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Facciolla, al via la petizione contro il trasferimento. «Si rischia nuovo insabbiamento caso Bergamini»

COSENZA – Di seguito riportiamo il testo della petizione contro il trasferimento del procuratore capo Eugenio Facciolla dalla Procura di Castrovillari a quella di Potenza, promossa da Concetta Tiano (leggi qui). 

«AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA QUALE PRESIDENTE DEL CSM
On. Sergio MATTARELLA,
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
On. Alfonso BONAFEDE,
AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
Dott. Giovanni SALVI,
AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI CATANZARO
Dott. Otello LUPACCHINI,
AL PRIMO PRESIDENTE DELLA SUPREMA CORTE
Dott. Giovanni MAMMONE,
ALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI
Pres. Dott. Luca PONIZ ,

Sgomenti ed increduli ci ha lasciati l’assurdo provvedimento intrapreso nei confronti di un Magistrato italiano di grandissimo rilievo e spessore morale, quale il dott. Eugenio Facciolla Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari
(CS).
La sezione disciplinare del CSM, ha deciso la misura cautelare del trasferimento di sede con cambio di funzioni.
Questa decisione viene spiegata con una motivazione alquanto discutibile, sulla quale tutto il Paese si sta interrogando.
Il dott. Facciolla dovrà andare a Potenza come “semplice” giudice civile per aver violato, secondo la relazione della togata Paola Braggion, i doveri di imparzialità, correttezza e riserbo. Avrebbe fornito, a chi non era legittimato, dati sensibili, abusando della sua funzione favorendo una società che si occupa di intercettazioni.
Il provvedimento fa seguito all’inchiesta della Procura di Salerno che vede il dott. Facciolla indagato per atto contrario ai doveri d’ufficio. Quello che ci lascia
meravigliati è che il provvedimento possa essere stato adottato per comportamenti per i quali a Salerno è intervenuta l’archiviazione su richiesta del Pm.
Altro dato singolare è che per l’archiviazione non si è avuta cura di diffondere la notizia, cosa che, al contrario, è accaduta nel momento dell’apertura delle indagini.
E’ risaputo che il dott. Eugenio Facciolla non sia un Procuratore Capo qualsiasi, ma un magistrato integerrimo, una persona realmente per bene, con alle spalle una carriera di vera lotta alla criminalità organizzata e non, basti pensare al caso Bergamini. E’ stato proprio Facciolla a far riaprire le indagini sulla misteriosa morte del calciatore del Cosenza Donato Bergamini, fatta passare per suicidio. Si era quasi giunti alla verità, dopo trent’anni di depistaggi. Ed invece ora, col suo trasferimento, si rischia che tutto venga di nuovo insabbiato.
Un uomo schivo, lontano dalla mondanità e da quei salotti dove, invece, chi li frequenta cerca solo notorietà. Forse proprio questo dà fastidio di un uomo come Facciolla ? Ci sono “poteri” che tremano sotto il peso delle sue azioni o decisioni ?
Noi sottoscritti cittadini, che ancora crediamo nell’alto senso dello Stato e nella Magistratura libera da pressioni di qualsivoglia natura, chiediamo che il Paese intero si muova a favore del dott. Facciolla e del Suo reintegro immediato.
Chiediamo che il CSM, nella persona del Suo Presidente, voglia respingere questo provvedimento.
Ci auguriamo che l’Organo di autogoverno possa tener conto della solidarietà manifestata al Procuratore Capo Facciolla, evitando, così, quell’isolamento che distrugge e devasta più di ogni altra cosa.
Con questa petizione non vogliamo condizionare l’autorità competente, che sarà chiamata ad esprimersi sul caso nel pieno diritto delle proprie decisioni, ma
sensibilizzare la Stessa a valutare attentamente i fatti, affinchè lo stesso Magistrato possa essere al più presto reintegrato e possa proseguire quell’attività che lo vede impegnato, da oltre vent’anni, ovvero ricercare la Verità dietro cui, spesso, si nascondono personaggi potenti e settori deviati dello Stato.
Con questa sottoscrizione diamo voce ai cittadini semplici, liberi da condizionamenti politici o da altro, mossi soltanto da senso di giustizia e lealtà verso un fedele servitore dello Stato e verso una terra, la Calabria, figlia di un Sud tanto bello ma altrettanto martoriato.
La Calabria e l’Italia tutta hanno bisogno di Uomini del calibro del Dott. Eugenio Facciolla.».

Link della petizione qui.

Per ulteriori informazioni e per aderire alla petizione si può scrivere a t.concetta@yahoo.it.

Bergamini, raccolta firme contro trasferimento Facciolla

COSENZA – Parte da Roma, e precisamente dalla signora Concetta Tiano, calabrese originaria di Corigliano-Rossano e dipendente della Città Metropolitana di Roma Capitalela mobilitazione popolare per il  trasferimento di sede e di funzione, deciso nei giorni scorsi dalla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, riguardante il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla (foto).

«Per chi è mio amico davvero, e soprattutto per chi crede ancora alla Giustizia: facciamoci sentire, non lasciamo solo un magistrato che in Calabria ha fatto arrestare tantissimi delinquenti» 

L’iniziativa è finalizzata a far giungere una corposa raccolta di firme contro il trasferimento del magistrato, da inviare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in qualità istituzionale di Presidente del Consiglio superiore della magistratura, al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al procuratore generale della Corte di Cassazione, al procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro, al primo presidente della Corte di Cassazione ed agli organi d’informazione, «per contribuire a far giungere la voce dei cittadini onesti che insistono nel credere nella magistratura».

Per contattare la dottoressa Tiano si può scrivere a t.concetta@yahoo.it.

Donata Bergamini: «Vorrei tanto conoscere le ragioni»

E sul trasferimento di Facciolla da Castrovillari a Potenza torna a parlare Donata Bergamini, la sorella del calciatore Denis ucciso nel 1989, sul cui caso stava indagando il procuratore. «Sul caso Facciolla sollevato ad orologeria inquietante da alcune testate giornalistiche ho una riflessione da fare: sono trent’anni che mi occupo di Giustizia, quanto basta per capire cosa sta succedendo nell’uso assolutamente disinvolto del possesso di notizie riservate che mai senza il consenso di qualcuno tenuto al segreto, avrebbero potuto essere propalate. Vorrei tanto conoscere le ragioni che hanno reso necessario un provvedimento così invasivo ed eccezionale», queste invece le ultime dichiarazioni di Donata Bergamini.

Trasferimento Facciolla, gruppo “Verità per Denis Bergamini” annuncia manifestazione al tribunale di Cosenza

COSENZA – Dopo le parole di grande rammarico di Donata Bergamini, anche l’associazione “Verità per Denis Bergamini” fa sentire la sua voce a seguito del trasferimento, dalla Procura di Castrovillari a quella di Potenza, del magistrato Eugenio Facciolla che aveva riaperto il caso sulla morte di Denis Bergamini per assicurarne i responsabili alla giustizia.

Anche il gruppo, proprio come aveva fatto in precedenza la sorella del calciatore ucciso nel 1989, esprime quindi grande preoccupazione in quanto si teme che gli sforzi fatti finora non vengano vanificati a seguito della decisione del CSM su Facciolla.

«A 30 anni esatti dall’omicidio di Denis Bergamini – si legge nel comunicato -, proprio quando la società civile si aspettava una svolta definitiva della vicenda, il procuratore Facciolla, titolare della nuova inchiesta, viene trasferito a Potenza dalla sezione disciplinare del Csm.

Senza voler entrare nel merito di questa decisione, esprimiamo la nostra fondata preoccupazione sull’evoluzione della vicenda giudiziaria che riguarda Denis. Per troppi anni abbiamo assistito, in colpevole silenzio, ad una gestione approssimativa e superficiale del caso Bergamini. Non possiamo accettare che una Verità raggiunta con tanti sforzi e sacrifici venga accantonata a causa di episodi esterni e scelte amministrative che potrebbero definitivamente bloccare tutto».

La mobilitazione

«Per questa ragione – è scritto ancora nella nota diffusa su Facebook -, ci troveremo tutti sabato 7 dicembre 2019, alle ore 15:00, all’ingresso del tribunale di Cosenza, per manifestare la nostra preoccupazione e il nostro dissenso e chiedere garanzie sulla corretta gestione delle prossime fasi giudiziarie. Denis e la sua famiglia hanno già subito troppe ingiustizie, non lasciamoli soli in questo momento, unitevi a noi nella richiesta di Giustizia».

Alla manifestazione ha fatto sapere che interverrà la stessa Donata Bergamini.

 

Procura Castrovillari, Facciolla trasferito a Potenza. Preoccupazioni per il caso Bergamini

Maxi blitz sulla costa ionica cosentina, 15 fermi

CASTROVILLARI (CS) -Alle prime luci di questa mattina è stata svolta una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza che ha portato all’esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, nei confronti di quindici soggetti, tra cui due donne, a vario titolo resisi responsabili di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato ed alla ricettazione di legname nonché, per alcuni di essi, di furti di autovetture utilizzate per il trasposto dello stesso.

Oltre al reato associativo, vengono contestati ad alcuni degli indagati i reati di estorsione, sia tentata sia consumata per diversi episodi, un tentato omicidio, una serie di furti in abitazione, danneggiamenti seguiti da incendio nonché riciclaggio.

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Tedesco Giuseppe, classe 1972, De Martino Leonardo, classe 1972, De Martino Luigi, classe 1973, De Martino Pasquale, classe 1997, De Martino Luigi, classe 1993, De Martino Natale, classe 1967, Faustini Giuseppe, classe 1980, Larocca Gennaro, classe 1982, Macaretti Nicola, classe 1981, Macaretti Antonio, classe 1990, Macaretti Domenico, classe 1952, Lizzano Michele, classe 1963, Tavernise Maria Antonietta, classe 1996, Vulcano Rosaria, classe 1982, Curia Vincenzo, classe 1964.

Le attività di indagine sono scattate a seguito del tentato omicidio di un allevatore rossanese, occorso all’inizio di gennaio 2018: nell’occasione i militari dell’Arma furono chiamati a seguito di una segnalazione da parte della persona offesa, la quale raccontava di essere stato attinto da colpi di fucile nell’area montana di Rossano mentre era a bordo del proprio fuoristrada. Nell’occasione, solo per caso fortuito i colpi finirono sul montante del fuoristrada e l’allevatore ne uscì sostanzialmente illeso. Le investigazioni, quindi, condotte sia con attività tecniche ma anche con escussione di persone informate sui fatti e attività investigative tradizionali, hanno mostrato come una vera e propria organizzazione avrebbe gestito le attività di taglio abusivo di legname nelle aree montane di Rossano e come, a vario titolo, i partecipanti all’associazione avrebbero dato il loro contributo sia nel vero e proprio taglio, ma soprattutto nella ricettazione del legname depezzato che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali: le attività di taglio, come verificato attraverso sopralluoghi tecnici, avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee quali Siti di Interesse Comunitario “Habitat”. Per effettuare le operazioni di taglio, alcuni degli indagati inoltre, avrebbero effettuato una serie di furti di fuoristrada che venivano poi trasferiti in aree difficilmente accessibili nelle zone boschive di Rossano e Longobucco ed utilizzati per il trasporto del legname.

Proprio la volontà di sfruttare le aree naturali sarebbe anche alla base di un tentativo di estorsione nei confronti del citato allevatore e commesso da quattro degli indagati nel novembre 2017, allorquando la vittima, recandosi presso il proprio appezzamento di terreno in località Conche di Longobucco, trovò un ovile completamente bruciato denunciando anche il furto di alcuni capi di bestiame e l’uccisione di altri. Da quanto ricostruito nel corso delle investigazioni, il gesto avrebbe voluto incutere timore all’allevatore, costringendolo a liberare il proprio terreno al fine di avvantaggiare gli interessi e le dinamiche criminali dell’associazione.

Sempre nel corso delle indagini è emerso come, in talune aree montane di Rossano due dei fermati avrebbero posto in essere anche delle estorsioni consumate in danno di dieci proprietari di immobili: questi ultimi, sotto la minaccia di danneggiamenti ed angherie avrebbero sborsato una quota annuale ai due fratelli per le attività di controllo, la c.d. guardiania nonché per i lavori di manutenzione necessari nel corso dell’anno.

Ad alcuni degli odierni indagati, poi, vengono contestati una serie di furti in abitazione avvenuti in Corigliano Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali venivano asportati vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici: in taluni casi venivano appiccati anche degli incendi all’interno delle abitazioni, creando maggiormente danno ed ingenerando un particolare allarme sociale nella popolazione.

In un caso, un partecipante all’associazione per delinquere avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola al fine di giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle Forze dell’Ordine: per tale motivo viene contestato il reato di riciclaggio.

L’attività investigativa svolta dagli uomini della Compagnia di Rossano, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Luca Primicerio e diretti dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari Dott. Eugenio Facciolla, ha permesso di far luce su un fenomeno criminale molto sentito dalla popolazione e che, per la prima volta, viene aggredito in maniera particolareggiata nonostante le difficoltà legate all’ottima conoscenza delle aree montuose da parte degli indagati e la contestuale morfologia del territorio. Proprio gli accertamenti svolti in queste aree, hanno permesso di documentare che, nel tempo, i tagli abusivi avrebbero fruttato illegalmente centinaia di migliaia di euro. Inoltre, dall’attività info-investigativa è emerso come da parte degli indagati non vi fosse alcuna remora nel depauperare il patrimonio boschivo del territorio, anche abbattendo alberi secolari tutelati da apposite normative a carattere comunitario.

Per dodici degli odierni indagati si sono aperte quindi le porte del carcere di Castrovillari, mentre due donne sono state tradotte presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari; soltanto per uno di loro, il provvedimento è stato notificato presso la Casa Circondariale di Castrovillari, essendo già sottoposto a misura cautelare in carcere per altra causa.

L’operazione ha coinvolto oltre centoventi militari dell’Arma ed è stata eseguita con il supporto del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e unità cinofile nonché di un velivolo dell’8° nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

Truffa all’Inps, 197 denunce per falsi braccianti agricoli

CASTROVILLARI (Cs) – Un truffa ai danni dell’Inps per circa 830 mila euro, è stata scoperta dai finanzieri della Compagnia di Castrovillari, coordinati dalla Procura guidata da Eugenio Facciolla, che hanno denunciato 195 falsi braccianti agricoli e i due titolari di un’azienda.

L’impresa presentava all’Ente previdenziale denunce aziendali e trimestrali dove indicava la fittizia conduzione di terreni agricoli, nonché l’attestazione di impiego di operai, mai avvenuto, per consentire l’indebita riscossione di indennità di disoccupazione, malattia e maternità.

Nel corso delle indagini, coordinate dal pm Antonino Iannotta e svolte con la collaborazione degli uffici Inps di Cosenza e Castrovillari, i finanzieri hanno accertato che il proprietario dei terreni non aveva concesso in fitto ai titolari dell’azienda agricola i fondi per le coltivazioni.

Sono emerse 25 mila giornate lavorative mai effettuate.

I titolari dell’impresa e i falsi braccianti sono stati denunciati per falso e truffa ai danni dello Stato.

Donna uccisa a Cassano allo Jonio. Fermato il marito

CASSANO ALLO JONIO – Una donna di circa 40 anni, Romina Iannicelli, è stata uccisa a Cassano allo Jonio nel cosentino. Per colpire la vittima sarebbe stata utilizzata “un’arma impropria e non convenzionale”. A trovare il cadavere sono stati alcuni familiari che avevano un appuntamento con lei per delle commissioni. L’omicidio è avvenuto nell’appartamento dove la donna viveva con il marito. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale tenenza che hanno avviato le indagini. Acquisite alcune immagini della videosorveglianza della zona. La vittima era la sorella di Giuseppe Iannicelli, l’uomo di 52 anni ucciso a colpi di arma da fuoco il 16 gennaio 2014, sempre a Cassano allo Ionio, assieme al nipotino di tre anni, Cocò, e alla compagna marocchina Ibtissam Touss, di 27 e i cui corpi vennero poi dati alle fiamme. La parentela con l’uomo ucciso, comunque, non viene ritenuta collegata in alcun modo al delitto della donna che secondo le ipotesi avanzate dagli inquirenti sarebbe l’ennesima vittima di femminicidio. Sul posto, per le indagini, è arrivato il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla che insieme alle forze dell’ordine sta tentando di capire cosa sia successo, dal momento, come dichiarato dal magistrato «nell’appartamento c’era molta confusione e non sappiamo ancora se sia stata creata prima o dopo il delitto». I carabinieri hanno rintracciato e fermato Giovanni De Cicco, marito della donna. Sarebbe stato lui ad uccidere la moglie. La donna sarebbe deceduta a seguito di un trauma cranico dovuto ad alcuni colpi ricevuti con un oggetto contundente. «L’avrebbe prima picchiata, un vero e proprio pestaggio, e poi colpita con un bastone, e avrebbe tentato di soffocarla, forse con un cavo del telefono», ha detto all’Agi il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Il corpo della donna è stato intanto trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Rossano per l’esame autoptico.

 

Muore detenuto nel carcere di Rossano, aperta un’indagine

CASTROVILLARI (CS) – La Procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta e iscritto nel registro degli indagati due persone in relazione alla morte di un detenuto avvenuta nel carcere di Rossano il 12 marzo scorso.

L’uomo, Andrea Cavalera, di 41 anni, di Gallipoli (Lecce), era recluso dallo scorso ottobre e doveva scontare un altro anno per detenzione di un’arma e lesioni.

«Si tratta di un atto dovuto per chiarire le cause della morte»  ha detto il procuratore capo Eugenio Facciolla. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la mattina del 12 marzo Cavalera, fu trasportato nell’ospedale di Rossano per problemi respiratori. In seguito gli fu diagnosticata una broncopolmonite e in serata è morto per insufficienza respiratoria. Oggi dovrebbe essere conferito l’incarico per l’autopsia sul corpo dell’uomo.

Fonte e foto Ansa

Tragedia del Raganello, sette persone finiscono nel registro degli indagati

CASTROVILLARI (CS) – La Procura della Repubblica di Castrovillari ha emesso sette informazioni di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia delle gole del torrente Raganello che il 20 agosto scorso ha provocato la morte a causa di un’onda di piena di 10 escursionisti.

Gli avvisi sono stati emessi, ha riferito il Procuratore Eugenio Facciolla, «in considerazione degli atti istruttori irripetibili che devono essere effettuati. E’ doveroso, oltre che obbligatorio, che la giustizia dia una risposta rapida»

GLI INDAGATI

Sono stati iscritti nel registro degli indagati i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno,  il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, Gaetano Gorpia, dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali, e le guide escursionistiche Giovanni Vancieri e Marco Massaro.

 

Gole del Raganello, primo sopralluogo dei consulenti nominati da Facciolla

CIVITA (CS) Primo sopralluogo oggi dei consulenti nominati dal procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla sulle gole del Raganello, dove il 20 agosto scorso sono morte 10 persone per un’onda di piena.

I tecnici hanno ispezionato sia il tratto a valle che quello a monte del torrente, prima dall’alto a bordo di un elicottero dell’Elinucleo dei carabinieri di Vibo Valenzia e poi dal basso a bordo di fuoristrada dei carabinieri forestali delle stazioni di Castrovillari e Civita. I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero ispezionato anche alcuni punti ritenuti critici delle gole a monte del luogo della tragedia nell’ipotesi che si sia verificato un accumulo di detriti che avrebbe poi dato vita all’onda di piena. Le verifiche, tuttavia, avrebbero escluso frane o crolli di grande significatività. «E’ stata – ha detto dal canto suo Facciolla – una giornata dura e impegnativa, ma proficua. Ssono stati raccolti importanti elementi anche a prescindere dalle indagini su quanto accaduto».