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Un pezzo di Calabria nella “Città del libro”

Libriditesto-1Vibo Valentia(VV)Il Centro per il libro e la lettura, l’ente del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali preposto alla promozione della lettura in Italia, ha inserito Vibo Valentia tra i 68 comuni italiani che promuovono iniziative di rilevanza nazionale per la diffusione della lettura e possono quindi fregiarsi dell’appellativo “Città del libro”. Il Ministero ha valutato l’attività del Sistema Bibliotecario, le esperienze di promozione della lettura per adulti e bambini, la valorizzazione del patrimonio bibliografico regionale e la manifestazione “Tropea Festival Leggere&Scrivere” di notevole qualità e ha inserito la città nell’elenco in cui compaiono città ed eventi prestigiosi come il Salone del libro di Torino, la fiera Più libri più liberi di Roma, Bookcity a Milano, il Festival della letteratura di Mantova.  Un grande successo e riconoscimento non solo per il festival della letteratura, ma per tutta la città che ha meritato di essere inserita tra le più importanti città italiane in tema di promozione della lettura e della cultura. L’obiettivo è quello di sviluppare ancor di più il Festival della lettura con un calendario eventi di grande qualità e rilevo che faccia di Vibo Valentia uno dei centri del dibattito culturale nel meridione.

#ioleggoperché. A Lamezia una giornata dedicata ai libri… e ai lettori

Finalmente il 23 aprile è alle porte. Fra poche ore scatterà l’appuntamento annuale con la Giornata mondiale del libro e 11150347_10205430831122271_5328213975667369362_ndel diritto d’autore. In altri termini, la tanto attesa festa del libro che quest’anno verrà celebrata con un’iniziativa particolare, volta ad attrarre quanti più lettori possibili provenienti anche da quelle numerose fasce della popolazione che nell’arco dell’anno leggono poco o addirittura per nulla. L’iniziativa, sulla quale ci eravamo soffermati nelle scorse settimane, è l’ormai ampiamente conosciuta #ioleggoperché, indetta dall’Associazione Italiana Editori e dedicata a tutti i lettori, forti o deboli che siano.
Domani su tutto il territorio nazionali si svolgeranno attività, reading, manifestazioni, incontri e dibattiti su un tema basilare che indexè appunto quello della lettura e la sua viscerale importanza. Contemporaneamente migliaia di ‘messaggeri’ distribuiranno volumi editi in una collana creata appositamente per l’evento: l’intenzione è quella di raggiungere chi legge poco o addirittura non legge.
Cultura e lettura saranno quindi al centro della giornata di domani e lo saranno anche a Lamezia Terme, dove diversiindex2 soggetti che da tempo operano nel settore hanno deciso di stringersi la mano abbracciando insieme la mission dell’iniziativa Aie. Per questo Manifest. Blog Collettivo, Libreria Gulliver, Sistema Bibliotecario Lametino, Ass.ne Talìa, Libreria Tavella, Sagiolibri, Biblos e Gruppi Scout Lamezia (1,5,6,9) hanno stilato un apposito programma per la città della Piana.
A partire dalle 16.00 di domani fino a tarda serata Lamezia Terme sarà scenario di un lungo spettacolo i cui protagonisti saranno i lettori. Il primo appuntamento sarà alle 16 presso il parco ‘Peppino Impastato’ per la ‘Caccia al libro per bambini’. Proseguiranno con index3il flash mob delle 18 e l’inaugurazione della biblioteca diffusa. E proprio la biblioteca diffusa rappresenta il punto d’arrivo (o di partenza?) di un’intensa collaborazione tra Sistema Bibliotecario Lametino, il Sistema Bibliotecario Vibonese e il Consorzio per il Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani confluito nel Progetto Biblioteche in Movimento. In quest’ambito s’inserisce altresì una rinnovata collaborazione tra il Sistema Bibliotecario Lametino e l’associazione Talìa, alla quale il comune ha affidato la gestione del parco ‘Peppino Impastato’ e delle attività che si svolgono nel sito. In questa prima fase del progetto, la biblioteca diffusa sarà destinata a un pubblico di bambini e ragazzi con il materiale fornito e ‘trasportato’ presso la biblioteca del parco direttamente dalla Biblioteca comunale.
Dopo la presentazione della biblioteca diffusa, Pierpaolo Bonaccurso e Greta Belometti racconteranno “Il pifferaio magico”. Vi sarà poi la proiezione in diretta Rai.
Tanti altri saranno gli appuntamenti della giornata, spesso concomitanti come il Reading a cura di Manifest nel Bus di linea itinerante, il Reading a cura del Gruppo Scout 9 presso la Casa di imagesRiposo Comunale e il Reading a cura del Gruppo Scout 5 presso il Reparto di Pediatria che avranno inizio alle 16. Mezz’ora più tardi inizierà invece il Reading a cura dei Messaggeri presso il Bar del Popolo a Sambiase. Analogo Reading si terrà a partire dalle 17 presso la Libreria Gulliver e in serata presso la Libreria Tavella si svolgerà l’aperitivo letterario, mentre la libreria Sagiolibri ospiterà il Reading a cura di Domenico Dara e il Trio Jazz con Francesco Scaramuzzino al piano, Luciano Cimino alla tromba, Andrea Mellace alla batteria. Reading dei Messaggeri a partire dalle 17 anche alla Biblos.

 

 

Per quel che concerne la manifestazione del collettivo Manifest., la partenza è prevista da Piazza Porcelli alle 15.40 per un giro itinerante col bus di linea ‘Nicastro, Sambiase, S. Eufemia’ per poi convergere al Parco Peppino Impastato; durante la corsa si leggerà Poesia per pendolari.

 

 
Insomma, una giornata tutta da vivere quella che domani Lamezia Terme dedicherà ai libri e alla lettura!

 
Daniela Lucia

Tra donne e onde, Roberta Lagoteta presenta il suo romanzo sotto il cielo lametino

LAMEZIA TERME – Capita di rado la fortuna di trovare, nel ok 1marasma dei giovani autori, delle opere che si possano considerare mature a prescindere dall’età anagrafica di colui che le ha generate. Succede infatti (e accade spesso in un Paese in cui tutti scrivono e pochissimi leggono) di imbattersi in lavori superficiali, malamente o poco curati, immessi nel mercato in base a mere aspirazioni autoreferenziali, privi dunque di un qualsiasi obiettivo e mancanti di quel fondamentale patto con il lettore che dev’essere inscritto in ciascuna opera ok2letteraria che possa fregiarsi di un simile titolo. Capita di rado, dicevo, eppure quando capita non rimane che accogliere l’evento a braccia aperte e con mente elastica, cercando di far propri tutti quei piccoli impegni che pagina dopo pagina l’autore ha assunto su di sé. Questo è proprio ciò che è accaduto con la lettura di un romanzo uscito di recente per i tipi della Talos Editrice, piccola e giovane realtà editoriale del cosentino. L’opera, dal titolo evocativo ‘Di donne e altre onde’ scritta dall’autrice nonché co-editrice Roberta Lagoteta, è stata presentata ieri pomeriggio, 11 aprile, su corso Numistrano a Lamezia Terme, città della scrittrice. L’evento, particolare nel suo ok 3genere in quanto è stato concepito all’aperto in un soleggiato ma fresco pomeriggio di una primavera ancora timida, si è arricchito del contributo di Giuseppe Gigliotti, presidente di ‘Italia Nostra’, associazione attiva nella valorizzazione del patrimonio culturale del territorio, e dell’editore Osvaldo Tartaro, che ha incalzato con quesiti indagatori le scelte e le dinamiche per le quali l’autrice ha optato nel lavoro di scrittura.
Prima di entrare nel vivo della discussione e di soffermarci sui punti messi in evidenza dalla Lagoteta, che ha anche letto alcuni brani della sua opera, risulta quanto mai opportuno capire di cosa ok 4 coverstiamo parlando, mettendo in evidenza le ragioni che rendono questo godibile romanzo un lavoro ben fatto. Se intendiamo lo scrittore alla stregua di un artigiano delle parole e del pensiero, dopo la lettura di ‘Di donne a altre onde‘ possiamo considerare di alta qualità la bottega presso la quale Roberta Lagoteta si diletta nei suoi ‘traffici’ di scrittura. Il romanzo si presenta infatti come una carrellata di ‘stanze’ descritte in maniera ricercata e raffinata, avvalendosi di una narrazione fluida che riesce a tenere alta la soglia di attenzione dall’inizio alla fine, senza mai cadere in banalità e ‘giochi’ troppo semplici o addirittura scontati. “Per quanto riguarda lo stile, apprezzo le molte sfumature della lingua italiana e le possibilità che riesce a offrire. Tra queste uno stile anche barocco che a volte viene criticato e considerato un difetto, ma che io considero una possibilità se rivisitato in chiave moderna. Poi uno stile che può definirsi impressionista se vogliamo fare un paragone con le arti figurative. Perché va a richiamare delle sensazioni olfattive, tattili, visive. Mi piace molto questo impatto sensoriale con il lettore”, ha chiarito la Lagoteta.
La storia è una vicenda abbastanza comune, o si potrebbe ben dire che si è al cospetto di album di vicende comuni che si intersecano le ok 5une con le altre, in un continuo rapporto di dipendenza. O di co-dipendenza, come la stessa autrice ha sottolineato più volte. Le donne sono onde, echi tumultuosi che plasmano la terra lasciandosi trasportare dal vento possente. Le protagoniste sono donne che ‘costruiscono’ la propria vita, magari sbagliando, ma sostenendosi ciascuna con le proprie forze. “Viene descritta una generazione che è un po’ la mia, quelli che erano adolescenti negli anni Novanta. Non è fatta di sconfitti, bensì di vittime. Ma sono anche persone che hanno scelto di vivere ai margini perché non condividevano i modi di pensare imperanti in quel periodo. Poi le problematiche sono anche frutto di un’epoca, perciò una sorta di dipendenza affettiva che non è soltanto una caratteristica della fascia giovanile. È una co-dipendenza. Anche gli adulti rischiano di essere dipendenti dai comportamenti giovanili, quindi non riescono a essere dei punti di riferimento. Alcuni di questi giovani dicono ‘ci avete tolto il futuro’, ma in realtà ci hanno tolto il presente perché non riusciamo a essere gli adulti che dovremmo essere”.
Introducendo la conversazione con l’autrice, Giuseppe Gigliotti ha messo le carte in tavola fin da subito: il libro è un’opera forte. 102_0372Denota la volontà di non dimenticare ciò che è accaduto” e genera altresì la bulimica ricerca della fine, alla stregua di una lettura senza scampo dove in “ogni pagina si trova la spinta per arrivare alla successiva. La spinta per fare luce. Tutto questo rappresenta la vita nelle diverse accezioni. Vi sono pagine crude. L’autrice si spoglia con un linguaggio determinato. È il linguaggio della vita, di chi patisce torti enormi. Tant’è che è proprio questo che ci dice, ci ammonisce di non dimenticare i torti per evitare di ripeterli. La dipendenza appare non come rinuncia, bensì come percorso di vita che conduce a uno sconvolgimento. Il libro è forte, ma di una tenerezza estrema”.
Ritornando sulla propria esperienza di autrice, la Lagoteta ha spiegato di individuare nella scrittura uno strumento espressivo immediato, il cui stimolo non può che essere la lettura. E la scrittura non deve essere vuota, ma è investita di un compito. “La scrittura ci permette di modificare la realtà. Lo scrittore è uno chef che sceglie i suoi ingredienti. Un romanzo deve assolvere a un compito che è quello di suscitare emozioni legate ai sensi”.
L’incontro su corso Numistrano si è altresì rivelato come proficua occasione per illustrare le dinamiche e gli obiettivi editoriali che una giovane realtà come la Talos si è prefissa. Il parere dell’editore Osvaldo Tartaro è che sia necessario recuperare la figura dell’editore come mediatore del circuito culturale e come “amplificatore di voci”.
L’editore ha poi sottolineato che la presentazione del volume proseguirà lungo il cammino della ‘Primavera dei libri Talos102_0374con appuntamenti a Trieste il 5 maggio presso il Caffè San Marco e a Roma il 21 maggio presso lo Spin Time Labs. Ma l’evento culmine sarà l’incontro coi lettori al Padiglione 1 del Salone del Libro a Torino il 17 maggio.
L’evento di ieri si è concluso con un proposta lanciata da Giuseppe Gigliotti ai lametini di metter su un caffè letterario dal quale e tramite il quale far partire nuove idee e un più maturo impegno culturale per la città della Piana.
Daniela Lucia

 

 

 

 

Manifest. legge Cesare Perri e il suo ‘Le acrobazie del baco”

LAMEZIA TERME – Il suggestivo incontro che si è tenuto venerdì sera presso Palazzo Nicotera, a Lamezia Terme, ha avuto tutto il sapore della scoperta, 10408724_1539010506339849_3455561395260681464_ndi quel desiderio di conoscere con mano il mondo e le sue molteplici espressioni che hanno i bambini e che poi purtroppo la crescita e la maturità lavorano insieme per assopire. Ma il collettivo Manifest., che di fatto nasce dall’unione di due parole latine, manus e fest, e significa etimologicamente ‘toccare con mano’, lavora in maniera costante per tentare di riportare a galla tale innata pulsione alla conoscenza e l’evento di ieri sera s’inserisce proprio in questo cammino di consapevolezza. In collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino, il 11150424_1568833186698944_5504132575441720743_ncollettivo ha allestito con meticolosa attenzione la presentazione del volume ‘Le acrobazie del baco’, nuovo romanzo di Cesare Perri, psichiatra e psicoterapeuta della città della Piana. Attraverso un reading e un interludio musicale, i giovani blogger di Manifest. hanno dato voce alla densa storia allestita dall’autore.

 
Seguendo la propria mission di sedurre l’intelletto sorprendendolo, i ragazzi di Manifest. si sono lasciati accompagnare da Cesare Perri giusto il tempo di introdurre il romanzo, per prendere poi possesso 1013870_1568833370032259_6265743201801407610_npieno dello spazio e del tempo, catalizzando l’attenzione dei convenuti su ciascuna singola esperienza di lettura e di interpretazione. L’opera dello psicoterapeuta è quindi divenuta una materia prima da plasmare e dalla quale farsi plasmare, oltreché una delle innumerevoli bussole da utilizzare per ‘cogliere sul fatto’ e per disvelare tutti gli aspetti della cultura, nelle loro forme molteplici. I giovani blogger hanno pertanto toccato con mano l’intenso lavoro di Perri e lo hanno riproposto alla stregua di un frutto fresco da condividere. In questo modo, il collettivo ha altresì dimostrato come l’opera d’arte non rimanga fissa e fine a sé stessa, ma possa e debba in realtà rigenerarsi tra le mani di chi ne fruisce. E l’autore medesimo, come un padre attento e coraggioso, ha dunque il compito di ‘donarla’, di trasmettere agli ‘altri’ la creazione del proprio intelletto. Per questa ragione, dopo aver brevemente introdotto l’opera, Cesare Perri ha spianato la strada ai giovani del collettivo. Anzi, al fine di spiegare questa esigenza di cedere la scena, di affidare il lavoro in mani diverse da quelle che l’hanno generato, l’autore ha chiarito che il romanzo stesso non pretendeva 11150513_1568832920032304_6340609518253698218_nd’esser presentato seguendo i canoni classici, non ne aveva l’esigenza. Perri intendeva creare un’atmosfera dinamica ed evidentemente ha raggiunto questo obiettivo, stando alla risposta di un pubblico attento e commosso che ha partecipato con empatia al reading fino alla conclusione dell’evento.

 
La vita ha due estremi, la nascita e la morte, ma è nel mezzo che essa scorre, che si ribella e che può generare a sua volta altra vita. Proprio in questo atto di generazione interna all’esistenza che CesarePerri2-300x223scorre, s’inserisce la vicenda narrata da Cesare Perri, una storia parallela di due ragazzi, due bachi che con acrobatica tenacia lottano per ottenere il loro pezzo di libertà. Sono quindi due le vite tracciate dall’autore: quella di Palma, sedicenne che tenta il suicidio e si ribella, attraverso un duro dialogo con la madre, alla sua stessa famiglia mafiosa; e quella di Giancarlo, un ventisettenne zoppo, disabile, che passa da un sarcasmo rancido e una routine da hacker dietro un pc alla stanchezza crescente dovuta proprio alla disabilità. Due linee parallele che, sottraendosi alle regole geometriche, finiscono per incrociarsi.

 
Per chi abitualmente varca all’alba il confine del proprio guscio – villa, stamberga o roulotte che sia – i propri sensi la sfiorano appena, soccombendo all’imperio delle azioni. Di essa te ne accorgi solo se sei un occasionale transfugo della notte. Allora ti accoglie con i suoi esclusivi colori, odori, suoni, voci e t’impone una transumanza affettiva tra le coltri appena abbandonate e le temperature del mondo.
Una corporeità che appartiene all’alba di un determinato panorama e di un preciso giorno e non a quelli di prima o a quelli che verranno, come quando si nasce o si muore.
Luminescenze e opacità che si alternano, si distaccano e si affiancano per trasformarsi in ricordi che vivranno di un’aura propria, di un tempo proprio, altalenante tra ieri e domani, tra la gioventù e la vecchiaia, irrispettosi dei vincoli anagrafici e sottoposti solo ai richiami emotivi. Per divenire essenze della vita”.

 

Con queste parole si è avviato il reading e su queste stesse parole è iniziato il cammino di condivisione del sapere al quale venerdì sera Manifest. ha aggiunto un nuovo tassello.

 

Daniela Lucia

‘Di donne e altre onde’, Roberta Lagoteta presenta il suo romanzo a Lamezia Terme

di donneUn libro, due donne, le loro storie. Questi gli ingredienti di un tardo pomeriggio lametino, con una primavera che si affaccia timida e ancora abbastanza fredda e un cielo azzurro sotto il quale poter scambiare opinioni, idee e riflessioni. Un pomeriggio, un sabato pomeriggio, il prossimo, dopodomani insomma, quando la scrittrice Roberta Lagoteta presenterà su corso Numistrano a Lamezia Terme (alle 18.30) il suo romanzo “Di donne e altre onde“.
Lagoteta1-228x300Un’occasione particolare nel suo genere per due motivi: il primo è che l’appuntamento si presenterà alla stregua di un’anteprima in attesa degli eventi paralleli programmati a Roma e a Trieste che culmineranno poi nell’attesissima presentazione al Salone Internazionale del Libro di Torino il 17 maggio alle 19.00, Padiglione 1; il secondo elemento di originalità consiste nella formula di presentazione adottata dalla casa editrice Talos, per i cui tipi è uscito il romanzo: una presentazione a cielo aperto all’altezza del numero 54 di corso Numistrano, nel cuore della città della Piana.
L’autrice converserà coi suoi lettori e con gli aspiranti tali, per i quali il volume sarà disponibile sia in occasione dell’incontro che 10393941_957118854322670_4261981153544590914_n-400x300presso le librerie lametine. L’incontro sarà altresì arricchito dalla partecipazione al dibattito di Giuseppe Gigliotti, presidente dell’Associazione culturale Italia Nostra, attiva nella promozione dei beni artistici e culturali del territorio, e di Osvaldo Tartaro, editore della Talos Edizioni.
Il romanzo, come si evince dal titolo, narra le vicende di due donne, indexAzzurra e Dafne, protagoniste di una storia intensa, colma di “grandi avvenimenti e di innumerabili particolari che riporto come indizi di un movimento in corso, fughe possibili che si posizionano parallelamente alla traiettoria centrale”. La Lagoteta inizia il suo denso racconto partendo dagli anni Novanta e sviluppando la narrazione fino ai giorni nostri. “Scandagliate nel loro intimo, ma non rigidamente delineate, Azzurra e Dafne si scompongono, come corpi in caduta libera, come polvere scostata dal respiro di un cassetto, come fantasmi quotidiani. Due donne che decidono, che si affermano, pur con percorsi tortuosi, pur con scelte estreme, o estremamente ironiche, come uniche detentrici del diritto di disporre delle proprie persone. Al loro fianco altre donne, oppure onde, come suggerisce il titolo: Filippa, Colette, Giulia, ognuna con un segreto scomodo, che non esiterà però a svelare quando la storia lo richiederà”, spiega la stessa autrice.
A questo punto, per saperne di più su Roberta Lagoteta e su questo romanzo che si presenta profondo e avvincente, non resta che presentarsi all’appuntamento di sabato e farsi travolgere dalle onde del racconto.

 

Daniela Lucia

Fiorisce una nuova Pasqua: leggendo ‘Resurrezione’ di Tolstoj

Per quanto gli uomini, raccogliendosi su un breve spazio in parecchie centinaia di migliaia, si sforzassero di snaturare quel indextratto di terra su cui s’accalcavano; per quanto avessero ricacciato sotto le pietre la terra, affinché nulla ci crescesse sopra, e rinettassero qualsiasi erba ne spuntasse fuori, e affumicassero tutto di carbone e di petrolio, e mozzassero gli alberi, e allontanassero tutte le bestie e gli uccelli, la primavera era primavera anche in città”. Con queste parole Lev N. Tolstoj apre i battenti di ‘Resurrezione’, un breve quanto intenso romanzo in cui i protatolstojgonisti Dimitrij e Katjuša, Nechljudov e la Maslova, si alternano danzando un valzer esistenziale attraverso le stagioni, nel mezzo dei peccati e dei timori, rasentando il fondo della perdizione per poi risalire verso la luce della salvezza, verso una nuova Pasqua che rimane fino alla fine una lunga, quasi eterna, promessa.
L’arrivo della primavera, dunque, che caparbia e tenace spunta fuori facendosi largo tra gli aridi tentativi messi in atto dall’uomo per assopirla, coincide con un nuovo incontro e con la rinascita dei due protagonisti.
Nell’amore fra uomo e donna c’è sempre un momento, in cui il loro amore arriva allo zenit; un momento in cui non v’è in esso nulla di consapevole, di riflessivo, e non v’è nulla di sensuale. Quella notte della Pasqua di Resurrezione era stata appunto, per Nechljudov, un momento simile”. Una notte sacra, quella della Resurrezione, una notte in cui lo splendore della pace rivela ogni suo mistero e s’innalza glorioso. Una notte in cui il peccato si allontana e le vesti linde dei cuori si presentano alla fonte fee8500249battesimale come la prima volta in cui da essa furono accolte. Una notte, quella notte, in cui l’inverno rigido della costrizione cede il passo al sole cocente di una nuova stagione, più mite, meno oppressiva. Eppure lì, nel passaggio, si nasconde la chiave di lettura di un’intera esistenza. Ma questo il giovane Nechljudov non poteva saperlo. Tant’è che tutto già si scrisse quella notte, alla fioca luce dei ceri accesi.
Tuttavia una notte passa in fretta, vola come la passione e si distoglie come uno sguardo fugace, lasciandosi però dietro un’ombra capace di trasformare in infamia e vergogna quello che un tempo non troppo lontano era stato un sentimento quasi sacro. Cosa accade quando ci si abbassa alle gesta meschine degli uomini comuni? Quando la vergogna e il timore di sbagliare vengono sopraffatti dalla convinzione che bisogna “fare ciò che tutti fanno”? Accade che la purezza e il calore, poco prima accarezzati, si sgretolino tra le mani, alla stregua della natura sopraffatta dalla prepotenza del petrolio e del carbone e tutto ciò che era intonso si frantuma, perdendosi in attesa di una nuova Resurrezione. Succede così che due anime smarrite a causa degli inganni sociali, di quelle convenzioni che hanno tentato invano di opprimere la natura, si ritrovino. Tolstoj attinge a piene mani dalla propria esistenza, da ciò che ha vissuto e al quale ha assistito, per regalare ai suoi lettori una Pasqua che ha tutto il sapore del ritorno della vita, dell’innocenza, di quel sacrificio ispirato non dall’egoismo, bensì dall’amore. Il breve romanzo è una profonda ammonizione contro quei piaceri e quei desideri primordiali che distolgono dal cammino di Resurrezione che ciascun uomo è chiamato ad affrontare fin dal momento in cui per la prima volta vide la luce. La vicenda dei due protagonisti, inconsapevolmente legati a doppio filo l’uno all’altra, si inserisce in una galleria di caratteri e sfumature dove il peggior male dell’umanità è individuato nella burocrazia, un apparato pesante, incapace e privo di competenze, oltreché sordo ai bisogni degli innocenti. La grettezza delle opinioni, il continuo ‘lavarsi le mani’ innanzi alla sofferenza altrui, si scontra con la maturazione di Dimitrij e con l’insorgere di una nuova speranza in Katjuša.
Gli uomini sono come i fiumi: l’acqua è in tutti una sola, e dappertutto è la stessa; ma ciascun fiume può essere ora stretto e rapido, ora largo e tranquillo, ora puro e freddo, ora torbido e tiepido. Così anche gli uomini. Ciascuno reca in sé i germi di tutte le tendenze umane, e a volte ne manifesta alcune, a volte altre, e spesso avviene che agisca come fosse tutt’altro da quello che è, pur restando sempre se stesso”. Se questi sono gli uomini, una possibilità è riconosciuta a ciascuno di essi: l’occasione di sbrigliarsi dalle catene che nulla hanno a che vedere con ceecbd9508l’autenticità dei sentimenti. Poco male se alla fine dei giochi saremo davanti a strade che si separano, perché in realtà quella che ha tutti i numeri per esser considerata una divisione si rivelerà invece il legame inscindibile di un amore che si è trasformato in nuova vita, in libertà riscoperta… In una nuova Pasqua. “Da quella notte, ebbe inizio per Nechljudov una vita del tutto nuova, non tanto perché egli affrontasse nuove condizioni di vita, quanto perché tutto ciò che gli accadde da allora in poi, veniva ad assumere ai suoi occhi un significato del tutto diverso da prima. In che modo andrà a finire questo nuovo periodo della sua vita, lo dimostrerà l’avvenire”.
Buona lettura e Buona Pasqua!
Daniela Lucia

 

 

 

 

 

 

 

Difendersi dalle banche. Arriva la ‘guida’ di Giovanni Iban

In quest anni ostili dal punto di vista economico, il nemico pubblico numero uno è la Banca, ossia quell’insieme di interessi e di profitti, di ostacoli e di nodi burocratici che tarpano le ali all’italiano medio.

Il credit crunch ci attanaglia, è quasi più facile riuscire a vincere al lotto che ottenere un prestito anche di esigua entità. L’accesso al soldi-euro-id9901credito sta divenendo quasi un miraggio. Come difendersi? Quale strada percorrere per venirne fuori? Per liberarsi una volta per tutte dal giogo degli istituti bancari? Una possibile ‘mappa’ alla quale fare riverimento per trovare la via meno complicata è quella illustrata da Giovanni Iban, pseudonimo di un valido dirigente di una banca nazionale che ha messo nero su bianco una sorta di guida pratica per non soccombere sotto il peso dei nodi finanziari.

41wJ3EmaiyLDifendersi dalle banche. Vademecum per risparmiatori e investitori è il titolo dell’atteso volume che uscirà per i tipi della Falco editore il prossimo 26 marzo.

Lo scenario delineato da Iban nella guida è quello attuale di una zona euro caratterizzata da un’evidente debolezza economica e da una criticità finanziaria mai vissuta prima, forse paragonabile alla crisi del 1929. Questo contesto, che è andato deteriorandosi a partire dal fallimento di colossi finanziari come la Lehman Brothers, è sfociato in un peggioramento della già complicata relazione tra la banca e il cliente, il cui rapporto è stato minato anche da una crescente mancanza di liquidità mondiale. Le conseguenze sono state devastanti e ancora oggi possiamo toccarle con mano: si chiamano credit crunch, accesso complicato ai mutui e rubinetti chiusi per qualsiasi genere di finanziamento.

Se la situazione è questa (o forse anche peggio), allora la guida di Iban si presenta davvero come un salvagente che può aiutare il risparmiatore o l’investitore a non colare a picco, illustrando le dinamiche del sistema bancario e  finanziario ed elargendo cosigli utili per districarsi in questo settore per certi versi effimero.

 

Daniela Lucia

 

Noi e la ‘ndrangheta. Perché la speranza non è una terra straniera

copj170.aspCos’è la speranza per una terra vessata su più fronti dall’opprimente mano della ‘ndrangheta? Come si può ancora sperare, se anche i più piccoli lumi vengono spinti verso l’oscurità? Quesiti semplici, ai quali però spesso risulta complicato riuscire a dare una risposta.
Grondante di problemi che bramano da decenni una soluzione, la Calabria si è ormai accasciata nella morsa di belve feroci che, se da un lato limitano la libertà dei singoli, dall’altro ramificano potere e tentacoli anche nei luoghi della Pubblica amministrazione, ormai presidi di una legalità instabile.
In questo scenario dove davvero la speranza appare come una debole fiammella lontana, il cui cammino per raggiungerla è arduo, s’inserisce l’ultimo lavoro di Francesca Viscone, che viene da anni di studi e indagini sui risvolti sociali della capillare presenza della ‘ndragheta in Calabria. “La speranza non è una terra straniera. Storie di sindaci e amministratori minacciati dalla ‘ndrangheta“, edito da Città del Sole, con la prefazione firmata da Renate Siebert, si presenta al pubblico alla stregua di un campanello d’allarme, con la volontà di insinuarsi nel tessuto sociale trasformandosi in consapevolezza di un fenomeno tristemente diffuso. Un fenomeno complesso e complessivo, composto da casi singoli che pretendono però di essere analizzati nel loro insieme.
La questione diventerà oggetto di confronto e dibattito il prossimo 11042978_10152897857486997_582871337843483778_nsabato 14 marzo a Carlopoli, in provincia di Catanzaro, occasione in cui l’autrice ne discuterà insieme a Simona Dalla Chiesa, figlia del Generale Dalla Chiesa, a Mario Talarico, sindaco della cittadina del Reventino, e a Giuseppe Aleta, ex sindaco di Cetraro e attualmente consigliere regionale. L’evento, organizzato da Avviso pubblico di concerto con il Sistema Bibliotecario Lametino, sarà monitorato dalla coordinatrice regionale di Avviso Pubblico, nonché assessore del comune di Carlopoli, Maria Antonietta Sacco.
La speranza è – o non è – una terra straniera? Ovvero, la speranza diventa un lusso incalcolabile quando la terra che ci appariva familiare assume via via le sembianze di un continente estraneo, irriconoscibile? Una terra di bellezza struggente, deturpata da una volgarità criminale distruttiva e grossolana. Eppure, i mafiosi rappresentano una minoranza. È l’area opaca del consenso col malfattore che consente loro di spadroneggiare”, con queste parole la sociologa Renate Siebert ci introduce alla lettura di un saggio che è molto più di un libro: è riflessione, presa di coscienza… Finestra aperta su una realtà possibile.

 

 

 

Daniela Lucia

Violenza sulle donne. A Cosenza se ne parla con un libro

imagesLo scorso sei marzo, a ridosso della Giornata internazionale delle donne, si è svolta a Cosenza presso la sede dell’editore Falco la presentazione di un volume toccante e profondo dal titolo Maschere di vetro e polvere, della scrittrice catanzarese Jesa Aroma.
L’opera si è focalizzata sulla drammaticità della violenza domestica, consumata tra quelle mura rassicuranti che la famiglia dovrebbe erigere intorno alle proprie donne e che invece, com’è accaduto nel caso di Gioia, la protagonista vessata dal marito Riccardo, risultano effimere, inesistenti. Un libro che parla di violenza, dunque, ma che lascia una finestra aperta al riscatto, alla fuga dalla solitudine imposta. La Aroma ha proposto ai suoi lettori un’indagine interiore di una donna trasformata in oggetto, in proprietà assoluta di un marito spietato. ‘Maschere di vetro e polvere’ si presenta dunque come il percorso introspettivo di una moglie prigioniera. “È un libro che è maturato lentamente dentro di indexme. Non è il tentativo di dare una spiegazione ai fenomeni di violenza, è il racconto di una storia che diventa essa stessa ricettacolo di tante vicende di cronaca che ho letto nel corso degli anni”, ha spiegato l’autrice.
L’evento dello scorso venerdì è stato il primo della rassegna di Aperitivi letterari programmata dalla casa editrice Falco. “Inauguriamo questo format di eventi all’interno della nostra casa e lo facciamo omaggiando ciò che di più prezioso esiste a questo mondo: la donna. E proprio a partire dal libro di Jesa Aroma, che denuncia in più punti le carenze umane e legislative in tema di violenza di genere, prendiamo posizione contro tutte le forme di abuso: specialmente quelle verso i più deboli, compiute dai vigliacchi”, con queste parole ha fatto il punto lo stesso editore, Michele Falco.
Dal tema scottante della violenza tra le mura domestiche e dei soprusi nascosti tra le tende familiari ne è scaturito un forte dibattito che ha coinvolto i convenuti e ha toccato le corde più estreme dell’universo femminile. Il confronto tra l’autrice, l’editore e il giornalista Carlo Minervini è stato accompagnato dalle calde melodie di Januaria che con la sua chitarra ha riempito la serata, proponendo altresì musiche e parole scritte anch’esse dall’autrice Jesa Aroma.

 

Daniela Lucia

Verso una storia della sordità: “Diamo un segno” di Donata Chiricò

E poi ci sono quelle donne e quegli uomini che vivono di segni. Che comunicano attraverso di essi. Che ‘sentono’ i segni e con i segni comunicano. Ci sono donne e uomini che hanno una lingua tutta indexloro, una lingua parallela che è, appunto, la lingua dei segni. Di queste donne e di questi uomini Donata Chiricò, docente di etica della comunicazione presso l’Unical, ha tentato di delineare una storia con il suo ultimo volume “Diamo un segno. Per una storia della sordità” edito da Carocci.
Un libro fondamentale per rintracciare a ritroso la storia dei segni e di chi con questi segni ha agito e continua ad agire, pur avendo vissuto ere di discriminazione e oscurità. O, per meglio dire, di lunghi silenzi.
L’opera, nei giorni scorsi, è stata oggetto di un interessante dibattito nella Capitale moderato da Valentina Valentini, al quale oltre all’autrice hanno preso parte anche Stefano Gensini, docente di filosofia del linguaggio presso “La Sapienza”, Maria Tagarelli De Monte, co-coordinatrice del Dipartimento ricerca e progettazione Istituto Statale Sordi, nonché dottoranda in linguistica presso “Roma Tre”, Dario Pasquarella, regista teatrale, e Dalila D’Amico, dottoranda in musica e spettacolo.
Abbiamo parlato di una lingua parallela che è differente da quella che ‘parliamo’ e ‘sentiamo’. È una lingua ‘segnata’, fatta di gesti, di segni che assumono l’accezione di significante così come per i ‘non sordi’ lo sono le parole. Dunque, segni come parole, come forme grafiche di una lingua viva, con una grammatica, una sintassi, ben precise regole, dei significati… Una lingua, appunto. Una lingua che si ‘parla’ e che si ‘ascolta’, ma che per i ‘non sordi’ è straniera.
I sordi o, per intenderci, i ‘nativi segnanti’, imparano questa lingua tramite un’altra lingua, quella delle parole proferite, che non appartiene alla loro natura.
Nel nostro Paese ‘la lingua italiana dei segni’ non è stata ufficialmente riconosciuta, il Parlamento deve ancora approvare una legge ad hoc e in attesa di quel momento Donata Chiricò ci racconta in che modo e seguendo quale processo il sordo ha smesso di esser considerato paziente ed è diventato finalmente individuo.

L’autrice quindi ricostruisce una storia della sordità come patologia del linguaggio.

 

 

Daniela Lucia