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Promuovere lo sport per educare. Questo è l’obiettivo di Lombardo, delegato Coni.

FOTO LOMBARDO 1REGGIO CALABRIA – Dopo il suo insediamento, l’avv. Giuseppe Lombardo, delegato del Coni per la provincia di Reggio Calabria, si sta impegnando a portare avanti un lavoro “diretto a individuare le esigenze delle diverse associazioni sportive del territorio e programmare interventi che possano dare risposte concrete alle stesse”. “Anche insieme al mio staff, abbiamo avviato riunioni programmatiche al fine di intraprendere un percorso che costituisca la base per coordinare le realtà sportive provinciali. Si sta pensando a un sistema di divulgazione contenente le informazioni relative alle ASD presenti e operanti sull’intero territorio provinciale al fine di una capillare conoscenza di tutte le realtà sportive. Nell’ottica, poi, del perseguimento degli obiettivi, sarà necessaria una mappatura delle esigenze comuni alle associazioni sportive, attività, questa, già avviata in occasione degli incontri istituzionali ai quali sono stato invitato a partecipare. La principale necessità emersa – prosegue Lombardo – riguarda soprattutto la carenza di strutture all’interno delle quali poter svolgere l’attività sportiva. In tal senso, diventa indispensabile avviare un dialogo con le istituzioni competenti, che possa consentire un sistema elettivo di scelta tra le possibili soluzioni. Il nostro obiettivo è la promozione dello sport e il pieno sostegno alle attività promosse sul territorio dalle associazioni, da cui possa discendere non solo l’implementazione delle qualità atletiche, ma anche un effetto sociale ed educativo di prorompente importanza.” I frutti di questo lavoro sono già visibili agli occhi dell’intera cittadinanza. Si sono, infatti, svolte nei giorni scorsi la competizione mondiale di Windsurf organizzata dalla FIV, disputatasi in riva allo stretto e la giornata dello sport in Melito Porto Salvo, sul cui lungomare diverse discipline sportive hanno coinvolto direttamente i cittadini, nonché i campionati internazionali under 17 di pallavolo, organizzati dal comitato provinciale della FIPAV, capaci di coinvolgere all’unisono tre cittadine (Polistena, Cittanova e Cinquefrondi) nell’ottica di una piena valorizzazione dello sport e del territorio.

Processo Scajola: l’avvocato richiede la messa in libertà

REGGIO CALABRIA – Aggiornamenti sul processo Scajola: l’avvocato Perrone, legale dell’ex ministro accusato di aver favorito la latitanza dell’armatore calabrese Amedeo Matacena, ha avanzato la richiesta di rimessa in libertà per il proprio assistito, attualmente agli arresti domiciliari. Nel corso della stessa udienza il pm Giuseppe Lombardo ha chiesto che vengano ascoltati più di 200 testi.

Dobbiamo diventare come zanzare, fastidiosi

COSENZA – Ci sono battaglie che non ci possono vedere neutrali, battaglie necessarie per salvare l’amore, per mettere al riparo il futuro, battaglie che non si possono combattere in solitudine ma solo con l’aiuto di fedeli alleati, con i quali mettere fine all’inverno e aspettare che una volta per tutte sia la primavera e non il sangue a esploderci in faccia.

Una di queste battaglie è quella contro tutte le mafie e se ne è discusso ieri pomeriggio all’Università della Calabria nel seminario “Gli intrecci perversi tra criminalità, politica ed economia” organizzato dal coordinamento antimafia Laboratorio di Resistenza Antimafia e l’Unical.

Un incontro a più voci che ha visto la partecipazione del giornalista della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, Adriana Musella presidente di Riferimenti e il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.

E’ il giornalista Badolati a introdurre la discussione che parla di un’ndrangheta ancora fortemente arcaica nei legami familiari quando decide chi devi sposare, nei modelli vendicativi quando non perdona fino alla decima generazione ma anche moderna negli investimenti europei e addirittura eversiva quando sperimenta rapporti con gruppi di estrema destra.

Continua poi ponendo l’attenzione sulla necessità di avere dei modelli sociali di riferimento forti e sani altrimenti il rischio che si corre è che il fascino negativo del male possa portare i giovani a cadere nella pericolosa trappola dell’emulazione e dell’identificazione e conclude ricordando la brigantessa Francesca La Gamba che ancora prima di Paolo Borsellino pronunciò la famosa frase “Chi si scanta mori”.

L’intervento successivo è quello di Adriana Musella che ricorda il padre Gennaro fatto saltare in aria da un ordigno nel 1982 perché aveva denunciato delle irregolarità in una gara d’appalto ed esorta gli studenti a non arrendersi, a conoscere, a studiare tutti gli intrecci che determinano la verità perché è solo così che si può sperare di costruire una nuova storia.

L’ultimo intervento spetta a Giuseppe Lombardo che inizia parlando dei diversi livelli di ‘ndrangheta il primo, la forma più arcaica che controlla territori, un esercito di base, una direzione militare di cui si servono gli altri due livelli, i professionisti e gli invisibili o riservati come direbbero loro, con l’obiettivo di creare la circolarità criminale, avere un territorio dove creare un’emergenza e fare in modo che siano loro a risolvere il problema per aggiudicarsi il consenso popolare.

Poi introduce l’eterno dilemma come mai nonostante le condanne, i sequestri, gli arresti il sistema non si spezza e la risposta dice Lombardo è fin troppo evidente è sta tutta nella collusione di politici, di interi partiti, di funzionari pubblici che decidono di rimanere indifferenti o peggio ancora di allearsi con il nemico.

Lombardo si rivolge ai giovani quando spiega la necessità di dare fastidio come delle zanzare, di non tacere, di pretendere la verità vera perché peggio del silenzio c’è solo una verità distorta che riduce la mafia alla coppola senza andare oltre la terminologia e oltre un potere criminale che si va ad insinuare laddove maggiore è il consenso e quando arriveremo ad avere le chiavi per decifrare questi linguaggi allora si che vinceremo.

Gaia Santolla

 

19° incontro di TabulaRasa – Reggio Calabria: una città “priva di conseguenza” alla costante ricerca della “sua” verità

Si è tenuto lo scorso 26 luglio a Reggio Calabria il 19° incontro di TabulaRasa, il contest di editoria inchiesta e denuncia promosso da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, giunto quest’anno alla terza edizione.

“Reggio: la ricerca della verità” è il titolo della serata ospitata dallo Sport Village di Catona, dedicata all’attuale situazione del comune di Reggio Calabria alla luce delle recenti vicende giudiziario-amministrative che lo interessano e – non a caso – al libro inchiesta scritto da Giuseppe Baldessarro e Gianluca Ursini, “Il caso Fallara”(edito da Città del Sole), per l’occasione presentato nel capoluogo reggino. Presenti assieme agli autori, il Sostituto procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il Magistrato Stefano Musolino e i moderatori Giusva Branca e Raffaele Mortelliti.

Poco di “letterario” o “giudiziario” per un incontro intenso e ricco di interessanti spunti di riflessione per il pubblico presente: quella che spontaneamente si è delineata nel corso degli interventi dei presenti è stata piuttosto un’analisi sociologica del territorio reggino.

Ad aprire il dibattito la breve presentazione del libro di Baldessarro e Ursini, che racconta la storia di Orsola Fallara, dirigente del Settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria, compiendo al contempo un’attenta analisi dell’ormai celebre “modello Reggio” e ripercorrendo, dunque, tappe importanti della storia recente della città. Quale input migliore per affrontare una discussione sull’attuale situazione in cui versa il comune, le difficoltà e le contraddizioni di quella definita da Giuseppe Baldessarro come una “città strana, una città che forse deve iniziare a guardare dentro se stessa; troppo distratta e che non ha voluto capire o semplicemente ha scelto di non capire delle cose, una città che ha commesso tanti errori e oggi non si può concedere il lusso di permettere che si ripetano; una città che deve smettere di essere cinica con se stessa”. Un libro che può essere un ottimo spunto per accompagnare i cittadini reggini verso “un brusco ritorno alla realtà” – con le parole di Gianluca Ursini – “da un sogno che tutti abbiamo vissuto da vicino”.

Importanti riflessioni quelle dei due giornalisti, che hanno condotto verso il tema dell’incontro, ossia la “verità”. Tale concetto, riferito all’attualità del contesto reggino, ha assunto nell’analisi del Sostituto procuratore Giuseppe Lombardo, un duplice significato: troppo spesso bisogna distinguere tra “verità processuale e verità reale e, laddove queste spesso non coincidono, compito del magistrato è quello di colmare le distanze tra ciò che la gente vive quotidianamente e ciò che ritrova nelle sentenze”; perché Reggio – queste le parole di Lombardo – “è una città ingannata dalla classe dirigente” e allora bisogna chiedersi se i cittadini “volutamente si sottopongono a questo inganno o hanno le risorse per tornare alla realtà”.

Lungo una simile linea argomentativa, l’intervento di Stefano Musolino che ha parlato di “provincialismo reggino”, legato all’atteggiamento di indifferenza del cittadino rivolto a meccanismi che conosce e accetta, “parte di un ingranaggio di flussi sporchi” – queste le parole del Magistrato Musolino – “di un modello che non è disposto ad abbandonare, allorché la ‘repressione’ della magistratura non sempre è sufficiente, e fondamentale è la partecipazione della comunità”. E da qui l’impegno del magistrato: “negli ultimi anni abbiamo iniziato un percorso che difficilmente può essere interrotto; sicuramente presto la città sarà costretta a fare delle scelte”.

“I calabresi devono recuperare la capacità di ritrovare se stessi, è necessaria maggiore consapevolezza per cui sono importanti iniziative come questa” ha affermato nel successivo intervento Gianluca Ursini, riprendendo il tema dell’atteggiamento di una cittadinanza “ingannata” e bloccata in uno specifico retaggio culturale; atteggiamento ormai collocato al centro del dibattito.

“Una città ricca ma senza futuro; una città priva di conseguenza” queste le ultime considerazioni di Baldessarro, che possono forse racchiudere, talvolta “giustificare”, le ragioni della condotta di una cittadinanza intera, descritta come “contraria alla ‘ndrangheta, ma non sempre conseguente, mentre quel che è necessario è imparare a dire ‘no’, e piuttosto che evitare certi meccanismi, romperli”.

Un richiamo all’impegno, alla partecipazione, al disincanto quello rivolto dai relatori dell’incontro ai presenti, “delegazione” di una comunità intera chiamata a mutare finanche la propria percezione, al fine di contribuire alla difficile opera di risollevamento delle sorti di una città. Suggestivo a tal proposito il monito finale del Sostituto Procuratore Lombardo: “noi facciamo la nostra parte, ma inutile estirpare l’erba cattiva da un campetto se nessuno vi giocherà mai, perché quell’erba continuerà a ricrescere”.

“Reggio: la ricerca della verità”; una verità che è forse sempre stata sotto gli occhi di tutti o che forse va ricercata nell’impegno del singolo a contribuire al risveglio di una città, al suo ritorno a un’immagine dignitosa e onesta, che oggi più che mai in questo periodo di crisi, ne può essere vera ricchezza.

 Giovanna M. Russo