idea per questo nuovo libro.

Il prossimo giugno la pellicola americana festeggerà i suoi primi 35 anni, e avevo voglia di rendergli omaggio nel migliore dei modi. Sono cresciuto con il mito dei Ghostbusters e un bel giorno ho analizzato che in fin dei conti un unico filo conduttore all’interno dell’universo degli acchiappafantasmi non esisteva. Le prime due pellicole, la serie animata “The Real”, il videogioco del 2009 e la recente serie a fumetti non legavano tra loro. Dopo una lunga riflessione sono riuscito a trovare quel particolare che mancava e la cosa incredibile è che la risposta era da sempre sotto gli occhi di tutti.

Come ti sei sentito nello scrivere una storia per i tuoi eroi di infanzia?

Uscivo già dall’esperienza con Scacco Fatale e Doppio Zero, le mie due precedenti pubblicazioni con come protagonista James Bons, quindi ho deciso di approcciarmi a questo nuovo romanzo in maniera diversa. Devo dirti che fino ad ora, da quando ho intrapreso questo percorso da scrittore, i momenti della stesura di Shandor sono stati i migliori. Mi sembrava di esser tornato bambino, nella mia testa i personaggi che amavo da piccolo erano tornati in azione e immaginarli di nuovo tutti insieme mi ha fatto emozionare.

Hai pubblicato altri due romanzi inediti basati sulla figura di James Bond, come mai hai deciso di cambiare genere e protagonisti?

In tutta onesta forse era subentrata un pochino di stanchezza: stavo legando la mia esperienza come scrittore esclusivamente a un personaggio e dopo qualche anno stava iniziando a soffocarmi. Al di fuori di 007 non avevo scritto altro e il bisogno di provare qualcosa di diverso, di nuovo, ha avuto la meglio.

Che progetti hai in futuro?

Il futuro per il momento è ben delineato, per il prossimo anno è in programma l’uscita del capitolo conclusivo della mia trilogia bondiana e poi i miei sforzi e le mie idee si concentreranno su una storia inedita, metterò da parte James Bond e Ghostbusters e per la prima volta non scriverò su un personaggio già noto al grande pubblico.

 

Miriam Caruso

[#NerdReview] Avengers Endgame: La fine è parte del viaggio – SPOILER

Dopo 11 anni e 21 film, Avengers Endgame è il capitolo finale di una lunga e pazzesca epopea.

Abbiamo visto nascere il Primo Vendicatore, Tony Stark rivelare al mondo di essere Ironman, il Dio del Tuono rendersi degno di impugnare Mjolnir. Abbiamo affrontato gli inganni di Loki e l’invasione dei Chitauri, parteggiato per i Vendicatori nella Civil War. Siamo stati avvertiti dell’ineluttabilità del Destino e alla fine è arrivato e abbiamo sofferto.

Avengers Endgame è questo: un cerchio che si chiude, storie che si riallacciano e insieme tendono verso uno snodo che, inesorabile, attendeva che il tempo facesse il suo corso. Quello snodo agognato e risolutore che, quando arriva, ha il sapore agrodolce delle cose che finiscono, perchè così dev’essere, e si dissolvono, restituendo tutto quello che è stato dato. Avengers Endgame è il Destino che si compie.

Nonostante sia solo il penultimo film della Fase 3 del Marvel Cinematic Universe, Endgame è in realtà stato concepito come il coronamento di 11 anni di lavoro. È l’epilogo alle molteplici storie che i 21 film precedenti hanno aperto e sviluppato ed è qui che gli eroi che abbiamo conosciuto e imparato ad apprezzare in questi anni si ritrovano, forse per un’ultima volta. È giunto il tempo che facciano i conti con se stessi e con gli altri, mettendo da parte per un momento l’essere eroi e confrontandosi con il loro essere uomini prima di tutto. Perchè anche i supereroi hanno il diritto di cadere sulle proprie ginocchia e sanguinare.

DOPO INFINITY WAR

Ed Endgame parte proprio da questo punto: gli Avengers, per la prima volta, sono stati sconfitti. Hanno lottato, si sono battuti, ma hanno perso: la battaglia, la loro unione, le persone amate. L’amarezza della perdita si mescola con il gusto pungente del fallimento e il tormento del rimorso. Nel momento fatale dello schiocco di Thanos, quattro dei Vendicatori originali si trovano in Wakanda, Occhio di Falco si è ritirato con la sua famiglia, Tony è su Titano, devastato dalla consapevolezza dell’annientamento.

Nell’intenzione, Infinity War ed Endgame sono stati pensati come parti di un’unica, gigantesca storia. A conti fatti, però, la pellicola numero 22 del MCU è quanto di più diverso possibile dalla precedente. Infinity War è una pietra miliare nel settore del cinefumetto, avendo riscritto i canoni del genere. Per la prima volta, gli eroi protagonisti sono vittime di uno scacco non previsto: il cattivo ha vinto e la distruzione si è abbattuta, feroce, sull’universo. Metà delle forme viventi sono scomparse, polverizzate. Stupore, ammirazione e sbigottimento le sole sensazioni possibili di fronte a un’opera simile, unica nel suo genere. Dal punto di vista prettamente cinematografico, Endgame è allo stesso livello? In tutta sincerità, no. La pellicola non è esente da difetti, sbavature, piccole note stonate. Nella visione non passano inosservate. Eppure, tutto ciò non ha la minima importanza.

AVENGERS ENDGAME RESTERÀ NELLA STORIA: È UN FILM MASTODONTICO, IMPONENTE, AMBIZIOSO.

Probabilmente, finora nessuna pellicola è stata attesa con tali aspettative e inquietudine e la pubblicità che l’ha avvolta è stata incontenibile, come il film stesso. Ogni cosa in Endgame è oltre misura. Una battaglia epica, molte risate, emozioni che sgorgano, tantissima commozione e ricordi e riferimenti al passato che, in un flusso irrefrenabile, riaffiorano nel bacino dell’emotività individuale. L’impresa non è stata facile e forse anche per questo si perdonano le imperfezioni che costellano qua e là la pellicola.

Quel che è certo è che i registi Anthony e Joe Russo, insieme agli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely, sono riusciti nello sforzo immane di riannodare i fili dipanatisi in 21 film, per 11 anni. Tre ore per dare una degna conclusione alla Saga dell’Infinito e andare incontro al destino di ogni personaggio, senza perdere di vista la coerenza, le storie e le aspirazioni di ciascuno. Endgame è un film plurale e corale: più storie, più personaggi, più emozioni, tutto quanto insieme, in quella che è una celebrazione dell’universo Marvel e un caldo abbraccio a tutti i fan che in quell’universo ci hanno creduto.

ENDGAME FUNZIONA ED EMOZIONA

In tre ore non si avverte mai il peso della lentezza, nonostante ritmo incalzante e azione siano concentrati perlopiù verso il finale. I tre atti della pellicola rendono veloci i 181 minuti. Si inizia lì dove si era rimasti con Infinity War e, ancora una volta, osserviamo sullo schermo gli effetti devastanti dello schiocco di Thanos.

Tuttavia, Endgame sceglie di non riallacciarsi con la scena dopo i titoli di coda di Captain Marvel e non vediamo le prime interazioni tra gli Avengers sopravvissuti e Carol Danvers. Ed è qui che apprendiamo che i fratelli Russo non avevano mentito completamente: la maggior parte delle scene mostrate nei trailer erano davvero tratte dalla primissima parte del film. Quella stessa parte che si svolge come un’elaborazione del lutto. Metà della popolazione mondiale è improvvisamente scomparsa, i governi sono in crisi, le città sono desolate: è possibile accettare l’accaduto e continuare a vivere?

ALCUNE PERSONE VANNO AVANTI… MA NOI NO

I Vendicatori non riescono a darsi pace. Il peso del fallimento è grave sulle loro spalle. Natasha è preoccupata per Clint, che ha appeso al chiodo gli abiti da Occhio di Falco per assumere l’identità di Ronin, assuefatto dal dolore della perdita. Tony non riesce a perdonare Steve: gli Avengers funzionano solo se uniti. Però bisogna agire, è a fatto compiuto che intervengono gli Avengers e in una manciata di minuti Thor è lì con Stormbreaker in pugno e ci colpisce in pieno petto. Il film è già finito? No, è appena l’inizio e succede l’inaspettato. Un unico, intenso momento d’azione in una prima parte “parlata” e tutta assorta nella sua dimensione “umana”. I Vendicatori hanno perso e, pur cercando di andare avanti per quanto possibile, supportando i rimasti, monitorando pericoli, rifugiandosi nella famiglia, niente è ritornato come prima.

Ogni cosa è immobile, fino al successivo colpo di scena che apre lo spazio al secondo atto della pellicola. Un po’ tutti avevano previsto i viaggi nel tempo e il ruolo determinante del Regno Quantico ma, per quanto la trovata non sia stata così originale, sorprendente è il modo in cui viene messa in atto, sebbene il finale della pellicola porti con sè alcuni dubbi.

E come un viaggio nel tempo troppo rapido, Endgame va verso il suo epico, gigantesco atto finale: una battaglia spettacolare ed entusiasmante, in cui azione ed emozioni si fondono in una cosa sola, in cui i supereroi combattenti sono uomini che abbracciano il loro destino, tornato inesorabile, che hanno combattuto, sono caduti, si sono rialzati e ancora continuano a combattere. A qualunque costo.

UNA FINE INELUTTABILE

Dal punto di vista scenico, è una sequenza memorabile per quanto confusa e le sorprese si susseguono l’una dopo l’altra. Quel fugace momento in Age of Ultron l’aveva preannunciato, ma nessuno mai avrebbe immaginato di vedere Thor salvato da Mjolnir impugnato da un Capitan America ormai degno. Il tuffo al cuore nel veder ritornare sulla scena tutti gli eroi che erano spariti allo schiocco del Titano pazzo. L’abbraccio paterno tra Tony e Peter Parker, l’ultimo. L’arrivo di Pepper Potts con la sua armatura da Rescue. Il grido di battaglia di Black Panther e dei Wakandiani.

Più volte si trattiene il fiato, più volte un brivido di eccitazione percorre la schiena, fino a quel momento, quando la battaglia sembra volgere ancora una volta a sfavore degli Avengers. Sono poche le battute affidate a Benedict Cumberbatch e al suo Dr. Strange, ma quello sguardo scambiato con Tony, il secondo dopo quello in Infinity War, il gesto con la mano a ricordargli che di quei 14.605.000 finali solo uno era quello vittorioso. È un attimo, letteralmente uno schiocco di dita e la battaglia è finita. Vinta. Ma a quale prezzo?

IL POTERE DI UN CINECOMIC

Buchi nella trama, battute comiche nello stile Marvel più esasperato, Professor Hulk che ha perduto il vigore delle mazzate dell'”Hulk spacca!” rendendosi fin troppo innocuo, Thor immerso fino in fondo nella sua umanità più degradata che ne fa una versione macchiettistica del grande Lebowski, i paradossi dei viaggi nel tempo, un momento girlpower esageratamente forzato. Potremmo discutere a lungo di cosa non ha funzionato in Endgame, ma la verità è che non dobbiamo e non vogliamo farlo. Questo film poteva essere perfetto? Certo, ma forse non era necessario. Endgame non ha puntato sulla perfezione,  ma ha scommesso sulla potenza, sulla meraviglia, sull’emozione. Puristi e snob del cinema potranno gridare con tutto il loro fiato alla poca qualità artistica, alla comicità più blanda, all’intrattenimento “infantile” di questo e di tutti gli altri cinecomics… non importa.

Avengers Endgame non è solo un film, è un fenomeno culturale, un’epopea contemporanea, il mito che si incarna nella modernità. Il giro di boa di un progetto lunghissimo, disseminato negli anni, curato in ogni dettaglio, in ogni sua precisa parte, ciascuna legata all’altra da un filo, come tanti pezzi di un grande puzzle che, passo dopo passo, tornano al loro posto, rivelando un disegno più grande, superiore.

In 11 anni, molti sono cresciuti –  o tornati bambini – con questi film, compiendo passi falsi, commettendo errori, inciampando, di pari passo col percorso degli eroi, quasi come se gli eroi ricordassero di essere uomini e gli uomini imparassero a sentirsi eroi della vita di tutti i giorni. E questi stessi eroi forse hanno avuto qualcosa da insegnare nel solco della loro epica contemporanea: l’unione, la volontà, la caduta, la sconfitta, la rassegnazione, la speranza, il sacrificio.

IO SONO IRONMAN

Abbiamo imparato che la famiglia, quella di sangue o quella che hai scelto di avere intorno, è quanto di più prezioso al mondo, ci sarà sempre per te, nonostante tutto. Abbiamo imparato che il fallimento è parte della vita, di ogni vita, perchè senza fallire non si cade mai, se non si cade non si apprende mai l’arte paziente della speranza. E perfino nel buio più cupo della disperazione, abbiamo imparato che può balenare in nostro soccorso la comprensione che non sempre tutto è perduto. Se a volte bisogna lasciarsi alle spalle il passato, altre volte bisogna rinunciare a un presente appena assaporato e a un futuro ancora auspicato. È in questa dolorosa consapevolezza che abbiamo appreso che, talvolta, invece, occorre farsi da parte, con la speranza che questo messaggio resterà sempre un’eredità per le nuove generazione e tutti quelli che verranno dopo.

Perchè Endgame è anche questo, non solo botte ed eroi in armatura e calzamaglia: un insegnamento, in cui l’ironia ne stempera delicatamente la gravosità. Un messaggio di rinuncia nella speranza. Il lascito di un padre ai propri figli, la sofferenza del sacrificio che si fa possibilità di un futuro migliore. Cosa è disposto a fare un padre per i suoi figli? Tenerli per mano, dare tutto di sè, immolarsi. Questo film, al culmine di una strada irta, ci lascia andare, dopo averci cresciuti e, come un padre, ci lascia la mano, perchè quel padre siamo pronti a lasciarlo andare, anche con la tristezza nel cuore.

E così come tutto è iniziato nel 2008, Endgame ci coccola, con un ultimo malinconico abbraccio, e nelle orecchie riecheggia, incalzante, il suono sordo del martello che batte sull’acciaio in una lontana e semibuia caverna nel cuore dell’Afghanistan… Come non pensare alle parole di Steve Rogers a Tony Stark nel primo Avengers: “Non sei il tipo votato al sacrificio”. Fanno male 3000. Gli eroi sono diventati più forti, gli uomini sono maturati. E quando il Destino arriva, è tempo di salutarsi.

Un addio, o forse un arrivederci, un ultimo saluto a quegli eroi che ci hanno accompagnati in questi anni, che ci hanno fatto ridere, entusiasmato, che ci hanno uniti, e adesso ci hanno fatto piangere… questo addio è forse un preludio a qualcosa di nuovo, ma per quanto doloroso possa essere

LA FINE È PARTE DEL VIAGGIO.

Francesca Belsito