“Un Concerto. Una Storia.”

foto di Aldo Tomaino

Era il 27 Novembre 1897 quando, nel Teatro Lirico di Milano, fu rappresentata per la prima volta l’ Arlesiana, l’opera lirica del compositore calabrese Francesco Cilea, ispirata all’omonino dramma di Alphonse Daudet.

La storia narra di un’affascinante ragazza di Arles della quale è innamorato il protagonista, Federico, che non compare mai in scena, ma la sua presenza incombe continuamente sulla vicenda. Federico ne è pazzamente innamorato ma, giunto finalmente il momento del matrimonio, è costretto a rinunciarvi a causa di Metifio, che vanta un diritto di prelazione esibendo alcune lettere d’amore che l’Arlesiana gli ha scritto. Federico si dispera e la madre Rosa riesce a convincerlo a dimenticare la giovane di Arles sposando Vivetta, figlioccia della stessa Rosa, una brava ragazza del paese da tempo innamorata di lui. Convinto di aver superato la sua malattia d’amore, Federico decide di accettare il suggerimento della madre, ma proprio il giorno fissato per le nozze, la ricomparsa di Metifio risveglia in Federico la passione e la gelosia per l’amata di un tempo, fino a spingerlo al suicidio gettandosi da una torre.

foto di Aldo Tomaino

Ma la storia che Scenari Visibili manda in scena al Teatro Politeama di Lamezia Terme per l’ XI edizione della rassegna RICRII è un’altra: è un’estrazione del secondo atto, completamente rivisto. Il piano di un eccellente Antonio Matarazzo, maestro lametino, suona “E’ la solita storia del pastore”, conosciuto anche come “il lamento di Federico” che apre lo spettacolo: l’Arlesiana si sveglia da un sonno e comincia a ricordare le memorie della sua infanzia: le trecce ai capelli che le faceva la nonna, la sua passione per la danza e i pomeriggi trascorsi in cortile a danzare sotto lo sguardo dei gabbiani, in mezzo agli alberi, tra coccinelle e lumache, mentre la nonna osserva dal balcone. Ma presto, i suoi ricordi contrastano con la realtà di quella nonna tanto amata che non c’è più e lei non riesce a darsi pace, finché una bambina riesce a consolare il suo pianto, attraverso un gioco, e a farla riaddormentare, attraverso una storia, il tutto accompagnato dalla musica “Esser madre è un inferno”. Traumerei di Robert Schumann è la melodia che nasce dalle mani del bravissimo pianista Matarazzo, e che di fatto chiude lo spettacolo ideato dalla regia di Luca Mazzei, tenore dell’atto, che vede protagonista l’Arlesiana, nella persona di Angela Rosa D’auria, e la piccola bambina, Mariapia Paone.

Questa sera, 5 Aprile, Sceneri Visibili sarà lieta di mostrarvi un altro spettacolo. Al Teatro Politeama, andrà in scena “Vedettes”. Non perdetelo!

Roberto Tarzia

fotografo: Aldo Tomaino

 

 

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