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Praticavano caccia illegale, denunciate 3 persone

REGGIO CALABRIA – Con l’accusa di reato di caccia tre persone sono state denunciate nel reggino. Gli uomini della Forestale hanno sequestrato fauna selvatica detenuta in maniera illegale. I militari li hanno individuati nel corso di diverse operazioni.

Nella prima, presso località Pendola, le forze dell’ordine hanno accertato che C.B. teneva in un casolare 25 esemplari di cardellino, due di colombaccio, due di merlo, due di verzellino ed uno di tordo.

Nella seconda, invece, F.S. è stato denunciato per detenzione illecita di due esemplati di corvo reale. Si tratta di una specie non dedita al fenomeno del bracconaggio. Nel comune di Campo Calabro L.F. è stato fermato nel momento in cui stava scaricando da un furgone un esemplare di cinghiale, ancora vivo, anche se in condizioni precarie. (Foto ansa.it) 

Politiche venatorie, impegno di Mauro D’Acri per la ripartizione dei fondi

COSENZA – «Le quote pagate dai cacciatori calabresi tra il 2010 ed il 2016, per un ammontare complessivo di circa 17 milioni di euro, vincolati per legge alle politiche venatorie, sono ancora giacenti nelle casse della Regione in attesa di essere ripartite ed investite, secondo quanto prescritto dalle norme, nell’acquisto di fauna selvatica, nella prevenzione e nel risarcimento di danni alle produzioni agricole, nelle funzioni delegate ai comuni per il rilascio del tesserino venatorio, nella vigilanza del territorio di caccia».

Lo ha detto il presidente provinciale di Federcaccia Cosenza, Francesco Antonio Greco, rivolgendosi al consigliere regionale Mauro D’Acri, delegato dal presidente Oliverio all’agricoltura ed al settore venatorio, nel corso di una riunione ospitata nella sede di Confagricoltura a Cosenza, alla quale sono intervenuti anche i rappresentanti di Liberacaccia, Cia e Coldiretti.

La presidente provinciale di Confagricoltura Fulvia Michela Caligiuri, nell’introdurre l’incontro, ha sottolineato i ritardi accumulati dalla regione dal 2011 nei pagamenti dei danni causati dalla fauna selvatica in agricoltura. «E’ importante – ha aggiunto – non soltanto definire tecniche e metodologie da adottare per prevenire tali danni ma anche orientare le risorse regionali verso la produzione di selvaggina e di colture agricole biologiche, nel quadro di una più ampia strategia incentrata sulla salvaguardia dell’ambiente e sul ripristino di un habitat idoneo ad ospitare animali selvatici quali lepri, fagiani e piccola selvaggina».
Una proposta condivisa anche dal presidente della Cia cosentina, Ferdinando Mortati, il quale ha posto l’accento anche sull’impatto positivo che una tale politica produrrebbe sotto il profilo dell’occupazione giovanile e del contrasto alla crisi economica che attanaglia l’agricoltura calabrese.
Successivamente hanno preso la parola i presidenti degli Ambiti Territoriali di Caccia di Cosenz, Tullio Capalbo, Marcello Canonaco e Fausto D’Elia. A Mauro D’Acri hanno chiesto di procedere con prontezza alla ripartizione ed all’assegnazione delle somme destinate agli ATC calabresi, così da poter procedere con urgenza all’immissione della selvaggina ed al pagamento dei danni già rendicontati agli uffici competenti dal 2011 al 2015.

I presidenti provinciale di Federcaccia, Francesco Antonio Greco, e Libera Caccia, Pasquale Paradiso, oltre a preannunciare le proprie dimissioni dai comitati di gestione cosentini nel caso dovesse perdurare lo stato di incertezza sulla mancata attribuzione delle risorse agli ATC, hanno espresso solidarietà ai rappresentanti degli agricoltori per la mancata erogazione dei fondi destinati al pagamento dei danni causati dalla selvaggina e per la mancanza di contributi da investire nella prevenzione dei danni stessi.

«Ci sono quasi ventottomila cacciatori in Calabria – ha sottolineato Greco – A fronte del versamento di una tassa regionale annuale di € 100,80, non vi è un ritorno in termini di investimento delle somme pagate, come invece è espressamente previsto dalla Legge Regionale 9/96».

Il consigliere regionale Mauro D’Acri, nel condividere le perplessità del mondo agricolo e delle associazioni venatorie, ha richiamato l’attenzione sull’impegno di spesa assunto dall’Assessorato all’Agricoltura nel mese di dicembre scorso, pari a sei milioni di euro, somma che servirà a risarcire i danni agli agricoltori. D’Acri ha poi assunto l’impegno di accelerare le procedure di riparto e di assegnazione degli importi d investire nelle politiche venatorie, nel rispetto di quanto stabilito dalle norme.

Omicidio Caccia, D’Onofrio: «Non sono ‘ndranghetista»

TORINO – L’ex militante di Prima Linea, Francesco D’Onofrio, indagato a Milano per l’omicidio del magistrato, nel corso del suo interrogatorio ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’uccisione del giudice torinese Bruno Caccia (foto).
D’Onofrio ha ricevuto un avviso di garanzia dopo le dichiarazioni di un pentito, Domenico Agresta. L’ipotesi è che sia uno degli esecutori insieme a Rocco Schirripa, in queste settimane processato nel capoluogo lombardo. Secondo quanto si è appreso, D’Onofrio ha affermato di non ricordare nemmeno cosa avesse fatto il 26 giugno 1983, giorno del delitto (una domenica). In quel periodo aveva un lavoro regolare. Quanto alla sua appartenenza a organizzazioni eversive di estrema sinistra, D’Onofrio si era da poco avvicinato ai Colp, uno dei gruppi originati dalla dissoluzione di Prima Linea, ma non era organico. L’uomo avrebbe ache negato di far parte della ‘ndrangheta. «Sono sereno e aspetto con fiducia gli sviluppi dell’indagine», ha detto D’Onofrio a chi lo ha interrogato.

 

Vibo, 21enne ferito in battuta di caccia

ARENA (VV) – Un giovane di appena 21 anni è rimasto ferito a una gamba per cause ancora in corso di accertamento durante una battuta di caccia nelle campagne di Arena. Il giovane è stato immediatamente soccorso e trasportato all’ospedale di Serra San Bruno, quindi trasferito nell’ospedale di Vibo Valentia dove è stato ricoverato nel reparto di chirurgia. Il 21enne, sottoposto a intervento chirurgico, non presenta comunque gravi condizioni. I Carabinieri di Arena hanno aperto le indagini per ricostruire la dinamina dell’accaduto.

 

Legambiente: neve e gelo ma continuano caccia e bracconaggio

La legislazione vigente in materia venatoria prevederebbe il divieto di caccia quando il suolo è innevato: Legambiente Calabria e la Stazione Ornitologica Calabrese hanno invece rilevato casi di trasgressione alle norme, anche grave con episodi di bracconaggio, e auspicano che le attività venatorie vengano temporaneamente sospese.
Neve e gelo imperversano in tutta la Calabria e con le basse temperature e i terreni ricoperti dalla neve e dal ghiaccio numerose specie di uccelli e mammiferi selvatici faticano a reperire cibo e rifugio, condizioni che spesso risultano fatali. Se si aggiunge il fatto che gli animali in queste condizioni tendono a spostarsi e concentrarsi in aree normalmente non vocate, alimentandosi anche in pieno giorno e in aree aperte, lasciando tracce ben visibili, il “normale” prelievo venatorio risulta di gran lunga più impattante.
«Visto il perdurare delle precipitazioni nevose, crediamo – affermano gli esperti di Legambiente Calabria e della Stazione Ornitologica Calabrese – che sia indispensabile concedere alla fauna selvatica un periodo di tregua, considerato che, per i suoli innevati (anche parzialmente), sia la legge quadro n. 157/92 sulla caccia (articolo 21, lettera m), che il calendario venatorio 2016/2017 della Calabria, prevedono il divieto di caccia».
Gli episodi di bracconaggio segnalati in questi giorni alle rispettive sedi delle associazioni evidenziano, ancora una volta, la mancanza di etica e sensibilità in alcune frange del mondo venatorio. «Considerate le norme, ci auguriamo – dichiarano Legambiente Calabria e della Stazione Ornitologica Calabrese – che ci sia buon senso da parte dei cacciatori e rispetto per i divieti. Chiediamo ai preposti uffici regionali provvedimenti urgenti, contando sull’intensificazione di controlli e sanzioni per i trasgressori».

A caccia nel Parco della Sila, due denunce

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) – Ennesima brillante operazione della Polizia Provinciale in Sila: contestati diversi reati, elevate sanzioni per circa 2.000 euro ed effettuati numerosi controlli. Gli agenti operanti presso il Distaccamento di San Giovanni in Fiore, specializzati nei reati ambientali e di bracconaggio, agli ordini della dirigente dott.ssa Antonella Gentile e con il coordinamento del Sostituto Commissario Maria Antonietta Pignataro hanno compiuto nello scorso fine settimana una serie di attività investigative a corollario di un’azione di polizia iniziata nei primi giorni di novembre: si è trattato di mirati servizi antibracconaggio, attuati con posti di controllo sulle strade montane e per mezzo di lunghi appostamenti, osservazioni e pedinamenti svolti anche in abiti civili. individuato e fermato un uomo in attività venatoria in pieno perimetro del Parco Nazionale della Sila, a piedi e all’interno di una fitta area boschiva sita tra i comuni di Serra Pedace e San Giovanni in Fiore. Durante il controllo i poliziotti provinciali hanno constatato, peraltro, che il fermato stava utilizzando il fucile carico con cinque cartucce, quindi privo del previsto accorgimento tecnico meglio noto come “riduttore” – obbligatorio per legge; lo stesso aveva inoltre con sé un’arma da fuoco, sempre all’interno della medesima area protetta, ma sprovvisto della necessaria autorizzazione rilasciata dall’Ente Parco poiché in zona non consentita per il trasporto e l’introduzione di armi. Sottoposti a sequestro penale un fucile cal. 12 e le relative munizioni. Dopo le formalità di rito, l’uomo è stato denunciato a piede libero alla competente Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Cosenza; dovrà ora rispondere di diversi reati, che vanno dall’ esercizio venatorio all’interno di un parco nazionale all’utilizzo di mezzi vietati e all’introduzione non autorizzata di armi nell’area protetta.
Nel medesimo comprensorio, sempre in pieno Parco Nazionale della Sila, è stata successivamente rintracciata un’altra persona. Anche in questo caso è scattato il sequestro penale del fucile e delle munizioni, con la denuncia in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria per i reati di esercizio venatorio all’interno di un parco nazionale e introduzione di armi in maniera non autorizzata.

Abbatte uccello di specie protetta, denunciato un cacciatore

BAGNARA CALABRA (RC) – Il personale del Comando Stazione di sant’Eufemia d’Aspromonte del Corpo Forestale dello Stato ha emesso una denuncia nei confronti di un cacciatore, M.G., di 41 anni, reo di aver abbattutto un volatile appartenente a una specie protetta durante una battuta di caccia in un uliveto in località “Olivarelle” di Bagnara Calabra. Si tratta di un piccione torraiolo (Columba livia), una specie protetta come ribadito anche da specifiche sentenze della Cassazione. L’uomo è stato pertanto deferito all’Autorità giudiziaria per i reati di uccisione e detenzione di fauna protetta. All’uomo il Corpo Forestale ha sequestrato, inoltre, il fucile da caccia e la selvaggina abbattuta.

 

Morano, cacciavano di notte nel parco. Due persone denunciate

MORANO (CS) – Li hanno sorpresi mentre di notte andavano a caccia nel Parco del Pollino. Due persone di Castrovillari sono così state deferite per attività venatoria e introduzioni di armi all’interno di un’area protetta dove tale attività è assolutamente vietata. I due cacciatori sono stati sorpresi dagli uomini del Corpo Forestale di Morano e Saracena in località “Pavone-Rotondella” mentre dall’interno di un fuoristrada con l’ausilio di potenti fari illuminavano a zona alla ricerca di fauna selvatica da abbattere. Tecnica usata per abbagliare l’animale che rimane immobile per poi abbatterlo con l’arma da fuoco. Il personale Forestale a seguito di un servizio di appiattamento  e controllo ha intercettato l’automezzo bloccandolo. Si è subito verificato che il conducente aveva con se un faro e il passeggero al suo fianco una carabina pronta all’uso. I fari inoltre erano collegati alla batteria dell’automezzo attraverso alcuni cavi elettrici che dall’abitacolo giungevano al vano motore. Si è quindi provveduto al sequestro dell’arma, delle munizioni e dell’automezzo usato per tale attività. Altra operazione degli uomini del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente è stata svolta nei giorni scorsi dal personale di Civita a Castrovillari in contrada Galluccio. Questa volta le persone deferite all’autorità giudiziaria dovranno rispondere di smaltimento illecito di rifiuti. Durante un controllo in tale zona  infatti si è accertato che due persone stavano attraverso la bruciatura provando a smaltire irregolarmente rifiuti speciali  (Materiali di risulta, ferrosi, e plastici), speciali pericolosi (oli esausti).  Dopo aver fatto spegnere il fuoco e fatto i dovuti accertamenti il personale intervenuto ha proceduto al sequestro dell’area e al deferimento delle due persone, un uomo di Frascineto e uno di nazionalità Ucraina.

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Catanzaro, inizia il processo di riforma normativa in Calabria

CATANZARO (CZ) Coerentemente con gli impegni assunti nelle scorse settimane, le associazioni venatorie sono state convocate a Germaneto, presso gli uffici dipartimentali per intraprendere il percorso di collaborazione alla riforma della normativa regionale che disciplina la caccia in Calabria.

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Ne dà notizia Francesco Antonio Greco, presidente provinciale di Federcaccia Cosenza il quale sottolinea come sia “necessario adeguare la legislazione, in particolare in questa delicata fase di passaggio delle competenze dalle province alla Regione, che ha determinato un vuoto normativo da colmare al più presto. L’amministrazione ha risposto con celerità alle nostre sollecitazioni ed ha istituito un tavolo tecnico di confronto in cui confluiranno anche le proposte elaborate dalla Federcaccia. Le questioni più urgenti riguardano l’approvazione del Piano faunistico regionale e la regolamentazione dell’attività svolta dalle guardie venatorie. Siamo fiduciosi – ha concluso Greco – nella collaborazione degli apparati burocratici e nell’impegno della classe politica a cui chiederemo di riservare una corsia preferenziale per arrivare in tempi rapidi all’approvazione del provvedimento in consiglio regionale”.

Quale futuro per l’attività venatoria in Calabria. Dibattito martedì 12 gennaio

Locandina per il webCOSENZA – Il delicato passaggio delle competenze sull’attività venatoria dalle amministrazioni provinciali alla giunta regionale, rischia di determinare una vacatio normativa che mette a repentaglio il regolare esercizio della caccia in Calabria.  

Se ne discuterà nel corso di una iniziativa organizzata dalla sezione provinciale di Cosenza della Federcaccia, guidata da Francesco Antonio Greco, dal titolo: “L’attività venatoria in Calabria: quale futuro?”.  

Interverranno i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua, Mauro D’Acri, Giuseppe Graziano e Franco Sergio. Saranno inoltre presenti, in rappresentanza di Mario Oliverio, presidente della Giunta regionale, il capo di gabinetto Gaetano Pignanelli e il coordinatore dello staff Franco Iacucci.  Sul tavolo numerose questioni cruciali per i cacciatori calabresi, rimaste irrisolte. 

In particolare, l’attuazione della Legge Delrio e la riallocazione delle funzioni delle Province alle regioni, tra le quali figurano anche i settori di caccia e pesca, determina l’urgenza di adottare le opportune modifiche alla legge regionale 9/96 che disciplina l’attività venatoria in Calabria.

Si discuterà inoltre del rinnovo dei regolamenti per la caccia al cinghiale, alla lepre e alla volpe, dell’istituzione delle zone di ripopolamento e cattura di selvaggina, dell’avvio dei corsi per la formazione delle guardie venatorie, indispensabili per la vigilanza sul territorio. 

Il dibattito sarà ospitato a Castiglione Cosentino martedì prossimo, 12 gennaio, alle ore 16, presso il Piccolo Teatro. Concluderà la manifestazione Gennaro Giuffrè, presidente Regionale Federcaccia.