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Calabria: Occhiuto “Depurazione acque, stop rifiuti per strada, e task force anti-incendi”

CATANZARO – “Stiamo lavorando alla depurazione delle acque, e abbiamo iniziato a farlo a novembre non a giugno come si faceva gli scorsi anni. Su questo tolleranza zero, ma il problema del trattamento dei fanghi non si supera in sei mesi”. Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a “Il Giornale”.

“Ci saranno sempre meno rifiuti per strada, ogni calabrese spendeva 320 euro per spedirli in Svezia, la gestione accentrata ci porterà un risparmio consistente, dimezzando i costi. E anche sugli incendi boschivi, dopo la brutta esperienza degli anni scorsi, abbiamo messo in campo una task force, tra droni, Protezione civile, forestali e associazioni: adesso i piromani li becchiamo con le mani nella marmellata”.

Occhiuto: “Se vince c.destra chiederò rigassificatore a Gioia Tauro”

“Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni chiederò al prossimo ministro competente di puntare sul rigassificatore che Sorgenia e Iren sono pronti a costruire, facendola diventare un’opera strategica per il Paese a maggior ragione dopo l’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina”. Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a “Il Giornale”.

“Dentro l’area di Gioia Tauro, diventata una Zona economica speciale, realizzeremo anche una piastra del freddo per un grande polo dell’agroalimentare e raddoppieremo le capacità dell’attuale termovalorizzatore”, sottolinea il governatore azzurro.

“Non ci sono opere strategiche in Calabria previste dal Pnrr. Ho chiesto alle Ferrovie di accelerare sulla dotazione infrastrutturale. Sul tavolo ci sono 30 miliardi, ma sono interventi che non si faranno entro il 2026.
Ma qui nel Mezzogiorno il paradigma dello sviluppo è cambiato. I Paesi del Mediterraneo cresceranno più di quelli dell’Europa, e la Calabria non vuole essere da meno”.

Inquinamento sulla costa tirrenica, denunce e sequestri anche nel cosentino

COSENZA – A partire dalle prime ore del mattino e fino alla tarda serata di ieri, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia – su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Generale di Brigata Pietro Salsano e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, Colonnello Giorgio Borrelli – è stata eseguita l’operazione “Deep”, un intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose, da Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia e per il controllo di mirati obiettivi da personale del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.

 

L’iniziativa trae origine dalla constatazione che soprattutto l’inquinamento acqueo è particolarmente accentuato in Calabria come è possibile evincere da un’osservazione:

– empirica, in relazione al ciclico intorbidimento delle acque marine, che si verifica soprattutto nella stagione estiva quando si registra un aumento della popolazione dimorante sulla fascia costiera;

– clinica, a seguito dei risultati di numerosi accertamenti tecnici eseguiti tramite campionatura delle acque per esami specifici condotti da Enti specializzati;

– statistica, realizzata con l’analisi dei dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che colloca la Calabria tra le ultime Regioni per produzione e trattamento di fanghi provenienti da acque reflue urbane, rapportata alla popolazione residente (cosiddetto indice di potenziale smaltimento non controllato/illecito dei fanghi).

Infatti, per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che nel 2019, in Calabria sono state dichiarate 34.072 tonnellate di fanghi regolarmente trattati a fronte di una popolazione di 1.860.000 abitanti mentre – a titolo meramente indicativo – sono state invece 90.660 le tonnellate dichiarate, sempre nel 2019, per 1.600.000 abitanti nella regione Sardegna e, ancora, 299.814 tonnellate di fanghi trattati dalla Puglia nello stesso anno a fronte di circa 4.000.000 di abitanti.

La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria diretta da Domenico Pappaterra e della Stazione Zoologica Anton Dohrm guidata in Calabria dal Prof. Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.

L’intervento, condotto dai carabinieri in Calabria, è stato particolarmente indirizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate tra cui il Comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e l’intero comparto Forestale.

Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Deep” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, sono stati: impiegati 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 km; controllati un centinaio di obiettivi, tra cui 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento nonché aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe.

Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da ARPACAL e dalla citata Stazione zoologica con 8 teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

Infatti, l’intervento è stato preceduto da un’articolata attività di analisi dei dati informativi, raccolti nel corso dei servizi di controllo del territorio grazie alla capillarità dei presidi dell’Arma, finalizzata ad individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti.

Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha eseguito perlustrazioni in territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti attesa la possibilità che alcune aziende, distanti anche centinaia di metri dal torrente, attraverso tubazioni abusive sversino liquami direttamente nell’alveo fluviale. In una prossima fase, la procedura di verifica sarà ulteriormente approfondita mediante il confronto delle analisi chimico-biologiche eseguite sui campioni prelevati e l’eventuale corrispondenza con i residui prodotti dalle attività che possono aver determinato la contaminazione.

L’operazione “Deep” ha permesso di conseguire importanti risultati sia sul piano preventivo con il suo forte impatto deterrente, sia sul piano repressivo. 13 persone sono state denunciate per reati ambientali, sequestrando 5 siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti. In ben 22 siti sono state riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, nei restanti obiettivi controllati proseguono le verifiche in relazione all’esito dei campionamenti effettuati su acque e terriccio. Sono state elevate sanzioni amministrative per un totale complessivo superiore a 500.000 euro.

Nel dettaglio, in provincia di Vibo Valentia, sono stati sequestrati due siti di depurazione, in quanto in un caso si è riscontrata la presenza di bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta, mentre nell’altro si è accertato un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione. In altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti. Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state riscontrate in altri tre impianti.

Nel Catanzarese, il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per ipotesi di mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, è stata sequestrata la vasca di contenimento dei fanghi. Sempre in provincia, è stato sequestrato un depuratore per ipotesi di malfunzionamento delle linee di depurazione e gestione non conforme alla normativa vigente della struttura.

In ultimo, nel Cosentino, un impianto è stato sequestrato per ipotesi di sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri 7 siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato. L’intervento, condotto ieri per la prima volta in ambito regionale, rappresenta solo l’inizio di una più complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnati i Carabinieri di Calabria anche nei prossimi mesi non solo nel contrasto all’inquinamento acqueo, che comunque interesserà gradualmente tutti i tratti costieri della Regione, ma anche nella lotta ad ogni forma di compromissione dell’habitat naturale dal suolo all’aria, dai centri urbani alle foreste.

Prova di questo impegno costante dell’Arma in Calabria sono i dati riferiti al contrasto ad ogni forma di inquinamento e relativi agli ultimi mesi, sono state riscontrate irregolarità in 15 siti, ritenuti potenzialmente inquinanti, tra cui 1 depuratore, 2 centri di raccolta di rifiuti, 2 lavanderie industriali, 2 officine e 6 esercizi commerciali. In tali occasioni, le irregolarità più frequentemente riscontrate sono state la violazione di norme generali poste a tutela dell’Ambiente, con particolare riferimento all’abbandono illecito, lo smaltimento e il traffico di rifiuti speciali, la gestione non autorizzata di rifiuti, lo sversamento di liquami inquinanti che hanno portato alla denuncia di 36 soggetti ritenuti responsabili della condotta offensiva verso il patrimonio ambientale.

Depurazione, illeciti nell’Alto tirreno cosentino. Eseguite 10 misure cautelari: c’è anche un sindaco

PAOLA (CS) – Nella mattinata odierna, i militari della Compagnia Carabinieri di Scalea, hanno dato esecuzione a 10 misure cautelari emesse dal GIP presso il Tribunale di Paola, dottoressa Rosa Maria Misiti.

Esse hanno riguardato il sindaco di San Nicola Arcella Barbara Mele, 3 responsabili degli Uffici tecnici di comuni dell’Alto tirreno cosentino, vari imprenditori e un tecnico dell’ARPACAL.

L’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni ha ad oggetto una serie di illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione.

In particolare sono state ricostruite condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’Alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.

Alterazione delle acque e accordi sottobanco

E’ emerso dalle indagini che taluni imprenditori hanno violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti afferenti la gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento presso terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, talora anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto . 

In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’ARPACAL che, violando il segreto d’ufficio, concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate  

 

Bisignano, sequestrati depuratori abusivi e fatiscenti

BISIGNANO (CS) – Nei giorni scorsi i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Acri hanno posto sotto sequestro due impianti di depurazione posti nel comune di Bisignano.

Il controllo effettuato nel Comune di Bisignano presso gli impianti di depurazione comunale siti in località “Macchia Tavola” e “Macchia dei Monaci” ha accertato lo stato di fatiscenza e di abbandono degli stessi i quali per struttura e per funzionamento non rispondevano alla normativa di settore.

In particolare le strutture depurative non risultano essere funzionanti e le vasche risultano in completo stato di abbandono. Le acque reflue urbane confluenti verso i due impianti non subiscono alcun trattamento depurativo e nell’impianto di “Macchia dei Monaci” vengono scaricate direttamente nell’adiacente Fiume Crati, mentre per l’impianto di “Macchia Tavola”le acque reflue provenienti dalla rete fognaria confluiscono all’interno di un pozzetto e poi invece di passare per le vasche di depurazione vengono attraverso un by-pass scaricate direttamente sul suolo presso l’argine del Fiume Crati. All’interno degli impianti, entrambi privi della necessaria autorizzazione allo scarico prevista da D.lgs 156/2006, è stato inoltre accertato lo stoccaggio non autorizzato di oltre 3000 metri cubi di rifiuti speciali di origine prevalentemente organica. Tale accertamento ha portato al sequestro dei due impianti, ad elevare sanzione amministrativa e alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di amministratori comunali e gestori dell’impianto per i reati di attività di gestione illecita di rifiuti, distruzione e deturpamento di bellezze naturali e scarico sul suolo in area vincolata.

Posti i sigilli a tre impianti di depurazione nel cosentino

MONTALTO UFFUGO (CS) – Tre impianti di depurazione del Comune di Montalto Uffugo sono stati sequestrati dai Carabinieri Forestale che hanno denunciato i responsabili comunali per violazione della normativa ambientale.

Il controllo degli impianti ha accertato, infatti, che alcune fosse biologiche, nelle frazioni di Commicelli e Santa Maria Castagna, erano sprovviste di autorizzazione allo scarico e, per struttura e funzionamento, non rispondevano alla normativa di settore.

A causa di queste mancanze i liquami, attraverso una conduttura interrata, venivano immessi nelle vasche senza subire alcun trattamento, riversandosi nel suolo e nel sottosuolo fino a giungere nei torrenti appartenenti al bacino idrografico del fiume Crati. Analoga situazione per il terzo impianto di depurazione nella frazione Parantoro, risultato privo di autorizzazione allo scarico e di energia elettrica e in totale stato di abbandono. I liquami finivano sul suolo e in un torrente vicino.

Sequestrati 14 impianti di depurazione, tra gli indagati sindaci, dirigenti e funzionari

REGGIO CALABRIA – La Guardia costiera di Reggio Calabria ha sequestrato nel territorio provinciale 14 impianti di depurazione di acque reflue comunali nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica del capoluogo in cui sono indagate 53 persone.

Tra loro ci sono alcuni sindaci, dirigenti e funzionari delle società che nel tempo hanno gestito gli impianti e dirigenti di uffici tecnici e lavori pubblici.

I sequestri nell’ambito dell’operazione, denominata “Mala depurazione”, sono stati fatti in esecuzione di decreti emessi dal Gip di Reggio Calabria Maria Cecilia Vitolla. Il Dirigente del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria é stato nominato custode giudiziale di tutti gli impianti sequestrati, con facoltà d’uso, con l’obbligo di conformare entro 45 giorni lo stato di fatto e di diritto degli impianti alle prescrizioni di legge e di regolamento applicabili in ragione delle violazioni contestate nei provvedimenti di sequestro.

Foto: Ansa

Impianti di depurazione, in arrivo 260 milioni di investimenti regionali

CATANZARO – Ammontano a circa 260 milioni di euro gli investimenti previsti dalla Regione per il sistema della depurazione in Calabria.
I provvedimenti, approvati nell’ultima riunione di Giunta, sono stati illustrati dal presidente della Regione Mario Oliverio e dall’assessore alle infrastrutture Roberto Musmanno nel corso di un incontro con i giornalisti che si è svolto, oggi, nella sede della Cittadella regionale di Catanzaro e alla quale è intervenuto anche il dirigente generale del Dipartimento Domenico Pallaria.
Nello specifico, gli interventi previsti per affrontare le problematiche riguardanti gli agglomerati/comuni in procedura o potenziale procedura di infrazione sono 138 per un costo complessivo di circa 195 milioni di euro. Per le ulteriori criticità del comparto fognario e depurativo il programma di interventi comprende 128 agglomerati/comuni per un consto complessivo di quasi 64 milioni euro.
Il presidente Oliverio è partito da una considerazione: l’utilizzo sbagliato delle risorse. «In tantissimi anni – ha affermato -, anche di gestione commissariale, è stato speso oltre 1 miliardo di euro di risorse senza riuscire a risolvere il problema e, anzi, producendo solo macerie. Ora abbiamo voltato pagina agendo con una visione di soluzione totale dell’intero problema. Prima di tutto, abbiamo realizzato una mappatura comune per Comune, impianto per impianto, il più aderente possibile alla realtà dei diversi territori. Sulla base di questo censimento, che ci ha consentito di determinare con precisione le risorse realmente necessarie per ciascun agglomerato, abbiamo approvato queste due deliberazioni, una per intervenire rispetto alle problematiche che, nel 2014, hanno portato la Commissione Europea ad attivare procedure di infrazione per il mancato adempimento delle direttive sul trattamento delle acque reflue urbane, l’altra per l’anticipazione e la prevenzione per ulteriori agglomerati, pianificando la loro risoluzione in modo organico e ragionato. Per la prima volta in questo comparto – ha evidenziato ancora Oliverio – le criticità non verranno gestite in emergenza ma si procederà intervenendo in modo risolutivo. Abbiamo scelto di indicare i Comuni come soggetti attuatori con i quali nei prossimi giorni sottoscriveremo le convenzioni con allegato un cronoprogramma, operativo dalla prossima primavera, che dovrà essere tassativamente rispettato. Le risorse che abbiamo previsto – ha rimarcato il presidente – non possono essere sprecate. Devono diventare cantieri in tempi rapidi».
Oliverio, dopo aver messo in rilievo la radicale diminuzione nella scorsa stagione estiva delle aree con divieto di balneazione, ha annunciato che per questa specifica problematica sarà istituito un osservatorio permanente.

Valle Crati e contratto depurazione acque reflue, le perplessità dell’opposizione

MARANO PRINCIPATO (CS) Il gruppo di opposizione Insieme è preoccupato per l’approvazione in Consiglio Comunale di Marano Principato nella seduta del 30/03/2017 del contratto di servizio per lo svolgimento della depurazione acque reflue proposto dal Consorzio Valle Crati.

«Tale contratto di servizio – emerge nel comunicato del gruppo di opposizione- redatto nel 2014 ha trovato sin da subito da parte di diversi comuni notevoli osservazioni. Tra questi comuni anche marano Principato, allora amministrato dal Gruppo Insieme, ha evidenziato con atti le notevoli perplessità legate soprattutto ai costi che genererà negli anni tale operazione. In effetti il problema di fondo sta nella metodologia adottata nella formulazione del contratto di servizi, metodologia che non ha previsto forme di condivisione allargata degli enti. Dalla documentazione analizzata emerge con certezza nel contratto di servizi che per il 2019 è previsto un aumento di costo del servizio di depurazione per il Comune di Marano Principato di circa 67.000 €, passando dunque dai 51.000€ del 2016, pagati al consorzio Valle Crati, ai 118.000 € previsti per il 2019». «Continuando nell’analisi- si legge ancora-  emergono dati ancora più preoccupanti riportati nella tabella di calcolo della spesa annua di gestione del servizio. Infatti se ci si sofferma sui MC annuì di acque reflue inviati in depurazione previsti per il comune di Marano Principato si evidenzia un dato non congruo con il dato ufficiale del 2016. Infatti il 2016 sono state conferiti al depuratore di C.da coda di Volpe acque reflue per circa 450.000 MC mentre dallo schema emergono dati “puramente indicativi “, per come precisato dalla nota del 30/09/2016 del consorzio Valle crati prot n. 2561, nettamente discordanti infatti i MC per il 2017 sono pari a 243.727 e per il 2019 299.224. Pertanto, visto che nella stessa nota del 30/09/2016 il consorzio Valle Crati precisa che l’effettivo onere finanziario dovuto da ogni singolo comune sara determinato sulla base delle risultanze delle misurazioni dei reflui realmente conferiti , da ogni singolo comune, il costo di 118.000 € è da intendersi non “certo” perché generato da una tariffa di 0,39 € a MC e visto che i MC annuì storici sono nettamente superiori a quelli stimati nel contratto di servizio il gruppo insieme crede che il costo possa lievitare sopra i 118.000€ appesantendo la tassazione per i cittadini principatesi. Nel contratto di servizio il consorzio Valle Crati precisa che i MC calcolati saranno al netto delle acque di pioggia però non spiega e non precisa come questo calcolo verrà effettuato, pertanto tante rimangono i dubbi, le perplessità e le incertezze rispetto agli effettivi costi che si genereranno per il nostro ente».  Nel corso del consiglio comunale il gruppo Insieme ha evidenziato tutte queste perplessità ed inoltre ha chiesto chiarimenti al sindaco ed all’intera maggioranza circa il non coinvolgimento dell’opposizione su tale questione nei mesi che hanno proceduto il consiglio comunale. «Il gruppo Insieme- si conclude-  ritiene strategicamente importante arrivare alla formalizzazione del contratto di servizi per dare seguito ai lavori che il progetto di circa 35.000.000€ prevede per i comuni consorziati, però a tale formalizzazione è necessario arrivare con una condivisione e salvaguardia generale degli interessi dei cittadini dei territori coinvolti, pertanto, era necessario continuare, insieme agli altri comuni ancora oggi critici verso tale redazione del contratto, a fare massa critica e propositiva verso una rimodulazione del contratto stesso.Non è giustificabile a nostro avviso oggi prevedere un aumento sostanziale del costo del servizio depurazione a discapito dei cittadini. Nello stesso consiglio comunale da registrare l’aumento della tariffa di concessione dei loculi cimiteriali di durata trentennale passata da 500 € a 1.000 € mentre unica nota positiva per i cittadini di Marano Principato è la riduzione della tariffa Tari. Tale riduzione fa seguito alle precedenti riduzioni previste nel 2015 e 2016 dalla precedente amministrazione. Tutto ciò non può che far emergere la validità del progetto gestione rifiuti avviato da gruppo insieme nei 10 anni di amministrazione ed oggi ereditato dall’attuale maggioranza».

Ambiente, rivoluzione nel campo della depurazione

ROMA – Fallita l’esperienza dei Commissari straordinari, nominati per far fronte allo stato critico della depurazione in Italia e alle procedure d’infrazione relative alla violazione della disciplina europea in materia di acque reflue «l’attività dei Commissari nominati sarà ridotta in capo a un unico Commissario straordinario per la realizzazione e l’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione degli agglomerati urbani oggetto delle due infrazioni». Ad affermarlo è il ministro dell’Ambiente Galletti. Il Commissario unico «dotato dei necessari poteri straordinari ed acceleratori, dovrà dedicarsi in via esclusiva alla realizzazione degli interventi. A ciò si aggiunge il supporto di una segreteria tecnica, composta da un massimo di sei esperti». Il Commissario unico sarà nominato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti i Presidenti delle Regioni interessate (Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto), e resterà in carica per un triennio. «Al Commissario unico sarà corrisposto un compenso costituito da una parte fissa che non potrà superare 50mila euro annui e una parte variabile, nella misura massima di 50mila euro annui, strettamente correlata al raggiungimento degli obiettivi e al rispetto dei tempi di realizzazione degli interventi». I Commissari straordinari «cesseranno dal proprio incarico a far data dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri».

Sistema depurativo in Calabria, pesanti multe in arrivo. M5S incontra i cittadini

Cosenza ( Cs) – Le gravi criticità del sistema depurativo in Calabria hanno contribuito all’apertura, da parte della Commissione europea, dell’ennesima procedura di infrazione per l’Italia. Ben 130 gli agglomerati calabresi che vi rientrano. Proprio in Calabria il Movimento 5 Stelle da sempre s’impegna su questo fronte, carente ad oggi di una seria ed organica programmazione.  Sulle proposte in materia, sulle iniziative portate avanti per il controllo degli impianti depurativi se ne discuterà con la stampa venerdì 6 maggio alle ore 10.30 presso l’ufficio territoriale di Laura Ferrara, c.so Mazzini 175 a Cosenza.
Interverranno i Portavoce al Parlamento europeo Laura Ferrara, alla Camera dei Deputati Paolo Parentela, al Consiglio comunale di Rende Domenico Miceli. Sarà inoltre presente il candidato a sindaco alle prossime amministrative di Cosenza Gustavo Coscarelli. Le multe per le violazioni alle Direttive Ue ricadono immediatamente sulle tasche dei cittadini, gli stessi ai quali viene negato il diritto alla salute e ad un territorio ed un mare pulito. Cosa si poteva fare ma soprattutto cosa si può ancora fare prima che si avvii la stagione balneare.  La classe politica e dirigente continua a gestire il sistema depurativo in forma “straordinaria” pur esistendo “ingredienti” per interventi di adeguamento del comparto: un accurato monitoraggio delle acque, utilizzo trasparente dei fondi e gestione pubblica delle piattaforme depurative. Intanto grazie al progetto “Punto zero acqua” finanziato da Laura Ferrara, dai campionamenti effettuati nella zona industriale di Rende (Cs) sono emersi dati superiori a quanto previsto dalla normativa vigente. Ne è seguita immediata denuncia grazie alla quale l’area è ora sottoposta alla lente d’ingrandimento del Ministero dell’Ambiente. L’attenzione del Movimento 5 Stelle rimane costante affinché i cittadini calabresi abbiano la salute ed il mare che si meritano.