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Inquinamento sulla costa tirrenica, denunce e sequestri anche nel cosentino

COSENZA – A partire dalle prime ore del mattino e fino alla tarda serata di ieri, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia – su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Generale di Brigata Pietro Salsano e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, Colonnello Giorgio Borrelli – è stata eseguita l’operazione “Deep”, un intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose, da Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia e per il controllo di mirati obiettivi da personale del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.

 

L’iniziativa trae origine dalla constatazione che soprattutto l’inquinamento acqueo è particolarmente accentuato in Calabria come è possibile evincere da un’osservazione:

– empirica, in relazione al ciclico intorbidimento delle acque marine, che si verifica soprattutto nella stagione estiva quando si registra un aumento della popolazione dimorante sulla fascia costiera;

– clinica, a seguito dei risultati di numerosi accertamenti tecnici eseguiti tramite campionatura delle acque per esami specifici condotti da Enti specializzati;

– statistica, realizzata con l’analisi dei dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che colloca la Calabria tra le ultime Regioni per produzione e trattamento di fanghi provenienti da acque reflue urbane, rapportata alla popolazione residente (cosiddetto indice di potenziale smaltimento non controllato/illecito dei fanghi).

Infatti, per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che nel 2019, in Calabria sono state dichiarate 34.072 tonnellate di fanghi regolarmente trattati a fronte di una popolazione di 1.860.000 abitanti mentre – a titolo meramente indicativo – sono state invece 90.660 le tonnellate dichiarate, sempre nel 2019, per 1.600.000 abitanti nella regione Sardegna e, ancora, 299.814 tonnellate di fanghi trattati dalla Puglia nello stesso anno a fronte di circa 4.000.000 di abitanti.

La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria diretta da Domenico Pappaterra e della Stazione Zoologica Anton Dohrm guidata in Calabria dal Prof. Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.

L’intervento, condotto dai carabinieri in Calabria, è stato particolarmente indirizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate tra cui il Comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e l’intero comparto Forestale.

Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Deep” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, sono stati: impiegati 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 km; controllati un centinaio di obiettivi, tra cui 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento nonché aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe.

Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da ARPACAL e dalla citata Stazione zoologica con 8 teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

Infatti, l’intervento è stato preceduto da un’articolata attività di analisi dei dati informativi, raccolti nel corso dei servizi di controllo del territorio grazie alla capillarità dei presidi dell’Arma, finalizzata ad individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti.

Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha eseguito perlustrazioni in territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti attesa la possibilità che alcune aziende, distanti anche centinaia di metri dal torrente, attraverso tubazioni abusive sversino liquami direttamente nell’alveo fluviale. In una prossima fase, la procedura di verifica sarà ulteriormente approfondita mediante il confronto delle analisi chimico-biologiche eseguite sui campioni prelevati e l’eventuale corrispondenza con i residui prodotti dalle attività che possono aver determinato la contaminazione.

L’operazione “Deep” ha permesso di conseguire importanti risultati sia sul piano preventivo con il suo forte impatto deterrente, sia sul piano repressivo. 13 persone sono state denunciate per reati ambientali, sequestrando 5 siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti. In ben 22 siti sono state riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, nei restanti obiettivi controllati proseguono le verifiche in relazione all’esito dei campionamenti effettuati su acque e terriccio. Sono state elevate sanzioni amministrative per un totale complessivo superiore a 500.000 euro.

Nel dettaglio, in provincia di Vibo Valentia, sono stati sequestrati due siti di depurazione, in quanto in un caso si è riscontrata la presenza di bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta, mentre nell’altro si è accertato un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione. In altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti. Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state riscontrate in altri tre impianti.

Nel Catanzarese, il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per ipotesi di mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, è stata sequestrata la vasca di contenimento dei fanghi. Sempre in provincia, è stato sequestrato un depuratore per ipotesi di malfunzionamento delle linee di depurazione e gestione non conforme alla normativa vigente della struttura.

In ultimo, nel Cosentino, un impianto è stato sequestrato per ipotesi di sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri 7 siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato. L’intervento, condotto ieri per la prima volta in ambito regionale, rappresenta solo l’inizio di una più complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnati i Carabinieri di Calabria anche nei prossimi mesi non solo nel contrasto all’inquinamento acqueo, che comunque interesserà gradualmente tutti i tratti costieri della Regione, ma anche nella lotta ad ogni forma di compromissione dell’habitat naturale dal suolo all’aria, dai centri urbani alle foreste.

Prova di questo impegno costante dell’Arma in Calabria sono i dati riferiti al contrasto ad ogni forma di inquinamento e relativi agli ultimi mesi, sono state riscontrate irregolarità in 15 siti, ritenuti potenzialmente inquinanti, tra cui 1 depuratore, 2 centri di raccolta di rifiuti, 2 lavanderie industriali, 2 officine e 6 esercizi commerciali. In tali occasioni, le irregolarità più frequentemente riscontrate sono state la violazione di norme generali poste a tutela dell’Ambiente, con particolare riferimento all’abbandono illecito, lo smaltimento e il traffico di rifiuti speciali, la gestione non autorizzata di rifiuti, lo sversamento di liquami inquinanti che hanno portato alla denuncia di 36 soggetti ritenuti responsabili della condotta offensiva verso il patrimonio ambientale.

Operazione “Arsenico”, disposizioni cautelari nel cosentino per inquinamento ambientale – Video

COSENZA – I militari del Comando Provinciale di Cosenza e del Gruppo Carabinieri Forestale stanno eseguendo un’ordinanza dispositiva di misure cautelari reali e personali per il reato diinquinamento ambientale”, emessa dal gip del tribunale di Cosenza, procedendo al sequestro dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale ubicati nel comune di Bisignano.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, ha portato all’emissione di due misure cautelari di obbligo di dimora nei confronti dell’amministratore e del direttore generale della Consuleco srl, società affidataria anche della gestione dell’impianto comunale di Bisignano, i quali, fornendo illecite direttive ai dipendenti della stessa ditta, anch’essi indagati, si sono resi responsabili del reiterato sversamento nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi. Sono in corso perquisizioni e sequestri di materiale probatorio presso tredici siti industriali ubicati in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. 

 

Alle Terme Luigiane il corso su difesa del suolo e inquinamento

ACQUAPPESA (CS) – E’ partita alle Terme Luigiane la 40° edizione del Corso sulle Tecniche per la difesa del suolo e dall’inquinamento. 

Con uno spazio iniziale dedicato ai saluti istituzionali hanno preso il via stamani, presso la sala congressi delle Terme Luigiane di Acquappesa- Guardia Piemontese, i lavori della quarantesima edizione del ciclo di seminari in “Tecniche per la difesa del suolo e dall’inquinamento”, organizzato dal Centro Studi Acquedotti e Fognature, dall’Associazione Idrotecnica Italiana, dai Dipartimenti di Ingegneria Civile e di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e Ingegneria Chimica dell’Università della Calabria, coordinati dai professori: Giuseppe Frega e Francesco Macchione.

Uno spazio in cui hanno preso la parola anche il Rettore  dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole, seguito da quelli  del segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, Vera Corbelli,  del Commissario Straordinario Calabria Verde, Aloisio Mariggiò; del presidente dell’Ordine provinciale degli ingegneri di Cosenza, Carmelo Gallo; del presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana, Armando Brath; del presidente del Comitato Italiano per l’irrigazione e la Bonifica Idraulica Ital-ICID, Piergiorgio Manciola; per finire con il presidente della Società Idrologica Italiana, Tommaso Moramarco.

Esaurita la parte dei saluti il meeting è entrato nel vivo con il primo seminario avendo come tema di riflessione il rischio idraulico, analizzato attraverso  quindici relazioni scientifiche che hanno toccato vari  argomenti  legati sugli eventi alluvionali, sulla pianificazione e programmazione dell’autorità di bacino, sulle prospettive di riforma per un più efficace servizio di sorveglianza idraulica del territorio regionale calabrese, sulla previsione delle piene e della loro pericolosità ed altri argomenti ancora.

Il corso, che va assumendo un carattere nazionale ed internazionale, oltre che per la presenza di docenti, ricercatori ed esperti dei settori di ingegneria civile, ingegneria idraulica e sanitaria, oltre che ambientale, provenienti da vare Università italiane ed istituti di ricerca, come per la pubblicazione degli atti in lingua inglese,  si chiude sabato 22 giugno proseguendo nella giornata di domani, giovedì 20 giugno, con una seconda sezione dedicata al rischio idrogeologico e frane con dieci relazioni scientifiche.

Ordine Ingegneri Cosenza in prima linea nel progetto TEMAR

BELVEDERE MARITTIMO (CS) – Sarà presentato sabato 2 marzo, alle ore 10.30, presso il Museo del Mare di Belvedere Marittimo (CS), il progetto TEMAR. Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cosenza, ing. Nello Gallo introdurrà la presentazione del progetto insieme al sindaco di Belvedere, ing. Enrico Granata.

Seguiranno le relazioni dell’ing Giacomo Martirano, della Epson Italia srl; il prof Mario Maiolo dell’Università della Calabria; il dott. Michele Cocco della Edgelab srl; il dott. Carlo Cipolloni, Regional Activity Centre for Information and Communication – UN Environmental Programme; il prof. Riccardo Guarino dell’Università di Palermo e la prof.ssa Donata Chiricò dell’Università della Calabria

Il progetto Temar è un progetto di ricerca finalizzato allo sviluppo e alla sperimentazione di un innovativo servizio di monitoraggio e di mitigazione del rischio naturale idrico, in particolar modo del rischio di inquinamento delle acque di balneazione.

Il sistema di monitoraggio si basa sulla capacità dei satelliti di telerilevamento ottico capace di rilevare caratteristiche biochimiche e fisiche delle acque di balneazione al fine di risolvere i sempre più diffusi fenomeni di inquinamento costituiti da chiazze schiumogene di colore biancastro o brunastro che si spostano parallelamente alla linea costiera. Il problema dell’inquinamento ha impatti socio-economici molto severi sulla popolazione, inibendo molto frequentemente la fruizione dei litorali e, di conseguenza, incidendo negativamente sulle attività economiche legate al turismo. L’area di studio è confinata al Comune di Belvedere Marittimo (CS).

La partecipazione alla presentazione del progetto TEMAR è valido ai fini della formazione professionale continua CFP 3. La registrazione all’evento avverrà sul posto.

Ordinanza del prefetto, divieto circolazione autospurgo nelle ore notturne

COSENZA – In considerazione degli elementi di conoscenza che fanno ritenere quale possibile causa del fenomeno di inquinamento delle acque marine lo svuotamento abusivo degli autospurgo nelle ore notturne, il Prefetto di Cosenza, ha adottato  una ordinanza di divieto di circolazione, su tutto il territorio della provincia, per i veicoli adibiti allo spurgo di pozzi neri o condotti fognari, nel periodo compreso tra il 1° luglio e il 15 settembre 2018, dalle ore 22.00 alle ore 6.00.

Tanto in considerazione della circostanza che l’aumento considerevole della presenza turistica nelle zone costiere, unitamente alla eventuale non fruibilità del litorale marino, qualora inquinato, potrebbero dar luogo a manifestazioni di protesta con conseguenti turbative dell’ordine pubblico.

 

Alle Terme Luigiane il corso in “Tecniche per la difesa dell’inquinamento”

GUARDIA PIEMONTESE (CS) – Ancora pochi giorni per iscriversi alla trentanovesima edizione del Corso di aggiornamento in “Tecniche per la difesa dall’inquinamento”, che si svolgerà presso le Terme Luigiane di Acquappesa – Guardia Piemontese dal 20 al 23 giugno 2018.

L’evento, organizzato dal Centro Studi Acquedotti e Fognature, dalla sezione calabrese dell’Associazione Idrotecnica Italiana, dai Dipartimenti di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Ingegneria Chimica ed Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, avrà luogo presso la sala congressi del Grand Hotel delle Terme Luigiane e ha lo scopo di fornire un aggiornamento tecnico – scientifico per la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi, con riferimento sia alla programmazione nazionale, sia alla situazione calabrese.

A chi è rivolto il corso

Il corso è aperto ad ingegneri e geologi appartenenti ai relativi Ordini Professionali, in quanto da luogo all’acquisizione di crediti formativi secondo lo spirito della legge, come a studenti dell’Università della Calabria iscritti al Corso di laurea Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, come agli studenti della Scuola di dottorato SIACE dell’Università della Calabria, il cui ciclo di seminari ha valore di Summer School. L’iscrizione al corso va effettuata entro il 20 giugno 2018 compilando il modulo tramite il link: https://goo.gl/forms/AaVdQwhnINRV6Aps2, oppure in occasione dell’apertura del corso prevista per la mattinata del 20 giugno prossimo, presso il tavolo della segreteria del corso.

Sinergia con l’Università della Calabria

La direzione del Corso, come tradizione, è affidata al prof. Giuseppe Frega, ideatore dell’evento, ed al prof. Francesco Macchione, del dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio ed Ingegneria Chimica dell’Università della Calabria, che ci sottolinea come “l’edizione di quest’anno prevede il coinvolgimento della Scuola Italiana che si raccoglie intorno alla tematica della Difesa del Suolo e dell’Ambiente. Infatti hanno contribuito relatori provenienti da venti Università italiane, da tre Istituti di ricerca del CNR, nonché dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti  Climatici, dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dall’ISPRA”.

«Le relazioni, svolte dai più autorevoli esperti attivi nelle Università e negli Istituti di ricerca – tiene a precisare ancora il prof. Macchione –  coprono l’interesse sia degli studiosi sia dei tecnici ma al contempo fornisce preziosi elementi di approfondimento per gli studenti di Dottorato e dei Corsi di laurea in Ingegneria e Geologia. In particolare saranno trattati temi di cruciale attualità per l’intero territorio nazionale e per la Calabria. Tra questi si segnalano il rischio di alluvione, le frane e le colate, la pulitura degli alvei fluviali, l’erosione costiera e le opere di difesa, gli incendi boschivi, la gestione delle risorse idriche, l’efficientamento delle reti acquedottistiche, l’inquinamento del mare e i metodi di intervento per la depurazione».

Rifiuti nel Busento, denunciato titolare di azienda zootecnica

COSENZA – Numerose segnalazioni di cittadini sono giunte oggi ai carabinieri forestali del nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Cosenza e Aprigliano lamentando la presenza di copiose schiume maleodoranti sul fiume Busento. I militari hanno fatto un controllo individuato la fonte dell’inquinamento in un’azienda zootecnica di Carolei che, per cause ancora in corso di accertamento, aveva scaricato nel fiume Busento circa 300 metri cubi di rifiuti industriali di origine zootecnica. Rifiuti che hanno interessato fino alla città di Cosenza circa 9 chilometri di corso del fiume. La Procura della Repubblica di Cosenza ha diretto le indagini che hanno portato all’immediato sequestro di parte dell’azienda e di un ingente quantitativo di rifiuti. Il titolare è stato denunciato per inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti. Sono in corso accertamenti per chiarire la dinamica dei fatti, la portata dell’inquinamento e la completa identificazione dei responsabili. 

Corigliano Calabro, esercitazione Pollex per l’antinquinamento marino

CORIGLIANO CALABRO (CS) – Nella mattinata odierna si è svolta un’esercitazione antinquinamento, denominata «Pollex 2017», nelle acque antistanti il porto di Corigliano Calabro”, in prossimità dell’imboccatura.

L’esercitazione, preceduta nei giorni scorsi da una riunione operativa tenutasi in Capitaneria di porto, è finalizzata a testare la macchina organizzativa e soprattutto operativa da mettere in campo per il contrasto a tipologie di eventuali inquinamenti causati dalla fuoriuscita in mare di idrocarburi o altre sostanze nocive e pericolose.

Lo scenario simulato è stato uno sversamento accidentale in mare di idrocarburi, occorso a  seguito di una collisione, avvenuta all’interno del bacino di evoluzione del porto, tra un’unità mercantile ed il pennello interno del porto, segnalato dal Pilota.

L’esercitazione, organizzata dalla Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro, si inserisce nell’ambito della programmazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto e della Direzione Marittima di Reggio Calabria, in aderenza anche a quanto previsto dal “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa degli inquinamenti da idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti marini.

In seguito alla segnalazione dell’inquinamento, la sala operativa della Capitaneria di porto ha attivato le procedure previste dal «Piano locale antinquinamento» coinvolgendo nell’evento unità navali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, nonché unità speciali attrezzate per il disinquinamento della società Castalia, concessionaria del servizio antinquinamento in mare per conto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Per la parte a terra, hanno contribuito al buon esito dell’esercitazione le pattuglie del Commissariato della Polizia di Stato di Rossano, del Comando Compagnia Carabinieri di Corigliano Calabro e della Tenenza della Guardia di Finanza di Corigliano Calabro.

Durante l’esercitazione le motovedette hanno simulato l’individuazione dello specchio acqueo di mare ove si è verificato lo sversamento e il rimorchiatore “Città di Ravenna” ha recuperato gli idrocarburi a mezzo di panne galleggianti e skimmer.

L’esercitazione ha consentito di testare la prontezza operativa e la capacità di coordinamento della Capitaneria di porto con la società Castalia, con i servizi tecnico-nautici del porto e con le altre Amministrazioni dello Stato interessate.

Mare in Calabria, le dichiarazioni di Pendicini

Piernicola Pendicini, Coordinatore della Commissione ambiente e sanità del M5S ha rilasciato delle dichiarazioni in merito alle spiagge della nostra regione.

«In Calabria ci sono 20 siti di balneazione con una qualità delle acque risultata scarsa. I dati sono contenuti nella relazione annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e sono riferiti all’anno 2016.

Nella relazione sono stati indicati tre livelli di classificazione: “scarsa”, “sufficiente” o “eccellente”, a seconda della quantità di batteri fecali riscontrati.

I comuni e i luoghi esatti dei siti calabresi dove sono state effettuate le analisi, ed è stato riscontrato che la qualità delle acque è scarsa, sono i seguenti: Fuscaldo (150 metri sx torrente Maddalena); Paola (200 metri canale prosp. depuratore); Paola (torrente San Domenico); Praia a Mare (sbocco canale Sottomarlane); Praia a Mare (50 metri sinistra canale Fiumarella); Briatico (La Rocchetta); Nicotera (200 metri a dx fiume Mesima); Brancaleone (I.d. Brancaleone); Gioia Tauro (pontile N); Reggio Calabria (Gallico-Limoneto); Reggio Calabria (Gallico-Lido Mimmo); Reggio Calabria (Pentimele); Reggio Calabria (Circolo nautico); Reggio Calabria (lido comunale pontile N); Reggio Calabria (lido comunale pontile S); Reggio Calabria (lido comunale Villa Zerbi); Reggio Calabria (Pellaro-Lume); Reggio Calabria (500 metri N Tott. Annunziata); Reggio Calabria (Circolo velico); San Ferdinando (delta Mesima).

In tutta Italia i siti di balneazione controllati sono stati 5518, di questi 100 (1,8 %) sono stati classificati con una qualità delle acque “scarsa”; 352 (6.4%) con una qualità “sufficiente”; 5013 (90.8 %) con una qualità “eccellente”; 53 (1.0%) non sono stati classificati per ragioni tecniche.

Le analisi sono state effettuate dalle autorità italiane e i dati sono stati consegnati all’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e alla Commissione Ue ai sensi della direttiva 2006/7/Ce, del Parlamento e del Consiglio europeo, sulla gestione della qualità delle acque di balneazione.

Secondo la direttiva, quando l’acqua risulta di scarsa qualità, gli Stati membri della Ue devono adottare alcune misure, come il divieto di balneazione per impedire l’esposizione dei bagnanti all’inquinamento; l’individuazione delle cause e delle ragioni del mancato raggiungimento dello status qualitativo «sufficiente»; adeguate misure per impedire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento. Inoltre, per cinque anni consecutivi, devono disporre un divieto permanente di balneazione o un avviso che sconsiglia permanentemente la balneazione.

La contaminazione fecale dell’acqua – è scritto in una nota dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) – continua a presentare un rischio per la salute umana, in particolare nei siti di balneazione. Nuotare in acque di mare, fiumi o laghi contaminati può essere causa di malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari».

Acque reflue e balneazione in Calabria, l’UE risponde all’interrogazione di Ferrara e Pedicini (M5s)

COSENZA – Continua il monitoraggio della Commissione europea sulla gestione delle acque reflue e sullo stato delle acque di balneazione calabresi. È quanto comunica la stessa Commissione europea rispondendo ad un’interrogazione presentata dagli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini e Laura Ferrara.

«I comuni esaminati dalla Ue, a causa della “scarsa” qualità delle relative acque di balneazione – si legge nella nota -, sono quelli di Reggio Calabria, Praia a Mare, Belvedere Marittimo, Paola, Briatico, Ricadi, Joppolo, Nicotera, San Ferdinando e Crotone. La Commissione europea ha quindi confermato la connessione tra cattiva gestione del sistema depurativo e mare inquinato, tanto che sette dei dieci comuni esaminati sono già coinvolti nelle due procedure d’infrazione europea (n.2059/2014 e la n.2034/2004) per la violazione degli articolo 3 e 4 della direttiva 91/271/Cee concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Tuttavia, in nove dei dieci comuni attenzionati, la Commissione ha fatto sapere che “dalle informazioni ricevute dalle autorità italiane nel 2015, la maggior parte delle acque di balneazione sono conformi ai requisiti previsti dalla direttiva europea vigente. Mentre – ha aggiunto – un livello di non conformità elevato è stato riscontrato nella provincia di Reggio Calabria”. Rispetto alle cause principali di tale situazione di forte criticità che interessa Reggio Calabria, l’organismo esecutivo di Bruxelles ha spiegato che “secondo le informazioni ufficiali disponibili, esse dipenderebbero dalla mancanza di un adeguato trattamento delle acque reflue urbane”. Per risolvere i presunti errori di gestione delle acque reflue, la Commissione ha evidenziato che “le azioni di controllo e di procedura di infrazione avviate nei sette comuni esaminati contribuiranno a migliorare la qualità delle acque di balneazione che potrebbero essere interessate”. Per quanto riguarda l’eventuale impatto degli scarichi di acque reflue sui Sic (Siti di importanza comunitaria), l’organismo Ue ha comunicato che “le autorità degli Stati membri devono adottare tutte le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat naturali e la tutela delle specie per cui i siti sono stati designati, compreso l’opportuno trattamento delle acque reflue”».