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Modesto, attesa la sentenza dei giudici del riesame

CATANZARO – Si è conclusa poco dopo le ore 14 l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro relativa al ricorso presentato dai legali di Francesco Modesto, l’ex calciatore di Cosenza, Vibonese e Crotone tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Laqueo”. Modesto è accusato di appartenere ad una organizzazione finalizzata all’usura e all’estorsione. Secondo i magistrati, insieme al suocero Luisiano Castiglia, avrebbe utilizzato i propri capitali per strozzare gli imprenditori in difficoltà erogando prestiti ed applicando tassi superiori al 150%. L’inchiesta è fondata sulle dichiarazioni del pentito Roberto Violetta Calabrese. Gli avvocati di Modesto, con le loro argomentazioni, hanno provato a smontare l’impianto accusatorio, chiedendo la scarcerazione immediata del calciatore. La decisione dei giudici è slittata alla giornata di mercoledì 14. Discusso anche il ricorso dello stesso Castiglia e di Mario Mandoliti, anch’egli coinvolto nell’inchiesta.

‘ndrangheta, pm Dda: «Usura “Bot” cosche». Arrestato il calciatore Modesto

CATANZARO – Dai fasti del grande calcio  della serie A al carcere. Dietro la sigla Mod appuntata sul “libro mastro” dei clan di ‘ndrangheta di Cosenza si sarebbe celato il nome di Francesco Modesto, calciatore con trascorsi a Cosenza, Palermo, Ascoli, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Pescara, Padova e Crotone. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che oggi lo hanno arrestato con l’accusa di usura aggravata dalle modalità mafiose, avrebbe avuto il ruolo di finanziatore dei prestiti usurai. Punto di contatto tra Modesto e le cosche di ‘ndrangheta cosentine sarebbe stato il suocero Luisiano Castiglia, detto “Mimmo”. Con loro in manette, nell’ambito dell’operazione “Laqueo”, condotta dal Ros dei carabinieri, sono finite altre 12 persone ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Cosenza, i Lanzino-Cicero e i Rango-Zingari. A decifrare agli inquirenti il libro mastro è stato il collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese. E’ lui a raccontare ai magistrati un episodio del 2007 in cui per un prestito a un imprenditore sotto strozzo «la somma venne prelevata da un conto corrente acceso presso la banca popolare di Bari, filiale di Rende, intestato a Francesco Modesto. Tale  prestito venne elargito con interessi del 10% e la durata fu di 13 mesi». Secondo il pentito, Modesto «era consapevole che il denaro consegnato al suocero veniva impiegato in attività criminali e comunque usurarie». In passato, inoltre, il calciatore avrebbe usufruito di lavori edili gratuiti per la sua casa di Cosenza a parziale estinzione del debito usurario contratto da un imprenditore. Le parole del collaboratore sul giro di usura ed estorsioni hanno trovato poi riscontro nelle dichiarazioni delle vittime. Hanno raccontato anni di minacce e intimidazioni, svelando che al momento del prestito venivano subito informati che i soldi provenivano dalla “bacinella”, ossia la cassa comune delle cosche. Un mercato, quello dell’usura, strettamente collegato alla criminalità organizzata locale. Come ha spiegato il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto «l’usura sono i bot della ‘ndrangheta». Ma l’indagine di oggi, coordinata da Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni, ha svelato anche un altro particolare inedito. I clan, per tentare di bloccare il percorso di collaborazione appena intrapreso da Roberto Violetta Calabrese, tentarono di uccidere il fratello. L’agguato è avvenuto il pomeriggio del 6 marzo 2013 negli stessi istanti in cui il collaboratore si trovava davanti ai magistrati della Dda per rendere dichiarazioni. La vittima designata, che si trovava dietro ai vetri del solarium di sua proprietà, era riuscito a sopravvivere buttandosi per terra. Un agguato, però, che sortì l’effetto opposto a quello sperato dalle cosche. Saputo quello che era avvenuto, Calabrese disse al pm: «Sono ancora più determinato nel mio proposito di collaborare con la giustizia».

‘Ndrangheta, 14 in manette per usura. Arrestato anche il calciatore Modesto

COSENZA – I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura distrettuale Antimafia, a carico di 14 persone accusate di appartenere a un’organizzazione criminale dedita all’usura e all’estorsione, aggravate dalle finalità mafiose e al tentato omicidio. Le indagini scaturiscono dalle indagini partite dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese che ha permesso di far luce sull’attività di usura ramificata di un sodalizio criminale, emanazione delle cosche dei “Cicero-Lanzino” e “Rango-Zingari”, egemoni nella città di Cosenza. Secondo chi indaga, gli arrestati, utilizzando i capitali della ‘ndrangheta, elargivano prestiti soprattutto nel settore edile con l’imposizione di tassi d’interesse fino al 30% mensile. E’ stato inoltre accertato come il recupero dei crediti erogati ed il rispetto degli accordi usurari venissero garantiti anche ricorrendo a violenze e minacce nei confronti degli imprenditori. Non solo, in queste circostanze venivano anche imposte assunzioni e realizzazioni di lavori edili in favore degli indagati e di imprese ad essi riconducibili, quale corrispettivo delle somme di denaro dovute dalle vittime al sodalizio. Tra le persone arrestate c’è anche il calciatore Francesco Modesto, 34 anni, originario di Crotone. Modesto, che è il genero di un altro indagato, ha militato in diverse squadre di calcio, anche in serie A e B, tra cui il Palermo, il Genoa, la Reggina, l’Ascoli, il Parma, il Bologna e il Crotone. Nella stessa indagine è coinvolto di uno degli indagati, Mario Mandoliti, legato a Luisiano Castiglia, elemento di spicco della cosca “LANZINO-CICERO”, nel tentato omicidio di Sandro Calabrese Violetta, fratello del collaboratore di giustizia, ucciso nei giorni immediatamente successivi alla sua defezione e finalizzato a farlo rinunciare alla collaborazione con la giustizia. L’operazione, coordinata dal procuratore Capo di Catanzaro dr. Nicola Gratteri, dai Procuratori Aggiunti, dr. Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal Sostituto Procuratore, dr. Pierpaolo Bruni, mette in atto uno sforzo investigativo che, dopo diversi anni di indagini sulla città di Cosenza, ha evindenziato come le cosche federate “CICERO-LANZINO” e “RANGO-ZINGARI”, benché fortemente ridimensionate, siano comunque sempre attive nella gestione degli affari illeciti.

I soggetti destinatari delle misure cautelari sono:

–      BEVILACQUA Gianfranco, nato a Cosenza il 19/10/1967 ed ivi residente in via Sante De Santis n. 2;

–      BRUNETTI Massimo, nato a Cosenza il 01/11/1961 ed ivi residente in piazza Caduti di Capaci n. 2, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Cosenza;

–      CASTIGLIA Luisiano, alias “Mimmo”, nato a Cosenza l’11/12/1953 ed ivi residente in via Vittorio Veneto n. 17, di fatto domiciliato in Cosenza, via S. Antonio dell’Orto n. 85;

–      COSTANZO Ermanna, nata a Cosenza il 22/01/1954 e residente in Mangone (CS), via Roma n. 28 int. 5 (tel. 3460110696);

–      DE CICCO Giuseppe, nato a Cosenza il 22/01/1979 e residente in Cerisano, contrada Savotani n. 40;

–      FUSINATO Domenico, nato a Cosenza il 24/01/1968 ed ivi residente in via Don Gaetano Mauro n. 30;

–      GAROFALO Giuseppe, nato a Cosenza il 13/05/1962 ed ivi residente in piazza A. Clausi Schettini n. 3;

–      GUARASCI Giovanni, nato a Mangone (CS) il 14/08/1939 ed ivi residente in via Roma n. 28, destinatario di Ordinanza di Custodia Cautelare agli Arresti Domiciliari;

–      MAGURNO Danilo, nato a Cosenza il 01/09/1986, residente in Montalto Uffugo, via Torre Pinta n. 2;

–      MAGURNO Francesco, nato a Mangone il 12/09/1957 e residente in Montalto Uffugo (CS), via Torre Pinta n. 59;

–      MANDOLITI Mario, nato a Cosenza il 24/11/1966 ed ivi residente in via Romualdo Montagna n. 21/A;

–      MODESTO Francesco Antonio, nato a Crotone il 16/02/1982, residente in Cosenza, via S. Antonio dell’Orto n. 85;

–      PATITUCCI Francesco, nato a Rende il 07/05/1961 ed ivi residente in via fratelli Cervi, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Terni;

–      RANGO Maurizio, nato a Cosenza il 06/08/1976 ed ivi residente in via Temesa, alloggi ATERP, n. 3, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Sassari Giovanni BACCHIDDU;