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Shoah dell’arte

ACRI (CS) – Nell’ambito del progetto La Fabbrica delle Idee, che vede il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri), nella persona del direttore artistico Silvio Vigliaturo, impegnato in un’attività continuativa di scambio formativo e creativo con gli studenti e professori del Liceo V. Julia di Acri (Cs), giovedì 19 febbraio 2015, alle ore 11, si terrà, presso l’Aula Magna dell’istituzione scolastica acrese, un incontro con il Prof. Paolo Coen, docente di Storia dei linguaggi e delle tecniche artistiche all’UNICAL – Università della Calabria. Insieme a Lui, sarà presente la dott.ssa Angela Riggio, Dirigente dell’USR per la Calabria, nonché responsabile dell’organizzazione a livello scolastico della Giornata della Memoria.

Il suo intervento, intitolato Cittadini-testimoni, testimoni-cittadini: attivare la Memoria, da Primo Levi ad Amos Oz, è intimamente legato all’ultimo importante evento tenutosi al MACA lo scorso 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, che ha visto alcuni studenti del Liceo V. Julia protagonisti di un’intesa rappresentazione in commemorazione delle innumerevoli vittime dell’eccidio ebraico ad opera dei nazisti. Nel pomeriggio di giovedì 19 febbraio, dalle ore 16:30, negli spazi del MACA, verrà riproposta la stessa performance.

Il MACA ha aderito al progetto La Shoah dell’Arte, organizzato dall’associazione ECAD – impegnata da anni in attività di ricerca, sperimentazione, approfondimento e divulgazione della Memoria – e patrocinato e promosso dal MIBACT. Il MACA ha accolto l’invito rivoltogli, così come hanno fatto altre istituzioni museali pubbliche e private, a livello nazionale, dando vita a un progetto museologico e teatrale diffuso, fondato su di una serie di mostre, conferenze e spettacoli a tema, correlate e interdipendenti. Nello specifico, il settecentesco Palazzo Sanseverino-Falcone, sede del museo, si è arricchito di un collezione di opere dell’artista Hans Richter, uno dei padri fondatori del dadaismo, nonché uno dei primi e maggiori sperimentatori del mezzo cinematografico in ambito artistico. Proprio in quanto appartenente al gruppo d’avanguardia dadaista, le opere di Richter, così come quelle dei suoi compagni e di molti altri artisti innovatori di inizio Novecento, furono etichettate come arte degenerata da parte del regime Nazista tedesco, nel macabro e vano tentativo di cancellarne l’esistenza.

La mostra è visitabile fino a domenica 1 marzo 2015.

Young at Art, in scena giovani talenti calabresi

COSENZA – Domenica 14 dicembre 2014, nell’ottica di promozione territoriale e di creazione di sinergie con le sue realtà più intraprendenti e propositive, da sempre tra gli obiettivi principali del museo, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) inaugura una collaborazione con il Comune di Oriolo (Cs) e la sua sede espositiva di Palazzo Giannettasio – Casa della Cultura. Il primo frutto dell’incontro tra le due istituzioni è la quarta e ultima tappa del progetto espositivo itinerante Young at Art, attraverso il quale, il MACA, annualmente, promuove un gruppo di giovani talenti della scena artistica calabrese.

La mostra, composta da circa 30 opere di 8 giovani talenti calabresi, si terrà presso Palazzo Giannettasio, a Oriolo, dal 14 dicembre 2014 al 1 marzo 2015.

Vasarely – Fontana: due mondi, due culture, due scuole a confronto

ACRI (CS) – A partire da sabato 12 luglio 2014, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospita una mostra dall’importante valenza culturale, che si pone l’obiettivo di gettar luce su due figure di assoluto primo piano del panorama artistico internazionale della seconda metà del Novecento – Lucio Fontana e Victor Vasarely –, intendendoli quali maestri e fonti di ispirazione di molti dei nomi che hanno animato Parigi, Milano e Venezia, le capitali dell’arte europea tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Attraverso una collezione di circa settanta opere, la mostra, a cura di Valmore Zordan, rende omaggio a due rivoluzionari interpreti, in ambito artistico e culturale, del desiderio di cambiamento derivante dalle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e dalle nuove esplorazioni spaziali che hanno animato l’Occidente e il mondo intero in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
« La grandezza delle idee di Fontana e Vasarely – scrive la curatrice –, di origini lontanissime l’uno dall’altro – argentino il primo e ungherese il secondo –, ma accomunati dal viaggio verso i centri nevralgici dell’arte occidentale – Milano e Parigi –, è riuscita a influenzare molti giovani artisti, che pur dimostrando la propria originalità hanno espresso nelle loro opere le idee formative dei due grandi maestri ».
La visione poetica di Fontana esercita una fortissima influenza negli ambienti dell’arte sia con lo Spazialismo, così come concepito nei vari manifesti (tra cui: Manifesto Blanco, Buenos Aires 1946; Manifesto dell’Arte Spaziale, Milano 1951; Movimento Spaziale per la Televisione, Milano 1952), sia su artisti come Manzoni, Castellani, fondatori di Azimuth.
La Op Art di Vasarely, la cui mostra a Buenos Aires del 1958 entusiasma molti artisti sudamericani, determina il trasferimento a Parigi di questi giovani artisti che frequentano attivamente il grande maestro seguendo, assieme a molti altri colleghi francesi, i dictat dell’arte ottico-cinetica.
La mostra del MACA, che rimarrà aperta fino a domenica 19 ottobre 2014, trova nei due maestri i fili conduttori di una serie di esperienze artistiche e creative tuttora vive e vitali nell’arte contemporanea, e soprattutto, prende a esempio le loro figure quali paradigmi dell’artista immerso nella realtà che lo circonda, anticipatore e interprete dei cambiamenti culturali della sua epoca.

Artisti in mostra:
I maestri: Victor Vasarely e Lucio Fontana
Area di influenza di Vasarely: Martha Boto, Enrique Careaga, Hugo Demarco, Horacio Garcia Rossi, Francesco Guerrieri, Julio Le Parc, Dario Perez-Flores, Francisco Sobrino, Jesus Raphael Soto, Joël Stein, Gregorio Vardanega, Yvaral.
Area di influenza di Fontana: spazialismo veneto (Edmondo Bacci, Mario Deluigi, Ennio Finzi, Luciano Gaspari, Bruna Gasparini, Virgilio Guidi, Riccardo Licata, Gino Morandis, Saverio Rampin, Vinicio Vianello); spazialismo lombardo (Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Enrico Donati, Gianni Dova, Cesare Peverelli, Emilio Scanavino).

Pino Chimenti per la sesta edizione del Progetto Bancartis

Armonie nascoste di due creature del sogno con maschera e torre, 2012,tempera e acrilico su tavola, cm.60x80 di Pino Chimenti

RENDE (CS) – Venerdì 7 dicembre 2012, alle ore 17, si terrà, presso la Sala “De Cardona” del Centro Direzionale di Via Alfieri, a Rende (Cs), la sesta edizione del Progetto Bancartis, indetto dalla BCC Mediocrati in collaborazione con il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri).

Il progetto prevede che, con scadenza annuale, una nuova opera d’arte, realizzata da un maestro originario della regione Calabria, entri a far parte della collezione della banca. Quest’anno è la volta del pittore Pino Chimenti (Spezzano Albanese, 1952), reduce dalla prestigiosa partecipazione al Padiglione Italiano, curato da Vittorio Sgarbi, dell’ultima edizione della Biennale di Venezia, su segnalazione dell’importante critico d’arte Gillo Dorfles, che, nel 1985, lo aveva già selezionato per apparire tra gli artisti scelti dalla critica nel Catalogo dell’Arte Italiana edito da Mondadori. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino, sotto la guida del pittore Concetto Pozzati, Chimenti partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. A partire dalla seconda metà degli anni ’70, dopo un breve periodo di ricerca concettuale, la sua pittura acquista maggiore libertà compositiva, avvicinandosi alla personalissima figurazione astratto-fantastica che contraddistingue ancora oggi il suo lavoro, mai incline a seguire mode e correnti e caratterizzato da un’inconfondibile atmosfera fiabesca pervasa da una sottile ironia.

Il dipinto che entra a far parte della collezione del Progetto Bancartis, intitolato Armonie nascoste di due creature del sogno con maschera e torre (2012), è una perfetta esemplificazione della produzione dell’artista che, come ha scritto Gillo Dorfles, «ormai da diversi anni  prosegue nell’invenzione costante di piccoli miti personali, di strane leggende, nelle quali dei personaggi – tra il surreale e il ludico, tra il grottesco e l’affabile – si trastullano in mezzo a ghirlande di forme variopinte, di marezzature cromatiche, di sottili estroflessioni magnetiche, sempre sostenute da un minuzioso grafismo».

Come ogni anno, l’appuntamento della donazione dell’opera al Progetto Bancartis funge da ricca anticipazione a un’importante mostra personale che il MACA di Acri dedicherà all’artista nella primavera del 2013.

Il MACA ospita la mostra “Pop Art a Torino!?”

ACRI (CS) – A partire da sabato 8 dicembre 2012, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospiterà una mostra incentrata su cinque figure centrali nell’evoluzione artistica della città di Torino e dell’intero panorama italiano della seconda metà del secolo scorso.
In un periodo, quale furono gli anni Sessanta, segnato da grandi cambiamenti nel costume e nella società, e da frenetiche sperimentazioni in ambito artistico, il capoluogo piemontese si pose in una posizione di avanguardia, accogliendo a braccia aperte le novità che giungevano d’oltreoceano. Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Aldo Mondino, Ugo Nespolo e Michelangelo Pistoletto furono tra i più importanti interpreti di quest’urgenza di novità linguistica e formale. Troppo frettolosamente racchiusi dalla critica entro i confini dell’Arte Povera – a cui tutti, con più o meno intensità, parteciparono –, questi cinque artisti si sono espressi attraverso modalità che spesso avevano poco a che spartire con il movimento nato alla fine degli anni Sessanta. L’intento di questa mostra – realizzata in collaborazione con le associazioni De Arte e Oesum Led Icima – che mette in scena una teoria del suo curatore, il noto critico e storico dell’arte Francesco Poli, è quello di evidenziare quanto questi artisti, nel loro operare, fossero sovente più affini al mondo della Pop Art, che non a quello del poverismo.

«Le immagini variopinte delle varie lettere incasellate degli Arazzi di Boetti – scrive Poli – riconducono all’artista anche persone che ignorano qualsiasi altra opera della sua vastissima ed eclettica produzione.
Il Gilardi dei Tappeti natura è certamente un artista Pop. Egli è fedelissimo all’aura e canonico precetto del Pop italiano consistente nel riportare le cose tali e quali, con puntuale ricalco, contando sull’inevitabile effetto di estraniamento consistente nel ricostruirle con

materiali artificiali e con colori violenti. Mondino è uno degli artisti italiani più eclettici, il cui percorso artistico si muove dalla Pop Art al linguaggio poverista degli esordi, alle molteplici sperimentazioni di tecniche e materiali. Nespolo – prosegue il curatore – ha una radice Pop che ha mantenuto immune da aridità concettuali. Per Pistoletto, infine, l’arte crea immagine, anche se non vuole essere rappresentativa. I mezzi d’informazione e di diffusione producono inesorabilmente la trasformazione dell’opera in immagine, qualsiasi essa sia».
Giovedì 6 dicembre 2012, alle ore 10.30, la suggestiva Sala delle Colonne di Palazzo Sanseverino-Falcone, sede del MACA, ospiterà un incontro tra Fracensco Poli e gli istituti, i licei artistici e le Accademie di Belle Arti della Calabria, con l’intento di gettare un nuovo sguardo su cinque artisti che hanno avuto un ruolo rivoluzionario nel panorama artistico torinese e nazionale, per insegnare ai giovani che non sempre ciò che è codificato nel libri di storia dell’arte è l’unica verità possibile.
La mostra rientra nell’ambito del programma MacArtCalabriaProject, che fa parte della rete di eventi finanzianti dalla Regione Calabria nell’ambito dell’attuazione del Progetto Integrato di Sviluppo Regionale Arte Contemporanea in Calabria. Piano Regionale per L’Arte Contemporanea in Calabria. Linea di intervento 5.2.2.4 del PO FESR 2007/2013 – Azioni per lo sviluppo dell’Arte Contemporanea in Calabria.

La performance di Walter Carnì – così il MACA ha celebrato la “Giornata del Contemporaneo”

Acri (Cs) – Lo scorso 6 ottobre il MACA (Museo di Arte Contemporanea di Acri),
che per circa tre mesi ha ospitato la prestigiosa rassegna di pittura dal titolo “Richter, Dada fino all’ultimo respiro”, dedicata appunto al poliedrico artista, tra i massimi esponenti dell’avanguardia storica, ha celebrato – oltre al finissage della retrospettiva – la “Giornata del Contemporaneo”; e lo ha fatto in piena linea con lo spirito avanguardista custodito in questi giorni entro le sale del museo, con una performance dal vivo di un giovane artista calabrese.

Ad esibirsi, Walter Carnì, artista di origine reggina (Caulonia – Rc, ’79), giovane talento partecipante all’esposizione “Young at Art”, ospitata in questi giorni dal museo, insieme alle opere di Richter e finalista del premio Terna dedicato all’arte contemporanea.

“Le installazioni di Carnì trovano la loro origine nell’estrema attenzione che da sempre l’artista volge alla materia e alle sue infinite declinazioni. Dopo un iniziale approccio al gesso, al polistirolo e alla resina, indirizza successivamente la sua ricerca ai materiali di recupero, intesi non come opera in sé, ma come materia,appunto, capace anche di riscattare il lavoro manuale dell’artista”.

Il rapporto tra Stato/mafia/Chiesa cui Carnì sta dedicando un’intensa ricerca estetica è stato oggetto della performance in perfetto stile dada, cui lo stesso, assieme ad altri cinque performer, ha dato vita sotto gli occhi di un pubblico stupito e inevitabilmente rapito dall’esibizione.

Il Dada nasceva agli inizi del Novecento, come uno tra i più eversivi movimenti d’avanguardia, allo scopo di sovvertire le logiche tradizionali dell’arte stessa e dell’estetica, criticandone i canoni e i mezzi per giungere a una soluzione che “scuotesse” il senso critico del singolo stimolandolo alla libera e soggettiva interpretazione. Un’esaltazione dell’anticonvenzionale, che ora come oggi, ha il suo soggetto nella società.

La performance di Carnì, in perfetta linea con gli intenti appena descritti – ma lontana da facili anacronismi – ha rievocato quello che è delicato equilibrio e gioco di relazioni tra le tre “istituzioni” su cui oggi si regge la società italiana: lo Stato e la Chiesa, istituzioni canoniche e riconosciute, e la mafia che, seppur possa definirsi impropriamente un’istituzione a tutti gli effetti, per via della sua onnipresenza e pervasività, lo è in via informale.

Uno spago legato a un pezzo di legno a tracciare una circonferenza ideale – uno spazio chiuso entro il quale la performance potesse compiersi –, lungo la quale perfettamente allineati si posizionavano due piedistalli su cui erano esposte le due parti di un cranio di un cavallo tinto d’oro. Poi otto tuniche bianche, a evocare quelle usate dalle sette religiose (e non), accoppiate a otto corone di spine,intrecciate con l’asparago selvatico (nella tradizione popolare simulacro del dolore di Cristo); queste le componenti della performance, che ha preso vita nel momento in cui tra queste componenti si è insinuata la presenza degli artisti.

Indossate le tuniche e lambite le corone di spine, immobili e a piedi nudi, per qualche minuto i perfomer hanno intonato le orazioni ai santi, non a caso scelti tra i nomi che vengono invocati in occasione delle celebrazioni del battesimo “’ndranghetista”. «Santa Liberata – ora pro nobis», «San Pietro – ora pro nobis », «San Michele Arcangelo – ora pro nobis »… e così via fino al concludersi dell’esibizione in un fragoroso applauso che ha scosso i presenti dalla tensione emotiva da cui per qualche momento si erano lasciati rapire.

In questi casi, chiedere all’artista di dare un’interpretazione all’esibizione, oltre che essere inutile, è riduttivo, perché lo stesso, come è avvenuto nel caso di Carnì, è disposto a concedere giusto qualche nozione indicativa, invitando il fruitore alla libera interpretazione.

Compiendo una breve rassegna degli elementi utilizzati nella performance, salta subito all’occhio l’uso del cranio dell’animale, scomposto in due parti (mandibola superiore e inferiore), poste l’una di fronte all’altra. Questa ha voluto evocare la reliquia, da secoli prezioso (da qui si presume la ragione dell’uso dell’oro) oggetto di venerazione religiosa – che spinge alla personale riflessione sul misticismo insito nel culto religioso votato all’irragionevole fede, ma così legato al materialismo –; ma allo stesso tempo l’uso del cranio di un cavallo, che rimanda agli atti intimidatori di matrice mafiosa,che molto spesso in passato si sono scagliati contro gli animali domestici delle vittime.

L’oscillazione tra i sacro (la reliquia) e il profano (l’evocazione del cavallo decapitato), ritorna nell’invocazione ai santi, intonate dai performer cinti in ambigui abiti che evocavano al contempo pratiche al limite del lecito religioso. E infine la corona di spine, simbolo della passione di Cristo, ma qui anche evocazione della figura della regina – il potere istituzionale – : talvolta indossata, talvolta tenuta in mano con le braccia lungo i fianchi: corona che vuole essere citazione da uno dei film più celebri di Hans Richter, 8×8 (1957) – brillante gioco di variazioni sul tema degli scacchi – ove la regina uccide a colpi di arco e frecce proprio un cavallo.

Come accennato, la performance, si inquadra in un percorso di ricerca dell’artista, di cui fanno parte anche altre opere, tra cui ricordiamo: Ecce Homo, in concorso al premio “Terna” e 1920072012.

L’installazione di Carnì, fa parte delle sette opere vincitrici del premio Young at Art, indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese. A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo l’iter, per poi ritornare il 15 settembre al MACA e “arricchire” la retrospettiva su Richter prima della partenza prevista nel mese di novembre alla volta di Torino, dove verranno esposte in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Grande la soddisfazione per il progetto, l’installazione ospitata dal museo espressa da uno degli organizzatori della mostra “Young at Art”, Massimo Garofalo e da Silvio Vigliaturo, il celebre artista di cui il MACA porta il nome, entrambi presenti alla performance.

 

Giovanna M. Russo

 

La retrospettiva dedicata a Richter “arricchita” dai vincitori di “Young at Art”

ACRI (CC)  – Continua al MACA  (Museo Arte Contemporanea Acri) la grande retrospettiva dedicata la maestro Dada Hans Richter, la cui eredità è ancora presente e viva nell’arte del XXI secolo, come dimostra l’iniziativa Young at Art lanciata a inizio 2012, dal MACA e dall’associazione Oesum Led Icima, sotto forma di concorso indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese.

Infatti, a partire da domani, sabato 15 settembre 2012, il campionario di opere in mostra curata da Massimo Garofalo e Andrea Rodi, sarà arricchito da altre sei opere realizzate da giovani artisti vincitori del concorso. I lavori, che coprono l’intero spettro dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea – dalla pittura alla performance, dalla video-arte alla body-art sino all’arte digitale e alla fotografia anamorfica –, sono stati ideati traendo ispirazione dalle opere di Richter, tutte caratterizzate dalla stessa esigenza di sperimentazione e di ricerca di un nuovo linguaggio creativo che fosse in grado di superare i limiti statici di quello tradizionale.

A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo terzo appuntamento espositivo è anche l’ultimo che vede coinvolti gli artisti nella loro regione d’origine. Nel mese di novembre, infatti, le cinque opere con cui ciascuno di loro ha partecipato al concorso, insieme a quella realizzata appositamente per dialogare con i lavori di Hans Richter, verranno esposte a Torino, in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Gli artisti del Young at Art, si esibiranno con performance e interventi dal vivo nella giornata di sabato 6 ottobre 2012, in occasione dell’ottava edizione della Giornata del Contemporaneo indettadall’ associazione AMACI; l’evento corrisponderà al finissage della mostra di Richter.

 g.m.r.

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