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[#NerdCuriosity] Itasha, Auto giapponesi targate “anime”

Il Giappone è conosciuto in Occidente come il “paese delle stranezze”. E’ nota la sua incontestabile capacità di sorprendere grazie alle bizzarrie, che diventano ben presto mode, nonostante possano sembrarci davvero assurde.

È il caso dell’Itasha (letteralmente “auto dolorante), un termine slang che si riferisce a un fenomeno otaku in cui più estremisti decorano le proprie vetture con immagini di personaggi (prettamente femminili) provenienti non solo dagli anime più famosi, ma anche dagli eroge, genere videoludico molto popolare tra i maschietti, in cui si divertono a intraprendere relazioni con dolci donzelle virtuali.

Il fenomeno appare per la prima volta negli anni ’80, quando le prime auto venivano decorate con stickers e pupazzetti.

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Con il passare del tempo il fenomeno diventa sempre più popolare, fino a far spendere milioni di yen nella decorazione della propria auto con ogni genere di accessorio, dallo sticker ai pupazzi, dallo sterzo a forma di cuore alle tendine rosa pastello messe sui finestrini. Il termine Itasha si riferisce proprio a questo: il dolore per il portafoglio nel sostenere ogni volta spese così esose e che spesso portano il malcapitato fan ad avere difficoltà economiche.

L’Itasha però non è l’unica moda dispendiosa del Sol Levante sul fronte otaku: anche l’Ita-bag, ovvero decorare la propria borsa con i personaggi preferiti è molto popolare, soprattutto tra le ragazze, che usano decorazioni come luci, portachiavi, pupazzi e soprattutto spille, spesso spendendo cifre molto simili alla decorazione di un’automobile.

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Nel 2007 viene inaugurato il primo salone dedicato all’Itasha, ad Ariake, vicino al Comiket, ma possono essere ammirate in luoghi come Akihabara (Tokyo), Nipponbashi (Osaka) o Ōsu (Nagoya), luoghi frequentati dai giovani che espongono con orgoglio le loro “quattroruote”. Anche nell’industria dello sport molti professionisti usano decorare le loro auto da corsa, contribuendo a diffondere questa particolare moda anche in Occidente.

Questa è solo una delle pazzesche mode che ci fanno sorridere e ci sconvolgono al tempo stesso e chissà quali altre stramberie sforneranno questi “pazzi” giapponesi!

Vittoria Aiello

Note D’Artista, cinque giorni di eventi in omaggio ad Alfonso Rendano

Al via domani Note D’Artista, la cinque giorni di eventi che omaggiano Alfonso Rendano.

Note d’Artista è un progetto di Gommalaccca Factory  finanziato dalla Regione Calabria sul PAC 2014/2020 con il patrocinio del Comune di Cosenza, in collaborazione con Villa Rendano, Consentia Itinere, ISS Lucrezia Della Valle, Conservatorio “S.Giacomantonio”, Istituto Studi Storici. Si pone l’obiettivo di promuovere, attraverso i linguaggi del contemporaneo, la figura e l’innovazione del compositore Alfonso Rendano. Nato a Carolei, in provincia di Cosenza, nel 1853, fu uno dei musicisti italiani più significativi della tradizione tardo-romantica sviluppatasi fra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Compositore versatile e originale, fu anche un pianista straordinario, diventato celebre in tutto il mondo anche per l’invenzione del terzo pedale che ha consentito al pianoforte la possibilità di evoluzioni tecniche maggiori.

La manifestazione, che si svolgerà dall’1 al 5 Aprile 2019, ha come fulcro laboratori e residenze di artisti di due discipline: la musica e l’illustrazione, suoni e colori. Gli artisti delle due arti, partendo dall’opera del Nostro compositore, saranno posti in situazioni di continuo dialogo e scambio. La musica, l’opera e la vita di Alfonso Rendano saranno, dunque, oggetto di continua riflessione e ricerca artistica che troverà compimento nella serata finale del 5 aprile, peraltro anniversario della nascita del Maestro.

Tanti i workshop in programma: i ragazzi del Liceo Artistico di Cosenza svolgeranno un laboratorio con Quirino Calderone, importante professionista a livello Internazionale nel campo dell’illustrazione, disegnatore per la Sergio Bonelli Editore e docente della scuola di fumetto di Cosenza e con la giovanissima e talentuosa Roberta Bordone illustratrice per Eli Edizioni, Newton Compton Editori, Edizioni Piemme e attualmente per Gruppo Editoriale Raffaello.

Gli studenti del Conservatorio di Musica S. Giacomantonio e quelli del Liceo Musicale Lucrezia della Valle parteciperanno al laboratorio “Rendano: variazioni sul tema”, che si propone di avvicinare giovani musicisti alla vita ed alle opere del compositore e pianista cosentino Alfonso Rendano, partendo dal punto di vista poco ortodosso della musica pop. Coordinati e stimolati dal pianista cosentino Dario Della Rossa, musicista della Brunori Sas, i ragazzi avranno l’occasione per conoscere ed ascoltare le composizioni di Rendano ma anche di scomporre la sua musica e farla incontrare con l’attuale musica “leggera” italiana. Nei giorni del laboratorio verranno realizzate delle variazioni sul tema, dei veri e propri “remix” che faranno dialogare due mondi musicali apparentemente così distanti. Il laboratorio culminerà con l’incontro dei giovani musicisti partecipanti con il cantautore napoletano Francesco Di Bella, che arricchirà l’esibizione finale con la sua voce e la sua poetica.

Nei cinque giorni di manifestazione, non mancheranno momenti di approfondimento e spettacoli destinati a un pubblico eterogeneo, volti alla conoscenza sul territorio dell’opera di Alfonso Rendano.

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Un ampio convegno sulla figura di A. Rendano venerdì 5 aprile alle ore 10.00 presso Villa Rendano con Antonella Barbarossa musicologa, Anna Cipparrone direttore Museo Multimediale Consentia itinere Chiara Penna criminologa, Dario Della Rossa pianista, Francesco Di Bella cantautore, Francesco Perri, compositore e gran chiusura alle 19.00 con Francesco Di Bella che si esibirà nella splendida Sala Quintieri del Teatro “A.Rendano” di Cosenza, un appuntamento intorno a cui si svolgeranno diverse attività, tra cui uno spettacolo itinerante a cura del Parco Tommaso Campanella,un concerto in ensemble in cui ascolteremo le sonorità di Alfonso Rendano mentre diversi illustratori tra cui Gianluca Gallo, Quirino Calderone e Roberta Cerise Bordone svolgeranno delle residenze d’artista.

Un concerto unico, dove il cantautore sarà accompagnato da Alfonso Bruno, storico chitarrista partenopeo, e dagli studenti del liceo musicale ISS Lucrezia Della Valle. Archi e fiati, pianoforte e voce, coordinati dal pianista Dario Della Rossa, creeranno delle sonorità uniche per ripercorrere i brani più celebri scritti dall’ex frontman dei 24 Grana.

PROGRAMMA COMPLETO

http://www.notedartista.it/index.php/programma

[#NerdReview] Love, Death & Robots – Recensione

Love, Death & Robots è la nuova serie antologica animata sbarcata su Netflix questo mese.

Si tratta di episodi autoconclusivi di breve durata dal sapore fantascientifico e distopico, destinati a un pubblico adulto. Creatore dell’antologia Love, Death & Robots è Tim Miller, giè regista di Deadpool. Insieme a lui alla produzione David Fincher, la mente dietro Fight Club, House of Cards e Mindhunter.

Diciotto sono gli episodi di cui si compone la serie, arrivata su Netflix il 15 marzo. Ciascuno di questi, narrando una storia a sé stante, è di durata variabile, compresa tra i 6 e i 17 minuti. Per la sua stessa natura, Love, Death & Robots si presta a una sana sessione di bingewatching, che oserei definire compulsivo. Sì, perchè questo prodotto è così accattivante che si lascia divorare in breve tempo, saltando da un episodio all’altro senza soluzione di continuità.

E proprio riguardo la successione degli episodi, Netflix è stata sommersa dalle polemiche. Gli utenti, infatti, si sono trovati di fronte a quattro ordini differenti, tanto che la piattaforma è stata accusata di favorire una pratica discriminatoria, servendosi di informazioni personali degli utenti… che di fatto Netflix non può conoscere. Invece, la successione degli episodi è personalizzata, in base alla compatibilità con le preferenze degli utenti che la piattaforma streaming acquisisce con i dati delle visioni. Un test, insomma, per rendere più soddisfacente e personale l’esperienza.

L’ANIMAZIONE

Love, Death & Robots, come il titolo suggerisce, è una raccolta di corti animati di genere fantascientifico che hanno in comune tre tematiche: amore, morte, robots, sebbene questo trittico non sia sempre presente. Del resto, dovendo scegliere una parola per descrivere la serie, quella sarebbe: varietà. Una varietà che si dilata dal livello narrativo, sconfinando in quello grafico.

Infatti, il lavoro grafico della serie è, senza esagerare, eccellente e la rende un capolavoro dal punto di vista visivo. Ogni episodio è costruito con una tecnica differente: si passa dall’animazione giapponese vecchio stile a una di tipo occidentale contemporaneo, dallo stile animato sporco ammirato in Spider-Man: Into the Spider-Verse alla grafica videoludica, passando per un sapiente mix di attori in carne e ossa e mirabile cgi. Spesso, guardando gli episodi, il dubbio aleggia nella mente: ma saranno attori reali? E se un dubbio simile si palesa, la cgi non può che essere ottima. In alcuni casi, il realismo dell’animazione è notevole e l’alternanza con la tecnica del cartoon o la giustappozione tra i due mezzi non può che esprimersi in una piccola gioia per gli occhi.

FANTASCIENZA E CONTAMINAZIONI

I diciotto corti che compongono Love, Death & Robots esplorano l’universo distopico, proponendo in alcuni casi esiti in apparenza surreali che sembrano perfino sfociare nella risata spontanea. La fantascienza è qui mescolata con l’history drama, con il black humour, il soft porn e il fantasy, senza dimenticare la dimensione horror e splatter. In realtà, un sottile filo di umorismo, ora latente, ora esplicito, impregna gli episodi. Sta allo spettatore decidere se accogliere quell’amara ma sottile riflessione. Perchè, oltre la bellezza delle animazioni, oltre lo sviluppo delle storie, un velo di leggera angoscia cade sullo spettatore attento. Si gode della bellezza visiva dell’episodio e subito se ne ingurgita un altro, perchè la brevità spinge a volerne di più. E, così, quasi non si avverte la sensazione di disagio che ogni corto lascia, perchè “tanto non succederà, il futuro è ancora lontano”.

Quindi, io vi chiedo: “E se il futuro fosse oggi?”.

Le buone potenzialità che possano fare di Love, Death & Robots un piccolo capolavoro del genere fantascientifico ci sono tutte, ma è un dovere ammettere che il lavoro di animazione raggiunge risultati migliori rispetto allo storytelling. I corti sono quasi tutti adattamenti da racconti brevi di narratori contemporanei (Joe Lansdale, Alastair Reynolds e John Scalzi), ma quello che propongono assume il sapore del già visto. Bastino tre esempi di antecedenti. Innanzitutto, Black Mirror, di cui l’antologia sembra essere una sorta di controparte animata e breve. Poi, Ai confini della realtà che assume qui un gusto futuristico e cyberpunk. Infine Animatrix, lungometraggio del lontano 2003, che raccoglie nove corti animati ispirati a Matrix, in cui ciascun episodio è realizzato con una diversa tecnica d’animazione, dalla grafica computerizzata fino al cartoon tradizionale.

LA SCELTA DEL CORTO

Ciò che distingue Love, Death & Robots da altri prodotti del genere è la scelta del formato corto. La realizzazione dei cortometraggi non è semplice: bisogna concentrare la storia in un minutaggio minimo. E per storia s’intende una vera storia, che abbia un inizio, una fine, uno sviluppo e che soprattutto funzioni. Inoltre, è necessario costruire dei personaggi che in pochi minuti sappiano afferrare le corde dell’empatia nel pubblico, che si immedesimi oppure li condanni.

E, in tal senso, proprio la scelta del corto rappresenta per l’antologia Netflix un pregio ma anche un limite. Il pregio è l’aver avvicinato il pubblico a un tipo di pellicola che, perlopiù, è fruita da un pubblico di appassionati del genere. Pellicola che si colloca nel genere dell’animazione, sdoganando lo stereotipo che la vuole destinata ai soli bambini (un percorso che Netflix affronta già volentieri). Del resto, pur convenzionali, le storie che i corti raccontano sono godibili, fanno del loro meglio per attivare il meccanismo della riflessione umoristica. D’altra parte, optare per il corto ha fatto di Love, Death & Robots una preda ideale del bingewatching, alimentando quella fame chimica che stimola l’abbuffata, trangugiando gli episodi in un solo, lungo boccone.

I CORTI

I diciotti corti animati sono uniti da un filo conduttore: amore, morte e robots, anche se, come già detto, il trittico non è sempre presente. Molti di questi episodi sono adattamenti da racconti brevi di narratori contemporanei, per questa ragione non è l’originalità ciò che emerge dalla visione. Per quanto si tratti di racconti sconosciuti ai più, le soluzioni narrative messe in atto rispondono al criterio del già visto, a vantaggio della varietà di racconto e del lavoro grafico. Non mancano i plot twist inaspettati e, in alcuni casi, per quanto abbiano parvenza di definitezza, gli stessi finali lasciano uno spiraglio all’interpretazione.

Scene di nudo e sesso, combattimenti robotici, sequenze realisticamente crude,  sangue, violenza, scenari apocalittici, metafore, umorismo nero, sprazzi di riflessione filosofica: ecco cosa vediamo. In un mondo sfasciato, in città alla Blade Runner, nello spazio infinito, su pianeti lontani, razze e specie diverse, etnie differenti, robot senzienti convivono, s’incontrano e si scontrano e, sullo sfondo, aleggiano le domande che l’uomo da sempre si è posto su se stesso, sulla vita, sul suo posto nel mondo.

AMORE, MORTE, ROBOT… E POI?

Molteplici i temi toccati che, in un modo o nell’altro si riallacciano a quanto il titolo promette. Tre robot lancia, ammantata di comicità, una critica all’egoismo del genere umano, proiettato alla distruzione. Il dominio dello Yogurt avverte e ammonisce sulla tendenza umana all’annullamento e alla pigrizia. Buona caccia, gioiello steampunk, riflette su quanto la tecnologia soffochi l’essenza autentica dell’umanità. La notte dei pesci, corto dalla fotografia e dai colori sublimi, riflette con taglio onirico sullo smarrimento dell’individuo e sull’idea di morte.  Dolci tredici anni abbozza e lascia in stato embrionale il tema dell’umanità delle macchine. Abbonda la dimensione guerresca e militicare in questa fantascienza animata, a voler richiamare l’immaginario di Alien.

Alternative storiche, il corto più divertente, risponde al “cosa sarebbe successo se” proponendo morti bizzarre e surreali di Hitler. Oltre Aquila, la storia di una navicella finita fuori rotta, diviene una riflessione sulla speranza e sulle apparenze salvate a fin di bene. Su tutti, spicca Zima Blue, il corto più poetico e filosoficamente alto. Riflette sulla vita e sull’arte, sull’insoddisfazione di sè e sulla ricerca di una identità propria.

Nulla di innovativo, nei contenuti, ma l’impatto visivo e i messaggi che alcuni corti trasudano valgono la visione e fanno di Love, Death & Robots un prodotto di qualità.

P.S. A giudicare dalla quantità di mici presenti negli episodi, gli autori della serie devono amarli moltissimo… chissà, forse un giorno i gatti conquisteranno il mondo!

Francesca Belsito

[#CiNerd] My Hero Academia: Two Heroes – Recensione: Due eroi al cinema

My Hero Academia è l’anime che nelle ultime stagioni ha raccolto maggiori consensi dal pubblico, da qualche mese Mediaset lo ha portato in Italia e Nexo Digital ne ha approfittato per proporre il primo lungometraggio della serie al cinema.

Sono bastati due giorni a My Hero Academia: Two Heroes per riscuotere un grande successo anche nelle sale, ma cosa aspettarsi?

In primis, andrebbero messe le mani avanti su di un punto.

Seppure il film mostri un evento accaduto al termine della seconda serie, ripercorre tutti i fatti precedenti e la storia per coloro che non hanno mai visto l’anime. Questo assunto va espresso per un semplice motivo: la maggior parte delle negatività di questo film vengono dalla superficialità con cui i personaggi sono stati espressi riducendoli a stereotipi ambulanti.

LA STORIA

Troviamo infatti un Bakugou sempre urlante e violento, Todoroki silenzioso, Midorya nerd e così via. Questo problema poteva essere risolto non inserendo tutti gli studenti della classe del protagonista, così da lasciare il giusto spazio ai personaggi e non farli sembrare solo dei burattini con superpoteri.

Superata, quindi, questa rilevante barriera presente soprattutto nella prima parte del film, la trama si sviluppa bene e racconta un contesto che la serie tocca di rado, quello dei ricercatori, della scienza e della tecnologia in un mondo di Quirk. Seppure infatti sia presente in qualche sporadico episodio il settore tecnico al servizio degli studenti della Yuuei, l’anime preferisce concentrarsi quasi sempre sull’aspetto “soprannaturale” delle unicità e lo sviluppo fisico e mentale dei protagonisti.

Attraverso questo film si scopre parte del passato americano di All Might e di come sia diventato amico di David Shield, uno dei più famosi scienziati del mondo. La trama, quindi, rivela dei retroscena e svela delle incognite presenti nella serie animata all’inizio della terza stagione quando All Might riceve l’e-mail da Melissa Shield.

VOCI ORIGINALI E DOPPIAGGIO

Il doppiaggio è migliorato rispetto alla serie animata. Sebbene i personaggi fossero stereotipati e privi dello spessore tipico della serie, le voci erano più simili all’originale soprattutto nella figura di All Might che riacquisisce la sicurezza vocale del doppiaggio giapponese. L’adattamento in italiano (per via delle censure tipiche del nostro Stato) è un lavoro molto difficile, quindi non mi sento di giudicare le precise parole dette nei dialoghi.

COMPARTO TECNICO

Per le restanti sezioni come il combattimento, l’animazione ed il comparto audio, possiamo trovare un miglioramento dei primi due per quanto riguarda le grandi battaglie mentre l’audio permane simile alla serie senza spiccare di innovazione. Unica nota di demerito che mi ha lasciato perplesso a dir poco, sono i lunghi botta e risposta “mentali” tra alcuni personaggi tanto che sembrava avessero acquisito il potere telepatico per magia. Questo “Mindlink” è presente anche nella serie ma di solito si limita ad uno scambio di frasi unico e non 3-4 minuti di dialogo.

IN CONCLUSIONE

Il punto è questo: esclusa qualche macchia, My Hero Academia: Two Heroes resta un film godibile e che può portare preziose informazioni a coloro che hanno visto la serie. Di contro, può essere deleterio per coloro che invece si approcciano per la prima volta all’opera.

La leggerezza con cui vengono raccontati i personaggi e i loro poteri fa perdere lo spessore e l’attrattiva della serie stessa, livellando troppo l’intera esecuzione.

Daniele Ferullo

https://youtu.be/Hvhyxp3Aq6c

Google Stadia, in arrivo la nuova “console” per giocare in streaming

Al GDC 2019, la Mountain View ha presentato per la prima volta Google Stadia. 

La nuova “console” per il cloud gaming permetterà agli utenti di giocare direttamente in streaming da pc, tablet, smartphone o tv senza l’ausilio di altri componenti, purché si disponga del sistema Google Chrome.

Con Google Stadia non ci saranno più hardware da posizionare vicino al televisore, o meglio non ci saranno fisicamente, infatti Google mette a disposizione degli utenti i terminali che elaborano il flusso di dati per il gioco in streaming, detti Stadia GPU. Questi “componenti” saranno dotati di un processore custom X86 da 2,7 Ghz con 16 GB di RAM e una potenza grafica di 10,7 teraflops.

La cosa più interessante però, da questo punto di vista, è che il giocatore una volta acquistato Stadia non dovrà più preoccuparsi di aggiornamenti hardware per tenere il passo delle altre console, infatti se ne occuperà Google dei vari upgrade. Ovviamente per godere a pieno del servizio streaming sarà necessario soddisfare alcune condizioni di connessione internet, infatti si deve disporre minimo di una connessione a 25 Mbps.

Ma la vera domanda che si pongono i videogiocatori è: quali giochi saranno disponibili per Stadia?

Ancora non si ha un vero “catalogo” dei giochi disponibili, ma sappiamo che alcune delle Software house che hanno stretto accordo con la Mountain View sono Ubisoft, id Software, Tequila e Q-games.

Infine (ma non meno importante) per quanto riguarda costi ed uscita non si ha ancora nulla di certo, Google non ha lasciato trapelare nulla al riguardo e molto probabilmente dovremo aspettare questa estate per maggiori informazioni.

Carmine Aceto

[#NerdFunding] Parte il crowdfunding per Yenzeim, nuova avventura di Ernest Egg

YENZEIM è il titolo del nuovo libro illustrato realizzato dai creatori di Ernest Egg, Francesco “Paul Izzo” Polizzo e Stefano “The Tree” Bosi Fioravanti.

Dopo Diario di viaggio di Ernest Egg e In scena, una fiaba “circolare” per il pubblico dei piccoli, il duo si è lanciato in una nuova, frizzante avventura illustrata iniziata il 21 marzo 2019 con una campagna di crowdfunding su Eppela: Yenzeim.

COS’È YENZEIM?

Yenzeim significa letteralmente “in scena” nella lingua Yulan, che i due autori hanno creato proprio per il nuovo racconto. Con l’aiuto di un linguista, infatti, è stata realizzata una vera e propria lingua, con tanto di regole grammaticali, lessico e sintassi. Come la traduzione suggerisce, perciò, Yenzeim è frutto della traduzione in Yulan di quanto già narrato in In scena.

Nella finzione metanarrativa, nelle vesti di traduttore troviamo proprio Ernest Egg il quale travisa il contenuto, creando da zero un testo che inneggia alla reciprocità tra due popoli, dalla cultura, storia e tradizioni differenti. Il risultato, perciò, non è più un amore impossibile tra un Gigante circense e una Principessa del piccolo popolo. Quello ch troviamo tra le pagine è infatti un racconto basato su valori universali, quali l’amicizia e la tolleranza, che riescono ad abbattere ogni barriera e diversità. In tal modo, questo terzo libro è svincolato dalle precedenti pubblicazioni dal punto di vista narrativo, ma alle stesse è profondamente legato, rendendo In scena un tassello essenziale nel mondo di Ernest Egg.

UN DESIGN PREZIOSO

Ma come sarà fatto Yenzeim? Il libro è incorniciato in una copertina in legno di bambù incisa al laser, con una speciale apertura “a fisarmonica” che mostra agilmente le due narrazioni parallele. Da un lato, infatti, sono presenti le iscrizioni in Yulan e le note scritte a mano dall’insolito traduttore, mentre sul retro troviamo l’intera opera di traduzione che racconta la nuova e riveduta versione della novella. Si tratta di un oggetto di design prezioso, stampato in edizione ultra-limitata e ogni copia sarà numerata.

L’intera parte visuale è stata realizzata partendo da fotoillustrazioni manipolate digitalmente, con un risultato grafico ibrido, a metà tra analogico e digitale. Il libro ha un formato di 24×19 cm ed è composto da 24 ante per un totale di 48 pagine. Ad occuparsi della realizzazione sarà Fontegrafica.

GLI AUTORI

Francesco “Paul Izzo” Polizzo ha iniziato a pubblicare web comics utilizzando la piattaforma Verticalismi.it, creando la saga di Viole(n)T Hill. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni per editori nazionali, alcune per il mercato anglofono e ha collaborato alla stesura di storie per Diabolik, per L’Insonne e Robotics (Shockdom). Ha realizzato 3 episodi di “Azarov – L’Orso di Kodiak” (su The Steams di Noise Press), American Feed (autoproduzione targata Masnada – due numeri usciti) e una prima graphic novel dal titolo “Le Due Nazioni” (Manfont). In passato è stato candidato come miglior sceneggiatore al premio Gran Guinigi per Racconti Indiani (Passenger Press). È co-autore di Ernest Egg, progetto multimediale declinato in libro illustrato, realizzato insieme a Stefano Bosi Fioravanti e diventato corto animato in stop motion per la regia di Claudio Di Biagio e con la partecipazione di Pino Insegno e Giobbe Covatta in qualità di doppiatori.

Di Stefano “The Tree” Bosi Fioravanti si dice che “è stato un creativo italiano nato nel 1989 e morto nel 2067”. Ha lavorato come illustratore, grafico, insegnante e autore. Ha viaggiato spesso e ha trascorso molti anni in Messico. I suoi collaboratori e amici l’hanno sempre definito “determinato”, “insopportabile” e “pignolo”. Co-autore di Ernest Egg, ha illustrato i sette famigerati diari di viaggio dell’esploratore e lavorato attivamente alla realizzazione dei primi due film.

IL CROWDFUNDING

Per Yenzeim è in corso una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Eppela. La campagna è iniziata il 21 marzo 2019 e terminerà il prossimo 30 aprile: 40 giorni per partecipare e non perdersi questa nuova avventura di Ernest Egg.

Per informazioni, riferimenti e curiosità questi sono i contatti da ricordare:

sirernestegg@gmail.com

bosivsizzo@gmail.com

oppure le pagine Facebook:

https://www.facebook.com/BosiVSIzzo/

https://www.facebook.com/ErnestEgg/

 

 

[#NerdNews] Cartoomics 2019, tutti gli annunci delle case editrici

Anche quest’anno il Cartoomics, fiera del fumetto milanese, si è conclusa incassando un grande successo di pubblico.

Dal versante manga, sono stati proposti dalle maggiori case editrici annunci molto interessanti, tra cui manca qualche assente (probabilmente per tenersi gli annunci migliori per gli imminenti Romics e Comicon di Napoli).

Bando alle ciance però e diamo subito il via al recap degli annunci più “caldi” di questa edizione del Cartoomics.

PLANET MANGA

planet-manga-logo

Sister Devil Storm

sister devil storm

Di Tetsuto Uesu (storia) e Fumihiro Kiso (disegni)
5 volumi
Serie conclusa
Mensile
Reperibile in fumetteria e online
Con sovraccoperta a €6,50.

Nuova serie dedicata alle disavventure demoniache di Basara e Mio. Quando il padre di Basara si risposa, si ritrova a convivere con due sexy sorellastre, appartenenti a un clan… di demoni! Il caos e le buffonate amorose si susseguono quando Basara fa conoscenza con i suoi nuovi fratelli demoniaci, cercando di proteggerli da demoni letali mentre lottano per tenere il passo con i loro appetiti lussuriosi e diabolici.

Seraph of the End – Guren Ichinose: Catastrophe at Sixteen

seraph of the end

Di Takaya Kagami (storia) e You Asami (disegni)
4 volumi
Serie in corso
Bimestrale
Reperibile edicola e fumetteria a €4,50

Dall’autore di Seraph of the End, l’adattamento dei romanzi dedicati a Guren Ichinose e al suo passato. Ambientato prima dell’evento e il seguito già descritto dal manga precedente, questa serie di light novel prequel racconta l’inesorabile approccio del regno dei vampiri. Guren Ichinose deve nascondere la sua vera forza durante la sua permanenza in una insofferente accademia!

Magmell of the Sea Blue

Gunjou_no_Magmel

Di Dainenbyou
6 volumi
Serie in corso
Bimestrale
Reperibile in edicola e in fumetteria €4,90

Magmell è una terra sconosciuta, dalle risorse ignote e abitata da specie viventi mai viste prima. Da qui inizia la storia di Inyo, la cui specialità è soccorrere gli avventurieri in difficoltà, esplorare il misterioso continente e fare grandiose scoperte. Sarà così scelto per un incarico importante e misterioso.

Planetes Deluxe

planetes

Di Makoto Yukimura
3 volumi deluxe in edizione cartonata
Da luglio in fumetteria e online

Torna in una nuova veste la miniserie sci-fi di Makoto Yukimura, in cui i tre volumi della serie deluxe saranno raccolti in una lussuosa edizione cartonata, grazie alla quale potersi finalmente immergere nello spazio profondo assieme ai protagonisti e ad apprezzare uno dei più grandi capolavori manga del passato.

Rustblaster

rustblaster

Di Yana Toboso
Volume unico
Reperibile in fumetteria e online
Sovraccoperta a €6,50

Finalmente in Italia il grandioso one-shot intriso di atmosfere gotiche di Yana Toboso, acclamata autrice di Black Butler! Nella Millennium Academy, i vampiri dell’élite vengono addestrati per diventare i difensori del patto di coesistenza stretto con gli umani. Ma qualcosa sembra non andare per il verso giusto e ciò che minaccia la pace si fa sempre più vicino. Il destino di tutti sarà nelle mani di Aldred, eccentrico vampiro, e Kei, un umano appena arrivato in accademia.

Black Clover 1 – Discovery Edition

black clover
Di Yûki Tabata
Dal 9 maggio nelle fumetterie aderenti e sullo shop online Panini Comics

Il volume 1 della serie riproposto con cover variant, all’eccezionale prezzo di solo 1 euro, in una promozione volta a dare la possibilità ai neofiti di iniziare a leggere la nuova promessa di Shonen Jump!
Verranno inoltre ristampati tutti i primi 6 volumi.

Purtroppo grande assente è l’edizione Kanzenban di Fullmetal Alchemist, che non vedrà la luce in Italia per scelte inerenti all’impossibilità di sostenere le spese di produzione.

STAR COMICS
Summer Time Rendering

summer time rendering

Di Yasuki Tanaka
5 Volumi
Serie in corso
Da giugno reperibile su Amazon, in libreria e in fumetteria

La stirpe della sirena

la stirpe della sirena

Di Satoshi Kon
Volume uno
Reperibile da giugno su Amazon, in libreria e in fumetteria

Fairy Tail 100 Years Quest

fairy tail

Di Hiro Mashima, Atsuo Ueda
2 volumi
Collana young
Reperibile da giugno su Amazon, in libreria e in fumetteria

Silenzio sulle nuova serie dedicata a Shaman King, Shaman King The Super Star, ma una piccola possibilità di vederla non è da escludere.

DYNIT

I bambini che inseguono le stelle

I bambini che inseguono le stelle
Di Makoto Shinkai

Asuna passa i pomeriggi ad ascoltare le misteriose musiche emanate da una antiquata radio a galena, che ha ricevuto dal defunto padre. La protagonista romperà ben presto la routine quotidiana, intraprendendo un viaggio avventuroso per cercare un ragazzino, che l’ha salvata in occasione di un pericolo. Entrerà in un mondo parallelo in cui ne sperimenterà in prima persona le bellezze, ma anche le crudeltà.

Sword Art Online: Alicization (doppiaggio italiano)

Sword Art Online Alicization

Kirito si risveglia in una vasta foresta piena di alberi imponenti. Mentre cerca indizi che gli facciano capire dove si trova, incontra un giovane ragazzo che sembra conoscerlo. Dovrebbe trattarsi di un semplice NPC, ma la profondità delle sue emozioni non sembra essere diversa da quella umana. Mentre cercano i genitori del ragazzo, un ricordo particolare torna alla mente di Kirito: un ricordo della sua infanzia, su un ragazzo e una ragazza dai capelli dorati e un nome che non avrebbe mai dimenticato, Alice.

Per il doppiaggio di The Promised Neverland stanno valutando il da farsi. Spaventa l’idea che possa diventare una serie molto lunga dato che il manga è ancora in corso, ma non è da escludere
Problemi per il rinnovo dei diritti di Evangelion, per cui la Dynit è in trattative da diverso tempo.
Doppiaggio in vista per la terza stagione di Sword Art Online.

Vittoria Aiello

 

[#CiNerd] Captain Marvel – La recensione: Carol Danvers ha fatto centro?

Captain Marvel, primo stand-alone di casa Marvel con una protagonista donna, è appena arrivato al cinema.

Noi di NERD30 l’abbiamo visto, in piena crisi d’astinenza e foga per l’attesa di AVENGERS: ENDGAME. Aspettative o meno, eravamo tutti curiosi di ammirare sullo schermo questa supereroina, quasi arrivata dal nulla. Colei che, come tutti sembrano ipotizzare dopo la scena post-credits di INFINITY WAR, aiuterà i Vendicatori a sbarazzarsi di Thanos.

L’arrivo della pellicola non è passato inosservato e non solo perchè mamma Disney sa come attuare del buon marketing. Infatti, l’uscita al cinema è stata preceduta da un vespaio di polemiche nate da una dichiarazione di Brie Larson, interprete dell’indomita Carol Danvers. La volontà dell’attrice premio Oscar di dare maggior spazio nelle conferenze stampa alle giornaliste donne e di colore è stata percepita come razzista e sessista. Un’accusa che mal si sposa con un film del MCU che ha per protagonista per la prima volta una donna. Per questa ragione, una pioggia di critiche ha inondato Captain Marvel ancor prima della sua uscita e in molti hanno deciso di boicottare la pellicola, certi della sua mal riuscita. Un flop, quindi? No, considerati gli elevati incassi nei soli primi tre giorni di programmazione, ma il film com’è?

Scopriamo insieme nel dettaglio la pellicola.

LA STORIA

Cosa racconta Captain Marvel? È la storia di Carol Danvers: forte, determinata, indipendente. Una donna che cerca di riaprire gli occhi su un passato che sembra sfuggirle tra le dita come sabbia. Una donna catapultata nel mezzo di una guerra tra popoli. Per la prima volta nel Marvel Cinematic Universe, non solo la pellicola ha per protagonista una donna, ma è anche ambientata in un nuovo arco temporale. Siamo negli anni ’90, precisamente nel 1995. Piacevoli i piccoli riferimenti alla cultura pop del tempo, abbigliamento e colonna sonora sono in linea con i nostalgici anni Novanta, ma la sceneggiatura di Anna Boden e Ryan Fleck, anche registi della pellicola, non brilla per originalità.

Forse la storia in sè, forse il modo in cui viene raccontata non stimolano la curiosità per quello che vediamo sullo schermo. Il film si snoda lento, senza particolari emozioni. Certo, è una storia delle origini: in quanto tale ha bisogno di ingranare, di darci il tempo giusto per approfondire la conoscenza di Carol. Del resto, la lentezza aveva caratterizzato anche i primi capitoli dedicati a Thor e Captain America. Tuttavia, in questo caso, c’è qualcosa in quel che viene raccontato che non convince a pieno. Vorremmo conoscere Carol Danvers, anche noi saremmo curiosi di aprire uno squarcio nel suo passato misterioso, ma è come se tra lei e gli spettatori vi fosse una parete da scalare prima di vedere cosa si celi dal’altra parte. E, scalando, ci si chiede: vale davvero la pena vedere cosa ci sia oltre?

I PERSONAGGI

Protagonista indiscussa della pellicola è lei: Carol Danvers. Brie Larson è un’ottima attrice, anche se il suo talento sembra a volte “costretto” in quella tutina. Vi ha messo impegno, e si vede, ma si è limitata a portare a casa il proprio compito, come se non avesse dato davvero sfogo a tutto il proprio potenziale recitativo. In ogni caso, il personaggio funziona sullo schermo e si fa portavoce di un messaggio non irrilevante.

Le scene che la vedono in coppia con Samuel L. Jackson rivelano un deciso affiatamento tra gli attori. E sì, è stato bello conoscere Nick Fury, prima ancora che ci fosse l’idea di “mettere insieme un gruppo di persone eccezionali sperando che lo diventassero ancor di più”. Curioso scoprire come abbia perduto il suo occhio – lo so che tutti volevamo saperlo – ma… quello era davvero Nick Fury? L’impressione, per lo più, era di trovarsi di fronte a una versione caricaturale del personaggio, una spalla comica alla Luis in Ant-Man. Un autore di gag comiche non era proprio quello che ci si aspettava, ecco, anche se nel film le battutine sono state molto contenute rispetto ad altri cinecomic Marvel (sì, dico a te Thor: Ragnarok).

Yon-Rogg, comandante di una squadra di nobili guerrieri Kree, interpretato da Jude Law, è apparso poco sullo schermo perchè potesse lasciare il segno. O, probabilmente, i ruoli destinati ai diversi personaggi erano studiati in modo tale che spiccasse la sola Carol e, insieme a lei, il suo rapporto, inizialmente di diffidenza con Fury, così che potessimo avere una spiegazione alla famosa scena post crediti di Infinity War, quando il direttore dello S.H.I.E.L.D., prima di sparire a seguito dello schiocco, fa una misteriosa chiamata col suo cercapersone.

COMPARTO TECNICO

Ottimi, come spesso accade nelle pellicole targate Marvel Studios, gli effetti visivi, realizzati da Lola VFX, che si è occupata anche del ringiovanimento di Clark Gregg, interprete dell’amato agente Phil Coulson, e di Samuel L. Jackson, tanto che sembrava di aver di fronte l’attore ai tempi di Pulp Fiction – ed ehi! Voi avete notato quel piccolo easter egg in omaggio a Jules Winnfield, decantatore del famoso passo biblico di Ezechiele, 25:17?

Visivamente affascinanti le sequenze ambientate ad Hala, capitale dell’Impero Kree, una città dal profilo futuristico, disseminata di costruzioni dallo stile che quasi ricorda quello visto in Blade Runner 2049. Altrettanto si può dire per le scene ambientate nello spazio, per le quali la presenza di incrociatori imperiali e navicelle spaziali dava l’impressione di trovarsi catapultati in una galassia lontana lontana. Sul fronte effetti speciali, dunque, il film è promosso a pieni voti.

COMMENTO

Tuttavia, Captain Marvel è una pellicola che, nonostante gli incassi già stellari, è poco riuscita. Una storia che poteva risultare accattivante dal punto di vista narrativo non è stata aiutata dal montaggio, che ha contribuito a inabissarla in una palude di lentezza. Nella prima parte del film si susseguono sequenze fiacche, animate appena da scene di combattimento e inseguimento contro Skrull, in stile action movie hollywoodiano. Se inizialmente la vicenda appare aggrovigliata, nella seconda parte della pellicola un plot twist incalza la trama verso l’epilogo a una velocità crescente, svelando quanto era annebbiato. Peccato, però, che l’accelerazione del ritmo non sia andata di pari passo con una svolta affascinante della storia e perfino il colpo di scena è risultato poco credibile, se non a tratti buonista. Duole dirlo, ma in diversi momenti sembrava di star guardando un film targato DC.

Grave pecca del film è inoltre la mancanza di un villain. È forse colpa nostra, ormai abituati a un certo canone da parte dei cinecomic Marvel ma, se sono stati davvero pochi i cattivi di spessore e dalla psicologia complessa, in Captain Marvel assistiamo addirittura alla latitanza del villain.

Se ciò di cui si parla con maggiore entusiasmo è la presenza del gatto Goose, c’è un motivo e non credo si tratti solo della generale affezione per i gattini che popola i social. E voglio credere che non si tratti nemmeno di una questione di sessualità: uomo o donna che sia, un eroe è pur sempre un eroe. Oltre ai difetti della pellicola, Captain Marvel sconta un ulteriore svantaggio: la sua uscita nelle sale all’ombra di Endgame, che oscura in qualche modo Carol. Soprattutto, perchè solo adesso apprendiamo dell’esistenza di Captain Marvel? Perchè Fury non l’ha convocata per far fronte ad altre minacce e pericoli, come Loki, i Chitauri, Ultron? Un dettaglio davvero lasciato al caso?

IN CONCLUSIONE

E a poco serve per salvarlo il messaggio che il film vuol veicolare, che è forse il maggiore se non l’unico punto di forza. Carol Danvers ha qualcosa da insegnare: non è la classica eroina che si riscatta rispetto a una controparte maschile facendo leva sulla prevaricazione. Carol è una donna, una pilota, una supereroina, ma impara a sue spese che la forza non è tutto.

Ogni essere umano possiede una forza che va al di là di quella fisica ed è la capacità di rialzarsi di fronte a ogni sconfitta. Non importa dove ci troviamo o chi ci sta intorno o quanto il passato riesca a influenzarci, possiamo sempre scegliere di ascoltare le nostre emozioni, scegliere di essere noi stessi. Carol insegna che, a volte, ci vogliono più coraggio e determinazione per impedirla una guerra, che per combatterla. E questo è un messaggio positivo e di speranza non solo per le donne, ma per chiunque, per qualsiasi essere umano.

Dunque, Captain Marvel è un bel film? Avrebbe potuto esserlo, ne aveva tutto il potenziale. Merita di essere visto? Con un po’ di pazienza, sì. Dopotutto, dopo 10 anni e 20 film di MCU nessuno vorrebbe perdersi gli ultimi tasselli che vanno a incastonarsi sul sentiero che condurrà all’epico finale di Endgame.

Francesca Belsito

[#NerdReview] American Gods – La recensione della prima stagione

Seguire una moda è facile per le case di produzione, ma andare controcorrente è un atto di fede. La prima stagione di American Gods si crea uno spazio tra Game of Thrones e la moda del revival portando su schermo un’opera magna di Neil Gaiman.

Lo scetticismo è dovuto quando si affronta la visione di un prodotto del genere. Da una parte abbiamo il titolo che ha portato Gaiman ad essere uno dei Re della scrittura contemporanea, mentre dell’altra una serie tv che si protrae appena per 8 episodi.

Come può una serie racchiudere tutte le informazioni, le storie e lo spessore dei personaggi senza sradicarne l’essenza? La risposta è semplice, in realtà: Non Lo Fa.

Era impossibile riuscire a farlo e per questo, già una volta, nel 2011 il progetto fallì. Gli showrunner Bryan Fuller e Michael Green si sono mossi così in un’altra direzione, hanno raccontato i concetti salienti, hanno mostrato i personaggi più importanti e lo hanno fatto bene, senza sminuire e senza tagliare.

Andiamo per gradi, però, così da non perderci.

AMERICAN GODS: DALLA CARTA ALLO SCHERMO

Alla direzione si alternano molteplici registi che hanno lavorato insieme ad alcuni episodi portando il loro tocco singolare e raccontando le sottostorie con uno stile sempre differente ma con un occhio attento a ciò che viene raccontato nel libro. Lo hanno fatto tramite i colori, tramite le scelte di luci, di abbigliamento, di cast, di ambientazione, seguendo le parole di Gaiman (che figura anche tra i produttori) e portando scene che spaziano tra il comico e il violento con la potenza di un tuono. Nessuna delle sequenze viste è montata a caso, nessun filo è staccato dal tutto e perfino una luce in una determinata posizione ha in sé il rispetto di un significato metaforico.

Siamo di fronte a una delle prime opere che ha distribuito Amazon, una scommessa forse per il colosso che contava al tempo pochissimi titoli sulla sua piattaforma di streaming on demand. La critica in una prima fase è rimasta scettica. Come dicevo, American Gods uscì in un contesto in cui Il Trono di Spade dominava i cuori del pubblico insieme a La Casa di Carta, 13 e le serie Marvel e questo non ha di certo giovato alla diffusione, complice delle pecche che le recensioni hanno individuato nella serie.

CAST E PERSONAGGI

Seppure, infatti, Ian McShane (Dallas, John Wick) sia un attore di tutto rispetto, non è stato in grado di portare il giusto carisma necessario al personaggio che interpreta. Allo stesso modo il protagonista, che sembra avere nel susseguirsi degli episodi reazioni espressive molto simili tra loro. Emily Browning (Sucker Punch, Una serie di sfortunati eventi)  invece sorprende. La sua interpretazione è eccellente nonostante un personaggio estremamente complesso come quello di Laura Moon, che ha un crescendo emozionale ed espressivo ingente.

IN CONCLUSIONE

Tirando le somme, possiamo dire che la prima stagione è sicuramente un buon inizio, una buona rappresentazione del libro ma qualche cosa poteva andare meglio. La regia e gli effetti speciali mascherano bene le mancanze insieme alla bellezza della storia e questo basta a farvi dimenticare tutto il resto.

Vale la pena vedere AMERICAN GODS? Sì, decisamente, soprattutto in vista della seconda stagione.

Daniele Ferullo

[#PokeNerd] Pokémon Spada e Pokémon scudo: Ricapitoliamo

Come abbiamo già visto, lo scorso 27 febbraio, durante il Pokémon Direct, sono stati annunciati i nuovi titoli per la serie principale del brand, ovvero: Pokémon Spada e Pokémon Scudo.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza su quanto visto dal trailer e sulle poche informazioni trapelate a riguardo. Partiamo dalle cose certe, come già ufficializzato lo scorso anno da The Pokémon Company, i nuovi titoli avranno un gameplay più “tradizionale”, quindi seguiranno una linea diversa da quella tracciata da Pokémon: Let’s Go Pikachu/Eevee: ad esempio possiamo notare dal trailer uno spawn casuale delle creaturine.

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La regione in cui sarà ambientato il titolo si chiamerà Galar, che sembra essere ispirata alla Gran Bretagna. Ci vengono mostrati diversi tipi di città, da quelle industrializzate alle classiche cittadine di campagna e le città innevate. Anche i paesaggi sembrano essere molto vari, dalle verdi distese alle montagne e alle miniere, inoltre possiamo subito notare il ritorno delle tanto amate Palestre insieme agli immancabili Centri Pokémon.

Ma proprio osservando le palestre spunta il primo mistero, cos’è quel simbolo rosso e blu, che ricorda una Pokéball, che appare sulle vetrate? Lo stesso “stemma” si può scorgere nei titoli giapponesi e ricamato su una divisa che il protagonista indossa prima di entrare in quella che sembra un’arena. Che sia collegato alla Lega Pokémon, quindi alla conquista delle medaglie? Ancora non sappiamo molto a riguardo.

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Ora passiamo agli Starter della regione, che sono: Scorbunny per il tipo fuoco, Grookey per il tipo erba e infine Sobble per il tipo acqua. Questi sono ispirati, rispettivamente, a un coniglio, una scimmietta e un camaleonte. Per ora le informazioni a disposizione sono poche, ma sicuramente i tre Pokémon hanno già guadagnato la simpatia dei fan, che si dividono su quale sia il più bello.

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Edinfine sappiamo, per ammissione dello stesso Ishihara (Presidente di The Pokémon Company), che il gioco uscirà nel tardo 2019, molto probabilmente tra Ottobre e Novembre.

Ma ancora ci sono diversi aspetti del gioco che non conosciamo, ad esempio chi sia il Professore che ci inizierà all’avventura, chi sarà il nostro rivale, quale e se ci sarà un “Team” nemico che proverà a seminare scompiglio nella regione, se quell’enorme arena vista nel trailer sia effettivamente la Lega Pokémon o altro e, sopratutto, non sappiamo nulla sui leggendari di questa ottava generazione. Sicuramente saranno ispirati a dei lupi, ma per il resto brancoliamo nel buio.

Non ci resta che aspettare altre notizie e preparare le nostre Nintendo Switch.

Carmine Aceto