Archivi tag: games

[#NerdInterview] Intervista allo youtuber Jakidale

Durante Le Strade del Paesaggio abbiamo scambiato due chiacchiere con Jakidale, nome d’arte di Jacopo D’Alesio, il giovanissimo youtuber che fa dei giochi mobile il suo campo di battaglia preferito.

Risucite ad indovinare quale yotuber, presente durante la manifestazione, ha ispirato la domanda sulle classifiche?
Fine della conversazione in chat
Digita un messaggio…

 

 

Intervista a cura di Daniele “Icelo” Pezzolla
Riprese e Montaggio a cura di Daniele “Ink” Ferullo

[#5Picks] Cinque Titoli +1 da tenere in Tasca

Durante le scorse Strade del Paesaggio abbiamo intervistato il giovanissimo Jakidale, nome d’arte di Jacopo D’Alesio, youtuber ed appassionato di gaming.

Durante l’intervista, che potrete trovare molto presto su Nerd30, una delle domande era di stilare una sua top five di giochi mobile. Jacopo inserì nella sua classifica titoli conosciutissimi come l’immancabile Clash (titolo di punta del suo canale), e la versione portatile del gioco a cubetti più famoso di sempre: Minecraft.

A circa un mese di distanza dalla chiusura del festival, proviamo a dare la nostra versione di quella Top 5 tanto discussa in redazione.

Sì, Clash davvero non ci va giù.

 

The World Ends With You – Mobile Version  

Si può stilare una classifica senza dare un rispettoso occhio al passato? Molte volte no e questa non fa eccezione. The World Ends With You, da qui in poi abbreviato con T.W.E.W.Y., altro non è che il porting per dispositivi mobile dell’omonimo titolo sviluppato da Square Enix per Nintendo DS. Svariati miglioramenti sono stati apportati alla versione mobile tra cui una completa e doverosa ri-mappatura dei controlli, così da ovviare alle discrepanze tra i supporti fisici, ed un restyling degli sprite dei personaggi. Menzione d’onore va alla colonna sonora del titolo, chi vi scrive tuttora sporadicamente ascolta pezzi tratti dall’ost. Unica pecca è il prezzo decisamente elevato (attualmente ben ancorato sui 15 dollari ) per chi è abituato a comprare titoli su piattaforme Android, dove normalmente la fascia di prezzo si assesta sul paio d’euro nel peggiore dei casi.  

Heartstone: Heroes of Warcraft

Se c’è una cosa che si sposa incredibilmente bene con i piccoli schermi degli smartphone sono i giochi di carte. L’assenza dei ritmi frenetici di altri titoli presenti sugli store rende questi titoli strategici una solida opzione per chi intende impiegare una decina di minuti in completo relax. Dopo un cappello simile come si può non citare uno dei massimi esponenti del genere? In principio sviluppato da Blizzard per Pc e Mac, Heartstone raggiunge il mercato mobile nei primi mesi del 2014. Da quel momento, forte del costante flusso di aggiornamenti, espansioni e bug-fix, è saldamente rimasto tra le classifiche dei giochi più scaricati. Come al solito non è tutto oro ciò che luccica, anche la perla di Blizzard presenta un neo non trascurabile: malgrado il gioco presenti un buon sistema di grinding per acquisire carte via via più potenti, le avventure (espansioni che permettono al giocatore di conquistare carte altresì introvabili) rilasciate nel corso degli anni rimarranno comunque a pagamento.

Reigns

Regnare su un esercito di teste calde non è mai semplice, soprattutto quando bisogna armonizzare ben quattro fazioni. Ecco il principio su cui si basa Reigns. In questo singolare titolo, disponibile per Android ed iOS, ci troveremo ad impersonare un regnante oberato dalle questioni burocratiche tipiche di un regno in guerra. L’unico dettame che viene comunicato al monarca appena investito è il sopravvivere alla sua corte bilanciando saggiamente i quattro parametri che reggono il regno: Chiesa, Popolo, Esercito e Denaro. Qualora uno dei questi quattro parametri dovesse salire o scendere oltre una certa soglia chi ne farà le spese sarà ovviamente il nostro re, che si troverà costretto a concedere lo scettro al suo successore in maniera più o meno violenta. Lo stile grafico tipico dell’applicazione malgrado sia molto essenziale, risulta piacevole alla vista e non affatica gli occhi anche se giocato su schermi non troppi generosi.   

Hitman Go

Cravatta rossa, giacca nera ed immancabile codice a barre sulla nuca.

Basta poco per rievocare alla mente l’immagine di Agente 47: protagonista indiscusso della serie stealth Hitman. Ma cosa accade se aggiungiamo al mix una base tipica dei soldatini verdi che fin da piccoli abbiamo imparato a conoscere? Il Risultato è Hitman Go, una più che riuscita fusione tra un Hitman classico ed un gioco da tavolo. Il titolo Square Enix presenta le stesse meccaniche adottate in un tipico gioco della serie: la memorizzazione di traiettorie dei nemici, il recupero di travestimenti sul posto e l’assassinio furtivo del bersaglio designato ma con un’unica differenza, un’azione per turno. Infatti la controparte mobile di 47, checché ne dica la parola, può muoversi di una casella per azione per poi cedere insindacabilmente il testimone a gli altri personaggi presenti su schermo. Visto il prezzo decisamente contenuto ( poco meno di un euro ) e l’alta rigiocabilità del titolo recuperare Hitman Go è qualcosa di caldamente consigliato.  

Pixel Dungeon

E’ vero, di dungeon-crawler l’app store è pieno, ma in pochi vantano un successo tale da contare svariati cloni e seconde edizioni. E’ il caso di Pixel Dungeon: il titolo infatti conta svariate fork che deviano più o meno largamente dalla release principale, molte non fanno altro che aggiungere oggetti o collezionabili, mentre alcune mitigano la crudeltà tipica del gioco (la morte è permanente, quindi si riprende ad ogni nuova run dal livello 1)  rendendo l’esperienza meno frustrante. Tuttavia tutti i branch del gioco hanno in comune il recuperare al 26esimo livello l’Amuleto di Yendor, azione che sancisce la fine del gioco. Ogni run di Pixel Dungeon inizia con la scelta del proprio personaggio tra le quattro classi disponibili ( guerriero, mago, ladro e cacciatrice ) e continua con la lunga e difficile discesa all’interno di un sistema fognario infestato da creature sempre più temibili. Per il prosecuzione della discesa il giocatore dovrà sfoggiare una magistrale gestione dei consumabili a sua disposizione e alle volte non disdegnare una fuga molto poco virile.

Pixel Dungeon normalmente avrebbe chiuso la nostra rassegna di titoli legati al mondo Android / iOs tuttavia il 5Pick di questo mese ha il piacere di ospitare un sesto consiglio, curato da Jewel, redattore di vecchia data che alcuni ricorderanno per le sue collaborazioni con Spaziogames.   

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas

Menzione d’onore per l’ormai vecchio Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas. Il titolo, sviluppato dai ragazzi di Cornfox & Bros, è un action-adventure estremamente simile (quasi un rip-off) ai più cartoonistici episodi della celeberrima serie di The Legend of Zelda, in particolare Wind Waker e Spirit Tracks. Oceanhorn mette il giocatore nei panni di un giovane ragazzo che, al suo risveglio, scopre che il padre è scomparso lasciando dietro sé solo un vecchio quaderno e un misterioso ciondolo. Da qui parte la quest per il ritrovamento del genitore attraverso un mondo fantastico e un mare inesplorato pieno di segreti da scoprire e misteri da svelare. Un titolo sicuramente accattivante, soprattutto per i giocatori mobile che non possono fruire della serie di Zelda per mancanza di console Nintendo.

Con Oceanhorn come fanalino di coda terminiamo qui la nostra rassegna ispirata ai giochi mobile. Fateci sapere se avete provato uno o più titoli elencati e aggiungete nei commenti la vostra Top 5.

 

Daniele “Icelo” Pezzolla
Andrea “Jewel” Rubino

[#Games] Localhost, hai mai pensato a ciò che accade quando premi su delete?

Nella stragrande maggioranza di culture esistenti a questo mondo, l’arrecare danno, il ferire o uccidere un nostro simile è considerato reato. Ma cosa accade se trasponiamo queste stesse leggi in un’interazione uomo macchina?

Questo è il dilemma amletico che ci pone difronte LOCALHOST. Il gioco, nato dalla mente di Sophia Park, Penelope Evans, Arielle Grimes e Christa Lee, racconta il primo giorno di lavoro di un amministratore di sistema, svegliato in piena notte dal proprio capo per un lavoro “urgente”.

La commissione è semplice: cancellare il contenuto di 4 dischi spediti da un cliente alla nostra azienda.

Dopo questa brevissima introduzione il titolo ci pone dinnanzi alla minimale interfaccia di gioco: l’androide di test sullo sfondo, struttura attraverso la quale interrogheremo i “ghost” presenti nei dischi rigidi, ed i quattro drive contrassegnati da 4 colori differenti sulla destra.

Ogni colore rappresenta una personalità diversa e una volta scelta l’ia con cui vorremmo discutere basterà introdurla nell’androide, quello che arbitrariamente viene chiamato “Local’s body”, il corpo di Local. Ad ogni avvio la ginoide verrà scossa da un sussulto e si animerà in modo coerente con il contenuto del drive: più agitata sarà l’intelligenza artificiale in questione più i movimenti del robot rispecchieranno questo malessere attraverso movimenti sconnessi e frasi incoerenti.

“Localhost ha le potenzialità ma non si applica…”

Malgrado il concept accattivante e le interazioni uomo macchina che altalenano tra i più banali cliché e palesi genialità, Localhost non riesce a convincere il giocatore nemmeno come storia interattiva. La necessità di terminare il gioco più volte per assimilare informazioni altrimenti celate, la carenza di finali significativi unite ad una trama ristretta per alcuni dei drive rendono la narrazione inconsistente, difetto non trascurabile per un titolo che fa dello storytelling il suo principale punto di forza. Nemmeno la discreta colonna sonora riesce a tenere l’utente incollato allo schermo, pur vantando un tema personalizzato per ogni singolo androide.

IN CONCLUSIONE

Localhost si dimostra una buona idea mal gestita, qualora la vostra voglia di cyberpunk non sia stata soddisfatta da questo singolare indie, il nostro Mr. ha stilato un suo personalissimo podio di giochi sci fi con cui potrete appagare la vostra voglia di circuiti e metallo.

 

Daniele “Icelo” Pezzolla

[#Print&Play] Divertimento a costo (quasi) zero in qualsiasi momento – parte 1

Quante volte ci siamo trovati di fronte al gravoso problema di trovare amici che condividessero con noi la passione per i giochi da tavolo?

Quante volte è capitato di trovarsi soli in casa e di volere fare qualcosa di più del guardare la solita serie tv? Ma, soprattutto, quante volte è capitato di voler giocare a qualcosa di nuovo ma di trovare il negozio di fiducia chiuso e gli amici tutti in vacanza? Se state mentalmente rispondendo “tantissime volte” con un triste sospiro, sappiate che c’è una soluzione per voi: i Print&Play, letteralmente stampa&gioca.

Per avere questi giochi, è sufficiente scaricare i file (di solito freeware) contenenti mappe, carte o eventuali segnalini, stamparli (magari su cartoncino per evitare che si rovinino troppo facilmente) e voilà, “il gioco è fatto”! Per trovarli potete provare a googlare i nomi o, più velocemente, andare sul sito BoardGameGeek in cui potete reperire un’infinità di titoli.

Tuttavia, il mondo dei Print&Play in solitaria è forse vasto tanto quanto quello dei fratelli maggiori, i giochi in scatola, perciò abbiamo deciso di dedicargli più puntate, ognuna corredata di una lista di quelli che sono i titoli più curiosi o più divertenti, così da potervi orientare e scegliere il gioco più adatto a voi.

Iniziamo con il genere “in my pocket” (“nella mia tasca”), riferito al formato facilmente trasportabile di questi titoli. Tutti si basano più o meno sulle stesse regole e pressappoco hanno la stessa dinamica di gioco. Segnaliamo il fatto che, purtroppo, non tutti sono disponibili in lingua italiana ma anche con una minima conoscenza dell’inglese, ve la caverete benissimo!

Zombie in my pocket

zombie in my pocket

In Zombie in my pocket, il mondo è stato colpito da un misterioso virus che trasforma le persone in zombie. Siamo rimasti dentro casa e solo noi possiamo salvare l’umanità, ma abbiamo tempo fino a mezzanotte, dopodiché non ci sarà più speranza per nessuno!

zombie2

Zombie in my pocket è il capostipite di tutte le altre proposte che sono presenti in questa lista poiché ognuno, a modo proprio, si ispira alle sue meccaniche di gioco. Si compone di 9 tessere azione, 16 tessere ambiente (8 esterne e 8 interne) e regolamento. Il tutto contenuto in una pratica scatola grande poco più di un mazzo di carte!

Pirates in my pocket

pirate in my pocket

Spin-off di Zombie in my pocket, anche in questo caso ci troviamo di fronte a orde di zombie, ma questa volta lo scenario è diverso: siamo a bordo di una nave e i mostri sono i marinai!

Come già detto, la dinamica di gioco è per lo più la stessa e il numero di componenti non differisce di molto: 9 tessere azione, 32 tessere ambiente e regolamento.

Airborne in my pocket

airborne in my pocket

Nonostante le affinità con gli altri due titoli, questo gioco è di gran lunga più complesso, sia nella storia, sia nello svolgimento.

Siamo nel 1944, precisamente nella notte precedente lo sbarco in Normandia. Gli Alleati vengono paracadutati sul territorio nemico, ma i tedeschi con la loro contraerea riescono a spazzare via quasi tutti i soldati che trovano in un luogo molto più lontano rispetto al previsto. Tu sei fra questi soldati, hai perso tutto il tuo equipaggiamento e hai pochissimo tempo per attraversare il territorio e sabotare i tedeschi prima che i tuoi compagni sbarchino sulla costa.

airborne2

Abbiamo a disposizione un numero di componenti contenuto che rende facile la trasportabilità: 10 carte evento, 16 carte ambiente (8 esterno e 8 interno), 1 segnalino. La particolarità di questo titolo è che dispone anche di diverse espansioni che aggiungono campagne, obiettivi, tessere e segnalini.

10.000 in my pocket

10000 in my pocket

Si cambia scenario o meglio epoca storica. Siamo nell’antica Grecia e 10.000 soldati persiani minacciano Sparta. La città è in pericolo e tu dovrai impersonare l’eroe che condurrà il Regno alla vittoria, attraversando peripezie e pericoli ed espugnando “Il Trono”, il luogo segreto dove si trovano i nemici!

10000 in my pocket2

Come per gli altri titoli, il materiale è ridotto a poche tessere (16 in totale), per un’avventura a portata di mano, veloce e giocabile ovunque.

 

Ora che avete qualche titolo da provare, vi lasciamo al vostro gioco e ci vediamo alla prossima puntata!

Noemi Antonini

“Dig & Play”, la sepoltura dei giochi Atari

Nell’anno del 45esimo anniversario dall’uscita della console Atari 2600, ripercorriamo insieme la storia di uno degli avvenimenti più controversi e discussi della storia dei videogiochi.

spazzatura retrogame

Avvenuta nel 1983, la sepoltura dei videogiochi Atari è una delle storie più affascinanti dell’ambiente video ludico e affonda le sue radici nella profonda crisi che colpì il colosso statunitense nel 1982.

Atari ha avuto il suo grande e scoppiettante periodo di crescita tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli 80, arrivando ad aggiudicarsi oltre l’80% del mercato dei videogiochi di allora, con un fatturato che superava abbondantemente i 2 miliardi di dollari. Nonostante gli ottimi presupposti con cui era partita, Atari iniziò un lento e inesorabile crollo, sia a causa delle mosse sbagliate dell’allora amministratore delegato Ray Kassar, sia a causa dei fallimenti registrati nella produzione dei videogiochi.

atari

Atari, infatti, era famosa per aver portato nelle case dei gamer quei titoli che normalmente potevano essere goduti solo nelle sale giochi come Space Invaders e Asteroids, perciò decise di puntare tutto sulla conversione del popolare gioco Pac-Man per Atari 2600, arrivando a produrne una quantità esorbitante di cartucce, circa 12 milioni, quando in tutto il mondo erano state vendute “solo” 10 milioni di console. Mossa azzardata? Molto probabilmente sì: in casa Atari ci si basava sulla convinzione che i videogiocatori avrebbero fatto carte false pur di poter giocare contro i fantasmini direttamente dal divano di casa propria e che avrebbero acquistato la console anche solo per aggiudicarsi questo privilegio.

Ma le cose non andarono come sperato

La versione per Atari 2600 non venne accolta in modo positivo dal pubblico, che lo giudicò poco giocabile, macchinoso, insomma molto meno fluido rispetto all’originale che teneva i ragazzini incollati ai cabinati di bar e sale giochi. Nonostante tutte queste critiche, Atari vendette una buona quantità di cartucce, circa 7 milioni, ma se ne trovò quasi altrettante, 5 milioni, sul cosiddetto groppone.

atari2

Ma il vero e proprio fallimento doveva ancora arrivare. Nel 1982, infatti, Atari concentrò tutti i propri sforzi nella produzione dell’adattamento a videogioco del film E.T l’extra-terrestre, affidando il compito a Howard Scott Warshaw, già creatore de I predatori dell’arca perduta. Di nuovo si cercò di cavalcare l’onda del successo e si decise di produrre 5 milioni di cartucce, sfruttando il periodo natalizio come banco di prova. Gli sforzi non vennero premiati, perché E.T. non solo vendette poco più di 1,5 milioni di copie, ma fu massacrato dalle critiche per un sistema di gioco senza fantasia, ripetitivo e decisamente poco appetibile, arrivando ad essere considerato come peggior gioco mai prodotto (a tal proposito, se non ci avete mai giocato o non lo avete mai visto, googlatelo e potrete farvi un’idea). Buona parte della colpa fu proprio di Atari che pretese la creazione e la programmazione del gioco in poco più di un mese: Warshaw riuscì a completare il lavoro, ma i tempi così stretti pregiudicarono quello che altrimenti sarebbe stato un buon prodotto.

La fretta, si sa, è cattiva consigliera.

atari et

 

Tutti questi insuccessi spinsero il grande pubblico ad allontanarsi sempre più da quella che era stata una delle console più amate ed apprezzate, le vendite colarono a picco e Atari si ritrovò con milioni di cartucce e prodotti invenduti.

È a questo punto della storia che si inserisce la sepoltura dei videogiochi, per anni vista come leggenda metropolitana ma definitivamente accreditata nel 2014.

Facciamo ancora un passo indietro, torniamo di nuovo al 1983, anno in cui Atari scaricò una quantità di materiale indefinita nella discarica di Almogordo, nel Nuovo Messico.


Perché proprio nel Nuovo Messico se i magazzini di Atari si trovavano El Paso, in Texas?


Semplice: Atari voleva che la questione passasse in sordina, non voleva certo far sapere al mondo che era stata costretta a buttare via milioni di copie invendute e la discarica di Almogordo, con il suo divieto di scavo e con il suo sistema di smaltimento notturno dei rifiuti, si presentava come la perfetta soluzione. Ma tutto quel movimento fu comunque notato dalla cittadinanza e dalla stampa locale e Atari fu costretta ben presto a trovare una giustificazione al via vai dei suoi rimorchi, ammettendo di aver smaltito le cartucce, ma solo perché difettose e quindi, di fatto, non vendibili. Nessuno credette a questa versione e anzi per anni si speculò sulla natura del materiale scaricato da Atari, ma si tendeva a concordare sull’idea che ad Almogordo fossero finite proprio quelle 10 milioni e più di cartucce invendute.

Dopo 30 anni di dubbi e smentite, il 26 aprile del 2014 il mistero è stato finalmente svelato. Grazie al documentario “Atari: Game Over” di Zak Penn, incentrato proprio sulla vicenda degli anni 80, è stato possibile procedere allo scavo della zona in cui era stata indicata la sepoltura del materiale e, dopo ore e ore, sono venute alla luce più di 700.000 cartucce, alcune delle quali vendute all’asta, altre ammirabili al VIGAMUS di Roma.

cartucce atari

La vicenda Atari ha comunque generato una grande quantità di teorie, speculazioni e ricerche estenuanti da parte degli appassionati.

Ci sono voluti 30 anni per giungere a un risultato definitivo e chissà quanto materiale ancora si trova sottoterra e quanto è ormai andato irrimediabilmente perduto.

Noemi Antonini

 

[#Games] Top #5 degli Open World e delle mappe più grandi esplorabili

Gli open world offrono sempre mappe molto ricche, ma quali sono le più grandi?

Sotto il nome open world rientrano quei videogiochi in cui l’utente ha l’opportunità di compiere una delle azioni più divertenti e appaganti di sempre: l’esplorazione libera del mondo di gioco . Le nuove tecnologie e i potenti motori grafici a disposizione delle case produttrici consentono, ormai, di creare dei mondi sconfinati in cui il giocatore può perdersi e bighellonare per ore sia per cercare oggetti o potenziamenti, sia per il gusto puro e semplice di osservare le meraviglie incontrate lungo il cammino. Per i meno curiosi, quasi tutti gli open world consentono comunque di portare a termine il gioco seguendo la “strada principale” senza dover per forza esplorare tutti i luoghi più segreti e reconditi della mappa, oppure, possibilità ancora più interessante, permettono di completare il gioco e di continuare la perlustrazione in un secondo momento. In altri casi alcune zone della mappa sono sbloccabili solo dopo aver completato missioni o azioni via via indicate dal gioco, come nel caso delle serie Assassin’s Creed e GTA.

mappa assassins

A oggi sembra che il genere open world sia molto più apprezzato rispetto ai giochi lineari e il merito senza dubbio va anche alla grafica che, avendo raggiunto livelli eccezionali, induce tutti i tipi di giocatore a percorrere vasti sentieri per ammirare paesaggi e costruzioni davvero impressionanti in quanto a realismo. Ma gli open world piacciono anche perché attraverso le mini missioni e le numerose quest sganciate dalla storia principale, il protagonista del gioco costruisce la propria personalità strada facendo, mostrando al videogiocatore sfaccettature meno note e, di fatto, si assiste alla nascita del “gioco nel gioco”.

Ovviamente l’aspetto più interessante di questo genere di videogiochi è proprio la mappa che, in alcuni casi, è veramente sconfinata, coprendo in molti casi la grandezza di Stati e Nazioni,  e così ricca di particolari da rendere la giocabilità praticamente infinita. Se state pensando a Skyrim (39 Km²), Red Dead Redemption (41 Km²), Fallout 4 (69 km Km²), GTA 5 (81 Km²) oppure all’immenso The Witcher 3, che conta ben 135 Km², bè siete fuori strada: pur essendo degli ottimi esempi di open world veramente eccezionali con mappe ricchissime di dettagli, oggetti e interazioni, non sfiorano minimamente i numeri dell’elenco qui proposto. È chiaro che da questa mini classifica rimarranno esclusi numerosi giochi ma, di fatto, non esiste una vera e propria lista delle mappe più grandi, i dati che vengono raccolti sono “fai da te” e non sempre le fonti sono esaustive. In più abbiamo preferito escludere quelli con protagoniste le auto sportive, cioè la cui esplorazione viene fatta non a piedi ma a bordo di “missili” a quattro ruote: parliamo del gigantesco Test Drive Unlimited 2 con 994 Km², dell’Ubisoftiano The Crew con 1900 Km², per arrivare all’impressionante Fuel con addirittura 8940 Km².

Vediamo quindi le mappe più grandi mai apparse nel mondo dei videogiochi!

5. Xenoblade Chronicles X

xenoblade chronicles

Open world di casa Nintendo, Xenoblade focalizza l’obiettivo del gioco proprio sull’esplorazione dell’ambiente, che può avvenire sia a piedi, sia prendendo in prestito dei bei robottoni! Con i suoi 400 Km² non si avvicina neanche lontanamente ai numeri del podio, ma sicuramente i giocatori più accaniti troveranno pane per i loro denti!

 

4. Just Cause 3
Just-Cause-3

Poco sotto il podio troviamo Just Cause 3 uscito nel 2015 solo per le console di nuova generazione. L’ambiente di gioco è decisamente vasto con 643 Km² esplorabili in piena libertà dal giocatore. Ottima l’introduzione del rampino attraverso cui il personaggio può muoversi a grande velocità tra un palazzo e l’altro, riuscendo a percorrere vaste zone in poco tempo e riducendo la possibilità che l’utente si annoi nel passaggio tra i vari settori.

3. Guild Wars: Nightfall

nightfall

Presentato nel 2006, è il terzo capitolo della già fortunata serie di Guild of Wars, apparsa nell’aprile dell’anno precedente. Il gioco è ambientato nel Regno di Elona, popolato da innumerevoli e leggendarie creature sparse su una mappa di ben 39.000 Km².

2 . The Elder Scrolls II: Daggerfall

the elder scrolls

Ancora oggi, nonostante sia uscito nel 1996, mantiene saldo il suo primato, piazzandosi dietro Minecraft, ma rimanendo al primo posto per quanto riguarda la grandezza delle mappe nell’ambito dei giochi di ruolo. Con i suoi 160.000 Km² c’è veramente da perdersi e la quantità di oggetti, missioni e dialoghi con i personaggi è davvero impressionante!

 

 

1. Minecraft

minecraft

 

Minecraft rientra in una categoria particolare. Pur essendo a tutti gli effetti un open world, è un mondo di gioco che si costruisce strada facendo. Non esiste quindi una mappa “ufficiale”, poiché ogni giocatore ha la possibilità di costruire da sé la propria, dando alla potenziale mappa la possibilità di essere praticamente infinita. Ma un generico calcolo della sua grandezza è stato fatto e si stima che questo mondo di gioco si aggiri intorno ai 4.000.000.000 di Km²! 

 

Noemi Antonini

 

 

 

[#Games] Il ritorno del Sega Mega Drive

Per festeggiare al meglio i 25 anni di Sonic ecco a voi il Sega Mega Drive Sonic 25th Anniversary Edition!

In risposta a Nintendo e al suo Nes Mini, SEGA rilancia la sua storica console a 16 bit in versione ridotta, riaccendendo così una delle primissime console war. Ancora non c’è una data di uscita precisa, si sa solo che uscirà nel mese di Ottobre.

La certezza, invece, è che la console avrà al suo interno ben 80 titoli storici e che altri potranno essere scaricati. La console sarà venduta con 2 joystick e il cavo hdmi per adattarsi ai televisori moderni.

Inoltre, per chi volesse continuare le proprie avventure anche all’aperto, SEGA ha annunciato anche una versione portatile.

I titoli già istallati saranno i seguenti:

  • Alex Kidd in the Enchanted Castle
  • Alien Storm
  • Altered Beast
  • Arrow Flash
  • Bonanza Bros.
  • Chakan: The Forever Man
  • Columns
  • Columns 3
  • Comix Zone
  • Crack Down
  • DecapAttack
  • Dr. Robotnik’s Mean Bean Machine
  • ESWAT: City Under Siege
  • Eternal Champions
  • Fatal Labyrinth
  • Flicky
  • Gain Ground
  • Golden Axe
  • Golden Axe 2
  • Golden Axe 3
  • Jewel Master
  • Kid Chameleon
  • Phantasy Star 2
  • Phantasy Star 3
  • Ristar
  • Shadow Dancer: The Secret of Shinobi
  • Shinobi III: Return of the Ninja Master
  • Sonic & Knuckles
  • Sonic Spinball
  • Sonic the Hedgehog
  • Sonic the Hedgehog 2
  • Sonic 3D Blast
  • Sword of Varmilion
  • The Ooze
  • Vectorman
  • Vectorman 2
  • Mortal Kombat 1
  • Mortal Kombat 2
  • Mortal Kombat 3
  • Adventure in the Park
  • Cross the road
  • Jack’s Pea
  • Jewel Magic
  • Curling 2010
  • Plumbing Contest
  • Wall-Breaking
  • Bubble Master
  • Break a Fireline
  • Mahjong Solitaire
  • Warehouse Keeper
  • Chess
  • Memory
  • Snake
  • Air Hockey
  • Spider
  • Naval Power
  • Mr. Balls
  • Cannon
  • Fight or Lose
  • Bottle Taps Race
  • Bomber
  • Checker
  • Hexagonos
  • Whack-A-Wolf
  • Mirror Mirror
  • Panic Lift
  • Black Sheep
  • Flash Memory
  • Brain Switch
  • Mega Brain Switch
  • Hidden Agenda
  • Dominant Amber
  • Hide and Seek
  • Jura Formula
  • Lost World Sudoku
  • Meatloaf Rotation
  • Mya Master Mind
  • Skeleton Scale
  • T-Rex Memory Match
  • Yawning Triceratops

Carmine Aceto

[#Games] Mass Effect, un successo a più livelli

Il 23 Marzo 2017 su moltissimi calendari europei è un giorno tinto di rosso.

Malgrado non sia un effettivo giorno festivo, o una particolare ricorrenza del vecchio continente, in tanti fremono per l’arrivo di quella data.  Il perché è presto detto: il 23 Marzo 2017 è il giorno scelto da Electronic Arts per rilasciare in Europa l’ultima fatica di BioWare, Mass Effect Andromeda.

Il titolo rappresenta il quarto gioco ufficiale di una delle saghe Sci-Fi più acclamate negli ultimi dieci anni. Con tali premesse è facile giustificare come un evento simile causi fermento tra i videogiocatori di tutto il mondo. Tuttavia le medesime promesse possono portare i più scettici o, nella migliore delle ipotesi, i più curiosi, ad interrogarsi sul perché la trilogia originale di Mass Effect sia divenuta un successo planetario.  

Ma facciamo un passo indietro

Anno 2003: Bioware lancia sul mercato “Star Wars: Knights of the Old Republic”. Il titolo riscuote un notevole successo tra critica e pubblico, tanto da spingere l’azienda canadese a scritturare in blocco il project director Casey Hudson ed il suo team per un seguito. Lo sviluppo procede spedito, fino ad arrivare al punto in cui i canoni imposti da un brand di rilievo come Star Wars iniziano a risultare castranti per Casey ed i suoi, il cui unico scopo era quello di creare un’opera dal fortissimo impatto cinematografico. Da quel momento il progetto prende tutt’altra direzione rispetto a quanto tracciato, fino a divenire un titolo completamente nuovo che oggi conosciamo come Mass Effect.

Mass Effect rappresenta il primo e fondamentale tassello del mosaico che racconta la storia di John Sheppard, protagonista indiscusso di tutta la trilogia .

 

Storia e Personalizzazione 

hqdefault

Le icone del sistema di scelte: blu per le scelte da Eroe, rosso per quelle da Rinnegato.

Fin da quando la serie assunse una propria identità, ben definita da tutto il team che prese parte al progetto, era riscontrabile il forte desiderio di creare una storia memorabile. A tal proposito, invece di regalare il classico clay-puppet-protagonist tipico dei giochi di ruolo, gli sviluppatori pensarono di donare ai giocatori il ruolo di assoluti protagonisti: questa intenzione traspare chiaramente dal complesso sistema di scelte che caratterizza tutti e tre gli episodi della saga.

Fin dal primo Mass Effect, il giocatore si troverà a compiere scelte significative, spesso coadiuvate da un carico emotivo non indifferente (inutile mentire, tutti ricordiamo ancora Virmire, anche se sono passati ben dieci anni!). Tali scelte influenzeranno in modo significativo l’andamento della storia e le risorse a disposizione del comandante della Normandy. Benché il sistema fornisse al giocatore due sole sostanziali alternative, Eroe e Rinnegato, l’aggiunta di una feature simile ha garantito a tutti e tre i titoli l’immersività tipica delle opere BioWare, in cui solitamente si modella il proprio personaggio a propria immagine e somiglianza senza dover scendere a compromessi sul pathos che il gioco è in grado di fornire.  

Una minaccia vecchia come il tempo stesso 

Piaga dell’universo fin dall’inizio dei tempi: I Razziatori.

mass effect2

Cos’è un eroe senza una chimera a cui opporsi? Fin dalla primissima missione su Eden Prime, riecheggia il nome dei Razziatori ( Reapers in lingua originale ) e dei loro araldi. Esseri biomeccanici che pretendono di essere la cura per l’evoluzione; dei perfetti giardinieri che fanno dell’universo intero il loro bonsai, floricoltori che decidono quando la pianta si è espansa troppo e, di conseguenza, deve essere potata. Proseguendo nella trama, il giocatore apprende come essi vivano ai confini dell’universo, ibernati per millenni, e che quando una loro sentinella lo ritiene opportuno, lasciano il loro sonno criogenico per porre fine a ciò che loro definiscono “Ciclo”. Ciò che rende ancora più insidiosi questi deus ex machina è loro capacità più subdola nota come indottrinamento: agendo come perfetti burattinai, i Razziatori scelgono un loro araldo, che permetterà al nuovo ciclo di fiorire favorendo la nascita di altre specie.      

Comprimari  

L’intero equipaggio arruolabile dal comandante Sheppard.

comprimari mass effect

E’ opinione diffusa tra i molti giocatori che hanno accompagnato il comandante Sheppard fino al termine del suo viaggio, che in assenza dell’equipaggio della Normandy, poco avrebbe potuto fare il primo Spettro umano contro una minaccia come quella dei Razziatori. In aggiunta a questa condivisibile idea, Mass Effect deve ai suoi comprimari, oltre alla risoluzione di un problema planetario, anche il successo riscontrato in pubblico e critica. Ogni membro reclutabile nel corso della trilogia merita di esser conosciuto al meglio delle sue possibilità, portando a termine ogni possibile missione secondaria e frequentando la stiva tra una missione principale ed un’altra. Un chiaro esempio dell’importanza dei compagni di Sheppard per i fan del titolo è la romance con l’alieno Garrus Vakarian, richiesta a gran voce da chiunque avesse finito il primo titolo e giocato un personaggio di sesso femminile. La relazione interspecie è stata introdotta da Bioware in Mass Effect 2 ed è divenuta, stando ai dati raccolti dalla casa di sviluppo, una delle romance più scelte.

Concludendo

In aggiunta a quanto detto finora, molto si potrebbe raccontare sui tre titoli e sul materiale che orbita attorno ad essi ( libri, fumetti e giochi spin-off ). Tuttavia, scendere nel dettaglio priverebbe a quei pochi che ancora non si sono affacciati alla saga delle emozioni che solo una blind-run sa regalare, quindi in attesa del fatidico 23 Marzo non resta che augurare buon inizio ai neofiti e per tutti gli altri:

è tempo di indossare la tuta N7 ancora una volta, il Pathfinder ha bisogno di noi.  

 

 

Daniele Icelo Pezzolla



[#Games] For Honor, Novità sul titolo Ubisoft in attesa della Open Beta

Da mesi ormai non si fa che parlare di un gioco che rivoluzionerà i modi di vedere il medioevo.

Sto parlando di For Honor, l’ultima creazione Ubisoft, che mischia dentro di sé le tre ere più famose della storia umana.

Ma andiamo per gradi.

For Honor è un titolo che fonda le proprie radici nel Mosuo (Dinasty Warriors), ma ne evolve gli schemi fondendoli con gli attuali MOBA e picchiaduro a scorrimento.
In una visuale in terza persona, ci troviamo a vestire i pesanti panni di Vichinghi, Samurai o Cavalieri, che faranno di tutto per vincere i match delle guerre.
Le modalità mostrate nella Closed Beta, chiusasi qualche giorno fa, sono:

Dominazione: In cui 4 comandanti (Giocatore o IA) combattono contro altrettanti nemici per la conquista di determinate aree. In questa modalità troviamo probabilmente il centro dello sviluppo. La possibilità di usare abilità speciali (come nei MOBA) e di fare l’upgrade di armi e armature, lo rende strategico insieme alla presenza della “fanteria” il cui scopo e combattere senza tregua fino alla conquista o la resa. Questo sistema ripassa appieno lo stile del Mosuo in quanto potremo falciare soldati con un colpo solo e più alla volta.

Schermaglia 4v4: Tipico Team Deathmach in cui i 4 giocatori potranno prendersi a sonore mazzate senza preoccuparsi di conquistare territori o salvare soldati. Una volta eliminata la squadra avversaria si passa al prossimo match, fino a raggiungere la superiorità di punteggio.

Duello 1v1: In questa modalità due giocatori si scontrano uno contro l’altro in un tripudio di tecnica e nervi saldi.

I nervi saldi sono una delle qualità fondamentali per questo gioco. Seppur il genere mosuo, su cui si fonda la modalità dominazione, porti solitamente a premere i bottoni a casaccio, For Honor punisce ripetutamente chi non pensa prima di agire. Il sistema di combattimento, seppur semplice e immediato, è infatti in netto contrasto con questa strategia furiosa, poiché in qualsiasi momento un ponderato uso dell’ambiente circostante, una schivata o un contrattacco, può portare alla morte prematura e alla sconfitta definitiva.

Questo rende For Honor sicuramente molto frustrante per i giocatori alle prime armi e senza il sangue freddo necessario per affrontare situazioni di stress. Ne viene di contro un desiderio della Ubisoft Montreal di rendere questa nuova IP particolare, complessa e longeva, non lasciando niente al caso. Infatti oltre la modalità base, è presente una modalità nascosta, la guerra tra le tre fazioni: i server Ubisoft registreranno ogni vittoria e sconfitta di una fazione, donando “risorse di guerra” ai meritevoli. Queste potranno essere usate per conquistare zone contese con altre fazioni, rendendo questo lato del titolo molto più strategico. Ogni tot di tempo la guerra tra clan viene resettata, così da dare un’altra possibilità di rimonta ai clan sconfitti. Una volta vinto un territorio si avrà la possibilità di accedere e interagire ad una nuova versione della mappa.

foto1 for honor

Di certo una trovata che gioverà alla community e favorirà le partite online.

Ma per i giocatori che amano il single player?

Niente. Nella closed beta non ci sono state notizie su questa modalità e ciò fa tornare il fantasma del “solo Online” che intimorisce e sconforta molti amanti del gioco in solo.

Nonostante questo riflettore mancato, la Ubisoft Montreal ha mostrato a cosa darà accesso il season pass e la risma di contenuti scaricabili a pagamento dopo il lancio. Sono già stati annunciati infatti 6 nuovi eroi, (due per clan) nuove mappe, equipaggiamento e customizzazioni.
Gli sviluppatori però ci rassicurano: i contenuti aggiuntivi non renderanno il gioco un “
Pay To Win” ma lo renderanno semplicemente più variegato.

Cosa aspettate allora ad imbracciare il ferro? Dal 9 al 12 Febbraio For Honor sarà in OPEN BETA. Presto! Alla pugna!

 

Miriam Caruso

[#Games] I #12 migliori titoli del 2016

2016, un anno che rimarrà impresso nella mente dei più per la saturazione di momenti storici.

Tuttavia, oltre ad aver spezzato i cuori di milioni di fan a causa dei decessi di musicisti e attori importanti, il 2016 si è rivelato ricco di titoli estremamente attesi per il mondo videoludico: nuove ip valide e console, periferiche sempre più performanti e attraenti. Star dietro a tutte le novità può risultare difficile, ecco perché Nerd30 si offre di consigliarvi i 12 titoli usciti nel corso del 2016 che vi raccomandiamo di recuperare al più presto.

Gennaio: Rise of the Tomb Raider

rise-of-the-tomb-raider

Iniziamo l’anno con il titolo della Crystal Dynamics, disponibile anche per PC. Diretto seguito di Tomb Raider (2013), il secondo titolo del reboot della famosissima saga di Lara Croft dona al giocatore la possibilità d’impersonare nuovamente la giovane archeologa, alle prese con le ricerche del padre scomparso. Nello scorso ottobre il titolo è stato distribuito anche per l’ammiraglia di casa Sony, rendendolo così un titolo fruibile da tutti i giocatori, indipendentemente dalla piattaforma scelta.

Febbraio: Rocket League

rocket-league

In pochi avrebbero fondato un titolo sull’eclettica combinazione di sport e bolidi su 4 ruote, eppure Psyonix nel 2015 ha presentato sul mercato il suo Rocket League, gioco che fonde in una disciplina, ai limiti della fisica, il calcio e l’automobilismo. Durante questo anno il titolo è approdato anche su Xbox One e si è tenuta la prima competizione mondiale di Rocket League, che ha regalato al fortunato team vincitore la ragguardevole somma di 55,000 $.

Marzo: Tom Clancy’s The Division

tom-clancy-division

Parlando di titoli capaci di far parlare di se è impossibile non citare The Division. Sviluppato e distribuito da Ubisoft, The Division è stato uno dei titoli più attesi e giocati del primo semestre dell’anno. Al day-one ha fatto registrare uno dei picchi di connessioni simultanee più impressionanti di sempre, causando lunghissime attese tra i giocatori desiderosi di raggiungere la controparte virtuale di Manhattan, città dove è ambientato l’intero gioco.     

Aprile: Dark Souls III

darksoul_facebook_mini

Parlando di videogiochi, se di recente qualcosa ha infiammato la rete più di ogni altra novità presente sul mercato quella è sicuramente From Software. Con la serie Souls From, ha insegnato ai giocatori più giovani che i primi videogiochi erano delle vere e proprie sfide tra uomo e intelligenza artificiale. Giunti al terzo ed ultimo capitolo della saga, Dark Souls III è stato senza ombra di dubbio uno dei titoli più discussi di tutto questo 2016.  

Maggio: Overwatch

overwatch-title

Titolo nato dalle ceneri dell’ambizioso progetto Titan, Overwatch rappresenta il serio tentativo da parte di Blizzard Entertainment di affermarsi nel campo dei First-Person-Shooter e di creare qualcosa che differisse dai generi videoludici fino ad ora toccati. FPS ibridato a meccaniche MOBA, Overwatch ha incantato il pubblico di tutte le età e nazioni, arrivando persino a vincere l’ambitissimo titolo di Gioco dell’Anno nella scorsa premiazione dei Games Award.

Giugno: Mirror’s Edge Catalyst

mirrors-edge-catalyst

Siamo giunti al giro di boa di questo breve revival videoludico. I mesi estivi solitamente portano meno carne al fuoco rispetto ai corrispettivi invernali, ricchi di uscite per tutti i gusti, tuttavia quest’anno EA DICE ha voluto tenere compagnia ai fan di vecchia data di Faith Connors rilasciando il diretto sequel dell’acclamato Mirror’s Edge. Il gioco, interamente basato sul Parkour, è disponibile per console e PC.  

Luglio: Pokémon Go

pokemon-go

Da sempre, per una grandissima fetta di popolazione, i videogiochi sono sinonimo di luoghi chiusi e poca interazione. Tuttavia Niantic è riuscito a sfatare questo luogo comune, creando quello che poi si sarebbe rivelato un fenomeno di proporzioni mondiali. Forte dell’esperienza maturata con lo sviluppo di Ingress, un gioco per smartphone basato sulla realtà aumentata, rilascia nel luglio del 2016 PokemonGO. Il gioco trasporta per la prima volta i famosi mostri tascabili dalle portatili Nintendo su smartphone.

Agosto: World of Warcraft – Legion

world-of-warcraft

Secondo titolo della casa americana presente nella nostra rassegna. Incapace di accettare il lento ma inesorabile declino della sua creatura più famosa: World of Warcraft, la Blizzard Entertainment nell’agosto del 2016 lancia sul mercato la sesta espansione del MMORPG più conosciuto al mondo: Legion. Quest’ultima ha sancito un significativo ritorno al gioco dell’utenza più anziana, che da tempo aveva abbandonato le lande di Azeroth.

Settembre: Darkest Dungeon

darkest-dungeon

Non di sola Tripla A vive un gamers. Alla luce di questa importante verità annoveriamo nella nostra lista di must-have del 2016 Darkest Dungeon. Il titolo, già approdato su PC, Mac e Linux, lo scorso gennaio arriva anche su PS4 e Vita. Sviluppato dai Red Hook Studios, ha ottenuto ben tre nomination durante l’Independent Games Festival del 2016: Seumas McNally Grand Prize, Excellence in Visual Art e Excellence in Audio.

Ottobre: Gears of War 4

gears-of-war-4

Prendere in mano un brand acclamato della Epic, Gears Of Warnon deve essere stato facile per The Coalition. Riaprire una saga ormai conclusa con un nuovo filone narrativo può spaventare molti designers, tuttavia le scelte fatte ed i tecnicismi adottati, come lo scaling dinamico per la risoluzione, si sono rivelati vincenti, rendendo Gears Of War 4 uno dei titoli di fine 2016 più giocati ed apprezzati dall’utenza Microsoft.

Il titolo è disponibile su XboxOne e Pc tramite Xbox Play Anywhere. 

Novembre: Pokémon Sun and Moon

sole-e-luna

Seconda ripetizione per noi, secondo sinonimo di qualità: il brand Pokémon domina anche Novembre, con l’attesissimo Pokemon versione Sole e Pokemon versione Luna. Entrambi sviluppati da Game Freak per conto di Nintendo. Il nuovo titolo porta l’aspirante maestro di pokemon a cercar fortuna nella regione di Aloa. Sono state introdotte diverse innovazioni rispetto ai precedenti e con le sue dieci milioni di unità spedite in tutto il mondo in una sola settimana si fregia d’esser il titolo più veloce di tutta la storia di Nintendo a raggiungere tali cifre.

Dicembre: Final Fantasy XV

final-fantasy-xv

Tecnicamente il titolo in questione dovrebbe trovarsi un gradino più su, essendo uscito il 29 novembre del 2016. Tuttavia Final Fantasy XV, sviluppato da Square Enix, in aggiunta alla straordinario successo di vendite registrato nelle prime 24 ore di commercio del titolo, è stato riconosciuto come gioco più richiesto durante il periodo natalizio. Tale notizia rende l’ultima opera di Tabata più che degna di occupare l’intero mese di dicembre, chiudendo l’anno in grande stile.

Termina in compagnia di Noctis e Prompto questa nostra rassegna videoludica.

Ci auguriamo che l’anno che sta per concludersi vi abbia regalato dei bei momenti e auspichiamo che il 2017 ne porti anche di migliori.

Daniele “Icelo” Pezzolla