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Sabrina Ferilli porta in scena al Rendano “Signori… Le patè della Maison”: cronaca di una commedia che non “decolla”

3Cosenza- Potrebbe sembrare una cena di famiglia al pari di tante, di quelle in cui battibecchi e scaramucce la fan da padrone insieme ad un mucchio di risate e qualche ironia di troppo, come succede davvero nella vita reale. Almeno stando alle  aspettative che alimentano, o sarebbe meglio dire alimentavano, Signori… Le Patè de la Maison, l’ultima commedia di scena al Teatro Rendano il 20 e il 21 febbraio, in cui la presenza di un cast di tutto rispetto, arricchito da attori di grande esperienza e spessore, mista ad una scenografia  talmente dettagliata da sembrare vera e  ad una trama ebbra di luoghi comuni e stereotipi con i quali giocare, sarebbero potuti generare in divertimento assicurato.

Eppure, qualcosa sembra non aver funzionato. Nonostante il sold out, sul palco tutto si muove ad un ritmo troppo lento, l’attesa del colpo di scena destinato a far venire il mal di stomaco si rivela vana, le risate si alternano a qualche sbadiglio e quei luoghi comuni, che lo spettacolo punta a sradicare, coabitano perennemente in una sceneggiatura dal sapore un po’ sciapo. Difficile intuirne il motivo. La commedia che si ispira al  grande successo francese Le Prénom, di Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière, riadattata in salsa italiana, ricalca i classici atteggiamenti di una famiglia borghese e porta in teatro gli attualissimi temi della politica, dell’omosessualità, dei figli. Al centro delle chiacchiere e dei colpi di scena, “il patè”, capolavoro culinario materno, che nel corso della cena, finirà col trasformarsi nell’ oggetto del “pasticcio” combinato proprio dall’anziana donna. Attorno al tavolo, una spumeggiante Sabrina Ferilli (Gabriella), un simpatico Maurizio Micheli (Vittorio), Pino Quartullo ( Emanuele) e sua moglie Claudia Federica Petrella (Arianna), l’amico Massimiliano Giovanetti (Marcello)  e, l’artefice di tutto, Liliana Oricchio Vallasciani.  Gli ingredienti, insomma, parrebbero tutti, ma nonostante la verve che contraddistingue la Ferilli e quel suo fare spumeggiante e verace che scatena qualche risata insieme alle capacità indiscutibili di Maurizio Micheli, la commedia non spicca il volo. In alcuni casi, si percepisce ciò che non dovrebbe, ovvero la finzione, e quella che dovrebbe essere una performance ricca di ilarità, assume i contorni di una commedia del pregiudizio, ricca di tempi “morti”, non solo tra gli astanti sul palcoscenico. Il secondo tempo regala qualche battuta in più, determinante, forse, nello scatenare numerosi applausi, che  il pubblico non trattiene dal destinare, più agli attori, bravi a prescindere, che al testo in quanto tale.

Lia Giannini