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Assalto a caveau Sicurtransport, arrestati due latitanti

CATANZARO – La Polizia di Stato ha localizzato e catturato a Giovinazzo, in provincia di Bari, due pericolosi latitanti facenti parte secondo le indagini di gruppi organizzati specializzati negli assalti ai caveau e ai furgoni portavalori.

Gli arresti sono stati fatti da agenti del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Bari, Foggia e Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta – coordinata dalla Procura Distrettuale catanzarese – relativa all’assalto al caveau della “Sicurtransport” di Catanzaro, commesso il 4 dicembre 2016 e che fruttò un bottino di circa 3 milioni e mezzo di euro.

I ricercati, che il 20 aprile scorso erano sfuggiti all’esecuzione di un fermo emesso dalla Dda di Catanzaro, erano all’interno di una masseria ed hanno tentato di fuggire. Nel provvedimento restrittivo è stata contestata l’aggravante delle finalità mafiose, poiché le indagini hanno accertato che il gruppo criminale ha agito in collaborazione con alcuni esponenti di una cosca di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro.
   

 

Catanzaro, presa la banda del caveau, tra i complici un dipendente della Sicurtransport

CATANZARO – La Polizia ha arrestato gli autori della rapina compiuta nel dicembre 2016 al caveau dell’istituto di vigilanza Sicurtransport di Catanzaro. La rapina, messa in atto con metodi paramilitari e l’uso di mitra e sofisticate apparecchiature elettroniche, fruttò oltre 8 milioni di euro. I banditi sfondarono con un mezzo cingolato i muri corazzati del caveau e bloccarono le strade di accesso incendiando 11 auto. Agli arrestati viene contestata l’aggravante della metodologia mafiosa perché una parte dei proventi è stata corrisposta alle famiglie di ‘ndrangheta della zona. Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Catanzaro e condotte dallo Sco e dalle Squadre mobili di Catanzaro e Foggia.
La rapina fu possibile grazie anche ad un dipendente dell’Istituto che fece da basista. Importanti per le indagini le dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia legata ad uno degli organizzatori. Dalle indagini è emerso uno stretto collegamento tra soggetti pugliesi “specializzati nel settore” e basisti locali.