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Possibile scioglimento comune Cassano, Papasso, «La mia coscienza è pulita»

CASSANO ALLO IONIO (CS) – Le ultime notizie riguardanti il Comune di Cassano e, relative alla possibilità dello scioglimento del Consiglio Comunale dello stesso, lasciano sgomenti e provocano costernazione e preoccupazione. Di seguito le dichiarazioni del sindaco Gianni Papasso

«Ho spiegato, in tutte le sedi dove mi è stato possibile farlo, prima fra tutte il Consiglio Comunale, quella che è stata, ed è, la vicenda che si sta svolgendo a Cassano relativamente alla Commissione d’accesso agli atti. Ho spiegato tutte le attività fatte per contrastare la criminalità organizzata e per azionare meccanismi di legalità e trasparenza. Non censuro nessuna dichiarazione, naturalmente, però, ho diritto di replica. Ho chiesto alla Presidente Bindi di essere audito dalla Commissione Nazionale Antimafia per spiegare a questo importante organismo le mie ragioni, che poi sono quelle del popolo di Cassano.Continuo ad attendere di essere convocato. Nel frattempo occorre fare solamente alcune precisioni. Non sono alla ricerca di cambiare le carte in tavola, ma esclusivamente mi batto per la verità e la giustizia. Sarebbe interessante e necessario un contraddittorio con chi ha redatto relazioni, con chi deve decidere al fine di assumere giuste, eque e corrette determinazioni. Purtroppo, non sempre ciò è possibile! Sono costretto, quindi, ad intervenire rispetto a quanto viene riportato da qualche organo di stampa. Infatti, intendo informare la pubblica opinione che tra le tante ditte che hanno svolto compiti e lavorato per il Comune di Cassano solamente due o tre ditte sono state, per quanto può essere a conoscenza del sottoscritto, attenzionate con interdittive. La ditta o le ditte che hanno svolto lavori di realizzazioni di opere pubbliche prima di essere interdette hanno avuto regolare certificazione antimafia rilasciata dalla Prefettura di Cosenza che possiamo esibire in qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza ed in qualsiasi luogo. Si precisa che le stesse già avevano avuto rapporti con il Comune di Cassano prima della mia elezione Quando queste sono state interdette con le stesse è stato tranciato ogni rapporto. Per quanto concerne la ditta che si è occupata della cura del verde si evidenzia che, la stessa, ha sempre avuto affidamenti dietro regolari gare d’appalto e con procedure aperte e/o a seguito di procedure negoziate precedute da pubblicazione on – line sul sito del Comune di manifestazione di interesse. Addirittura, l’impresa in questione, ha sottoscritto, talvolta, con il Comune rigorosi patti d’integrità. Puntualmente le conclusioni di queste attività sono state comunicate in Prefettura senza riscontri negativi. Preciso che la ditta si è regolarmente aggiudicata lavori per la cura del verde anche durante la gestione commissariale. L’impresa in questione è stata raggiunta da interdittiva in data 17 Novembre u.s. e gli uffici, su mia disposizione, hanno già attivato i meccanismi che la legge, a tal riguardo, prevede. Pertanto, è da ritenere che fino alla predetta data la stessa era perfettamente regolare. Quindi, nessuna vicenda maleodorante ma il rispetto delle norme e delle leggi vigenti in uno stato di diritto. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla e a testa alta andremo avanti nell’esclusivo interesse della città».

 

 

Cirò Marina: Questione infiltrazioni mafiose, l’appello del Sindaco

CIRO-CONSIGLIO-170715 (1)CIRÒ (Kr)  La vera minaccia che incombe oggi sulla nostra comunità non è quella derivante da quanti non vivono nel rispetto delle regole. Ma è quella di un territorio che purtroppo non si dimostra ancora pronto ad autogestirsi rispetto alle grandi questioni aperte, sfide ed opportunità future, a partire dal progetto di unione con Cirò Marina. Dobbiamo tutti, in primis quanti interpretano ruoli istituzionali e politici, continuare ad investire energie, idee, risorse e proposte finalizzate a far elevare il senso civico e di appartenenza dei nostri concittadini. Con particolare attenzione alle nuove generazioni. Dobbiamo continuare a puntare, con convinzione, sulla cultura come antidoto ad ogni forma di devianza ed illegalità più o meno organizzata. Dobbiamo saper aprirci come comunità e preferire, come consiglieri comunali, il dialogo e la condivisione sulla nuova storia che tutta Cirò deve iniziare a scrivere, mettendo alle spalle questa pagina buia e superando l’ingiusta gogna alla quale siamo stati sottoposti in questi anni. Ma è oggi più di prima che dobbiamo essere affiancati e non lasciati soli. – È stato, questo, il messaggio principale contenuto nel lungo ed apprezzato intervento del Sindaco Mario CARUSO intervenuto nel corso nel consiglio comunale aperto, convocato ad hoc per confrontarsi sulla definitiva sentenza con la quale la III Sezione del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Interno contro il Comune di Cirò per la riforma della sentenza della I Sezione del Tar Lazio che, dando ragione agli amministratori, aveva nei mesi scorsi di fatto reinsediato il Consiglio comunale ed il Primo Cittadino, dopo lo scioglimento dell’ente per condizionamento mafioso nell’autunno del 2013.CIRO-CONSIGLIO-170715 (3)

Sono stati diversi gli interventi anche dal pubblico e le attestazioni di stima all’indirizzo del Primo Cittadino e della Giunta per la caparbietà con la quale sono riusciti in questo periodo a difendere l’immagine personale, del Comune e dell’intera comunità di Cirò da castelli accusatori e teoremi dimostratisi infondati ed infanganti. Dal vicesindaco Francesco PALETTA che ha definito gravi le omissioni nel procedimento che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale; al consigliere comunale Mario ROMANO che ha sottolineato la vicinanza dimostrata da molti in questi anni di lunga difesa giudiziaria; infine ai neo assessori Francesco DE FINE e Francesco DURANTEper i quali, finito un incubo, il Primo Cittadino deve proseguire sulla strada della trasparenza, dell’innovazione e della qualità degli investimenti, soprattutto culturali. Con risultati che restano sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo evidentemente dato fastidio – ha poi detto CARUSO. Dovevamo forse esser fatti fuori. Ed a farti fuori o è l’antistato o è lo stesso Stato o, meglio, chi è capace di indurre in errore le istituzioni. Può accadere anche questo e forse questo è accaduto. In più di un’occasione – ha proseguito il Sindaco – ho invitato i commissari giunti nel nostro comune ad aprire gli occhi rispetto ad un teorema voluto ed architettato da altri, che non poteva stare in piedi perché fondato su errori macroscopici. In pochi hanno agito a danno di tutti, mettendosi in moto per impedire il cambiamento e per far piombare all’improvviso la commissione d’accesso sul nostro comune, accreditandoci progressivamente come delinquenti. Sono stati indotti gli inquirenti – ha scandito – ad indagare su di noi sulla base di elementi che erano e restano distanti anni luce dal nostro modo di intendere e di vivere l’azione politica, la vita pubblica e privata. Ben 12 magistrati si sono pronunciati su quanto accadutoci ed hanno stabilito che all’errore commesso contro di noi bisognava porre rimedio. Noi abbiamo fatto il nostro dovere: quello di marcare un limite invalicabile tra chi rispetta le regole e agisce nella trasparenza e chi le regole non le accetta. Ma tutto ciò – ha precisato CARUSO – è il passato. Il dovere di ognuno di noi, adesso, è quello di andare oltre e dipuntare alla coesione della nostra comunità. Senza la quale non possiamo più mettere a rischio la tranquillità nostra e delle nostre famiglie. Non avevamo e non abbiamo interessi e risorse che ci motivano a restare al nostro posto se non il bene comune della nostra cittadina. Ci serve quindi più di prima – ha concluso CARUSO – l’aiuto di tutt

Processo ‘Colpo di coda’, 100 anni di condanne

TORINO – Condanne per 100 anni, variabili tra gli 11 e gli 8 mesi, e la confisca di svariati beni sono state emesse nel processo ‘Colpo di coda’, che ha visto dodici persone sul banco degli imputati per le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Torinese e Vercellese. Cento anni di condanne contro i 134 chiesti dalla procura. Tutti gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso e di altri reati.