Sequestro cava, Spagnuolo: «Trovata realtà simile a quella di Vibo»

Sequestro cava 5COSENZA – «Speravo che i problemi ambientali fossero rimasti tutti a Vibo Valentia. Venendo a Cosenza, purtroppo, ho trovato una realtà che non è molto dissimile. Dunque procediamo seguendo un protocollo di lavoro che abbiamo sperimentato positivamente altrove». A affermarlo il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, in merito al sequestro da parte dei carabinieri di una cava abusiva sulle sponde del fiume Arvo, in Sila. Il provvedimento è stato emesso a causa del grave pericolo di crollo del costone di una montagna sotto il quale era stata ricavata la cava abusiva per l’estrazione di inerti. Le indagini sono state avviate sulla base di una denuncia di Legambiente. «C’è stata – ha proseguito Spagnuolo – una profonda sinergia con le forze dell’ordine e con le associazioni ambientaliste. Qui si è mossa Legambiente, che ringrazio, e ci sono state altre associazioni e cittadini che ci hanno stimolato su casi di questo genere». L’indagine ha portato alla denuncia di un imprenditore di San Giovanni in Fiore, accusato di avere realizzato la cava abusiva in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, oltre che del parziale crollo del costone di montagna in cui è stata realizzata la cava e della situazione di pericolo che ne è derivata. «Questo imprenditore – ha concluso Spagnuolo – era già noto per altri fatti simili e chi viola più volte il territorio dovrebbe essere messo nelle condizioni di non farlo più. Questo non si fa applicando la sanzione penale, ma impedendogli di avere un’impresa che realizza questo tipo di attività. Cosa che è di competenza delle autorità dello Stato, alle quali segnaleremo quanto si è verificato».

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