“Fata Morgana”, tra gli indagati politici, imprenditori ed un ex magistrato

REGGIO CALABRIA – Sono sette le persone fermate, e decine gli indagati, nell’ambito dell’operazione “Fata Morgana” diretta dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dalla Guardia di Finanza. Nomi in qualche caso già noti alle cronache giudiziarie, ma anche “insospettabili” politici e imprenditori. Il provvedimento di fermo riguarda: Paolo Romeo 69 anni, ex deputato del Psdi con alle spalle diverse inchieste giudiziarie anche per mafia; Natale Saraceno 53 anni; Giuseppe Chirico 56; Domenico Marcianò 33 anni; Emilio Angelo Frascati 60; Antonio Idone 65 anni, tutti imprenditori, e Antonio Marra 61 anni, avvocato. Tra gli indagati risultano il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa; il consigliere provinciale Demetrio Cara; il cancelliere capo della Corte d’Appello di Reggio, l’ex magistrato Giuseppe Tuccio; l’avvocato Rocco Zoccali; l’ex presidente della Reggina calcio, Pino Benedetto.

«Sorprende che l’avvocato Romeo sia ancora baricentro di rapporti che presiedono le più importanti proiezioni economiche nella città di Reggio Calabria nonostante in passato egli sia stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa». A dirlo, incontrando i giornalisti, è stato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Secondo l’accusa, Romeo e gli altri fermati, si muovevano in  stretta connessione curando rapporti con la politica e la pubblica amministrazione a prescindere dai partiti per ottenere favori. In particolare si sarebbero serviti delle loro entrature con la politica e con le pubbliche amministrazioni per ottenere vantaggi in grado di condizionare l’economia e l’imprenditoria a Reggio Calabria attraverso l’avvio di importanti iniziative commerciali, come la “Perla dello Stretto”, un maxi centro commerciale situato a Villa San Giovanni. «Il gruppo – ha sottolineato Cafiero de Raho – aveva nei fatti preso il controllo del centro “Perla dello Stretto”, già sede della filiale Fiat di Reggio. La figura di Romeo emerge come elemento coagulante ai fini della ripresa delle attività commerciali dentro questa grande struttura. Di fatto egli era a capo di un consorzio di cui facevano parte numerosi imprenditori che beneficiano tuttora di punti vendita all’interno della struttura. Chi tentava di ribellarsi a quelli che si possono definire contratti capestro veniva intimidito e colpito come è capitato ad un commerciante che ha avuto il punto vendita incendiato. Il lavoro della Guardia di Finanza testimonia quanto sia ancora difficile per gli imprenditori onesti poter lavorare a Reggio, mentre tutto diviene facile per quegli imprenditori che si affidano alla ‘ndrangheta e trovano porte aperte. L’avvocato Romeo governava una struttura relazionale in grado di gestire un enorme potere di indirizzo sulle sorti delle principali attivita’ economiche cittadine, enfatizzato dalla situazione di disoccupazione, emergenza di cronico fattore di sottosviluppo. Un sistema asfissiante, perché, come è stato accertato, in grado di influenzare anche la pubblica amministrazione e la politica». Cafiero de Raho ha sottolineato che «la politica in un territorio come questo deve allontanare quei personaggi che continuano ad essere protagonisti nonostante condanne mafiose. Insisto, è triste notare come attorno a questi personaggi si coagulino le più importanti iniziative economiche sul territorio. Eppure tutti conoscono questi personaggi, sanno chi sono ma continuano a farli prevalere. La Calabria deve fare una enorme selezione dei finanziamenti che arriveranno per lo sviluppo affinché non finiscano nelle mani dei mafiosi». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante regionale della Guardia di finanza Gianluigi Miglioli, il comandante provinciale Alessandro Barbara, ed il tenente colonnello Mario Intellisano.

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